Avvicinamento
Risalendo dalla pianura la strada statale n.13 Pontebbana si imbocca il Canal del Ferro oltrepassando in successione Moggio e Resiutta. Giunti a Chiusaforte, poco prima di lasciare l’abitato, si devia a destra, lungo il ponte sul Fella, seguendo le indicazioni per Sella Nevea. Oltrepassate anche le case di Raccolana si imbocca la omonima valle risalendola fino a raggiungere la frazione di Piani dove si lascia l’auto (m 604, comodo parcheggio sulla destra).
Descrizione
Si imbocca la strada dissestata che risale verso la cascata del rio Montasio fino al ponte dove si prende la mulattiera gradinata (cartello, segnavia CAI n.622) che conduce in breve alle case di Piani di Là (m 688). Facendo attenzione al segnavia si passa accanto ad una abitazione risalendo poi il pendio erboso a monte della piccola frazione. Quasi subito il sentiero entra nella pineta innalzandosi in direzione est ma dopo poco inverte il senso di marcia per superare lo zoccolo roccioso che dà origine alla cascata. Giunti nuovamente in prossimità del greto, il sentiero piega a destra per seguirne il corso all’interno di un rado bosco formato prevalentemente da giovani
faggi. In breve il sentiero attraversa il rio in un punto in cui questo si restringe, passando alla sua destra orografica dove prosegue a salire ad ampi tornanti. La mulattiera, particolarmente ben conservata, rasenta una serie di pareti rocciose incombenti raggiungendo poi una zona dirupata. Ci si inerpica quindi lungo una ampia cengia artificiale oltrepassando un impluvio che ha parzialmente rovinato il tracciato. Sui versanti sgretolati a fianco del sentiero fioriscono a maggio la
genziana di Clusius, il
rododendro nano e l’
orecchia d’orso mentre la mancanza di vegetazione arborea apre finalmente la visuale verso l’altopiano del Canin. Dopo un aereo costone la mulattiera riprende a salire a regolari tornanti oltrepassando un greto secondario e quindi attraversando il letto del rio Montasio tramite ciò che resta di un ponticello in cemento. Ancora una breve salita a tornanti nella faggeta ed il sentiero esce dal bosco immettendosi in una specie di pista erbosa che si segue in salita fino a confluire definitivamente sulla Via Alta (cartello, segnavia CAI n.621).
Prima di intraprendere la lunga traversata che ci condurrà a
Patoc è assai consigliabile effettuare la breve deviazione a destra per visitare il lembo occidentale del grande altopiano del Montasio presso le
casere Pecol (m 1517) dove è assolutamente imperdibile lo spettacolo offerto dalle fioriture della
genziana primaticcia e della
arabetta del Bohinj nella brillante luce di maggio. Qui naturalmente si può giungere anche lasciando l’auto al parcheggio dei piani ed evitando così tutta la salita iniziale.
Dopo essere ritornati al bivio si prosegue comodamente nel bosco di
abete rosso e
larice intervallato spesso da chine erbose dalle quali si aprono magnifiche visuali sul fondovalle. Proseguendo, ancora in falsopiano, il terreno si fa un poco più impervio ed il sentiero attraversa due impluvi detritici ove fioriscono l'
orecchia d’orso, il
ranuncolo di Carinzia ed il
ranuncolo ibrido. Dopo una modesta risalita la Via Alta interseca l’ampio vallone erboso che discende dalle pendici del
monte Zabus . Lasciata a destra la deviazione per la
forca di Vandul (segnalazioni sbiadite su un sasso, segnavia CAI n.640) si prosegue ancora a traversare tra i
larici aggirando tutto il versante meridionale del Pizzo Viene. Dopo avere lasciato a destra anche la traccia per la
forca de la Viene ed il
Cimone (segnavia CAI n.641) la Via Alta interrompe l’andamento orizzontale fin qui tenuto per iniziare a perdere quota con alcuni tornantini. Si interseca una prima volta il greto del rio Clapeit quindi il sentiero prosegue a calare raggiungendo un piccolo ripiano erboso. Da qui si scende verso sinistra compiendo un primo ampio tornante che conduce ancora a sfiorare il rio Clapeit. Dopo avere oltrepassato i ruderi poco visibili degli stavoli Pala dei Larici, la Via Alta riprende definitivamente la direzione originaria accostandosi alla parte più interessante dell’itinerario.
Lasciate a sinistra due successive deviazioni che scendono direttamente a Saletto, il sentiero si affaccia sulla ampia rientranza che ospita il vallone del rio Pliz. Con aereo camminamento su cengia ci si avvicina al greto con esposizione che va via via diminuendo. Si guada con facilità in un punto dove l’acqua forma pozze e cascatelle riprendendo poi il traverso che offre subito un ulteriore suggestivo passaggio lungo una cengia scavata. La parete rocciosa gronda acqua e forma per un buon tratto un vero e proprio tetto aggettante sopra il sentiero. Si entra così nel secondo vallone proseguendo a traversare, ora più comodamente, in direzione del greto del rio Malimberg a cui ci si accosta con un camminamento scavato nella roccia ed ancora ben conservato. La successiva breve risalita conduce la Via Alta ad entrare nell’ultimo vallone, quello del rio Sbrici, il più profondo e dirupato dei tre. Si assecondano alcuni impluvi minori quindi, ancora con aereo percorso la cui esposizione è solo parzialmente celata dalla vegetazione, se ne raggiunge il fondo in ambiente selvaggio e dominato da pareti incombenti. Dopo un traverso che richiede qualche attenzione si superano in successione due impluvi: un secondario, assai stretto ed incassato, dove l’originario ponte in pietra risulta ormai crollato, ed il principale che richiede l’attraversamento di un ampio greto sassoso. Ancora un buon tratto in contropendenza per uscire dal vallone e ci ritroviamo nei pressi dello stavolo del Chinop (m 1150). Qui la Via Alta prosegue verso
forca Galandin e la
Val Dogna mentre per noi è giunto il momento di chiudere la lunga traversata imboccando il sentiero CAI n.620 che scende a sinistra verso
Patoc (cartello).
A regolari svolte il sentiero cala nella rada pineta regalandoci ancora qualche bella visuale sul primo tratto della
val Raccolana. Infine, con una ampia svolta, scende verso le case di Patoc esaurendosi nel parcheggio alla fine della strada dove avremo predisposto il secondo automezzo.
Avvertenze
Volendo abbreviare sensibilmente il dislivello dell'escursione, è possibile imboccare la Via Alta direttamente dai Piani del Montasio lasciando l'auto al parcheggio alla fine della strada che porta all'Altopiano da Sella Nevea.
L'incendio del 2013 ha rovinato alcuni tratti del sentiero per cui si raccomanda di informarsi preventivamente sulle condizioni di percorribilità del CAI 621.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dei Fiori