Avvicinamento
Dalla strada statale n.464 che unisce Spilimbergo a Maniago si imbocca la statale n.552 che risale verso nord in direzione della
val Tramontina. Oltrepassati i due abitati di Tramonti di Sotto e di Sopra la strada inizia una lunga serie di tornanti che si esaurisce al
passo di monte Rest. L’inizio del percorso si trova sulla sinistra poco dopo il passo in corrispondenza della pista di
casera Feletta (m 1060, segnavia CAI n.377, divieto di transito). Chi giunge dalla Carnia troverà più comodo salire a passo Rest passando per la forca di Priuso e Caprizzi.
Descrizione
L’escursione ha inizio lungo la carrareccia che risale le pendici settentrionali della Vetta Feletta (segnavia CAI n.377) all’interno di una bella faggeta quasi pura. Vistose
barbe di capra ornano a luglio le radure soleggiate mentre numerose
orchidee macchiate punteggiano il sottobosco ai lati della strada. Lasciate a sinistra le diramazioni poco evidenti per il
rifugio forestale casera Feletta, si percorrono ancora due tornanti oltre i quali occorre fare attenzione al segnavia CAI che si stacca sulla sinistra (m 1251, freccia poco evidente su un albero). La mulattiera, ancora discretamente conservata, si innalza in diagonale superando poi con alcuni tornantini una fascia rocciosa. Con il successivo traverso, quasi in falsopiano, si esce dal bosco ritrovandosi al limitare di quello che doveva essere il pascolo di casera Fors. Seguendo la traccia, ora molto inerbita, si punta ai ruderi della casera giungendo in breve a ciò che resta del vecchio edificio. Attenzione ora a non seguire la evidente mulattiera che scende a ricongiungersi con la carrareccia. Il sentiero prosegue invece sulla sinistra dove si dovrebbero notare alcuni segnavia bianco-rossi tra le alte erbe. Facendo affidamento anche su alcune segnalazioni sui tronchi si attraversa in diagonale una rada boscaglia ritrovando poco dopo una traccia più marcata. Riguadagnato il bosco, dove il sentiero è più evidente, si attraversa una radura invasa dalle erbe e dai cespugli guadagnando per la prima volta la dorsale della
Costa di Paladin. In questo tratto la cresta è ancora immersa nel bosco di
faggio ma ciò non impedisce di gettare un primo sguardo sulla val Viellia il cui profondo solco appare improvvisamente sotto di noi. La traccia abbandona subito la linea di cresta per traversare sulla destra raggiungendo la base di un ripido pendio ricoperto di erbe e arbusti. Seguendo il segnavia lo si risale direttamente in maniera sempre più ripida fino a riguadagnare definitivamente la linea della dorsale. In ambiente più aperto, tra splendide fioriture di
giglio martagone, si inizia a seguire il filo di cresta, erboso ed esposto verso sud ma non difficile. Con percorso abbastanza agevole anche se spesso aereo ed affilato, alternando brevi strappi a tratti più rettilinei, si oltrepassano alcuni cimotti ripuliti da
mughi e
ginepri. Infine, raggiunta una specie di antecima, si affronta il pendio erboso finale che si esaurisce sul punto più alto della
Costa di Paladin (m 1769). Dalla piccola vetta si apre un
panorama particolare ed assai esteso che spazia dalle Tre Cime di Lavaredo fino al mare.
La prosecuzione della cresta verso la
forca del Mugnol non riserva sorprese presentandosi simile al tratto finora percorso. Grazie anche all’ottimo lavoro di sfoltimento dei
mughi, si prosegue piacevolmente nella direzione opposta prestando la necessaria attenzione alle ripidissime pale erbose che precipitano alla nostra sinistra. Dopo avere oltrepassato alcuni dossi la visuale si apre definitivamente verso il
grande pianoro alluvionale della val Viellia in fondo al quale si distingue chiaramente
casera Chiampis. Dopo un ultimo spallone la cresta cala definitivamente raggiungendo tra radi
larici e
abeti rossi l’erbosa
forca del Mugnol (m 1552). La fioritura di luglio comprende qui il
rododendro irsuto, l’
ormino, la
bistorta minore ed il
geo. Dalla forcella si tralascia il sentiero che scende verso la val Viellia (CAI n.377) e quello che prosegue verso casera Naiarduzza (CAI n.378) e si intraprende la via del ritorno seguendo le indicazioni per il
passo di monte Rest. Si scende dolcemente nel bosco senza svolte attraversando anche alcune piccole radure ove fioriscono il
ranuncolo a foglie di aconito e la
sassifraga cuneata. A quota 1425 circa (cartello) si lascia a sinistra una ulteriore scorciatoia per casera Naiarduzza (CAI 378a) proseguendo, quasi in falsopiano, fino ad immettersi nuovamente sulla pista forestale che ci riporterà al parcheggio. Il rientro è piuttosto lungo ma è reso sempre interessante dalle belle fioriture di
giglio rosso e
verbasco che si osservano ai lati della strada nonché dalle visuali che si aprono verso la valle del Tagliamento. Dopo avere intersecato un canalone rovinato la strada si riallaccia al tratto percorso in precedenza tramite il quale si chiude l’anello. Prima di rientrare al passo Rest è possibile passare a visitare il ricovero casera Feletta che si intravede sulla destra, poco discosto dalla pista. Si tratta di un edificio forestale ma una stanzetta dotata di camino è aperta all’uso escursionistico e può essere utilizzata come punto di sosta o riparo in caso di maltempo.
Avvertenze
Il tratto successivo a casera Fors è invaso dalle erbe e poco evidente. I segnavia ci sono ma occorre seguirli con attenzione. Prudenza anche lungo la cresta che si presenta spesso aerea ed affilata. Sconsigliabile con terreno gelato o scivoloso.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Vento