Avvicinamento
Tramite la strada statale n.356, o più direttamente, piegando a destra dalla statale n.13, Pontebbana, all’altezza di Tricesimo, si giunge a Tarcento. Dalla zona centrale del paese ci si tiene a destra oltrepassando il ponte sul Torre ed imboccando successivamente a sinistra la strada statale n.646 che risale la Alta
valle del Torre. La rotabile risale lungamente la valle compiendo poi una marcata ansa ad est per seguire il corso del torrente Mea. Si prosegue ancora fino al valico di
passo Tanamea dove è possibile parcheggiare comodamente (m 851, ampio spiazzo sulla destra).
Descrizione
L’escursione ha inizio lungo la strada asfaltata che dal passo scende moderatamente verso Uccea ed il confine di stato con la Slovenia. Poco prima del ponte sul rio Bianco si imbocca, sulla destra, una pista forestale con segnavia CAI n.712 (segnalazioni). Il primo tratto si svolge al'interno di un bosco di
faggio, ornato nella tarda primavera dalla fioritura di
dentaria a cinque foglie,
pervinca e
anemone. Pochi metri prima che la pista si esaurisca, fare attenzione alla prosecuzione del segnavia CAI sulla destra. Dopo essere usciti per un tratto dal bosco si attraversa un impluvio dirupato che è stato attrezzato con una breve fune metallica. Si prosegue la salita in un bosco misto a prevalenza di
faggio, arricchito da diverse specie quali l'
acero di monte, il
sorbo degli uccellatori ed il
sorbo montano. Lungo gli affioramenti rocciosi che costeggiano il sentiero, nonostante la quota modesta, fiorisce il
rododendro nano, un arbusto alpino strisciante che abita i macereti dolomitici. Si attraversa il letto di un torrente e poi lo si risale per un tratto sulla sua destra orografica. Più in alto si piega a sinistra e ci si allontana dall'alveo per risalire di nuovo nella faggeta un ripido pendio che porta ai ruderi di
casera Starmaz. Proseguire con una serie di tornanti a ridosso di paretine rocciose dopodiché, attraversata un'altra zona dirupata, un brusco cambio di direzione ci porta a risalire il versante orientale del
monte Starmaz. Il sentiero, con andamento ora pressoché pianeggiante, passa in prossimità della cima (m 1329). Qualche piccola schiarita sulla sinistra, affacciata sui dirupi meridionali del monte, ci offre l’occasione per rifiatare
prima visuale aperta sulla catena del Montemaggiore il crinale tra il Montemaggiore e la sella Kris.
Si perde quota nel bosco passando alla testata del vallone del rio Starmaz che si abbassa verso est mentre nell’opposto versante la visuale si apre d’infilata sulla catena dei Musi. Ad un bivio tenere la sinistra e continuare con lievi saliscendi fino ad arrivare ad una schiarita. Prestare ora la massima attenzione alle segnalazioni che portano sulla sinistra ad aggirare tutto il versante nord del monte Brieschi fino a raggiungere, a quota 1386, i ruderi di alcune casere. Su questi terreni umidi e concimati si sviluppa una vegetazione quasi infestante di
veratro, pianta velenosa dalle caratteristiche infiorescenze a pannocchia di colore giallo verde. Usciti definitivamente del bosco, con lieve risalita si guadagna un valloncello erboso punteggiato dalla fioritura di
primula odorosa,
primula maggiore,
genziana di Clusius e
genziana primaticcia. Arrivati alla
sella di Riobianco (m 1490) lo sguardo si
apre sul versante opposto, caratterizzato da una lunga successione di modeste elevazioni boscose. Alla nostra sinistra il crinale scende ancora per poi impennarsi nuovamente, in territorio sloveno, con la lunga dorsale dello Stol.
