Avvicinamento
Da Montereale, presso Maniago, si imbocca la strada statale n.251 che risale Val Cellina entrando poi nella lunga galleria del
monte Fara. Senza entrare a Barcis si piega a sinistra sul ponte e poi a destra verso la diga. Oltrepassato lo sbarramento si prosegue ancora, ignorando il bivio verso il Piancavallo, per seguire invece la rotabile che entra in val Pentina. Dopo la zona adibita a picnic si passa sull'altro versante poi, ad una marcata ansa, si abbandona la strada principale per proseguire diritti fino ad incontrare le indicazioni del segnavia CAI n.972 (cartello, divieto di transito, piccolo spiazzo per parcheggiare).
Descrizione
Lasciata l'auto si scende sulle ghiaie rossastre del torrente Pentina per riportarsi nuovamente sulla destra orografica della valle. Qui ci si innesta sulla larga mulattiera che si allontana tra i
mughi lungo il cordolo detritico che delimita il greto principale. Ben presto il sentiero interseca l'ampio greto di un rio secondario poi, tralasciata una diramazione a sinistra, il segnavia si orienta progressivamente verso ovest portandoci a guadare senza particolari problemi il rio che discende dalla val dei Sass. Ritornati per il momento sulla sinistra orografica, si segue il corso della valletta e del suo torrente tra macchie boscate e piccole radure. Il sentiero presenta qualche tratto rovinato ma problemi particolari non ve ne sono ed ora, prevalentemente nel bosco, si rimonta sopra una specie di ripiano dove l'andamento si fa pressoché orizzontale. Giunti nei pressi di un grande macigno il sentiero si riporta definitivamente sull'altro lato della valle iniziando poi a salire con qualche svolta nella
faggeta. Un piccolo pulpito a ridosso di un rivolo ghiaioso, permette di osservare la parte alta della valle dove si intravede la forca di Sass ed i pinnacoli che la contornano. La salita si fa ora più decisa lungo il bordo di un grande solco e poi nel bosco di
faggio con pendenza sempre sostenuta. Si arriva così al margine superiore del bosco in corrispondenza di un grande faggio segnato da numerose incisioni. Il piccolo ripiano è un buon punto per rifiatare anche perché ci attende ora la parte più faticosa della escursione. All'uscita dalla vegetazione ad alto fusto ci troviamo ai piedi di un macereto colonizzato dai
mughi e solcato da rivoli ghiaiosi. L'ambiente infatti cambia in modo radicale e dal grande faggio si passa alla boscaglia di mughi. Il sentiero taglia ora a destra in diagonale per portarsi alla base di un primo rivolo detritico che va risalito direttamente cercando di utilizzare i punti più consolidati. Radi segnavia ci guidano a salire tra le bellissime fioriture che caratterizzano la prima parte dell'estate quali il
rododendro irsuto , la
tofieldia e l'
ormino. Più in alto il segnavia piega a destra tra i mughi per andare ad intersecare un secondo rivolo ghiaioso lungo il quale si prosegue a salire con pendenza sempre molto sostenuta. Intorno a quota 1600 il terreno si fa progressivamente più erboso e fanno la loro comparsa i primi
larici. Il tracciato è ancora faticoso ma il sentiero si va orientando progressivamente verso destra mentre la pendenza va finalmente diminuendo. I segnavia ci conducono ora verso i primi affioramenti rocciosi e quindi verso una estesa pietraia caratterizzata dalla presenza di grandi massi. Esaurita questa zona rocciosa il sentiero prosegue a traversare aggirando una specie di spallone e poi ancora a mezza costa tra alte erbe e arbusti. Il sentiero è qui ridotto ad una esile traccia ma seguendo con attenzione i segnavia si raggiunge la base del vallone che scende dalla
forcella di Grava Piana. Nuovamente in salita ci si accosta alla base delle pareti che rinserrano il vallone poi, ignorati gli sbiaditi segnavia che traversano le ghiaie, ci si mantiene a ridosso delle rocce di sinistra. Qui una traccia con segnavia recenti sfrutta il poco terreno consolidato per salire in maniera più agevole verso la forcella che si inizia ad intravedere in alto. In ultimo su ripide ghiaie ed infine su un fazzoletto di zolle consolidate si perviene alla solitaria
forcella di Grava Piana (m 1947). E' questo uno dei pochi valichi segnalati lungo la selvaggia catena montuosa che unisce il monte Cavallo al Col Nudo. Si tratta di vette aspre, caratterizzate da fianchi scoscesi ed unite dal tracciato della Alta Via n.7 dell'Alpago che qui incontriamo. Anche la discesa nell'altro versante lungo la dirupata gola che si vede sprofondare più in basso rende bene l'idea della natura di queste montagne.
A questo punto l'escursione può essere ampliata percorrendo il breve tratto di Alta Via che ci separa dalla vetta poco ad est della forcella. Ci si alza quindi a sinistra tra balze erbose punteggiate dalle
stelle alpine e dalle
globularie, sfiorando una serie di affioramenti rocciosi sbrecciati. Successivamente per verdi, lungo la facile linea di cresta, dapprima tra i
mughi e poi in mezzo ai rododendri, si arriva alla panoramicissima vetta del solitaria
monte Pianina (m 2019, ometto). Per la discesa si utilizzerà poi il medesimo itinetrario dell'andata.
Avvertenze
La classificazione EE si deve all'impegno fisico richiesto più che alle reali difficoltà dell'itinerario.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Silenzio