19/07/2021 fabrizio.plesnizer Partito da Masseris (mt.760), parcheggio vicino alla chiesa, percorrendo circa 200 mt. di strada asfaltata ho preso a destra il sentiero CAI 736a, che parte tra le case, salendo prima dei gradini e poi dei lastroni di pietra alternati ad erba e terra, fino a raggiungere il sentiero vero e proprio che, salendo comodamente nel bosco, arriva poi a percorrere un tratto in comune con una strada boschiva per poi deviare a sinistra fino a raccordarsi con un tratto della ?strada di Rommel?, lasciando a destra il tracciato che percorrer� al ritorno (quota mt.1356). Seguendo quest?ultima si incontra un edificio ristrutturato, e proseguendo dopo il bivio per il rifugio Pelizzo, ho ripreso il sentiero fino all?altura del monte Glava (mt.1509). Dal bivio in prossimit� di quest?ultima altura sono sceso brevemente in territorio Sloveno per prendere a sinistra un vecchio sentiero dismesso,ora inerbito e fangoso, nel quale ho dovuto destreggiarmi tra le pietre, scegliendo il percorso migliore per evitare il fango (rade e sbiadite vecchie segnalazioni durante il percorso), fino a raggiungere il bivio con il sentiero CAI 725 che sale il versante nord del Matajur. Seguendo quest?ultimo tracciato, ho raggiunto la cima con la chiesetta (mt.1641) in 2 ore e 30? dalla partenza. Dopo una sosta ho ripreso il cammino scendendo per il sent.736 fino al monte Glava ed ancora fino al bivio a quota mt.1356 dove ho deviato a sinistra per strada forestale fino a raggiungere il confine di stato, per poi deviare a destra (segnalazioni) per congiungermi con la traccia del ?Sentiero della Pace? (segnalato da paletti colorati di bianco e rosso) che ho seguito in discesa fino a Masseris. Utilizzando la traccia a volte di non facile individuazione causa l?erba alta ho raggiunto il laghetto di val Polaga, dopo un'altra sosta nella tranquilla valletta del lago ho seguito a sinistra il cartello segnaletico del sentiero della Pace, che dopo aver percorso un tratto di strada forestale, devia a sinistra seguendo i paletti segnaletici e radi e sbiaditi vecchi segni CAI, incontrando numerosi tratti inerbiti dove ho trovato qualche difficolt� di orientamento (specialmente in un tratto a circa met� percorso dove in corrispondenza di una roccetta con segnale sbiadito CAI bisogna deviare a destra per poi ritrovare alcune segnalazioni). Raggiunta la strada forestale, per tratti evidenti ben segnalati ed altri nell?erba alta (Nota: avendo visto molti tagli di rami presumo che stiano mettendo a posto questo selvaggio itinerario!) mi sono raccordato al sentiero CAI 736 per Cepletischis, fino ad una panchina con segnalazioni dove ho deviato a destra e, tramite un bel sentiero, raggiunto la strada boschiva interpoderale che porta direttamente alla chiesa di Masseris. Poco dopo il suddetto bivio ho avuto la possibilit� di rinfrescarmi presso la fonte di ?Skrila? che si trova sul percorso. Tempi di percorrenza totali (soste escluse): 5 ore; dislivello totale mt.970; sviluppo km.15; difficolt� E (EE nel tratto del sentiero sloveno dismesso ed in alcuni tratti del sentiero della Pace, non per oggettive difficolt�, ma per possibili difficolt� di orientamento)
02/03/2021 daniele.russo Molto gradita questa escursione, giornata perfetta. Il sentiero in salita fino al Matajur è a posto, ben segnalato; unico momento di "imbarazzo", appena prima del bivio che indica il rifugio Pelizzo, subito dopo una radura, il sentiero si perde tra gli arbusti. Ma salendo e usando un po' l'intuito si trova prima il suddetto cartello (che si lascia a sinistra) e più su un segnavia che ci indirizza verso la salita alla dorsale del monte. Sopra quota mille resiste uno strato di neve ghiacciata in fase di scioglimento, ma non comporta problemi particolari. Dopo essere sceso al Pelizzo per la "direttissima" (la pista usata dagli sciatori), sono sceso ancora per la strada e al secondo tornante ho preso il sentiero indicato da un cartello; questo sentiero non è segnalato (meglio munirsi di carta e gps), ma in breve, dopo aver attraversato due piccoli impluvi, riporta esattamente al cartello suddetto con indicazione per il Pelizzo. Da qui si segue il sentiero dell'andata a ritroso fino a Cepletischis. Sviluppo totale 16 km circa.
