22/06/2020 loredana.bergagna Da qualche anno bazzico fra le Alpi Apuane e gli Appennini, quest'anno è stata la volta dell'Alto Appennino Reggiano i cui sentieri di cresta non sono molto differenti da quelli che ricadono nelle province di Modena e Parma, verdi, praterie in quota, distese di mirtilli, nessuno in giro e vento e tanto, è il ben noto vento dell'Appennino. Sei giorni con base a Civago, paese di circa 200 residenti tutti anziani, niente cani né gatti, niente bambini, un bar che è rimasto tale dagli anni 50, qualche orticello mal tenuto, due alberghi di cui uno qualche chilometro oltre il paese, addossato ad un impianto di risalita dismesso perchè oramai qui la neve sciabile è un ricordo, niente campo telefonico (salvo che in pochi punti ben precisi), niente connessione...relax fuori dal tempo fra interi boschetti di maggiociondoli. Quest'anno ho compagnia, Daniela si è fidata di me e le è parso strano che possano ancora esistere posti così con noi, uniche ospiti di un albergo che ha visto tempi migliori. Questa base logistica ci ha permesso di salire, praticamente con il minimo spostamento in auto, tutto quanto intorno, compreso il monte Cusna, che con i suoi m.2121 è la cima più alta dell'Appennino Reggiano; copiato poi di sana pianta dall'enciclopedia SN la salita al monte Prado salvo una variante con rientro al Rifugio Segheria a causa di un sentiero che ci è stato segnalato dismesso dai giovani gestori del rifugio. Bellissima l'Abetina Reale, molto scomoda la percorrenza del sentiero sassoso e con i rigagnoli, poi allo scoperto si scopre che il tempo non promette grandi panorami, passo lesto e saliamo a Lama Lite lungo il sentiero invernale per guadagnar tempo, al lago Bargetana le nuvole tengono ancora, più in alto, alla sella del Prado insiste un residuo nevaio che appena lambisce il percorso e qui l'amica fa la conoscenza del vento; lungo il crinale si procede piegate, le raffiche sono dispettose, la sosta è breve ed il giro è ancora lungo pur se senza difficoltà, dalla Bocca di Massa anzichè puntare al Rifugio San Leonardo ci dirigiamo nuovamente alla Segheria dove ritroviamo Mary, la cagnona che attende i viandanti per giocare al lancio del frisbee, un tè, una fetta di torta cioccolato e pere, suggerimenti e chiacchiere con i gestori movimentano piacevolmente l'escursione. Per evitare la scomoda pista sassosa e sdrucciolevole si chiude l'anello lungo un sentiero “che non ci va nessuno ma è segnato”, così ci disse, si è poi rivelato un comodo sentiero, un paio di piccoli guadi ed un po' di pioggia giusto quei 10' prima dell'auto