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    Traversata del monte Pisimoni da Ovedasso
    Alpi Carniche
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    Traversata del monte Pisimoni da Ovedasso
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaS28

Traversata del monte Pisimoni da Ovedasso

Avvicinamento

Da Moggio attraversare il ponte sul torrente Aupa ed imboccare la stretta rotabile che porta ad Ovedasso. Giunti alle prime case, risalire la stradina sulla sinistra (segnalazioni Alta Via Moggio) fin dove essa si esaurisce in corrispondenza di un grande edificio (m 433, parcheggio).

Descrizione

Lasciata l’auto, si sale qualche metro dietro alla stalla poi, poco prima di una baita in legno, si prende a sinistra il segnavia CAI n.423. Questo si inoltra subito in un bosco formato in prevalenza da pino nero, orniello e carpino nero nel cui sottobosco fioriscono a giugno l’elleborina rosea e l’orchidea bifoglia, innalzandosi con pendenza molto decisa. Solo dopo un buon tratto di salita il sentiero ci offre le prime schiarite affacciate a meridione sui monti della val Resia. Più in alto la traccia risale per una successione di piccoli gradoni boscati ove fioriscono il giaggiolo susino e la ginestra stellata, fino ad arrivare al ripiano che ospita i resti degli stavoli Uerc (m 980). Sopraffatti dal tempo i vecchi edifici sono ora invasi dalle piante tra le quali spicca un grande tiglio a ridosso dello stavolo principale. Dai ruderi si prosegue verso sinistra, si sale una ripida zona boscata che va diradandosi e si guadagna un ulteriore ripiano alla base della prima fascia rocciosa. Dopo questa breve pausa il sentiero si impenna di nuovo, sfruttando abilmente una serie di rampe erbose larghe ma talora esposte sui baratri sottostanti. Tramite queste si aggirano alcuni speroni rocciosi giungendo all’imbocco di un incassato canalone che il sentiero deve traversare su una cengia erbosa inizialmente molto aerea. Questa si rivela più comoda e larga del previsto ma occorre in ogni caso attenzione per l’esposizione del passaggio. Usciti dal canale si traversa per alcuni metri poi si riprende a salire su erti gradoni di roccette miste ad erba. Raggiunto il pendio alla base dell’ultima fascia rocciosa, il sentiero inverte la direzione riguadagnando il solco precedentemente attraversato. Lo si risale per un tratto poi, dove questo diventa impercorribile, si piega decisamente a sinistra imboccando una cengetta erbosa. Questa si esaurisce con un ultimo ripido canalino sul ripiano superiore (la Plagne) dove hanno termine per ora le difficoltà. Dopo un breve tratto pianeggiante il sentiero riprende a salire superando alcuni gradoni erbosi intervallati da piccole macchie di faggi contorti e mughi tra i quali fiorisce lo cneoro. Usciti sulle praterie superiori, la traccia scompare tra le erbe ma alcuni provvidenziali paletti segnalano la direzione migliore. Si guadagnano faticosamente le roccette soprastanti dove ricompare un buon sentiero. Tramite questo si raggiunge dapprima una insellatura tra i mughi e quindi l’antecima da cui in breve si è sulla sommità del monte Pisimoni (m 1880, libro di vetta, panorama eccezionalmente ampio). Sulla solitaria e poco frequentata vetta fioriscono in abbondanza la genziana di Clusius, il camedrio ed il rododendro nano.
Dalla cima, seguendo le segnalazioni per forcella Vidus, si prende a calare lungo il crinale opposto su terreno inizialmente facile. L’usuale segnavia viene sostituito da quello giallo rosso dell’Alta Via CAI di Moggio e tramite questo si passa sul versante sinistro (ovest) della dorsale. Un intaglio roccioso della cresta ci riporta sul filo e poi nuovamente sul versante di destra. La traccia sfrutta ora alcune piccole cenge che richiedono passo sicuro e qualche facile gradino roccioso da cui ci si cala aiutandosi per l’equilibrio con le mani. Dopo aver disceso un ulteriore canalino ci si riporta definitivamente sul versante destro abbassandosi per verdi (attenzione ai segnavia). Si prende infine a traversare un pendio malagevole in quanto inclinato, arrivando all’ultima difficoltà in corrispondenza di una cengia rocciosa sotto uno spuntone aggettante. Pochi metri dopo ci si innesta sul segnavia CAI n.450 che scende da forcella Vidus. Seguendo le indicazioni per Roveredo, ci si tiene a destra calando velocemente per balze erbose. Dopo aver traversato per un tratto, il sentiero passa vicino ad un grande antro, supera due piccoli impluvi e raggiunge forca Diame (m 1321), panoramico intaglio sovrastato da un pinnacolo. La prosecuzione nell’opposto versante ci disvela un paesaggio completamente diverso. Evitando di scendere direttamente, si piega a sinistra calando su un pendio erboso disseminato di tronchi scheletriti. Dopo essere passati nei pressi dello stavolo Breisi, si piega a destra scendendo nel vallone sottostante per poi proseguire lungo un caratteristico dosso detritico sempre più affilato che conduce agli stavoli di Costalunga. Da qui il sentiero scende, ancora sulla destra, percorrendo per un tratto il greto di un torrente (sorgente). In corrispondenza di una grande parete si abbandona il solco proseguendo sulla destra lungo una comoda cengia erbosa. Giunti infine agli stavoli Sacout si percorre un corridoio di noccioli si scende a comode svolte innestandosi sul segnavia CAI n.424 che proviene dal vallone del Rio Simon (croci e panca). Si prosegue a destra in discesa giungendo alle rovine degli stavoli Rauni dove il sentiero rientra nel bosco. Con una lunga diagonale infine si attraversa il rio Brezzi passando sopra Roveredo (scorciatoia sulla sinistra per scendere direttamente) uscendo sulla strada asfaltata che collega Roveredo a Ovedasso. Saranno necessari ancora due km ed una piccola risalita per rientrare esattamente al punto di partenza.

