27/09/2019 francesca Ho salito con un amico il Cimon dei Furlani (2183)da Piancavallo per l'Alta Via dei Rondoi per la cresta S e discesa dalla cresta O parzialmente attrezzata, scesi a Forcella dei Furlani ci siamo raccordati con il sentiero in quota a quello che sale a Cima Manera (2251) per la ferrata SE, poi siamo scesi per la cresta Ovest parzialmente attrezzata e, raggiunta la Forcella del Cavallo, siamo rientrati a Piancavallo con il CAI 924 della Val Sughet.Il Cimon dei Furlani mi mancava, come pure l'Alta Via dei Rondoi, di cui ieri ho percorso solo un tratto, ho trovato le creste ben attrezzate, sopratutto nella cresta Ovest di Cima Manera, dove la ripidezza richiede un impegno maggiore. Avevo addosso l'imbragatura e l'ho utilizzata nei tratti di maggiore esposizione, mentre la ferrata alla Cima Manera mi è sembrata molto più facile rispetto alle volte precedenti (questa era la terza) perchè la roccia è buona, ricca di appigli e l'esposizione di schiena è piuttosto contenuta. 26/09/19
17/07/2018 laura.molinari Sabato 14 luglio. Partiti con tutte le buone intenzioni (e con tanto di attrezzatura), per salire sulla Cima Manera, possibilmente dalla cresta ovest con discesa per la normale, arrivati a Forcella Palantina (o Forcella del Cavallo) il meteo in peggioramento con nuvoloni densi che risalivano la Val Sughet e la vista del percorso di cresta, che incute rispetto, ci hanno fatto rapidamente desistere e ripiegare sul Cimon di Palantina, che da lì appariva decisamente più abbordabile. Abbiamo compiuto solo una brevissima perlustrazione sull’inizio della via di cresta per Cima Manera: le attrezzature, nuove e solide, iniziano poche decine di metri sopra la Forcella, in corrispondenza del primo salto di roccia … oltre … lo scopriremo un’altra volta! Raggiunto facilmente il Cimon di Palantina (da segnalare solo l’attraversamento di prati molto ripidi, che possono risultare insidiosi in caso di pioggia), ci siamo uniti ad un altro amico della montagna ed ottimo conoscitore della zona (salito all’alba da Aviano!!! Chapeau!!!) che, senza farci tornare sui nostri passi, ma proseguendo la discesa sui prati della cresta ovest del Cimon, ci ha fatto ricongiungere al sentiero CAI 929 per poi scendere a Casera Palantina. Da qui, sul buon sentiero CAI 993, caratterizzato da numerosi saliscendi, abbiamo compiuto la lunga traversata verso la Baita Arneri, dove, puntuale come la morte, ci ha raggiunti il previsto temporale delle 17.00. Rientro bagnato a Piancavallo sulla strada di servizio alle piste da sci. Bell’anello “a Cavallo” tra Friuli e Veneto, che può costituire una valida alternativa con difficoltà contenute a Cima Manera quando, come oggi, le condizioni meteo o altro non sono favorevoli. Il panorama (oggi limitato da nuvole e foschia) è molto ampio, soprattutto verso il Cansiglio e l’Alpago, oltre che verso il resto del gruppo del Cavallo. Dislivello complessivo 1.100 m, distanza 12 km, tempo circa 6 ore, di cui 3 per la salita al Cimon di Palantina e 3 per il ritorno. Allego traccia gpx del percorso. Un saluto a tutti!
