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    Forcella di Grava Piana e Monte Pianina dalla Val Pentina
    Prealpi Bellunesi
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    Forcella di Grava Piana e Monte Pianina dalla Val Pentina
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaS04

Forcella di Grava Piana e Monte Pianina dalla Val Pentina

Avvicinamento

Da Montereale, presso Maniago, si imbocca la strada statale n.251 che risale Val Cellina entrando poi nella lunga galleria del monte Fara. Senza entrare a Barcis si piega a sinistra sul ponte e poi a destra verso la diga. Oltrepassato lo sbarramento si prosegue ancora, ignorando il bivio verso il Piancavallo, per seguire invece la rotabile che entra in val Pentina. Dopo la zona adibita a picnic si passa sull'altro versante poi, ad una marcata ansa, si abbandona la strada principale per proseguire diritti fino ad incontrare le indicazioni del segnavia CAI n.972 (cartello, divieto di transito, piccolo spiazzo per parcheggiare).

Descrizione

Lasciata l'auto si scende sulle ghiaie rossastre del torrente Pentina per riportarsi nuovamente sulla destra orografica della valle. Qui ci si innesta sulla larga mulattiera che si allontana tra i mughi lungo il cordolo detritico che delimita il greto principale. Ben presto il sentiero interseca l'ampio greto di un rio secondario poi, tralasciata una diramazione a sinistra, il segnavia si orienta progressivamente verso ovest portandoci a guadare senza particolari problemi il rio che discende dalla val dei Sass. Ritornati per il momento sulla sinistra orografica, si segue il corso della valletta e del suo torrente tra macchie boscate e piccole radure. Il sentiero presenta qualche tratto rovinato ma problemi particolari non ve ne sono ed ora, prevalentemente nel bosco, si rimonta sopra una specie di ripiano dove l'andamento si fa pressoché orizzontale. Giunti nei pressi di un grande macigno il sentiero si riporta definitivamente sull'altro lato della valle iniziando poi a salire con qualche svolta nella faggeta. Un piccolo pulpito a ridosso di un rivolo ghiaioso, permette di osservare la parte alta della valle dove si intravede la forca di Sass ed i pinnacoli che la contornano. La salita si fa ora più decisa lungo il bordo di un grande solco e poi nel bosco di faggio con pendenza sempre sostenuta. Si arriva così al margine superiore del bosco in corrispondenza di un grande faggio segnato da numerose incisioni. Il piccolo ripiano è un buon punto per rifiatare anche perché ci attende ora la parte più faticosa della escursione. All'uscita dalla vegetazione ad alto fusto ci troviamo ai piedi di un macereto colonizzato dai mughi e solcato da rivoli ghiaiosi. L'ambiente infatti cambia in modo radicale e dal grande faggio si passa alla boscaglia di mughi. Il sentiero taglia ora a destra in diagonale per portarsi alla base di un primo rivolo detritico che va risalito direttamente cercando di utilizzare i punti più consolidati. Radi segnavia ci guidano a salire tra le bellissime fioriture che caratterizzano la prima parte dell'estate quali il rododendro irsuto , la tofieldia e l'ormino. Più in alto il segnavia piega a destra tra i mughi per andare ad intersecare un secondo rivolo ghiaioso lungo il quale si prosegue a salire con pendenza sempre molto sostenuta. Intorno a quota 1600 il terreno si fa progressivamente più erboso e fanno la loro comparsa i primi larici. Il tracciato è ancora faticoso ma il sentiero si va orientando progressivamente verso destra mentre la pendenza va finalmente diminuendo. I segnavia ci conducono ora verso i primi affioramenti rocciosi e quindi verso una estesa pietraia caratterizzata dalla presenza di grandi massi. Esaurita questa zona rocciosa il sentiero prosegue a traversare aggirando una specie di spallone e poi ancora a mezza costa tra alte erbe e arbusti. Il sentiero è qui ridotto ad una esile traccia ma seguendo con attenzione i segnavia si raggiunge la base del vallone che scende dalla forcella di Grava Piana. Nuovamente in salita ci si accosta alla base delle pareti che rinserrano il vallone poi, ignorati gli sbiaditi segnavia che traversano le ghiaie, ci si mantiene a ridosso delle rocce di sinistra. Qui una traccia con segnavia recenti sfrutta il poco terreno consolidato per salire in maniera più agevole verso la forcella che si inizia ad intravedere in alto. In ultimo su ripide ghiaie ed infine su un fazzoletto di zolle consolidate si perviene alla solitaria forcella di Grava Piana (m 1947). E' questo uno dei pochi valichi segnalati lungo la selvaggia catena montuosa che unisce il monte Cavallo al Col Nudo. Si tratta di vette aspre, caratterizzate da fianchi scoscesi ed unite dal tracciato della Alta Via n.7 dell'Alpago che qui incontriamo. Anche la discesa nell'altro versante lungo la dirupata gola che si vede sprofondare più in basso rende bene l'idea della natura di queste montagne.
A questo punto l'escursione può essere ampliata percorrendo il breve tratto di Alta Via che ci separa dalla vetta poco ad est della forcella. Ci si alza quindi a sinistra tra balze erbose punteggiate dalle stelle alpine e dalle globularie, sfiorando una serie di affioramenti rocciosi sbrecciati. Successivamente per verdi, lungo la facile linea di cresta, dapprima tra i mughi e poi in mezzo ai rododendri, si arriva alla panoramicissima vetta del solitaria monte Pianina (m 2019, ometto). Per la discesa si utilizzerà poi il medesimo itinetrario dell'andata.

Avvertenze

La classificazione EE si deve all'impegno fisico richiesto più che alle reali difficoltà dell'itinerario.