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri del Silenzio
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Giugno
Carta Tabacco
018
Dislivello
1500
Lunghezza Km
11,5
Altitudine min
392
Altitudine max
1880
Tempi
Dati aggiornati al
2004
I vostri commenti
  • 23/06/2022 Salita ripida, ma il sentiero e' in ottimo stato, eccezion fatta per un paio di schianti facilmente superabili. Fuori dal bosco, ambiente roccioso ed aspro: alte pareti rocciose a ridosso del sentiero ed esposizione mozzafiato. Sulla Plagne di Pisimoni colpisce invece il contrasto con il verde lussureggiante; betulle e pini mughi invadono le roccette. Poco piu' su, sul pendio erboso, il sentiero sembra perdersi nel nulla, ma basta guardare in alto e seguire due segnavia tracciati sulla roccia. Piacevole la passeggiata sulla cresta erbosa e fantastico panorama a 360 gradi, dalla cima. Impegnativo il sentiero della discesa: all'inizio ci muoviamo su rocce con buona esposizione, poi il sentiero diventa ripido e un po' scivoloso. Il sentiero 450, al bivio, non e' segnalato e si fatica un po' a trovarlo... bisogna scendere qualche metro dall'ultima segnavia giallo rosso e poi dirigersi decisamente a destra. Questo sentiero e' piuttosto inerbito, e tra il caldo e l'umido e' aperta la sagra della zecca. Anzi dell'umano, considerato il piatto forte della manifestazione. Arrivati su un ripiano erboso con pini, il sentiero ancora una volta si perdere nell'erba alta, e qui bisogna procedere a destra. Agli stavoli Sacout, la continuazione del sentiero e' a sinistra, verso l'altalena e l'ancona della madonna. Da qui le difficolta' sono terminate, ma non le zecche...
  • 11/11/2020 10/11/20 Percorso questo anello esattamente come da descrizione SN. La salita è decisamente verticale, i sentieri ben segnalati e anche se a volte esposti sempre ben percorribili. Fantastico panorama dalla solitaria cima! La discesa fino a forca Diame è lunga, disagevole e noiosa dopo di che il paesaggio cambia e il rientro diventa più piacevole. Escursione un po’ faticosa ma comunque meritevole, mandi a ducj
  • 04/11/2019 Escursione effettuata in data 26/10/2019. Salita da Ovedasso faticosa, ma il panorama ripagava tutte le fatiche. Unica pecca, nel completamento dell'anello, è stato il primo tratto di discesa a nord-ovest che si è rivelata scivolosa, piena di foglie, con erba alta e poco segnata... Per il resto, tutto il percorso si è rivelato spettacolare.
  • 10/05/2018 Percorso effettuato martedì 8/5/18. Salita da Ovedasso come da indicazioni. Panorama splendido. Durante l'inizio della discesa stare attenti ai segnavia, traccia di sentiero poco appariscente e occhio alle foglie che lo rendono talvolta scivoloso. Unico lato negativo: zecche, ne ho tolte circa 160 dai pantaloni. Mai vista una roba del genere. In primavera è evidentemente una zona particolarmente infestata, prestare molta attenzione.