01/11/2016 marco.raibl Alta Via dei Rondoi: perfetta definizione di su e giù in creste, come voli di rondoi (rondoni),che salgono e scendono per catturare i succulenti insetti. Noi due,esseri umani, abbiamo catturato e ci siamo cibati delle cime che abbiamo attraversato. Pianura di nubi, montagne inondate di luce. Caldi colori autunnali nei boschi e nelle erbe.Niente Val Sughet, si va a destra, diretti al Cimon dei Furlani, con il sole alle spalle che scalda le lucertole che siamo. Poco cibo e via di nuovo, a scendere verso i baratri che separano il Cimon dalla Cima Manera (cavi). Si passeggia sull'orlo dei precipizi e poi si punta alla vetta principale, a cui si sale con il percorso attrezzato.Ometti umani presidiano le cime intorno a noi. C'è gente sul Lastè e non si può resistere. Si va anche là, incuneandoci tra massi, stringendo cavi e pestando staffe. Poi giù per la cresta S-O a puntare il Cimon di Palantina, che non saliamo, per arrivare a Forcella Colombera, dove parte la ferrata alla cima del monte omonimo. Per la prima volta indossiamo l'imbragatura e il caschetto.Tira vento freddo e le mani lo sentono sul cavo, su cui bisogna aggrapparsi con forza per superare i primi cinque metri. In esposizione costante, si sale su rocce a volte sprotette, sul filo della cresta,fino alla cima. Il sole gioca con i nostri corpi. Cala sull'orizzonte e proietta le nostre ombre sul terreno. Guardando a sinistra, camminiamo con i nostri doppi allungati e deformati dalle pieghe del terreno.E' tempo di accelerare.Dopo l'ultima risalita al monte Tremol,torniamo a valle seguendo gli impianti sciistici.
08/08/2016 roberto.fabbro 07/08/2016 Non era la meta prefissata per oggi, ma il desiderio di ritornarci era "stuzzicante",con una partenza di buon'ora da un Piancavallo addormentato,e silenzioso. Al crocevia , sul pianoro della Val Sughet, con il sent. dell'Alta Via dei Rondoi saliamo i ripidi pendii del Cimon dei Furlani,seguendo i sbiaditi bolli,in un sent.con abbondanti fioriture di stelle alpine.Dalla cima la discesa verso Forcella dei Furlani, ora resa più sicura da un recente tratto attrezzato,quindi con il panoramico cengiato traverso, ben presto all'attacco del tratto attrezzato per la Cima Manera, (o Cimon del Cavallo) non difficile ma ci vuole la dovuta attenzione.Con la tersa giornata,una superlativa visuale a 360° con l'occhio che spazia fino alle cime del Bellunese, una meraviglia....la variante della Cresta Ovest è una entusiasmante novitàper la discesa da affrontare con prudenza anche se è stata attrezzata di recente. Dalla forc.la salita al Cimon di Palantina per una vista più ravvicinata al lago di S. Croce e verso il Cansiglio.....con il sent 924 il rientro verso il Piancavallo, compiendo un'insperato anello. Mandi
21/07/2016 loredana.bergagna Dopo rinvii, indecisioni, oggi è stato il turno di questa cima, bella, panoramica se gli asciutti vapori della nebbia non ci avesssero messo lo zampino. Ci avviamo di buonora per gabbare la preventivata pioggerellina (che alla fine non si è vista), caldo , fioriture e fastidioso ghiaione in salita (figuriamoci in discesa i miei brontolamenti), e poi la cengetta e il canalino che impressiona di più a guardarlo da sotto che a salirlo, comunque noi, prudenzialmente, abbiamo usato l'autoassicurazione. Cima fiorita con ondeggiamneti nebbiosi che solo a sprazzi rivelano le cime circostant, qualcuno sul Cimon dei Furlani (e anche quella volta c'era la nebbia), qualcuno sil Palantina, ragazzi che scendono dalla Manera per la variante, riceviamo conferma che attualmente è attrezzata ma noi preferiamo scendere per la stessa via. E poi la sorpresa: Massimo, oggi in ferie, sale per la 25a volta Cima Manera, oramai a occhi chiusi....Sale, sosta e poi fa anche in tempo a riprenderci e così condividiamo piacevolmente, ciacolando ciacolando, l'ultimo tratto di disccesa.