Dalla sella ci si innesta a destra sul segnavia CAI n.742 che proviene da Montemaggiore iniziando a risalire lungo la panoramica cresta erbosa. Pur non presentando tratti difficili, il percorso richiede ora una certa attenzione a causa della vicinanza con il ripidissimo versante sud. E' in questo ambiente che l'
orecchia d'orso forma nel mese di maggio spettacolari fioriture di un bel colore giallo vivo. Si percorre il crinale con pendenza via via meno impegnativa fino a raggiungere la
punta di Montemaggiore (m 1613, libro e timbro di vetta,
ampio panorama).
Con percorso quasi pianeggiante si percorre il tratto più gradevole dell’escursione lungo la comoda dorsale erbosa raggiungendo ben presto la
punta di Lausciovizza (m 1620, madonnina). La suggestione di questo tratto che offre continui spunti di osservazione invoglia ad indugiare il più possibile su queste praterie prima di perdere quota scendendo ad una piccola depressione (m 1560, quadrivio). Vi è qui la possibilità di visitare, con breve deviazione, il
ricovero di Montemaggiore (m 1468), ben visibile in basso a destra. Una traccia scende nella conca sottostante, oltrepassando una fascia detritica ricoperta da
mughi, fino a raggiungere il
ripiano su cui sorge la costruzione. Frutto di una pregevole e recente opera di ristrutturazione sull'originario edificio militare risalente alla Grande Guerra, il ricovero è aperto e ottimamente arredato tanto da richiedere, giustamente, l'abbandono degli scarponi per l'ingresso nei locali.
Risaliti sul crinale, ignorare il segnavia che scende sul versante sud verso Cornappo e proseguire aggirando un costone. Si cala poi per gradoni erbosi, raggiungendo la verde insellatura di
forcella Kris (m 1529), punteggiata dalle fioriture del
botton d'oro e dell'
anemone alpino. Qui abbandonare il percorso di cresta per scendere a destra nella conca sottostante percorrendo alcune svolte (segnavia CAI n.711). Oltrepassati i ruderi degli stavoli Cuntia si rientra nella faggeta, scendendo lungamente un ripido canale. Lo si abbandona per piegare a destra, perdendo quota con alcuni tornanti fino a raggiungere i ruderi di un casolare. Tramite una pista forestale si oltrepassa il torrente Mea e ci si riporta esattamente al punto di partenza.
Variante in salita da Montemaggiore (EE)
La catena del Gran Monte è raggiungibile anche dalle piccole frazioni che si trovano ai piedi delle ripide pendici meridionali. Dalla più orientale di queste, Montemaggiore, ha inizio il sentiero che raggiunge direttamente la
punta di Montemaggiore. Lasciata l'auto presso la chiesa (m 795) si prosegue imboccando la pista che si stacca dal primo tornante (cartelli, segnavia CAI 742). La si segue per qualche centinaio di metri fino ad incontrare sulla sinistra le indicazioni CAI. Ci si alza quindi sopra la strada per intersecare dopo poco l’impluvio di un greto asciutto. Con qualche svolta si sale ad una costa per raggiungere poi la base di una ampia zona erosa. Lasciata a sinistra la vecchia traccia che scende a Cornappo, si traversa il circo detritico per rientrare nuovamente nel bosco. Qui, nella pineta a
pino nero,
pino silvestre e
ginepro, la pendenza inizia farsi sostenuta con il sentiero che sale a strette svolte. In breve si esce allo scoperto sulle praterie che discendono dalla
punta di Montemaggiore. Con una diagonale verso destra, sempre in decisa salita, ci porta sul filo di una costa (m 1275), nei pressi di un piccolo gruppo di
faggi contorti. Il sentiero sale qualche metro tra le
ginestre sfiorando un grande
faggio, poi riprende a traversare su pendici sempre più ripide. Una ultima macchia di
faggi richiede attenzione a causa della pendenza e della mancanza di un calpestio definito. Nella parte alta il sentiero compie ancora qualche svolta su terreno insidioso e quindi esce sulla
sella di Riobianco (m 1490) dove ritroviamo il percorso già descritto. Dovendo scendere dal medesimo itinerario è necessaria cautela nei traversi superiori che vanno comunque evitati in caso di terreno gelato o scivoloso.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dei Fiori