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri del Silenzio
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Luglio
Carta Tabacco
012
Dislivello
1500
Lunghezza Km
10,8
Altitudine min
540
Altitudine max
2019
Tempi
Dati aggiornati al
2009
I vostri commenti
  • 27/08/2015 Fruscii d’acqua e di erbe. M’incammino in un troi ben segnato ma che denota da subito la sua limitata frequentazione. Una volta nel bosco, mi blocco davanti alla prima pioggia di foglioline verdi che si son posate al suolo. Il vento senza dubbio, ma sa quasi di commiato estivo. Vorrei rimetterle al loro posto. Una ad una. Su. A far compagnia alle sorelle. Finalmente resto solo con il mio respiro. Purtoppo s’esce quasi subito da quell’abbraccio. Il troi si fa via via più sassoso. D’altronde, coincide con lo sfogatoio dei muri che m’aspettano. Risalgo il primo rivolo godendomi le ascese vaporose alle mie spalle. A tratti i cinguettii si fermano. Il silenzio non è assenza di rumori ma melodia ancor più profonda. Sussurrio infinito che contiene ogni dialogo necessario. Flebile battito del tutto che ci circonda. Le labbra si trasformano in palpebre. Poi… la violenza! Che si fa guerra. Tutto viene reciso dal taglio netto delle pale di un elicottero Apache. E non trafigge solo me. Rasenta un pulpito sulla mia destra, ad un centinaio di metri di distanza. Una lastra enorme, forse in bilico da sempre, cede alla prepotenza. La vedo precipitare e sgretolarsi, i suoi frammenti sciamano impazziti in ogni direzione! Dall’altre parte del catino, in alto, un branco di camosci fugge terrorizzato. Uno di loro si getta lungo l’impluvio. L’osservo mentre fende l’aria, tuffandosi a valle. Diritto verso di me. Una valanga terrorizzata! Rimango inebetito. Non mi ha visto. Non mi sposto. Sono parte della sua paura, la mia non ha fatto in tempo a materializzarsi. Si ferma solo ad una decina di metri. Non dimenticherò facilmente quegli occhi sbarrati, intrisi di panico. Ma io sono solo un ostacolo, quegli occhi sono ancora bombardati dal boato. Pochi istanti e continua di lato la sua fuga. Continuo a salire fino alla dimora dei grandi massi. Lì abbandono il troi. Il Pianina pare verticale ma gentile e mi inerpico tra ripide pale erbose e roccette sbucando poco distante dalla vetta. Nel frattempo ancora altri uccelli metallici, di ogni dimensione, sfregiano il cielo. Le nuvole coprono tutte le picche per la vergogna. Lasciano libere solo la dorsale di Cima Manera e il versante de i Muri, contornato da vaporosità che ne accentuano la selvatichezza, facendo apparire la cresta un unico, enorme vulcano. Lontana, un’ombra solitaria, s’incammina sulla cima che precede il Sestier, ricordandomi la meta a cui speravo di giungere. M’affaccio sulla prosecusione dell’alta via. Scende ripidissima e friabile per poi trasformarsi in una lama seghettata. Sono stanco e inizio la danza del gambero. O voi a ciri gnot? O ndai di gjoldi dal Pianina e cuietami? Bon o voi.. Ma setu mat? Finalmente mi decido, è ora di riprendere in mano le redini del “cjaf” e addomesticare, ancora una volta, la paura del vuoto. Il pezzo più delicato è il primo tuffo. Poi tutto va meglio. Si cammina spesso su di una fune che ammette una zampa soltanto, ai lati solo l’aria. Dei passaggi stupendi in cui mi concentro sforzandomi di non perdermi nella marea di Stelle Alpine. Cjale dula che tu metis lis zatis! Une e daspò che âte! Finalmente in cima, me la voglio godere tutta sotto un sole che brucia! Ci provo, ma sono assalito da un insettario completo! Il ritorno è piacevole, so cosa mi aspetta e mi godo ogni fil di lama, stupendomi d’averlo già percorso all’andata. Ma è solo prospettiva. Un’ottantina di minuti per la deviazione fatta a passi lenti, oltre cento i metri da aggiungere alla conta. Le nuvole ora si fan bigie e fitte. Scendo a malincuore dal Pianina alla prima goccia. Taglio questa volta per la pietraia ricollegandomi al sentiero all’inizio del lungo traverso. Una grotta mima perfettamente la forma del padiglione auricolare. In discesa la fatica la senti tutta. Soprattutto in un troi come questo che non lascia scampo, nè appoggi stabili di sorta. Bisogna stringer denti e articolazioni. Ma come fare quando ancora, imperterriti, passano elicotteri su elicotteri, questa volta tagliando le chiome del monte Angelo. Convinti d’esser in Vietnam, o peggio ancora, a casa loro! Ma poi ritorna l’acqua, col suo vociare, la sua frescura, il suo non curarsi…panta rei…(26.08.2015)
  • 13/10/2013 Percorso oggi. Sentiero ben segnato ma pochissimo battuto. Dopo la fascia dei mughi la traccia già prima esile si perde quasi completamente e bisogna seguire con attenzione i segnavia (numerosi e ben visibili comunque). Il lungo traverso va percoso con attenzione, soprattutto i passaggi sui grandi massi se in presenza di neve o ghiaccio (come stamattina presto). Visto il dislivello importante e il tipo di terreno solo per persone allenate e motivate! Questi lo troveranno senza dubbio appagante per il senso di solitudine e di selvaggio che l'ambiente trasmette.
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    21/05/2007 Pianina e Sestier. Dalla cima del Monte I Muri. . daniele983 ...
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