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    Anello del monte Vogu da Montefosca
    Prealpi Giulie
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    Anello del monte Vogu da Montefosca
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    Anello del monte Vogu da Montefosca
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaB39

Anello del monte Vogu da Montefosca

Avvicinamento

L’escursione ha inizio dal piccolo abitato di Montefosca raggiungibile da Cividale risalendo la valle del Natisone fino a Pulfero e quindi imboccando a sinistra la tortuosa rotabile per Erbezzo, Zapatocco e Calla. Una seconda alternativa, utile per chi proviene da nord, è quella di passare per Faedis, Canebola e Piano di Fraccadice. Dalla stretta rotabile che lambisce le case più a monte si individua il segnavia CAI n.735 presso la scalinata che conduce ad una abitazione (m 744, limitata possibilità di parcheggio).

Descrizione

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri del Bosco
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Maggio
Carta Tabacco
041
Dislivello
400
Lunghezza Km
5,7
Altitudine min
744
Altitudine max
1124
Tempi
Dati aggiornati al
2007
I vostri commenti
  • 08/01/2022 Letti i commenti precedenti, e visto il sito CAI che segnala come inagibile il sentiero della salita, si parte da Montefosca e decidiamo di percorrere la strada forestale anche in salita. Infatti, passando davanti alla scala che dovrebbe portare all'inizio del vecchio sentiero dismesso, troviamo tanto di cartello che segnala il sentiero come inagibile. Si sale quindi con pazienza la strada, ma l'ambiente e' molto gradevole. A un tornante, decidiamo di abbandonare la strada per una evidente e larga mulattiera (sebbene inselvatichita da bassi arbusti che ci crescono sopra) la quale secondo la cartina tabacco dovrebbe portare alla cima del monte Lubia. La mulattiera da larga si restringe e poi, in prossimita' del monte Lubia si perde; abbiamo proceduto un tratto in cresta, tra grossi massi, per poi arrivare a un punto segnato da un sasso con iscrizione del cai della Val Natisone; non e' la cima "ufficiale" del Lubia, ma si trova poco sopra di essa. Da qui con brevissima discesa si ritrova la strada che va al monte Vogu. Sulla cima del vogu c'e' un cippo di pietra identico a quello del monte Mia, con rosa dei venti che indica le vette circostanti. Breve anellino dalla cima per ritrovare la strada della discesa e da li' si ripercorre lo stesso percorso dell'andata.
  • 26/05/2019 26/05/2019 piacevole la prima parte, ma nei pressi della cimetta la pista si perde tra erbe e arbusti, da li' in poi il procedere e' malagevole e poco segnalata, ci si perde facilmente.
  • 26/05/2019 26/05/2019 piacevole la prima parte, ma nei pressi della cimetta la pista si perde tra erbe e arbusti, da l� in poi il procedere � malagevole e poco segnalata, ci si perde facilmente.
  • 17/04/2017 17/4/2017. Passeggiata “mordi e fuggi”, per sfruttare la breve “finestra” con meteo favorevole prevista per la mattinata di Pasquetta. Dopo aver letto i commenti precedenti eravamo molto dubbiosi sul fatto di fare l’anello salendo per il CAI 735 … una volta arrivati a Montefosca, un bel cartello nuovo con la scritta “sentiero dismesso” proprio all’avvio del percorso ci ha fatti immediatamente ripiegare sul “piano B”, cioè salita e discesa per la carrareccia. Brusco calo di temperatura rispetto alle giornate precedenti, 5 gradi alla partenza e praticelli ricoperti ancora da un leggero strato di brina. La strada sale evidente con blanda pendenza tra belle fioriture di ogni specie e in un’oretta porta senza alcun fastidio fin poco sotto la cima più bassa, che si raggiunge senza problemi in pochi minuti su sentiero segnalato … il cippo resta a pochi metri dal sentiero, la visibilità è comunque molto limitata. C’è da dire che la cima “vera” quotata 1.124 m sulla Tabacco non è questa, ma si trova circa 250 metri a est … l’abbiamo raggiunta con breve ma “intensa” ravanatura su percorso piuttosto tormentato, tra massi foderati di muschio, ed individuata solo grazie all’aiuto del GPS del cellulare, nascosta com’è nel mezzo della vegetazione e tra i massi, ma segnalata da un dignitoso ometto, oltre che da un bollo “IGM” su un sasso vicino. Panorama prossimo allo zero, inizia a scendere una pioggerellina ghiacciata, facciamo rapidamente dietro-front. Sulla strada del ritorno, alla ricerca di qualche squarcio panoramico, proviamo a raggiungere il vicino Monte Lubia (non si tratta di una vera e propria cima)… anche in questo caso, il percorso è breve ma non consigliabile perché su terreno carsico molto accidentato. Tornando all’auto, ci becchiamo anche un po’ di grandine, per fortuna sottile … In conclusione, se fatta per la carrareccia e limitandosi alla cima bassa questa è una passeggiata tranquilla e molto rilassante da un paio d’ore andata/ritorno, che però non offre particolari gratificazioni, se non quelle botaniche e il cinguettio degli uccellini. La cima alta non vale la fatica – pur limitata – fatta per raggiungerla. Idem il Lubia. Mandi e Buona Pasquetta a tutti!
