23/06/2017 loredana.bergagna E' finita la festa, i miei 5 giorni camminando sulle creste dell'Appennino Modenese finiscono sul Libro Aperto, anzi, mezzo Libro, con un'auto sola parcheggiata all'Abetone. Abetone, ricordi di tanti anni fa, di ferragosti vacanzieri e spensierati, oggi tanti parcheggi, tutti vuoti e tutti a pagamento, e l'auto dei carabinieri ferma accanto al bivio. L'albergatore presso il quale alloggio a Pievepelago mi aveva proposto di salire all'Abetone con la corriera, arrivare al Libro Aperto (tanto te in poco più di due ore ci sei) e poi continuare fino al Cimone e scendere a Fiumalbo (che ti vengo a prender io e così tu vedi che bel paesino l'è); proposta respinta, oggi vorrei poca fatica, fa tanto caldo e per fortuna s'inizia nel bosco, un po' spennacchiato, ma che si riscatta con i numerosi cippi confinari di cui uno a terra; deduco che indicavano anche l'andamento della strada, un po' come i nostri segnavia, sulla parte superiore una linea retta se la strada è dritta, altrimenti ad angolo molto aperto in corrispondenza di una curva. Mi dilungo un po' verso il lago della Risaia, e poi sentiero fra i fiori, garofanini e ginestre a volontà, salitina alla cima tondeggiante, cima occupata, ma chi si rivede...un gruppo di escursionisti di Novara, ci stiamo incontrando da tre giorni, loro proseguono verso il rifugio Duca degli Abruzzi, io scendo evitando con cura la grossa catena, aggiro la difficoltà e prima di tornare sui miei passi, m'incammino verso il monte Lagoni, così, per camminare sotto il sole nel silenzio, oggi assente il famoso vento dell'Appennino, dopo un po' inizio il rientro, in uno spiazzo all'ombra, un gruppo di scout seduti in cerchio discutono della biodiversità. Durante il rientro a Pievepelago mi fermo a visitare Fiumalbo, città d'arte, edilizia di sassi, tetti in ardesia, una chicca.