18/05/2019 fabrizio.plesnizer Percorso ieri 17/05/19 in una lunga e solitaria escursione attraverso il sentiero CAI nr.736 "Sergio Muzzolini", per sentiero nel bosco, mulattiere e strade militari (la strada di Rommel). Dopo aver raggiunto per cresta attraverso il monte Glava la cima del Matajur, sono sceso per la diretta al Rifugio Pelizzo per rifocillarmi, ricollegandomi poi con una traccia segnata in bianco e rosso al sentiero fatto in salita (scendendo per la strada del rifugio c'è prima una possibilità di tagliare un tornante, poi senza proseguire ancora per il sentiero si segue la strada fino ad un posteggio per pullman ed una seconda curva, dove da un apertura del guardrail si intravede una traccia che scende, che va seguita come da segnalazioni). In seguito ho fatto una breve puntata ad un piccolo laghetto(segnalazione in verde), per ritornare indietro ho proseguito seguendo una traccia che porta prima in salita e poi in discesa al sentiero principale (attenzione a seguirla più sulla sinistra, io ad un certo punto l'ho persa e sono sceso un po' "ravanando" seguendo poi sulla sinistra l'alveo di un torrente asciutto per poi raccordarmi con la mulattiera e scendere infine per il sentiero di salita fino al paese). Consiglio di ritornare a ritroso dal laghetto fino al sentiero per evitare di perdersi se sprovvisti di carta digitale con GPS !!! Lo sviluppo chilometrico alla fine è stato di ben 17 km., per un dislivello di c/a 1300 mt.
19/04/2019 cjargnel Oggi 19/04/19 ho continuato il ripasso delle Valli con una doverosa puntata alla montagna simbolo nella variante che sale da Masseris. Ho trovato un sentiero/mulattiera assolutamente pulito e ben conservato lungo tutto il percorso. Già la scala pietrosa di avvio, arricchita di un mare di bel giallo conferma le aspettative. Più in alto varie fioriture di stagione dai crochi bianchi e violetto, alle scille, anemoni bianchi, dentarie, ellebori, colombine accompagnano piacevolmente lungo la strada di Rommel e non solo. Tutto meritevole e appagante. Panorama sempre molto interessante da questa cima specie verso le Giulie Slovene e nostrane ma non solo. Una leggere foschia si nota solo verso il mare peraltro ben visibile. Riempiti gli occhi e lo spirito, inizio la discesa verso il Rif. Pelizzo svoltando però a Sx al 1° quadrivio per sentiero e, poco oltre, ottima mulattiera fino a rientrare sul tracciato di andata. Poco più in basso una rapida puntata a vedere lo stato della fonte Skrila e di nuovo il rientro sulla retta via senza ulteriori divagazioni. Ottima uscita nel periodo giusto per goderla appieno anche come temperatura. Mandi e buine mont a duç.
23/11/2016 askatasuna Le giornate uggiose ci voglion proprio. Son necessarie a ribaltare completamente la scelta della meta. Così mi ritrovo a Cepletischis, incuneato tra due monasteri buddisti, uno thailandese ed uno tibetano, per conoscere un sentiero che mi mancava. Anche se in vetta la foschia divorasse ogni spicchio di cielo, le rimembranze verranno in aiuto. Così parto leggero e curioso. Questi boschi son diamanti, rifugi per essenze di ogni tipo che si mescolano, si sormontano e si spintonano, poi convivono o cedono il passo l’una all’altra. Una molteplicità che di rado popola le montagne più a nord. I colori, dopo l’arrembaggio autunnale che li ha visti sfiorare il cielo, si sono adagiati al suolo. Le foglie han ritrovato le sorelle dell’anno precedente come giaciglio, ed una ad una, seminano i colori della primavera. La cromaticità che pensavo di trovare alzando il capo, la trovo a terra, come fosse il giorno successivo di una parata carnevalesca. Alla prima, grande radura appare un larice enorme che sembra aspettarmi, sorridente, in gran posa. E’ conscio della sua bellezza e s’è pettinato i rami gonfi e barbuti, cotonandoli d’arancio. Come funghi, dal fogliame spuntano gli stavoli. Oggi passerò accanto a numerose schegge di memoria. Notando la radicale differenza con quelli carnici. Diversi di loro paion quasi esclusivamente un riparo per la fienagione. Tutti hanno una base grezza che, al posto delle malte, sta insieme grazie al paziente gioco d’incastri. Merita soffermarsi davanti a loro ed osservarli con calma. Fino a quando decideran di parlarci. Come un gioco per bimbi, ogni frammento del puzzle pare esser stato creato appositamente per quel piccolo interstizio o per riempire un grande vuoto. Poi ritorna il bosco. Basta oltrepassare