01/10/2015 askatasuna Michele mi maledice dagli Appennini per non averlo aspettato e la macchina fotografica rimane sul tavolo. A casa. Spaesata. In realtà è la scusa per tornare in primavera a percorrere un’alta via, quella dei Rondoi, che merita una relazione come si deve. Sono goloso degli azzurri e nella splendida faggeta piastrellata di pietre vago spesso senza individuare il troi. All’inizio della salita per il Cimon dei Furlani, il cartello “sentiero alpinistico” mi sa di roboante. La fuga di quattro camosci è il mio benvenuto. Fino alla prima cima è tutto facile. La discesa richiede invece molta cautela. Accarezzo con lo sguardo la sinuosa schiena del Caulana che contrasta con le strapiombanze di Cima Manera. Salirla è gioia per le dita. Manca solo un miaooow! Ma mi trattengo, dietro di me due escursionisti che di certo chiamerebbero il soccorso alpino per un TSO d’alta quota. In vetta mi raggiungono ascese vaporose che non celano il paesaggio, lo addobbano d’atmosfera. Il panorama verso l’alta via della sete mi conquista. O meglio, sono i suoi colori a farlo più delle forme. Non sono i carezzevoli verdi delle pendici che contraddistinguono parte dell’altopiano di Lanza. Non sono il superbo grigior delle Giulie. Né una mescola poetica e striata d’entrambi come il Montâs. E’ un amalgama d’erba e roccia. In perfetto equilibrio. Senza che nessuno dei due elementi sovrasti l’altro. Quella giusta proporzione che solo uno chef come la natura può riuscire a dosare, facendoci assaporare entrambi i gusti. Un asprodolce che non t’aspetti! Raggiungo anche il Lastè. Unico prezzo quel canalino, attrezzato senza toglierti troppo la ricerca degli appigli necessari. La discesa per la cresta ovest, handmade, è divertentissima, ma chi la trovasse “delicata” ha sempre l’amico cavo a fargli compagnia. Al contrario, secondo me, esso risulta utile nella risalita del Colombera, per la verticale alternanza rocciosa ed erbosa. Soprattutto in giornate non troppo asciutte come questa. Nei libri di vetta una solitaria del Cai pordenonese denota la sua passione per questa via, pari alla violacea gioia delle genzianelle campestri che esplodono ad ogni passo come fuochi d’artificio in un San Silvestro uggioso. L’ultima, facile, cimotta regala uno splendido sguardo d’insieme su quel ferro di puledro appena percorso. Poi è tutto uno scempio autostradale tra un scorcia-troi e l’altro. Un’alta via meno banale di come l’immaginavo, affascinante come non credevo. Riparto ancora sdrondenato dalle emozioni. Dopo pochi tornati, inchiodo! La piana, fino al morir dell’orizzonte è un soffice manto compatto, rigonfio e placido. Giaciglio di sorrisi. Imprevisto. Poi, alla successiva curva, al culmine della felicità, due pollici che mirano al cielo mi fan frenare ancora. Due ragazzi afgani. Dal capoluogo sono stati trasferiti in un albergo con altri 56 sguardi disperati. In mezzo al nulla. A metà dell’infinita salita. Ogni esigenza, qui, diventa un peso. Un viaggio verso valle che spesso contempla una notte all’addiaccio, scandito dall’indifferenza dei pochi mezzi che vi passano senza mai fermarsi. Ancora a piedi, dopo un esodo durato mesi, per farsi visitare se si sta male (come oggi) o per qualsiasi genere di prima necessità. Per loro quel passaggio è un regalo che sa d’incredibile, per me un dono amaro ma prezioso. Lo scomodo trillo d’una sveglia che interrompe l’odierna fuga emozionale, effimera ed egoista, riportandomi ad una realtà assetata d’umanità, per riarmare la coscienza, per sentire il peso d’altrui catene che aspettan solo d’esser spezzate.(25.09.2015)
