Avvicinamento
Da Tarcento ci si immette sulla statale n.646 della
Val Torre che risale lungamente la valle fino al
passo Tanamea. e poi oltre verso Uccea. Giunti alla piccola frazione proseguire sulla stretta rotabile che conduce a
sella Carnizza percorrendola per circa un chilometro fino ad una marcata ansa dove è possibile lasciare la vettura (m 692, piccolo spiazzo sulla sinistra).
Descrizione
Pochi metri dopo il parcheggio si imbocca sulla destra il segnavia CAI n.732 che sale costeggiando un prato punteggiato dalla
primula odorosa fino ad arrivare al gruppo delle casere Taptomalicucon. Da qui si sale per pochi metri lungo il pendio che delimita un corso d’acqua per poi iniziare la lunga diagonale che terminerà sulle pendici del monte Chila. Dopo un primo comodo traverso nel bosco, dove si osserva la fioritura del
latiro invernale, il sentiero prende a salire a strette svolte sul bordo di un impluvio guadagnando una radura con un vecchio stavolo. Il sentiero prosegue a sinistra del rudere, risalendo per un tratto e poi di nuovo in diagonale fino ad uscire allo scoperto su un pendio erboso particolarmente inclinato che richiede qualche attenzione. Oltrepassato un impluvio, si raggiunge terreno più comodo e si riprende a salire tra ampie schiarite. In corrispondenza di una macchia di conifere il sentiero si impenna e prosegue assai ripido anche nella successiva valletta erbosa quindi raggiunge una specie di ripiano dove la pendenza si appiana. Ci troviamo ora in una
faggeta più rada dove a maggio fiorisce numerosa la
dentaria a nove foglie. Man mano che ci si avvicina alla dorsale la pendenza va riducendosi tanto che il sentiero si fa in ultimo pressoché orizzontale. Usciti da una abetaia ci si ritrova ad incrociare il sentiero CAI n.731 che percorre il crinale mentre il segnavia n.732 scende nell’opposto versante (cartello CAI). Dal quadrivio seguire le indicazioni per
sella Carnizza raggiungendo dopo pochi metri una piccola schiarita invasa dalle
colombine, dove si notano i ruderi di
casera Chila. Interessante e consigliabile è a questo punto la salita per tracce alla vetta del
monte Chila (m 1419, ampio panorama), ancora percorsa da linee di trincee che il tempo ha quasi completamente cancellato. Ripreso il sentiero si perde quota lungo il comodo tracciato percorrendo le pendici meridionali del
monte Chila e portandosi in breve sulla boscosa insellatura tra questo ed il
monte Stregone. Tralasciata una ulteriore possibilità di scendere a destra in
val Resia, proseguiamo ancora diritti iniziando uno dei tratti più belli della escursione. Il sentiero infatti prende a risalire in diagonale le pendici meridionali del
monte Stregone da dove si apre una
ampia visuale sulla dorsale tra
Musi e
Zaiavor. Sulle praterie si osservano a maggio estese fioriture di
primula odorosa mentre le fessure delle rocce sono colonizzate dall’
orecchia d’orso e dalla
draba gialla. La salita si esaurisce sul ripreso filo della dorsale in un punto in cui la cresta si assottiglia e compaiono anche i caratteristici
faggi contorti. Segue una serie di piccoli saliscendi tra fioriture di
croco e
scilla a due foglie poi il sentiero traversa pochi metri sotto la vetta del
monte Nische alla quale è possibile salire con brevissima deviazione (m 1454,
buon panorama). Successivamente il percorso inizia a perdere quota su terreno via via più sassoso fino ad arrivare alla
aperta insellatura che ospita i ruderi di casera Nische (m 1350). Facendo attenzione a non proseguire sul segnavia n.734 che scende ancora nel versante resiano, si cala sulla sinistra ad ampi tornanti intersecando un paio di volte un ghiaione grossolano. Ormai in vista di
sella Carnizza, che però appare ancora lontana, si perde ulteriormente quota traversando in direzione ovest. Da ultimo si guada un rio, in corrispondenza di un punto dove il sentiero stenta a mantenersi, ma senza problemi di sorta si guadagna la strada asfaltata continuando per un tratto verso destra fino alle indicazioni per la
chiesa di Sant’Anna. Seguendo tali indicazioni, tramite carrareccia, si giunge al bel ripiano su cui è edificata la chiesa (m 1077).
Lasciato sulla destra il sentiero che sale verso il
monte Zaiavor si prosegue lungo la carrareccia, inizialmente pianeggiante, che prende a traversare in direzione est. Dopo poco la pista si sdoppia: il ramo di sinistra scende verso gli stavoli Rasuga mentre la nostra direzione, quella di destra, sale con una lunghissima diagonale verso
casera Nischiuarch (m 1182), completamente ristrutturata. Dalla
ampia radura della casera si tralascia il segnavia CAI n.739 che scende verso
passo Tanamea e si imbocca invece il sentiero che scende sul lato opposto. Rassicurati da alcuni segnavia rossi si perde quota con un tornante toccando il bordo inferiore della conca pascoliva, poi si rientra nel bosco abbassandosi ulteriormente per evitare una zona impervia. Il sentiero, quindi, traversa ritrovandosi sopra un aereo spallone che viene disceso a tornantini lungo un pendio detritico. Segue un tratto dove il tracciato risulta rovinato in corrispondenza di alcuni impluvi ma comunque percorribile. Abbandonata questa zona dirupata il sentiero riprende a traversare, supera una radura per poi proseguire in quota sulla direzione indicata da qualche bollo rosso sui tronchi. Con la ritrovata traccia si arriva ad un bel pendio prativo dove sorge
casera Polose (m 1031), situata al limitare del bosco. Si scende ora in un avvallamento boscato coperto da faggeta dove compaiono alcuni bolli giallo rossi. Seguendoli con attenzione ci si dilunga nel bosco aggirando la quota 982, poi più avanti, con un doppio tornante, si passa anche nei pressi della cima del monte Polose (m 968). Poco oltre questa, il sentiero si sposta sulla sinistra per poi riprendere a calare ad ampie svolte lungo la dorsale orientale del monte. Con una lunghissima serie di tornanti dalla limitata pendenza, la mulattiera si esaurisce sul punto di conclusione di una carrareccia che imbocchiamo a sinistra. Si oltrepassano alcuni impluvi poi con un paio di tornanti ci si abbassa sul greto del torrente Uccea che si attraversa senza problemi. Un breve tratto in salita su una pista cementata e ci si ritrova esattamente al punto di partenza.
Avvertenze
Per poter chiudere convenientemente questo bellissimo e lungo anello è richiesta la percorrenza della vecchia mulattiera che da
casera Nischiuarch scende verso Uccea. Si tratta di un percorso quasi sempre evidente ma poco frequentato e, salvo qualche bollo, privo di segnalazioni. Chi desiderasse un rientro più agevole può utilizzare la strada asfaltata oppure predisporre una seconda vettura a
sella Carnizza.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Vento