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    Cilento - Monte Soprano
BlogSentieriNatura
martedì 10 ottobre 2017

Monte Soprano da Capaccio

Il monte Soprano è un rilievo posto a occidente del Parco del Cilento e prossimo alla costa salernitana. Nonostante la quota massima superi di poco i mille metri, dalla cresta sommitale si apre un'ottima visuale che spazia dal mare alle cime più interne. I segnavia sono pochi e spesso manca una traccia consolidata per cui è consigliabile portare con sé il nostro tracciato gps o una traccia analoga. Da Capaccio saliamo alla costa che ospita la chiesa della Madonna del Granato, posta in una superba posizione panoramica. Si può lasciare l'auto qui oppure proseguire lungo la stretta strada asfaltata fino ad una fontana. Il cartello qui presente racconta la storia dell'imperatore di Svevia e del castello le cui rovine incontremo poco sopra. Dalla fontana, una mulattiera gradinata sale alla cresta dove possiamo ammirare il primo panorama della giornata.
01-I resti del castello di Capaccio01-I resti del castello di Capaccio
02-La piana cilentana verso Agropoli e la costa tirrenica02-La piana cilentana verso Agropoli e la costa tirrenica
Il sentiero piega ora a sinistra ma voltando le spalle possiamo vedere anche i ruderi del castello che al rientro visiteremo. La prima parte della salita si svolge in una specie di rada boscaglia tra lentischi, lecci, cipressi e altri arbusti mediterranei. I segnavia ci sono ma la traccia è poco marcata e non è difficile perdere la linea principale di salita. La boscaglia si alterna a lembi di pascolo arido, spesso intersecati da affioramenti calcarei dove effettivamente non rimane traccia di calpestio. Si arriva così su terreno più aperto dove la pendenza si attenua e il ripido pendio lascia spazio ad una lunga e ampia costa disseminata di lecci e bovini. Senza percorso obbligato la si percorre completamente calando poi alla successiva insellatura dove c'è da superare una recinzione: il passaggio è sulla destra, presso un albero. Ora nuovamente su terreno libero, ma tormentato dagli affioramenti, si sale moderatamente puntando al margine superiore della radura. Dove riprende la copertura arborea si dovrebbe ritrovare il sentiero che ora entra all'interno del fitto bosco di lecci. I segnavia vanno seguiti con attenzione fino a sbucare nuovamente su terreno aperto. Cercando di memorizzare il punto di ingresso nel bosco, cosa che ci sarà utile al ritorno, da qui si piega a destra rimontando senza problemi fino alla dorsale del monte Polveracchio. Ancora lontana, finalmente riusciamo a scorgere la nostra meta assieme al tratto che manca della cresta.
03-Lungo la dorsale del monte Soprano03-Lungo la dorsale del monte Soprano
04-Dal monte Soprano il panorama si apre verso i monti Alburni04-Dal monte Soprano il panorama si apre verso i monti Alburni
05-Presso il punto più elevato del monte Soprano05-Presso il punto più elevato del monte Soprano
06-La dorsale del monte Sottano06-La dorsale del monte Sottano
Percorrendo in falsopiano la dorsale, tra macchie di felci, roccette e animali al pascolo, ci avviciniamo all'ultima parte della escursione che prevede la risalita a vista di una aperta costa. Il terreno è elementare e anche gli affioramenti spigolosi visti in precedenza lasciano il posto a grandi placche. La parte superiore della cresta è ondulata e non mostra una cima dominante. Ci fermiamo così a quello che ci sembra un buon punto di sosta presso un grande ometto. Poi, confrontando il tracciato con la mappa, scopriremo di essere arrivati esattamente a quella indicata come vetta del monte Soprano (m 1082). Ci sono volute quasi tre ore, sia per lo sviluppo orizzontale del percorso sia per l'orientamento che ha richiesto più di qualche pausa. Il panorama è vastissimo e comprende anche il monte Sottano, vetta simile alla nostra, di poco più bassa. Dal versante opposto sale un rado boschetto di carpini che non ci impedisce di allargare la vista anche sugli Alburni. Durante la discesa, in corrispondenza della selletta di cui si è già detto, non possiamo non dedicare qualche minuto alla visita dei ruderi. Il castello è ormai in rovina, ma la sua posizione dominante, sul versante a strapiombo, ne fece un importante baluardo difensivo. Nel 1246 la storia del castello si intreccia con la congiura dei Baroni contro Federico II di Svevia: la rivolta non riuscì, il castello fu assediato e preso dopo il sabotaggio operato sulla cisterna d'acqua. Data la vicinanza, potrebbe essere anche l'occasione buona per una visita a Paestum.
07-L'ampia dorsale del monte Soprano07-L'ampia dorsale del monte Soprano
08-Il bosco di lecci sulle pendici del Polveracchio08-Il bosco di lecci sulle pendici del Polveracchio
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