una strada ed i faiârs non lasciano intrufolar nessuno. Come se ad ogni grande masso piantato nel terreno, corrispondesse un loro confratello. Come se gli stessi faggi li avessero trascinati lì per segnare il loro territorio, come fosse il guscio, dalla cui fuga uscì la prima radice. Poi la vista s’apre di colpo su quella chiesetta che si fa puntino. Il parcheggio del rifugio è zeppo di auto. Molte scendono, altre stanno appena arrivando. In disparte, dalla cima ammiro il profilo della cresta zuccherata del Krn. Una spolverata appena, che sa d’effimero. La foschia e le nubi, mangiano il resto. Ma io son ben pasciuto, di silenzi, di colori, d’atmosfere. Prima di ripartire noto un nano, vestito di verde, intento ad osservare nella mia stessa direzione. Gli mancano i piedi e la faccia è rovinata. Mi chiedo quando Amelie si deciderà a venirlo a riprendere. Scendo lento, sfiorando con gli occhi ogni santuario solcato che, biancastro, emerge come oasi di luce tra prati spenti ed alberi spogli. Poi giù, per un sentiero spesso scivoloso, ben arato dai pneumatici di bikers che pensano che i volontari del Cai ripuliscano queste valli affinché diventino delle adrenaliniche piste di downhill, ovviamente dopo aver salito comodamente per le strade forestali. Le prime Pervinche compaiono timidamente, scemando la malinconica quiete dell’autunno. (13.11.2016)
17/10/2016 loredana.bergagna E come mi ha detto un amico...il Matajur non delude mai, da ovunque lo si salga è sempre un'escursione di grande respiro. La mia prima volta da Masseris, alcuni anni fa, sono stata letteralmente folgorata da quella gradinata nella roccia, un giardino, un peccato non riuscre a volare per non calpestare alcun petalo. Ieri, una calda domenica di metà ottobre, i gradini sono ancora fioriti, la casa a destra ospita il Museo del Matajur, nella casa a sinistra un siorut svuota un secchio e mi guarda fisso. Sentiero umido, nell'aria fluttuano opachi vapori tiepidi e così fino a casera Tamorsca tant'è che dalla pista non la si vede neppure....e poi il sole che illumina i tronchi accatastati lungo il breve tratto di pista prima di rientrare nel bosco a sinistra, il sole che gioca con le foglie dorate, i faggi non vestono ancora i colori dell'autunno; davanti a me un fischio, si materializzano due cani e due cacciatori fucili in spalla, li rassicuro delle mie intenzioni pacifiche, pure loro si dichiarano pacifici, ma con quegli archibugi non ne sono tanto sicura, faccio il tifo per il loro oggetto dei desideri...La bella mulattiera militare permette di concentrarsi sul paesaggio, la linea di confine del monte Glava regala lo spettacolo del mare di nubi mentre le cime si scaldano al sole e poi la cima vociante. Discreto numero di frugoli e cani con altrettanti genitori vocianti, scendo al rifugio Pelizzo con la folla di una domenica d'estate, subito via a sinistra lungo il sentiero naturalistico che con qualche saliscendi passa accanto alla fonte Skrila per raccordarsi nuovamente alla mulattiera percorsa al mattino. A Masseris, presso la chiesetta, ritrovo i cacciatori, sono allegri....
08/03/2015 dago66 Ho percorso ieri (7.3.2015) l'itinerario da Cepletischis sino alla vetta del Matajur, una delle più belle escursioni fatte sinora. Il tragitto è come da relazione originale e da quella successiva di Luca.daronch ed è stato molto piacevole ed entusiasmante, con la visione mozzafiato del Golfo di Trieste e delle Alpi Giulie, slovene ed italiane.
25/11/2012 luca.deronch Salito oggi ma essendo da solo ho scelto di fare andata e ritorno partendo però da Masseris. Dopo la prima casa a destra si sale la rampa cementata tra le case e sul lato destro della casa più in altro si trovano i segnavia del 736/A. Un bel sentiero a tratti lastricato e con muretti a secco sale abbastanza accentuato per entrare in un bosco di faggio, carpino e qualche abete. Qui il sentiero scompare a causa di recenti lavori di esbosco ed è necessario districarsi tra rami ed alberi. Si tratta di poco meno di un centinaio di metri di dislivello. Ho lasciato degli ometti, ma comunque in paese mi hanno detto che presto i segnavia saranno risistemati. In circa 45m/1 si arriva al bivio nei pressi di Casera Tamorsca, dove si segue l'itinerario descritto fino in cima. Oggi i 1641 metri della vetta erano il limite delle nuvole. Dal mare di nubi spuntava a tratti il gruppo del Canin e il Monte Nero con la catena del Vrata.