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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaF31

La Via Alta da Piani a Patoc

Avvicinamento

Risalendo dalla pianura la strada statale n.13 Pontebbana si imbocca il Canal del Ferro oltrepassando in successione Moggio e Resiutta. Giunti a Chiusaforte, poco prima di lasciare l’abitato, si devia a destra, lungo il ponte sul Fella, seguendo le indicazioni per Sella Nevea. Oltrepassate anche le case di Raccolana si imbocca la omonima valle risalendola fino a raggiungere la frazione di Piani dove si lascia l’auto (m 604, comodo parcheggio sulla destra).

Descrizione

Si imbocca la strada dissestata che risale verso la cascata del rio Montasio fino al ponte dove si prende la mulattiera gradinata (cartello, segnavia CAI n.622) che conduce in breve alle case di Piani di Là (m 688). Facendo attenzione al segnavia si passa accanto ad una abitazione risalendo poi il pendio erboso a monte della piccola frazione. Quasi subito il sentiero entra nella pineta innalzandosi in direzione est ma dopo poco inverte il senso di marcia per superare lo zoccolo roccioso che dà origine alla cascata. Giunti nuovamente in prossimità del greto, il sentiero piega a destra per seguirne il corso all’interno di un rado bosco formato prevalentemente da giovani faggi. In breve il sentiero attraversa il rio in un punto in cui questo si restringe, passando alla sua destra orografica dove prosegue a salire ad ampi tornanti. La mulattiera, particolarmente ben conservata, rasenta una serie di pareti rocciose incombenti raggiungendo poi una zona dirupata. Ci si inerpica quindi lungo una ampia cengia artificiale oltrepassando un impluvio che ha parzialmente rovinato il tracciato. Sui versanti sgretolati a fianco del sentiero fioriscono a maggio la genziana di Clusius, il rododendro nano e l’orecchia d’orso mentre la mancanza di vegetazione arborea apre finalmente la visuale verso l’altopiano del Canin. Dopo un aereo costone la mulattiera riprende a salire a regolari tornanti oltrepassando un greto secondario e quindi attraversando il letto del rio Montasio tramite ciò che resta di un ponticello in cemento. Ancora una breve salita a tornanti nella faggeta ed il sentiero esce dal bosco immettendosi in una specie di pista erbosa che si segue in salita fino a confluire definitivamente sulla Via Alta (cartello, segnavia CAI n.621).
Prima di intraprendere la lunga traversata che ci condurrà a Patoc è assai consigliabile effettuare la breve deviazione a destra per visitare il lembo occidentale del grande altopiano del Montasio presso le casere Pecol (m 1517) dove è assolutamente imperdibile lo spettacolo offerto dalle fioriture della genziana primaticcia e della arabetta del Bohinj nella brillante luce di maggio. Qui naturalmente si può giungere anche lasciando l’auto al parcheggio dei piani ed evitando così tutta la salita iniziale. Dopo essere ritornati al bivio si prosegue comodamente nel bosco di abete rosso e larice intervallato spesso da chine erbose dalle quali si aprono magnifiche visuali sul fondovalle. Proseguendo, ancora in falsopiano, il terreno si fa un poco più impervio ed il sentiero attraversa due impluvi detritici ove fioriscono l' orecchia d’orso, il ranuncolo di Carinzia ed il ranuncolo ibrido. Dopo una modesta risalita la Via Alta interseca l’ampio vallone erboso che discende dalle pendici del monte Zabus . Lasciata a destra la deviazione per la forca di Vandul (segnalazioni sbiadite su un sasso, segnavia CAI n.640) si prosegue ancora a traversare tra i larici aggirando tutto il versante meridionale del Pizzo Viene. Dopo avere lasciato a destra anche la traccia per la forca de la Viene ed il Cimone (segnavia CAI n.641) la Via Alta interrompe l’andamento orizzontale fin qui tenuto per iniziare a perdere quota con alcuni tornantini. Si interseca una prima volta il greto del rio Clapeit quindi il sentiero prosegue a calare raggiungendo un piccolo ripiano erboso. Da qui si scende verso sinistra compiendo un primo ampio tornante che conduce ancora a sfiorare il rio Clapeit. Dopo avere oltrepassato i ruderi poco visibili degli stavoli Pala dei Larici, la Via Alta riprende definitivamente la direzione originaria accostandosi alla parte più interessante dell’itinerario.
Lasciate a sinistra due successive deviazioni che scendono direttamente a Saletto, il sentiero si affaccia sulla ampia rientranza che ospita il vallone del rio Pliz. Con aereo camminamento su cengia ci si avvicina al greto con esposizione che va via via diminuendo. Si guada con facilità in un punto dove l’acqua forma pozze e cascatelle riprendendo poi il traverso che offre subito un ulteriore suggestivo passaggio lungo una cengia scavata. La parete rocciosa gronda acqua e forma per un buon tratto un vero e proprio tetto aggettante sopra il sentiero. Si entra così nel secondo vallone proseguendo a traversare, ora più comodamente, in direzione del greto del rio Malimberg a cui ci si accosta con un camminamento scavato nella roccia ed ancora ben conservato. La successiva breve risalita conduce la Via Alta ad entrare nell’ultimo vallone, quello del rio Sbrici, il più profondo e dirupato dei tre. Si assecondano alcuni impluvi minori quindi, ancora con aereo percorso la cui esposizione è solo parzialmente celata dalla vegetazione, se ne raggiunge il fondo in ambiente selvaggio e dominato da pareti incombenti. Dopo un traverso che richiede qualche attenzione si superano in successione due impluvi: un secondario, assai stretto ed incassato, dove l’originario ponte in pietra risulta ormai crollato, ed il principale che richiede l’attraversamento di un ampio greto sassoso. Ancora un buon tratto in contropendenza per uscire dal vallone e ci ritroviamo nei pressi dello stavolo del Chinop (m 1150). Qui la Via Alta prosegue verso forca Galandin e la Val Dogna mentre per noi è giunto il momento di chiudere la lunga traversata imboccando il sentiero CAI n.620 che scende a sinistra verso Patoc (cartello).
A regolari svolte il sentiero cala nella rada pineta regalandoci ancora qualche bella visuale sul primo tratto della val Raccolana. Infine, con una ampia svolta, scende verso le case di Patoc esaurendosi nel parcheggio alla fine della strada dove avremo predisposto il secondo automezzo.