  • 16/03/2015 Tiro fuori il povero Vogu dal cassetto dell’opportunismo. In viaggio verso Bovec per qualche salitella, mi pare un antipasto tranquillo da pasteggiare lentamente. In silenzio. Il menù è travolto la mattina stessa, un altro ospite siederà alla tavola imbandita sopra Montefosca. Non ci si vedeva da mesi ed inevitabilmente quello che doveva essere un incedere intimista e contemplativo si volge alla socialità, tanto che superiamo l’attacco. Continuiam per la discesa per non perder il filo dei discorsi e così la carrareccia passa in un lampo. Una brezzolina rende più leggeri i passi e calma il ritmo delle parole. Il cippo di vetta è il gemello di quello che mi ha irriso su un monte Mia privo di panorami. Due grandi radici di un faiâr proteggono cinque Crochi perfettamente in fila uno dietro l’altro. Le pietre affioranti mischiano la neve con il muschio e iniziano a far decantare le parole. Complice un troi che inizia a farsi vago. Ci si disperde per dare un’occhiata, così appaiono agglomerati pietrosi che altrimenti non avrei catturato con gli occhi. Con la descrizione al contrario è quasi solo questione di istinto. Il noccioleto mi conquista. I marroni di foglie e fusti giocano con intensità complementari mentre i raggi di sole mirano tutti ai Crocus che si fan largo puntinando di viola il fogliame. Tanti i ravanamenti per terra, poi lo stavolo abbandonato che tanto rattrista l’amico di monte che non vede un rudere, ma il peso di ogni pietra, il rintocco di ogni chiodo, l’evanescenza effimera del lavoro e della fatica di generazioni. Prima di goderci a lungo le radure del paesino mi distendo a fotografar e salutare le prime, splendide Latree. Itinerario breve, con segnavia a cui dar la caccia, senza panorami e pure con una buona dose di carrareccia. Come si riesca con questi ingredienti a creare quell’alchimia invisibile che riporta a Čarni Varh leggeri, sereni ed appagati resta un mistero.(10.03.2015)
  • 05/08/2013 Ho effettuato il percorso ieri dopo averlo scelto sul libro "I sentieri del bosco" (CO.EL). Volevo fare un sentiero poco impegnativo senza allontanarmi troppo con l'auto. Purtroppo non avevo letto i commenti in questo forum, altrimenti forse avrei cambiato meta. Il sentiero 735 che parte tra le case di Montefosca è infatti praticamente inesistente, già dopo il primo tratto i segnali risultano di difficile individuazione. Il sentiero non è per niente battuto e a tratti invaso dalla vegetazione soprattutto ortiche. Dopo aver attraversato la pineta ed il bosco di noccioli dovrebbe esserci la radura con ginepri, ma non siamo riusciti a trovarla (credo non ci sia più) perciò proseguendo a caso ho trovato delle indicazioni più avanti. La vetta purtroppo non siamo riusciti ad individuarla anche se probabilmente si trovava a pochi metri da noi. Il primo tratto è piuttosto ripido e forse vista anche la stagione (non troppo adatta dal punto di vista botanico) non particolarmente entusiasmante. Ridiscendendo si percorre la carrareccia che abbiamo individuato sempre a caso o dovrei dire a naso. Una volta trovata questa è difficile sbagliare (anche se vista l'assenza di segnaletica qualche dubbio c'era) e si continua fino all'incrocio con il sentiero CAI 744, sta volta molto ben indicato, che scende a sinistra per tornare poi lungo l'ultimo tratto di strada asfaltata al punto di partenza.In conclusione il nostro giudizio è piuttosto negativo, infatti l'assenza di segnaletica e la mancata manutenzione del primo tratto (735)rendono da subito la ripida salita sconfortante e a tratti snervante. Poi attorno alla vetta e nella faggeta il bosco si apre e l'umore migliora, ma non la segnaletica...Insomma con un pò di spirito d'avventura ci si può anche divertire ma percorrere un sentiero del genere in una giornata fredda e magari col sole che cala sul presto potrebbe anche essere pericoloso.
