Avvicinamento
Da Enemonzo, raggiungibile attraverso la Strada Statale n.52 dopo avere oltrepassato Villa Santina, si seguono a destra le indicazioni per Colza. Dalla piccola frazione ci si innesta a sinistra sulla stretta rotabile che sale a Pani (cartello). Dopo avere percorso lungamente le ondulate pendici che racchiudono la
Conca di Pani si arriva al piccolo intaglio della
forca di Pani (m 1139, parcheggio lungo la strada).
Descrizione
Dal passo si seguono le indicazioni del segnavia CAI n.235, miste a quelle bianco azzurre per la
casera Chiarzò. Tramite queste si prende subito a salire all’interno del bosco portandosi su un piccolo ripiano sorvegliato da tre
faggi secolari. Da qui si rimonta a svolte nella faggeta punteggiata da piccole macchie di
abete rosso, mantenendosi poco sotto il filo di una costa. Intorno a quota 1300 il sentiero scavalca il crinale iniziando un tratto caratterizzato da qualche modesto saliscendi che consente di rifiatare e di osservare sulla destra la bella
Conca di Pani con le sue praterie e i suoi numerosi stavoli. La salita riprende con modesta pendenza lungo un versante boscato molto ripido e ci porta ad intersecare un paio di impluvi nel secondo dei quali c'è anche una piccola presa d'acqua. Si risale ora un valletta umida scavalcando poi una ulteriore costa boscata oltre la quale si perde leggermente quota lungo una ampia mulattiera. Si entra in una macchia di
abete rosso dove si trova anche una fonte, uscendo infine sulla piccola radura che ospita la
casera Chiarzò (m 1393). Il vecchio edificio, di proprietà del Comune di Socchieve, dispone nel vano principale di focolare in pietra, tavolo e due panche mentre una scaletta porta ad un soppalco basso e disadorno. La vecchia cucina economica nella stanzetta attigua è dotata di canna fumaria collegata all’esterno ma risulta completamente arrugginita. Dalla casera si tralascia il segnavia CAI n.235a che si stacca a sinistra per ricollegarsi più avanti con il segnavia principale. Questa scorciatoia, consigliabile ai soli esperti, è più breve ma presenta alcuni punti esposti e parzialmente franati che richiedono attenzione a passo sicuro. Il nostro itinerario prosegue invece dietro la casera in discesa nel bosco, fin dove il sentiero riprende a traversare intersecando due piccoli rivoli. Raggiunto il fondo di un ampio vallone ha inizio la risalita che ci porterà alla
forca del Colador senza ulteriori perdite di quota. Si rimonta la costola boscata che sdoppia il vallone salendo a comode svolte in una rada vegetazione con
faggi,
larici, abeti e sorbi. Un piccolo crocifisso su un masso segnala il punto di ricongiunzione con il segnavia n.235a. Ci troviamo ora oltre il limite della vegetazione arborea e la visuale può spaziare liberamente sulla cresta che chiude in alto il vallone, solcato da grandi colate ghiaiose. Il sentiero prende a salire lungo una pala erbosa con una serie di strette svolte che ci permettono di guadagnare quota in modo più semplice del previsto. In breve ci si ritrova presso uno sperone panoramico dove è stata posta una croce in metallo e dal quale si apre una bella visuale sul tratto appena percorso. Da qui il sentiero si sposta a sinistra per portarsi sotto il canalino detritico che conduce direttamente in cresta. Con una ultima serie di svolte, via via più ravvicinate, si guadagna lo stretto intaglio della
forca del Colador (m 1865), punto di minore elevazione lungo l’articolato crinale che unisce il
Col Gentile al
monte Veltri. Sulla forcellina si trova una piccola effigie di San Luigi Gonzaga assieme ad una bomba da mortaio fissata alla roccia. Nel versante opposto l’ambiente naturale cambia radicalmente passando dalle rocce sgretolate ai pendii prativi alternati a bassi arbusteti. Facendo ora attenzione all’orientamento, si tralascia a destra la prosecuzione del segnavia CAI n.235 verso la vetta del
Col Gentile ed anche il sentiero CAI n.236 che scende in diagonale verso la casera Veltri (attenzione, sentiero per esperti. particolarmente insidioso nel tratto compreso tra il costone Coronis e la quota 1067). Il nostro itinerario prevede invece la risalita della cresta che unisce la forcella al
monte Veltri. Una traccia, infatti, sale verso sinistra tenendosi qualche metro sotto il filo del crinale che è qui molto sottile ed esposto sui dirupi meridionali. Destreggiandosi tra gli arbusti si esce su terreno più aperto dove è necessario fare ancora attenzione nel punto in cui si sfiora un ripido pendio erboso. Il sentiero successivamente piega a destra tra gli
ontani, portandosi su facili pendii erbosi dai quali, senza percorso obbligato, si guadagna comodamente la vetta del
monte Veltri (m 2003, attenzione al precipite versante est). Il panorama è molto ampio e comprende anche il fianco sud ovest del
Col Gentile con le sue caratteristiche stratificazioni orizzontali alternate a spioventi erbosi. Dalla cima si può scendere per prati fino ad una insellatura da dove si può intuire la prosecuzione verso la vetta del Cret di Pil lungo l’ampio crestone erboso. Per la discesa si utilizzerà lo stesso itinerario dell’andata.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Rupe