Avvertenze

Volendo abbreviare sensibilmente il dislivello dell'escursione, è possibile imboccare la Via Alta direttamente dai Piani del Montasio lasciando l'auto al parcheggio alla fine della strada che porta all'Altopiano da Sella Nevea.
L'incendio del 2013 ha rovinato alcuni tratti del sentiero per cui si raccomanda di informarsi preventivamente sulle condizioni di percorribilità del CAI 621.

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri dei Fiori
Sentieri CAI
Escursione
Attrezzature
A - Passamani
Mese consigliato
Maggio
Carta Tabacco
027
Dislivello
1200
Lunghezza Km
17,2
Altitudine min
604
Altitudine max
1588
Tempi
Dati aggiornati al
2005
I vostri commenti
  • 10/07/2020 Mi riallaccio al precedente commento di paulflower nell'evidenziare che il sentiero 621 è effettivamente giá segnalato come inagibile sul sito della Commissione Giulio Carnica sentieri a cui conviene ogni tanto dare un'occhiata.
  • 10/07/2020 Ripercorso ieri il tratto del 621 dal bivio con il 620 in direzione Piani del Montasio. Come già segnalato 4 anni il sentiero alterna tratti in cui è invaso da alberi caduti e vegetazione rigogliosa a tratti in cui è perfettamente percorribile; inoltre in due punti è franato e costgringe a risalite non piacevoli anche se non esposte. Dopo aver cercato invano la traccia per la forca della Puartate sono tornato indietro. Il sentiero è da considerarsi inagibile secondo me.
  • 02/06/2020 Il 30 maggio abbiamo ripercorso il primo tratto dell’itinerario, trovando la mulattiera in perfette condizioni (incrociati numerosi ciclisti in discesa). Arrivati sui Piani del Montasio, siamo poi saliti al Rifugio di Brazzà, da dove abbiamo proseguito per Malga Cregnedul e Sella Nevea. Grazie ad un provvidenziale passaggio, siamo ridiscesi a Piani evitando i fastidi della strada. Meravigliosi i pascoli del Montasio, in questo periodo l’Arabis vochinensis crea suggestive chiazze bianche, che spiccano tra il giallo dei ranuncoli e della biscutella. Un saluto a tutti!
  • 28/06/2019 Mercoledì 26 giugno ho percorso in salita il primo tratto (CAI 622) dell’escursione descritta nella guida. Lasciata l’auto in Val Raccolana nel comodo e ombreggiato spiazzo prima della galleria del Volt da l’Aghe (m. 836), ho imboccato la stradina asfaltata che, perdendo gradualmente circa 150 metri di quota e passando per le case di Stretti e di Pianatti, porta nella pittoresca e accogliente borgata di Piani di Là, veramente meritevole di una visita. Attraversato tutto il paesino, in prossimità delle ultime case, ho trovato senza fatica l’avvio del sentiero CAI 622, ottimamente segnalato da cartelli e segnavia. La mulattiera, molto curata e ben tenuta, sale sempre larga ed evidente e senza alcuna difficoltà, con una pendenza costante e senza strappi; inoltre - particolare oggi particolarmente apprezzato vista la calura - si svolge per la maggior parte nel bosco, al riparo dal sole. Nei pressi della zona dirupata, un paio di brevi tratti esposti (comunque larghi) sono stati messi in sicurezza “ad abundantiam” con nuovi parapetti di legno e robusti cavi metallici (allego foto), anche per rendere fruibile il sentiero alle mtb. Mi sono così ritrovata senza troppa fatica a Malga Pecol, al margine occidentale dell’Altopiano del Montasio. Qui ho lasciato il percorso della Via Alta descritto dalla guida, per dirigermi invece verso Malghe Larice e Cregnedul di Sopra e scendere a Sella Nevea sul CAI 625. Gli schianti causati da Vaia attorno a quota 1350 non sono stati ancora rimossi, ma con i ripetuti passaggi si sono create delle evidenti varianti che guidano