10/08/2015 francesca Saliti in Cima Manera giovedì 6 agosto dalla Val Sughet per la via attrezzata da sud. La salita risulta relativamente facile grazie alla roccia buona e ai numerosi appigli. Ho indossato l'imbragatura e il casco per procedere in sicurezza e potermi divertire arrampicando senza tenermi al cavo e in ogni caso li consiglio data l'inclinazione del pendio e la discreta esposizione (alle spalle). Letti i commenti precedenti ho scartato la discesa per la cresta ovest (come da variante relazione SN), così pure la via attrezzata fatta in salita che sicuramente sarebbe stata più impegnativa. Abbiamo così proseguito lungo la cresta che collega la Cima Manera al Monte Lastè, affrontando inizialmente un salto tra grossi blocchi rocciosi attrezzato con cavo e segnalato da frecce rosse (usata l'autoassicurazione) nel quale ci si deve calare di schiena aiutati da due staffe. L'ho trovato non difficile e divertente perchè il passaggio è incassato tra la roccia e l'esposizione non si sente. Dopo questo tratto suggestivo le difficoltà sono terminate e si procede per aerea cresta fino al Lastè. Raggiunto il bivacco omonimo con il sent. 924 (nuovi cartelli indicativi) e poi la Forc.Val Grande con il 925 (sentieri recentemente ripassati) siamo scesi lungo la Val Grande. Giunti alla Sorgente Tornidor (filo d'acqua per rinfrescarsi e panche) si risale circa 100 mt di dislivello lungo il sentiero segnalato come Passeggiata del Tornidor (iniziale breve tratto boscoso poi percorso aperto su prati rasati) fino a chiudere l'anello a Casera Capovilla dalla quale siamo partiti. Panorama grandioso, grande soddisfazione e giro superlativo per la varietà degli ambienti attraversati.
11/07/2015 roberto.fabbro Dopo una settimana,complice la splendida giornata,ritorniamo in Val Sughet per la "desiderata" Cima Manera che assieme al Cimon dei Furlani,all'arrivo al crocefisso, ci mette un pò di soggezzione , dalla loro mole. Nella salita dopo il primo cavo , si fatica a distinguere gli essenziali segnavia che anche se sbiaditi,ci portano alla forc.dei Furlani,saliamo il tratto attrezzato senza problemi, il cavo è sicuro (senza autoassicurazione),ma con la dovuta attenzione. Arriviamo di buon'ora in cima spazzata da un fastidioso venticello,poi il sole ...fà la sua parte, la grandiosa visuale,fa rimanere senza parole...dalle lontane alte cime,al lago di S.Croce, al rif. Semenza, ci sentiamo in capo al mondo....Bellisimo.Dopo una lunga sosta e la firma sul nuovo libro di vetta,scendiamo a valle con la variante, per il sent. Gerometta, Baita Arnieri, poi giù per la pista. Mandi
07/08/2014 Matthew In data 05-08-2014, dopo una giornata di lavoro a dir poco stressante, decido di farmi questa meravilgliosa cima al tramonto. Partenza da Piancavallo alle 17.40, arrivo in vetta alle 20.10. Poco dopo il sole tramonta ed è uno spettacolo: a sud lo sguardo spazia dall'Istra alla laguna veneta, compresi i Colli Euganei. Sulle dolomiti venete diluvia ma su quele frilane gli ultimi raggi di sole donano preziose emozioni. Il tempo però stringe: metto l'imbrago e scendo in Forcella dei Furlani. Da qui tocca accendere la pila e l'attenzione va al massimo. Il ritorno è silenzioso, solitario e buio ma uno spicchio di luna riflette comunque sui sassi un po' di luce e ogni tanto mi diverto a spegnere il faro e ascoltare il ... nulla più assoluto. Arrivo alla macchina poco prima di mezzanotte, ma la strada verso casa è ancora lunga. Domattina la sveglia è presto, come al solito, chissà in che condizioni sarò. Ma non importa, una sana pazzia come questa ogni tanto ci vuole!!
10/08/2013 MauroGo Fatta oggi, con la variante in discesa lungo la cresta ovest. Le previsioni del tempo, che davano molto nuvoloso al mattino con miglioramento in giornata, sono state rispettate e, anche se aveva piovuto la notte precedente, il percorso nella parte alta si è potuto fare senza il timore di pericolose scivolate. La ferrata che porta a Cima Manera mi è apparsa meno impegnativa di quanto temessi e anche il set da ferrata, che ho acquistato per l'occasione, non mi è sembrato davvero necessario (l'ho usato per puro scrupolo solo nel tratto più verticale). Mi associo ai commentatori precedenti nel giudicare più conveniente la salita lungo la cresta ovest e la discesa lungo la ferrata. Nonostante il tempo nuvoloso, il panorama dalla cima era più che decente in tutte le direzioni. Visti i numerosi escursionisti che la salivano o la scendevano, deve essere una cima molto amata, e a ragione. Mauro.
