Avvicinamento
Percorrendo la strada statale n.13 Pontebbana, poco dopo Carnia si imbocca lo svincolo in direzione di Amaro. Oltre il ponte sul Fella, appena superato il viadotto autostradale, si prende la strada a destra per Campiolo e la si percorre per circa 500 metri. Oltrepassato anche il letto del rio Favarinis, possiamo parcheggiare negli spiazzi lungo la strada (m 268, cartello segnavia CAI n.415).
Descrizione
Affrontiamo subito le pendici del monte risalendo a stretti tornantini all’interno di un bosco di
pino nero mentre alla nostra sinistra si intuisce il profondo impluvio del rio Favarinis. Il sentiero su cui ci si muove è costituito da una mulattiera in ottime condizioni, testimone di un costante impegno dei locali a consolidarne il tracciato con gradini. Il bosco, disseminato a primavera di
eriche e viole, si alterna a schiarite che permettono di tanto in tanto di osservare la pianura sottostante. Più in alto ci si orienta verso sinistra a tagliare un pendio roccioso ed infine, tramite un caratteristico passaggio incassato tra la parete ed uno sperone, ci si affaccia sulla parte più interna del vallone. La generale ripidezza dei versanti del
monte Amariana non ha favorito nel tempo gli insediamenti umani ma fanno eccezione i suoi contrafforti sudorientali sui quali sono stati edificati diversi stavoli, alcuni dei quali ancora utilizzati durante la bella stagione.
Oltrepassato un piccolo crocefisso nella pietra, la pendenza si appiana per un tratto in corrispondenza dell’attraversamento di un piccolo impluvio poi la salita riprende ed in breve si raggiunge lo stavolo di Nole, situato in posizione assai panoramica ma ormai in rovina ed invaso dai cespugli. La salita prosegue regolare a tornantini fino ad incontrare un primo bivio che si lascia a sinistra. A breve distanza, un piccolo ed ordinato vialetto porta anch’esso agli stavoli Amariana di Sotto, ancora abitati. Risalendo lungo il margine del bel pendio prativo soprastante riprendiamo a salire in un bosco che con la quota si è arricchito di
faggi mentre nel sottobosco primaverile fanno la loro comparsa anche
primule,
epatiche e
bucaneve. Dal bosco si esce alla base del pendio prativo dove si trova lo stavolo Vallaconin che rimane sulla destra mentre il sentiero raggiunge una panoramica spalla punteggiata di
crochi nei pressi della quale si trova un grande stagno.
L’ultima parte della salita si svolge all’interno della faggeta che riveste il versante sud del monte Lavaron. I monconi scheletriti che si incontrano dopo poco sono le testimonianze dell'incendio avvenuto nell'aprile del 1995 che ha interessato una superficie di circa 80 ettari. Successivamente il sentiero traversa quasi in quota lungo un tracciato ora meno marcato e talora ingombrato dalla lettiera. Una ripida rimonta a strette svolte ci immette nella valletta che scende dalla Forcella. La si risale attraversando anche un breve tratto di abetaia fino a giungere al
ricovero Monte Forcella (m 1098). La piccola costruzione è formata da una stanza attrezzata con panca, tavolo e caminetto mentre un secondo vano accanto dispone di dodici brande ed è in grado di offrire uno spartano pernottamento.
Il ricovero e la Forcella stessa sono circondati dal bosco e non offrono grandi visuali pertanto si consiglia di compiere un piccolo sforzo supplementare risalendo sulla vetta del vicino
monte Forcella dove la vista è assai migliore. Un sentiero vero e proprio non c’è ma la salita non presenta particolari problemi salvo la ripidezza degli ultimi metri. Si ridiscende così fino alla abetaia deviando a sinistra dove questa termina. Senza percorso obbligato si sale nel bosco tagliando a destra non appena possibile. Raggiunto il crinale del monte lo si risale tra
eriche e
ginestre pervenendo in breve alla
panoramica vetta del
monte Forcella (m 1108) dove lo sguardo è limitato solo ad ovest dalla mole dell'
Amariana.
Il rientro avverrà per il medesimo itinerario.
Variante in salita da Campiolo (EE)
Una interessante variante per raggiungere il
monte Forcella è quella che utilizza i vecchi sentieri che da Campiolo salgono la dorsale orientale del monte. Si tratta però di una opportunità riservata agli escursionisti che amano muoversi sulle vecchie tracce prive di segnavia. Per intraprendere questa salita si prosegue lungo la strada per Campiolo parcheggiando l'auto all'uscita dall'ultima galleria, poco prima del ponte sul Glagnò. Qui si innalza sulla sinistra una buona mulattiera che raggiunge in breve lo stavolo Pecol dal Pin. Il sentiero, ora meno marcato, si porta sulla dorsale della Costa Culars che si percorre abbastanza agevolmente attraversando una rada boscaglia. La costa si va progressivamente assottigliando fino a trasformarsi in qualche tratto anche in esile cresta affacciata sui bianchissimi dirupi del versante settentrionale. Dopo avere evitato con un traverso un poco esposto la piccola quota 743 ci si trova alla base di un erto pendio roccioso che deve essere aggirato risalendo faticosamente la valletta a sinistra. Il sentiero qui praticamente scompare ma seguendo labili tracce ci si innalza direttamente sulla quota 917 dove il terreno si fa nuovamente agevole. Seguendo il filo della dorsale boscata e tenendosi ancora sulla sinistra si ritrova il sentiero che traversa le pendici del
monte Forcella per poi innestarsi definitivamente sul segnavia CAI poco prima della abetaia.
Per la natura del terreno e per la mancanza di una traccia evidente si raccomanda la percorrenza di questo itinerario a escursionisti esperti.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Bosco