  • 05/05/2013 Finalmente Vogu raggiunto. Fatto l’anello completo salendo lungo il sv 735 nuovo, infatti il sentiero più basso sulla nuova Tabacco è tracciato in nero oramai dimesso.Il sentiero alto comunque non è sempre di facile individuazione in quanto a tratti poco o niente marcato il tutto complicato dai passaggi degli animali, i segnavia ci sono, talvolta nascosti dalla vegetazione. In due punti mi sono trovata in difficoltà nell’individuare la continuazione del tracciato, la prima appena uscita dall’abetaia ho fatto parecchio aventi e indietro in ogni direzione prima di individuare un segnavia, poi all’uscita del corridoio di noccioli, lì bisogna tenersi sulla destra verso i pochissimi ginepri oramai fagocitati dalla vegetazione. Dopo tutto è semplice, sentiero evidente, segnavia anche, qualche ometto fino a giungere al termine del sentiero, qui si sale a sx per qualche decina di metri ed ecco il palo ed il cippo. Escursione particolare, per chi ama questo genere, senza panorami ma in un bosco di un verde tenero, silenzioso, solo a tratti un cuculo, a terra colombine, pervinca, nontiscordardimé e dentaria minore, assolutamente rigenerante. Noioso il rientro lungo la pista ma gli occhi si perdono ancora fra gli affioramenti carsici e il sole che filtra dai rami, a tratti intenso profumo di timo selvatico, quasi sensuale.
  • 24/03/2013 Percorso qualche tempo fa, facendo all'andata il vecchio sentiero basso e al ritorno quello nuovo.Il sentiero basso è incerto, spesso invaso da rami e arbusti (soprattutto nella parte iniziale) e quasi senza alcuna segnalazione. Comunque i punti più ostici dove è facile perdere la traccia sono sostanzialmente due: il primo quando il sentiero si abbassa sensibilmente di quota e si corre pertanto il rischio di continuare a salire finendo in zone impraticabili, il secondo più avanti quando dopo un lungo traverso il sentiero vira e sale all'improvviso.Per quanto riguarda il sentiero “ufficiale” (che ho percorso in discesa), sebbene sia abbondantemente segnato (salvo in alcuni punti critici!!), è molto poco battuto (la parte alta era comunque innevata) e può risultare talvolta difficile seguirne la traccia, anche perché è spesso poco lineare.Io per sicurezza mi ero portato le due tracce GPS presenti qui nel forum e devo dire che senza in diversi punti sarei stato molto perplesso.In definitiva un percorso ben più impegnativo di quanto si potrebbe immaginare... per una salita semplice al Vogu è certo meglio la carrareccia.
  • 29/04/2012 Monte Vogu da Stupizza.Misterioso Vogu, mi attira. Mi programmo l'escursione per venerdì 27 aprile, il meteo promette finalmente scintille, ma la mattina una cappa umida e fitta copre la città, poi a Pradamano il sole e torna il buonumore. Arrivo a Stupizza, parcheggio nei pressi del greto del Natisone, attraverso il ponte ed imbocco il sv 735, sentiero che ho percorso più volte in ambo le direzioni, mi piace per il paesaggio che attraversa. Salendo levo di mezzo ragnatele, alla mia sinistra sento in basso il rio Bodrino, ai lati del sentiero fioriture di dentaria, anemone, nontiscordardime, sulla roccia primule e lingua cervina, a terra tracce di passaggi di MTB. Il sole spadroneggia, poco più in alto spicca il bianco della cappella degli alpini, vi arrivo, il libro delle firme è umido, ancora un po' di ghiaione frossolano, dove il sentiero è più soleggiato ci sono le prime fragoline ancora verdi. Un cuculo mi accompagna con il suo cucu, sbuco sul prato sopra ad una silenziosa Montefosca, gli orti sono arati. Proseguo a destra lin salita ungo la strada asfaltata, ecco qual le due case e la gradinata che sale, a guardia, a terra, un vecchio e stanco golden retriever, solleva la testa, mi guarda e sembra dirmi non andare, ascoltami, non andare. Lo considero un segnale, perciò proseguo lungo la strada e in breve individuo a destra il grande sv del sentiero 744 che sale fra qualche ciotolo e un muretto a secco; un albero caduto che aggiro, alla fine