Avvicinamento
Risalendo dalla pianura la Statale 13 Pontebbana, si imbocca il Canal del Ferro oltrepassando in successione Moggio e Resiutta. Giunti a Chiusaforte si devia a destra lungo il ponte sul Fella seguendo le indicazioni per Sella Nevea. Oltrepassata la galleria, al successivo ponte imboccare la deviazione che sale a sinistra verso le frazioni di Chiout Michel e
Patoc. La rotabile, dopo aver compiuto una lunga serie di stretti ed angusti tornantini, raggiunge un ampio spiazzo asfaltato dove si abbandona la vettura (m 772, comodo parcheggio).
Descrizione
Seguendo il cartello CAI imboccare il sentiero n.620 puntando alle case più alte. Raggiunto il piccolo nucleo abitativo deviare sulla sinistra ritrovando il segnavia su un grosso albero. Nelle praterie circostanti a maggio si noteranno le fioriture della
primula odorosa e del
citiso rosso. Il sentiero, di recente allargato a pista sassosa, si inoltra subito nella boscaglia a
pino nero, interrotta per un breve tratto da una zona dirupata e stillicidiosa. Da qui in poi si noteranno le vistose fronde del
pero corvino, un piccolo arbusto dalla caratteristica fioritura candida che a primavera si ricopre di un feltro bianco su rami e foglie, e della
biscutella. La mulattiera inizia ora a salire a regolari svolte, sfiorando nei tornanti più orientali il profondo canalone del rio Sbrici. Laddove la pineta si dirada, il percorso risale uno sperone roccioso dirupato sulle cui pendici fiorisce in abbondanza la
genziana di Clusius. Raggiunta la fascia boschiva superiore dove compare anche il
faggio, il sentiero si immette nella cosiddetta Via Alta (m 1150, sentiero CAI n.621 proveniente dai piani del Montasio) e su questa si procede a sinistra seguendo le segnalazioni.
Dopo essere passati presso i ruderi dello stavolo Chinop, inizia un piacevole traverso in leggera salita sulle boscate pendici meridionali del monte Jovet. Sulle ultime fioriture di
erica si può osservare a primavera la
pieride del navone e la
tecla del rovo, una piccola farfalla dalla inconfondibile colorazione verde sulla pagina inferiore delle ali. Un cartello segnala a destra la possibilità di visitare la galleria di Guerra del Chinop, distante solo pochi minuti. Dopo aver assecondato alcune rientranze su ripidissimi fianchi rocciosi, si perviene in vista di
forca Galandin (m 1222). Questo intaglio stretto e dirupato in realtà rimane più in basso in quanto la mulattiera passa una ventina di metri sopra, sfruttando una cengia assai esposta e scavata nella roccia (cavo passamano). Bellissima la visuale sulle gole franose che scendono negli opposti versanti della forcella e sulle precipiti pareti rocciose del monte Sflamburg.
Oltrepassata la forcella il sentiero prosegue a traversare, alto tra i
mughi, nel bacino del rio Cadramazzo superando alcuni impluvi su terreno roccioso e friabile (sconsigliabile percorrere questo tratto in presenza di ghiaccio o neve dura per la continua esposizione sui risalti sottostanti). Si raggiunge così la spettacolare gola del rio Fontanis racchiusa da opprimenti pareti rocciose, che il sentiero supera portandosi poi su una cengia detritica. Qui la mulattiera originaria è in gran parte scomparsa ed è necessaria prudenza nell'attraversamento di un tratto friabile ed esposto (cavo metallico divelto). Su terreno più comodo si perviene ai resti di un vecchio ricovero in legno oltre il quale un secondo cavo metallico facilita il superamento di una breve cengia friabile. La mulattiera, ritornata più agevole, scende leggermente nella faggeta per assecondare un'ultima rientranza in corrispondenza del rio Livinal. Pochi metri dopo ci si innesta sul segnavia CAI n.619 (m 1200) che arriva da Cadramazzo (i primi metri sono stati cancellati da una piccola frana) e che può essere utilizzato come discesa alternativa avendo a disposizione una seconda vettura ad attenderci nel fondovalle (vedi variante). Noi per ora proseguiamo in salita verso il
Cuel de la Bareta a regolari tornanti ma su terreno un poco accidentato. Oltrepassata una vecchia vasca ormai seminascosta dalla vegetazione (si trova pochi metri a lato di un tornante destro), si prosegue ancora a mezza costa nella boscaglia fino a raggiungere un bivio presso un crinale boscato. Qui il segnavia CAI n.619 scende nel versante opposto verso la
Val Dogna mentre noi ci teniamo a sinistra, in direzione della vetta. Dopo i resti di quella che doveva essere una cucina militare, il sentiero passa accanto alla monumentale stazione superiore della teleferica del Cuel de la Bareta. Ancora pochi metri, immersi nella boscaglia, ed infine con tragitto un poco tortuoso si esce dalla vegetazione arborea e si risalgono gli ultimi metri tra i numerosi
resti di postazioni fino a raggiungere la
