Avvicinamento
Da Montereale, presso Maniago, si imbocca la strada statale n.251 che risale Val Cellina. La tortuosa rotabile che un tempo percorreva la angusta forra del torrente è stata ora sostituita dalla galleria del monte Fara che in pochi minuti esce nella conca di
Barcis. Oltrepassato l'abitato si prosegue ancora lungo la val Cellina in direzione nord fino ad incontrare il ponte sul torrente Chialedina, poco prima dell'abitato di Cellino di Sopra. Senza entrare in paese, prendere la carrareccia a sinistra subito dopo il ponte, parcheggiando a lato della strada (m 506).
Descrizione
L’escursione ha inizio lungo la pista sterrata che percorre la sinistra orografica della valle sul bordo dell’ampio greto del torrente Chialedina (segnavia CAI n.965). Si potrebbe evitare questo primo tratto proseguendo in auto ancora per un poco, ma conviene invece iniziare subito a camminare dilungandosi sulle rive ghiaiose che nei mesi di aprile e maggio si ricoprono letteralmente di vistosi tappeti di
camedrio alpino. Le alluvioni del torrente sono punteggiate da fazzoletti erbosi che ospitano le fioriture del
citiso rosso, della
dafne odorosa e della
primula maggiore. In questo primo tratto della valle, sui caratteristici terrazzi alluvionali, si sviluppa una rada boscaglia che vede la predominanza delle scure tinte del
pino nero e del
pino mugo in contrapposizione al verde chiaro dei faggi in abito primaverile. Dopo avere piegato a destra, la strada giunge ad un vasto terrazzamento a quota 600 m, dove è presente una presa di acquedotto. Si attraversa il greto del torrente Chialedina risalendo poi, con una marcata ansa, il dosso morenico che delimita la destra orografica della valle. Lungo i muretti di rinforzo della pista è possibile osservare le fioriture della
pinguicola alpina e la
valeriana a tre foglie mentre il
pero corvino punteggia con le sue infiorescenze bianche le ripide pendici detritiche che stiamo attraversando.
Dopo la curva il bosco cambia aspetto, arricchendosi soprattutto di
faggio ma anche di
sorbo montano,
sorbo degli uccellatori e acero di monte. Nel sottobosco possiamo osservare un ricco corteggio floristico che comprende ospita
dentaria a nove foglie,
acetosella,
erba trinità,
fior di stecco e l'immancabile
erica. Per un brevissimo tratto la strada, ora a tratti asfaltata, si affaccia nuovamente sul sottostante
greto del Chialedina, delimitato da questo lato da pendici detritiche erose dal ruscellamento. In lieve pendenza la strada interseca alcuni greti secondari tra i quali anche quello che scende direttamente dalla
forcella Giaveit (m 813). Poco prima, sulla sinistra, si stacca il sentiero che risale le pendici del
monte Provagna guadagnando la cresta sommitale e quindi la panoramica vetta. La strada giunge poi all’ampio letto del rio Visentin, disseminato di sfasciumi e poco dopo riguadagna definitivamente la sinistra orografica. Si risale ancora su terreno alluvionale attraversando in ultimo un bosco di
abeti che conduce direttamente al piccolo ripiano di di
casera Gravuzza (m 984). Questo è situato allo sbocco del vallone del rio della Frugna che si può visitare con breve deviazione sulla destra lungo il segnavia CAI n.902. Casera Gravuzza è in realtà una piccola costruzione in pietra con tetto in lamiera ed è in grado di offrire solo un modesto riparo in caso di maltempo. Nel piccolo prato antistante fioriscono ad aprile la
genziana primaticcia e le potentille mentre a maggio si possono osservare le fioriture del vistoso
giglio dorato.
Il sentiero CAI n.965 prosegue oltre la casera in forma di pista sassosa ed è senz’altro consigliabile spingersi entro la valle ancora per un tratto nel caratteristico ambiente delle Landes Negres. Si avrà così la possibilità di apprezzare lo straordinario anfiteatro roccioso che chiude la valle a sud e a ovest. Una muraglia quasi verticale formata dalle pendici del monte Teverone e del Col Nudo che trova il suo unico punto debole nel passo di Valbona, nascosto però alla nostra vista. Le grandi conoidi detritiche, in parte stabilizzate, sono ricoperte da una vegetazione pioniera che comprende il
pino mugo ma soprattutto diverse specie di
salici arbustivi.
Dalla lettiera ancora rinsecchita emergono invece le strane fioriture della della
petasite bianca e della
nivea i cui fusti fioriferi precedono l’apparizione delle foglie.
Per il ritorno si utilizzerà il medesimo itinerario.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dei Fiori