L'ultima giornata in Val di Fassa, luminosa e stabile, ci invita a salire in quota viste le favorevoli condizioni. La meta odierna è il Piz Boè che raggiungeremo dalla cresta Strenta dopo avere traversato lungamente il grande cengione orientale del Sella.
01-Alla base del Sass Pordoi
A passo Pordoi c'è la solita folla di luglio. Molti attendono la partenza della funivia mentre noi ci avviamo verso il largo sentiero 627 per forcella Pordoi. Oltrepassato un verde dosso si arriva su terreno più detritico dove la salita riprende a larghe svolte. Alla base dei ghiaioni che discendono dalla forcella Pordoi, incontriamo il bivio principale della nostra escursione: ad un cartello prendiamo a destra il segnavia 626 per il rifugio Kostner. Questo si destreggia dapprima in un piccolo labirinto roccioso e poi inizia a traversare il cengione mediano del Sella. Si continua pressoché in quota fino a doppiare uno spigolo oltre il quale si apre una prima grande rientranza. Qui sale anche il sentiero diretto proveniente dall'Ossario, via preferenziale per chi vuole percorrere la ferrata Piazzetta.
Il sentiero si alza ora qualche metro e si addossa alle pareti, si proseguirà più o meno così fino al rifugio Kostner. L'ambiente è prettamente dolomitico con il sentiero che traversa tra sfasciumi, fazzoletti erbosi, pilastri, spaccature e immancabili splendide fioriture di papavero retico, potentilla rosa, sassifraga gialla e silene acaule.
02-L'attacco della ferrata Piazzetta
03-Potentilla rosa sui ghiaioni del Sella
04-Sul sentiero che corre lungo il cengione del Sella
Sul nostro percorso non abbiamo ancora incontrato nessuno ma questa lacuna viene presto colmata all'incrocio con l'attacco della ferrata Piazzatta: una piccola folla attende in fila il proprio turno per affrontare la impegnativa parete iniziale. Si riprende a salire per un breve tratto continuando poi quasi in falsopiano fino ad un ulteriore spigolo oltre il quale la visuale si apre sull’ultima parte della traversata e sul rifugio Kostner. Il sentiero compie ancora qualche saliscendi e poi perde quota andando ad intersecare il canalone della Rissa di Pigolerz (cartello). Pochi metri dopo si passa sotto una grande roccia aggettante dove il sole non è ancora arrivato.
05-Le pareti del Sella con la Marmolada sullo sfondo
06-Il laghetto che precede il rifugio Kostner
07-La Marmolada dai pressi del rifugio Kostner
08-Lungo il traverso sulle ghiaie del Sella
Si procede piacevolmente in quota passando sopra al laghetto che precede il rifugio che ormai dista pochi minuti. Senza necessità di raggiungerlo, finalmente alla nostra sinistra si materializza il bivio per il sentiero Lichtenfels (n.672, cartello). Stiamo camminando già da due ore e mezza ma solo qui inizia la vera salita al Piz Boè.
09-Il vallone iniziale del sentiero Lichtenfels
Il vallone che si rimonta faticosamente per ghiaie sembra sbarrato da un'alta muraglia ma è solo un'impressione che svanisce all'approssimarsi delle rocce. Qui infatti il sentiero inizia a salire sfruttando mirabilmente una successione di cengette e facili gradini attrezzati con il cavo.
10-Un tratto attrezzato del sentiero Lichtenfels
Passo dopo passo, senza particolari problemi, ci si ritrova nuovamente sulle ghiaie dove riappare il sentiero. Tramite questo ci si innalza ancora per un poco e poi si piega a sinistra andando ad imboccare una aerea cengia che da' accesso al grande ripiano ai piedi del Pizes dl Valun.
11-Cuscinetti di Silene acaule sulle ghiaie del Sella
Intorno a quota 2800 si arriva ad un crocevia dove si seguono le indicazioni per il sentiero Lichtenfels che ora rimonta il pendio soprastante tra ghiaie e piccoli salti. Segue poi una lunga serie di facili rocce gradinate che ospitano cespi di papavero retico, una delle poche specie in grado di vivere in questo ambiente così ostile.