nell’aggiramento e portano in breve a collegarsi con la comoda pista forestale. La parte più faticosa e rognosa dell’escursione sono stati i 4 km di tornanti su asfalto nuovo fumante sotto Sella Nevea, con un intenso e spericolato traffico motociclistico e la sensazione di rischiare la vita ad ogni tornante in galleria. Per fortuna nel tunnel del Volt da l’Aghe c’è un minimo di banchina. Il GPS ha misurato 18 km per 950 metri di dislivello, tempo di percorrenza circa 5 ore. Giro bello, ampio e molto vario, ma che necessita assolutamente di un’alternativa di discesa da Sella Nevea … forse la vecchia strada del Mostiz è ancora praticabile, urge verifica sul campo! Mandi a tutti!
  • 02/10/2017 In una giornata dalla spiccata variabilità (domenica 1 ottobre), si opta per i Piani del Montasio. Di solito sono il punto di partenza per il mondo alto del Montasio; per noi sono oggi il punto di arrivo per la salita da Piani, in pratica il primo tratto descritto in questo sito per la Via Alta. La mulattiera militare procede comoda e ben battuta, in vista dei salti della cascata formata dal rio Montasio; soli in alcuni tratti esposti dove il passaggio è un poco eroso si è provveduto ad apporre recenti passamani metallici. Il bosco sta cambiando colore e il sole che a tratti appare li fa gustare ancor meglio. All'intersezione con la Via Alta -che per oggi lasciamo a sinistra- il cartello avvisa ancora Sentiero Dismesso. L'arrivo ai Piani mostra come sempre un panorama splendido, con i monti semiavvolti dalla nuvolaglia; però parecchio via vai di turisti motorizzati alla Malga ancora aperta.Dal borgo di Piani sono ben visibili gli scheletri degli alberi incendiati sul pendio soprastante; alcuni sono riusciti a sopravvivere e mostrano un ciuffo verde. Lungo la val Raccolana, visita al borgo abbandonato di Chiout degli Uomini pochi metri sopra Saletto e alla sua caratteristica fonte.
  • 23/05/2016 Fatta il 22/05/2016 al contrario, partendo da Patoc ed arrivando sui piani del Montasio, dove avevamo predisposto la seconda macchina, attraverso i sentieri 620 e 621. La prima parte prevede una salita di circa 300 m di dislivello lungo il sentiero 620 senza difficoltà. Al bivio (NB il sentiero 620 che va a Cuel de la Bareta è segnato inagibile) iniziano i problemi non tanto dovuti alle difficoltà tecniche ma al fatto che il sentiero non è per nulla pulito ed è invaso da sassi, rami ed alberi caduti per cui si è costretti ad aggirare costantemente gli ostacoli.In ogni caso tutti gli attraversamenti dei rii sono tranquilli e possono essere effettuati senza problemi, sempre considerando che è un percorso per escursionisti esperti. Il sentiero torna pulito ed agevole dopo il bivio con il sentiero 641 che sale alla Forca de la Viene ed al Cimone. Trovate solo alcune lingue di neve sull'ultimo tratto ma facilmente oltrepassabili e comunque in veloce scioglimento.Il giro merita soprattutto per l'ambiente selvaggio e per godere di un panorama mozzafiato sulla Val Raccolana,
  • 15/09/2010 Sentiero CAI: 621. Da Chiout Cali a Patoc. Dichiarazione CAI di inagibilità dal bivio sovrastante Chiout Cali a Patoc, per tracciato dissestato.. g.verbi@alice.it
  • 08/10/2009 Sentiero CAI: 621. Via Alta del Montasio da casera Pecol a Patoc. Nei pressi dei rii Pliz e succesivi spece nel primo il sentiero e' franato (si aggira il punto franato risalendo un ripido pendio erboso per poi calarsi nel rio) i cavi di sicurezza posti nel tratto piu' esposto sono divelti il passaggio e' consigliato a persone molto esperte. DREECIGNAC@TISCALI.IT
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