07/07/2013 cjargnel Vedo che l'ultimo commento è di 1 anno fa per cui aggiorno. Son salito ieri come da proposta F02 di SN. Il tutto corrisponde al testo. Circa la percorribilità attuale non ho incontrato problemi particolari. Unica precisazione: dove dal 924 si stacca la via per la ferrata, c'è un accumulo di neve che non costituisce un grosso impedimento perchè è portante e la si risale per una 15ina di mt. quanto basta per salire sulla dx su roccia all'inizio ferrata. Sopra: tutto ok. Il tratto in discesa dalla cima verso la F.ca Palantina così riportata in loco(o del Cavallo come da testo SN) è ferrata dalla fine dei verdi fin quasi alla fine della prima paretina. La parte restante comporta anche un breve passaggio che valuto di II grado. La seconda più breve paretina non presenta eccessiva difficoltà se non, come sempre, attenzione. Dalla forcella in giù solo 3 facili attraversamenti di residui di neve. Buone fioriture. E' parere anche di chi ho incontrato cammin facendo, che volendo fare l'anello converrebbe, per gli incerti, affrontarlo in senso orario per facilitarsi in salita nei tratti sprotetti. Panorama ottimo. Buone camminate.
04/07/2012 michele.muzzin La discesa per la cresta Ovest è molto aerea. Alcuni passaggi strapiombanti non sono assistiti da corde fisse perciò la discesa va affrontata solo da persone esperte e senza paura del vuoto. Attenzione anche agli zaini perchè possono sbilanciare se non portati correttamente.
22/08/2011 ectorus Ho voluto provare con mano , per verificare realmente la difficoltà nell'affrontare il versante ovest in discesa.Quindi, salito dalla ferrata e sceso a ovest- Confermo !!!! Troppo pericoloso affrontare la parte ovest in discesa. Mi viene spontanea una riflessione ! Ma gli addetti al lavoro cosa ne pensano ??? Costa tanto mettere alcune corde di sicurezza ?? Speriamo di non dover leggere di disgrazie successe a malcapitati escursionisti. Perchè attenzione !! Il problema principale di quella parete è che la sua roccia si sgretola e ogni appiglio o punto d'appoggio per il piede, il più delle volte risulta ballerino e instabile.Buona vita a tutti
20/10/2009 Walter Sentiero CAI: Sent. 924 alla cima Manera. Tratto di ferrata da forc. dei Furlani verso il canalino verticale che sbuca in vetta.. il traverso da Forc.dei Furlani, q.2110, sulla cengia erbosa verso sinistra, (tratto di ferrata orrizontale) il primo fittone risulta fuoriuscito dall'ancoraggio chimico.. wulcanico@libero.it
02/08/2009 Mauro Sentiero CAI: Canalino di cima Manera. Sentiero attrezzato che unisce il sentiero 924 a forcella dei Furlani. Il sentiero risulta pericoloso a causa di frane. mixboyz@gmail.com
23/06/2005 Alessandro Spagnol Sentiero CAI: Sentiero 924. Cima Manera, salita da forcella sud-est. Oggi 23/6/05 ho riscontrato la presenza di una macchia di neve "vecchia" dello spessore di circa 90 cm che impedisce l'accesso alla forcella sud-est. L'accesso da sud-ovest è tranquillamente praticabile.. alex_spagnol@hotmail.com
10/10/2003 Andrea P Difficolta' cresta ovest:dalle varie letture e dalle voci degli autoctoni ho sempre appreso che la cresta ovest, anche se per la maggior parte di I, raggiunge difficolta' di II grado.Si sa che le difficolta' sono soggettive, il mio e' solo un monito ai meno esperti ai quali consiglio di invertire il percorso salendo dalla cresta ovest e scendendo dalla ferrata sud. Andrea