panoramica vetta del
Cuel de la Bareta (m 1522, tavolo e panche). A primavera è frequente osservare il
macaone mentre percorre instancabilmente i pendii assolati della cima alla ricerca di buon punto protetto dal vento dove posarsi a più riprese. Di grande interesse storico è il complesso di postazioni sotterranee ancora ben conservato che trafora il monte e che può essere visitato entrando dalla galleria poco sotto la cima (cartello storico). Nove cavità scavate nella roccia e raccordate da una lunga galleria sono dotate di grandi feritoie che risultano direttamente puntate verso altrettanti obiettivi bellici. Particolarmente istruttiva è la visuale che si apre sulla
Val Dogna, dominata dalla poderosa mole dello Jof di Montasio. Guardando le numerose frazioni della valle si potrà individuare il ripiano di Chiout sul quale aveva origine la teleferica costruita nel 1917, che scavalcava la vetta del Cuel de la Bareta utilizzando la stazione visitata durante la salita per scendere poi nel fondovalle opposto presso Cadramazzo. Uno sguardo verso sud est ci mostrerà infine una sequenza di vette dai fianchi impervi e ricoperti da macchie di mughi. Jof di Miezdi, Jovet Blanc, Ciastelat, Ciuc di Vallisetta: nomi sconosciuti ai più, monti dagli accessi lunghissimi e complicati a tal punto da farne una delle zone più selvagge e solitarie delle Alpi Giulie. Il ritorno avviene percorrendo a ritroso il medesimo itinerario.
Variante in discesa lungo il vallone del Rio Cadramazzo (EE)
Posizionando una seconda vettura all'altezza della nuova passerella sul Fella presso Cadramazzo c'è la possibilità di compiere una bella traversata e soprattutto percorrere la mulattiera di Guerra che dal fondovalle del Fella saliva alle postazioni del
Cuel de la Bareta. Il sentiero è ben percorribile ad eccezione di un punto franato in corrispondenza di un canalone e richiede sempre attenzione data la frequente esposizione sopra alti burroni. Di assoluto rilievo lo snodarsi del percorso sopra forre, dirupi e canaloni all'apparenza inaccessibili.
Ritornati al bivio presso il Rio Livinal si discende il piccolo smottamento innestandosi poi sul tracciato del segnavia CAI n.619. Questo prende a scendere in diagonale a mezza costa, sulla destra orografica della valletta. Intersecati un paio di colatoi rocciosi rovinati, si giunge ad una vertiginosa costa affacciata sulla forra che ora sprofonda verso una stretta gola. Si cala a svolte lungo un pendio disseminato di maestosi
pini neri fino a riaccostarsi nuovamente alla parete rocciosa di destra. Ora in diagonale, si perde quota decisamente percorrendo un tratto sospeso sopra la forra. L'esposizione cessa per un tratto in corrispondenza dell'attraversamento di un greto sassoso dove la vegetazione si dirada lasciando intravedere sull'altro versante l'orrido canale che discende dalla
forca Galandin. Da qui si possono notare anche i terrazzi boscati che sostengono la Via Alta nel tratto dopo la forca. Poco più avanti si incontra il passaggio più impegnativo della discesa: si tratta di un canalone terroso e friabile, molto scavato sui fianchi, in particolare sulla sponda opposta, il cui superamento richiede qualche acrobazia ai bordi. La mulattiera prosegue in discesa offrendo ancora suggestivi passaggi sopra aerei camminamenti, poi il vallone si allarga ed il sentiero si porta verso destra su terreno meno esposto. Con la visuale sul Fella arriva purtroppo anche lo sgradito rumore dell'autostrada che ci accompagnerà fino alla fine. Il traverso si interrompe davanti ad una parete rocciosa presso la quale si inizia a scendere a svolte dapprima larghe poi più strette, sopra un aereo costone. Si giunge così al caratteristico istmo che unisce il pendio appena disceso con un avancorpo roccioso. Il sentiero lo aggira affacciandosi poi direttamente sulla valle del Fella che appare quasi a picco sotto di noi. Qui il sentiero si restringe sensibilmente per calare a svolte gradinate lungo un ripidissimo versante. Giunti ad una cappelletta che segna la fine delle difficoltà, si può fare una piccola deviazione a sinistra per vedere la forra del rio Cadramazzo e il tracciato della originaria mulattiera. Ancora qualche svolta e si guadagna la sede della pista ciclabile, ex ferrovia Pontebbana. Il sentiero prosegue sulla destra passando sotto il ponte della vecchia sede ferroviaria e arrivando alle case abbandonate e pericolanti di Cadramazzo. Di ciò che si vede da qui alla passerella sul Fella è meglio non parlare, meglio ripensare ai selvaggi fianchi di una valle che mai saremmo riusciti a percorrere senza l'opera di coloro che hanno ideato e realizzato questo sentiero.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Memoria