esco sulla pista che sale al Vogu, davanti a me un coloratissimo sv piega a sinistra. Carta alla mano, no, quella è la prosecuzione del 744, io devo continuare a destra sul 735, troverò più avanti su una roccia a sinistra un invisibile segnavia e oltre ancora, sempre a sinistra, un bollo rosso nei pressi di una curva. Nel bosco affioramenti carsici, mi oltrepassa un fuoristrada, lo ritroverò poco più oltre presso il bivio di q. 1050 ca e due persone intente a tagliare tronchi e ripulire la piazzola. Seguo la pista a destra, la mulattiera offre scorci sul Matajur, sul boscoso monte Mia, Joanaz; a q.1080 ca. si stacca a sinistra una larga pista sassosa che dopo pochi metri è ostruita da qualche masso rotolato che scavalco, la seguo in direzione E-SE, si tratta di un percorso certamente non in uso, rocce rotolate, rovi, alberi a terra ma ancora percorribile. Individuo 2 chiari sv, bene, ci sono, arrivo ad un piccolo avallamento con diverse tracce di cui tre particolarmente evidenti, le seguo tutte senza approdare però a nulla, eppure secondo me ci sono. Mi invità maggiormente la direzione SE che termina (o sembra terminare) presso degli affioramenti rocciosi, ovunque rovi e tronchi a terra. Ripercorro più volte queste tracce fino alla mulattiera poco più sotto, mi rassegno malvolentieri, torno indietro, scendo, aveva ragione il cane. Sono sul 735 verso Stupizza, penso a quando questo sentiero acciotolato serviva da via di comunicazione fra gli abitanti di Montefosca e quelli di Stupizza e non c'erano le suole in vibran. In sottofondo ancora il rumore delle acque del rio Bodrino che più a valle è coperto da quello più irruento del Natisone. Un percorso che mi è piaciuto al di là della meta mancata (eppure era lì). Mi riprometto di riprovarci partendo da Montefosca in modo da dedicare più tempo all'esplorazione.Loredana
  • 09/08/2011 Sentiero da cancellare dalle mappe. Non esiste segnaletica, la vegetazione ormai ha coperto ogni cosa...
  • 10/05/2009 Sentiero veramente difficile da trovare. Segnaletica e tracce insesistenti e natura che ha chiuso il sentiero in molti punti. Fortemente sconsigliato (2 escursionisti persi ieri).
  • 20/07/2005 Sentiero CAI: 735. Anello del monte Vogu. Sentiero inesistente. Questa mia solo per comunicare la scarsa segnalazione di un sentiero che ho intrapreso la settimana scorsa; martedì 12 luglio, infatti, la mia compagna ed io abbiamo voluto percorrere l’anello che circonda il monte Vogu, sopra Montefosca. Come si vede dalla cartina Tabacco n°041 metà di questo percorso consiste in una carrareccia che non presenta alcuna difficoltà. Al termine di questa inizia il sentiero contrassegnato 735 che porta fino a Montefosca. Sebbene il sentiero venga considerato “incerto e/o poco segnalato”, a mio parere il termine giusto è “inesistente”. Fatto sta che dopo un centinaio di metri ci siamo letteralmente persi nel bosco, esperienza quanto mai drammatica. Non mi considero un escursionista esperto, ma neanche un neofita alle prime armi; da anni percorro i sentieri delle Valli del Natisone, sia a piedi che in MTB, ma non mi era mai capitata un’esperienza così brutta. Fortunatamente siamo riusciti, grazie alla mia compagna, e con molta difficoltà (quasi con disperazione), a ritrovare la strada sterrata prima che facesse buio. Neanche a parlarne ovviamente di arrivare a Montefosca percorrendo il sentiero 735. Ripeto: dopo qualche decina di metri di sentiero, dove ci sono alcuni segni di vernice rossa sulla corteccia degli alberi (sempre pregando di non essere daltonici) l’escursionista viene lasciato alla mercé del bosco correndo così un bel pericolo. Vi scrivo questa mail ignorando se la segnalazione e manutenzione di questi sentieri rientri fra i compiti del CAI o di altri enti; spero Vogliate comunque tener conto di questa comunicazione evitando così che altre persone possano vivere una brutta esperienza.Cordiali saluti Enrico. endass@tin.it
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