12-Il Lech Dlace dalla Cresta Strenta
Ci fermiamo per una breve sosta presso una sorgente. C'è ora da affrontare il pendio detritico che sale al Piz Lech Dlace, è un poco più ripido ed impegnativo e c'è anche un breve spezzone di cavo. In vetta ci troviamo di poco oltre i 3000 metri e qui inizia anche la cresta Strenta. Ci godiamo il primo tratto sottile e panoramico e, soprattutto, in leggera discesa fino ad una insellatura di rocce rossastre. (cartello, bivio per il rifugio Boè).
13-Piz Lech Dlace dalla cresta Strenta
Continuando la salita il panorama si amplia anche verso le Odle, la val Mesdì, il grande altopiano del Sella ed il rifugio Boè che si intravede più in basso con le sue formichine brulicanti, decine e decine di persone. Il Piz Boè ormai è poco sopra di noi: sulla cima possiamo vedere distintamente la miriade di persone che salgono e scendono incessantemente. Dopo la selletta la salita riprende decisa dapprima su ghiaie, poi per roccette attrezzate in qualche punto.
14-La Val Mesdì dalla Cresta Strenta
Si percorre un tratto di crinale, poi il sentiero piega a sinistra e quindi riguadagna il filo per l’ultimo panoramico traverso quasi orizzontale che ci porta alla forcella dai Ciamorces, sotto il colletto sommitale del Piz Boè. Gli ultimi papaveri ci hanno abbandonato da tempo, rimane solo qualche tappetino di cerastio.
15-Il Piz Boè dall'ultimo tratto della Cresta Strenta
16-L'orlo del Sella con le Odle sullo sfondo
Dopo avere percorso la cresta Strenta, l'innesto sul frequentato sentiero della via normale può risultare quasi traumatico: un girone dantesco ci attende in vetta, un via vai incessante di gente che sale e scende scambiandosi parole nelle lingue più strane. Aspettando diligentemente il proprio turno si rimontano i pochi metri che mancano alla cima, indubbiamente sacrificata, su cui troviamo un enorme ripetitore, la Capanna Fassa con tavoli e panche all’aperto occupati da clienti, rumoroso generatore acceso che emana profumo di gasolio, bandiere tibetane sulla staccionata, cannocchiale a pagamento.
17-La Val de Mesdì incide profondamente il gruppo del Sella
18-Il sentiero lungo la Cresta Strenta
La discesa avviene sul versante opposto dove si tralascia a sinistra la discesa diretta al Vallon e ci si mantiene sul sentiero che cala verso forcella Pordoi. Funi metalliche recenti aiutano i tanti visitatori a superare i salti rocciosi che si alternano alle ghiaie su questo versante.
19-Dal Piz Boè vista sul Sass Pordoi
20-Dal Piz Boè vista sull'altopiano delle Mesules e sul Sassolungo
Le pietre sono smussate e lucidate dalla frequentazione e offrono poca presa sullo scarpone e qualcuno rinuncia alla salita dopo avere assaggiato le prime attrezzature. Si arriva così al ripiano ghiaioso inferiore dove una serie di grandi ometti ci guida ad innestarsi sul sentiero che più sotto giunge dal rifugio Boè.
21-La caratteristica cima del Piz Boè
Ci si immette nella fiumana dantesca lasciandosi portare da essa senza opporre resistenza fino al rifugio di forcella Pordoi.
22-In discesa dal Sass Pordoi
Qui non volendo prendere la funivia, non ci resta che scendere nel canalone sottostante, piuttosto ripido ma ben percorribile grazie alle svolte e alle ghiaie mobili lungo le quali si può franare più velocemente: il passo Pordoi ormai non è lontano.
23-Il gruppo del Sella dal passo Pordoi