Avvicinamento
Risalendo dalla pianura la strada statale n.13 Pontebbana, giunti all’altezza di Chiusaforte si imbocca la strada che entra a sinistra nel paese. In breve si arriva alla piazzetta con fontana proprio di fronte alla casa Zanier (m 373, piccolo parcheggio, cartello CAI sull'angolo di una vecchia casa).
Descrizione
Dalla strada il segnavia CAI n.425 sale lungo una scalinata presso le case fino a raggiungere la sede della vecchia linea ferroviaria ritrovando la prosecuzione proprio di fronte. In diagonale si inizia a prendere quota intersecando dopo poco il solco di un piccolo rio asciutto. Il piacevole traverso si conclude al bivio principale dell'escursione dove tralasciamo la comoda mulattiera per imboccare a destra il segnavia CAI n.426. Questo risale a strette svolte una erta costa di
pini guadagnando il piccolo ripiano che ospita il capitello dedicato a Sant'Antonio (m 655, panca). Dalla cappelletta ci si addentra all'interno della valletta di Sant'Antonio, dove finalmente scompaiono i rumori del fondovalle. Mantenendosi a mezza costa, il sentiero si fa progressivamente meno pendente fino a giungere al punto in cui interseca il greto principale ormai quasi asciutto. Pochi minuti dopo si passa accanto allo
stavolo Ceresarie (m 810), privato e chiuso, ma dotato all'esterno di panca, tavolo e fonte. La salita prosegue con una serie di ampie svolte e poi con una lunga diagonale nel bosco di pino, che va progressivamente trasformandosi in
faggeta. Si giunge ad intersecare un'ultima volta il rio primario e, con un tratto a pendenza attenuata, si arriva alla solitaria e boscosa
forcella Patok (m 1140), posta tra il
monte Plananizza e lo Jof di Chiusaforte. Qualche metro prima della forcella si tralascia il segnavia CAI per seguire le indicazioni per il monte Plananizza (cartello). In ambiente sempre più aperto e con belle visuali sui monti di Chiusaforte si raggiunge un costone (m 1246) che segna l'inizio di una serie di tornanti. Questi si esauriscono solo a ridosso delle rocce dove riprende il traverso che ci porta ora ad assecondare alcune rientranze detritiche dove il sentiero si è un poco rovinato. Praticamente quasi in quota, si raggiunge la
selletta presso il Colle Naurazis (m 1352) dove ci si innesta sul sentiero che dal monte Belepeit porta alla forcella Agar da lis Tais. Lo si segue a destra (paletto) risalendo un aperto pendio a ginestre oltre il quale si ritrova l'originario tracciato. Attenzione pochi metri dopo ad abbandonare la mulattiera principale per salire a destra (scritte e bolli rossi). Con uno stretto camminamento si traversano ora le pendici del monte per evitare una zona impraticabile poi il sentiero riprende a salire tra i
mughi provvidenzialmente diradati. Finalmente, dopo qualche svolta, si esce su terreno più aperto nei pressi della cima. Non resta che cercare i passaggi migliori tra gli arbusti per guadagnare in pochi minuti la piccola vetta del
monte Plananizza m 1554,
panorama molto ampio, impianto per telecomunicazioni della Protezione Civile). Nascosti dai mughi, poco sotta la vetta, si trovano anche i resti di un osservatorio militare risalente alla Grande Guerra.
Dopo essere ritornati sui propri passi fino alla
selletta a quota 1352, possiamo intraprendere la discesa lungo il sentiero non segnato che percorre le pendici del colle Naurazis e del monte Belepeit. Oltrepassato il bivio dell'andata, si punta a sud per tracce di passaggio che quasi subito si raccordano con l'originario tracciato. Su sentiero ora ben evidente ci si sposta sul fianco occidentale del Colle Naurazis dove si apre una bella visuale sulla dorsale del Piccolo Belepeit. Il sentiero, che si era mantenuto inizialmente in quota, prende ora a scendere andando a traversare anche le pendici del monte Belepeit. Si arriva così ad un rudere (m 1206), dove il sentiero piega decisamente a destra per iniziare la sua discesa verso il vallone del rio Cuestis. Prima di continuare si consiglia di avanzare pochi metri fino ad un piccolo casolare ristrutturato nei pressi del quale si trova un
panoramico pulpito. Ripreso il sentiero, si perde rapidamente quota con una serie di svolte dapprima nel bosco e poi a ridosso di balze rocciose colonizzate da una stentata pineta. Più in basso il sentiero confluisce definitivamente nel segnavia CAI n.425 che da qui in poi utilizzeremo per chiudere l'anello. Si scende piacevolmente per balze erbose fiorite giungendo al ripiano dove sorgono gli
stavoli Polizza (m 745). Poco più sotto il sentiero si orienta definitivamente verso est, rasenta una parete aggettante ed oltrepassa poi uno spigolo. Con un tratto decisamente aereo si raggiunge una cappelletta con sorgente e pochi minuti dopo il bivio non segnalato che scende direttamente a Villanova. Noi invece proseguiamo diritti, iniziando il lungo e panoramico traverso che ci ricondurrà al bivio principale. Con qualche modesto saliscendi si vanno ad intersecare alcuni piccoli impluvi e più avanti anche un corso d'acqua più consistente che forma poco sotto il sentiero una marmitta scavata nella roccia. E' l'ultimo punto di interesse di questa bella escursione che dopo poco si raccorda con il percorso fatto all'andata.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Silenzio