Il gruppo dei monti Alburni si trova tra la piana del Sele e il Vallo di Diano. Il nome Alburni viene fatto risalire al termine latino
albus, bianco, probabilmente per il candore delle rocce sommitali, segnate da fenomeni carsici quali grotte e doline. Nella zona sono molto famose per la loro estensione le grotte di Castelcivita. La vetta più alta raggiunge i 1742 metri di quota con il monte Alburno, noto anche come monte Panormo ed è su questa cima che saliremo oggi. Dal borgo di Ottati, aiutandoci con il navigatore, cerchiamo la pista che sale al rifugio Panormo: si tratta di una decina di chilometri su una strada che si fa via via più stretta e sconnessa, ma comunque percorribile con normali mezzi. Dopo avere parcheggiato allo spiazzo erboso di campo dei Farina (m 1326) arriviamo nei pressi del rifugio Panormo, immerso in un boschetto di faggi. Il rumore del generatore avverte che qualcuno sta lavorando, ma sul percorso non troveremo in seguito anima viva. Volendo percorrere l'anello del monte in senso antiorario (vedi tracciato gps), imbocchiamo il tratturo che si sviluppa sulla destra lasciando la via più diretta per il ritorno. La pista si snoda nel bosco di faggio tra affioramenti rocciosi e piccole radure dove si procede lungamente senza guadagnare quota.
01-Il Panormo avvolto dalla faggeta
02-La faggeta nel tratto iniziale della salita al Panormo
Ad un successivo bivio seguiamo le indicazioni per Fontana Laurofuso e Piedi della Lepre, poi segue un tratto di sentiero che ci collega con una ulteriore stradella. I segnavia CAI ci assistono anche lungo questa seconda pista che, imboccata a sinistra, in breve termina ad una piazzola. Finalmente su sentiero, ci accostiamo al crinale che qui è ancora occupato dal bosco. Si piega ora decisamente a sinistra e con pendenza sostenuta si esce tra gli ultimi lembi di bosco dove fanno la loro comparsa gli affioramenti rocciosi che caratterizzano tutta l’area sommitale. Eccoci al candore degli Alburni! Il panorama si apre tutto attorno mentre noi cerchiamo di destreggiarci tra le lame rocciose che intercalano i lembi di prateria. Raggiunto, infine, il filo di cresta, a tratti anche piuttosto aereo, in breve arriviamo ad una antecima e quindi al punto più elevato del monte Panormo (m 1742), segnato da cippo trigonometrico, due statuette di padre Pio e libro di vetta.
03-La sottile dorsale del monte Panormo
04-Il panorama dalla cima del monte Panormo
05-La prosecuzione della dorsale verso ovest
06-Il settore orientale dei monti Alburni
La discesa avviene sulla cresta opposta, pochi metri sotto il filo, con percorso più semplice tra balze erbose e qualche roccetta. Il ripiano che presto si raggiunge offre una bella vista su Sicignano degli Alburni, ma si tratta dell'ultima visuale poiché il sentiero si immerge definitivamente nella faggeta. In falsopiano o moderata discesa si attraversa una zona molto interessante, caratterizzata da grandi doline o inghiottitoi, dove si cammina su una sorta di corridoio sospeso tra le cavità. Si sfiora nuovamente il ciglio della dorsale, occultato dagli alberi dove il versante precipita bruscamente su Sicignano: ed infatti, pochi metri dopo, ecco il bivio con il sentiero che arriva da quel versante. Tenendoci invece a sinistra si cala ancora nel bosco tra grandi conche boscate fino al rifugio Panormo e quindi al parcheggio.
07-Sicignano degli Alburni visto dalla dorsale del Panormo
08-Il rifugio Panormo all'ombra dei faggi