  • 10/12/2016 Salito oggi da Ovedasso, sfruttando l'aria tiepida dell'inversione terminca che mi ha sospinto, si fa per dire, sul ripido sentiero verso la cima; dall'alto il bianco della brina che per tutto il giorno ricopre i tetti e i prati di borgo Povici contrasta con il verde delle cime circostanti; una spruzzata di zucchero a velo solo sulle cime più alte delle Giulie e delle Carniche. Panorama fantastico grazie alla giornata tersa ma non certamente dicembrina; a quota 1780 una stella alpina ancora in fiore sfida i rigori dell'inverno, almeno quelli notturni, mentre scendendo disturbo due camosci che con quattro balzi nella ripida discesa scompaiono rapidamente alla vista. Da Moggio, con il binocolo, cerco di capire dove si snoda il sentiero appena percorso tra le cengie, ma c'è sempre qualcosa che sfugge alla vista.
  • 01/11/2016 Saliti di buon passo da Ovedasso, sentieri in buono stato e la giornata con le condizioni ideali di soleggiamento non ha fatto faticare più di tanto, un paio di soste ai punti panoramici ed è cima. Vista a 360°, pianura nascosta dal mare di nubi mentre noi ci rilassiamo al sole; discesa prudente ed un po' scomoda lungo il prosieguo dell'Alta Via Cai di Moggio fino ad incontrare il sentiero 450 e proseguire lungo questo. Ruderi si alternano a nuovissime baite ottimmamente ristrutturate.Ultimi chilometri su comoda pista in un bosco che piano piano rivela l'avvicinarsi al sottostante Roveredo, suoni di campane e voci di bambini, scesi sulla stradina asfaltata l'ultimo sole illumina il monte Sart.
  • 24/06/2016 23/06/2016 Ci stavo meditando da un paio di giorni,se si poteva salire il Mt.Pisimoni...con partenza dal Parcheggio del Rif Vualt...sent.450,passando per Forcella Vidus e con L'Alta Via C.A.I Moggio in cima. Sicuramente però allungando il percorso, ma togliendo però qualche centinaio di metri di dislivello,scelta risultata azzeccata complice la bella giornata,con il sent. e L'Alta Via ben segnalati....sufficentemente visibile la traccia nei ripidi prati,non difficili ma "attenti"i passaggi fra le roccette guidati da puntuali segnavia fino al prato sommitale.Indescrivibile panorama a 360°sebbene di una cima non altissima, ma situata in un punto "stratega"...un pò faticosetto il rientro,i molteplici saliscendi si sono fatti sentire ma senza ricredermi della scelta fatta....è stato emozionante Mandi
  • 29/12/2015 Salita in cima domenica scorsa da Ovedasso, sentiero ripido ben segnalato, no neve, bellissimo panorama in vetta. Molto soddisfatta. Buon anno a tutti! Luisa
  • 24/10/2015 Fatta oggi per la prima volta la salita alla cima del Pisimoni per il sentiero 423, utilizzato anche per la discesa. Finora avevo un po' snobbato questo monte, forse perchè pensavo che non valesse la pena macinare 1500 metri di dislivello per raggiungere un'elevazione in fondo modesta, ma oggi ho dovuto davvero ricredermi! Il panorama superlativo dalla cima, complice anche la bellissima giornata di oggi ovviamente, vale tutta la fatica della salita. Incontrati pochi escursionisti per lo più stanieri. Nessuna traccia di neve fino in cima. Confermo le erosioni già segnalate in precedenti commenti, fare molta attenzione nei punti più esposti! Mauro.
  • 28/06/2014 Quante volte l’ho guardato con la bocca aperta passando da sotto, io piccolo piccolo, diretto verso altre cime e lui lì, nella sua pietrosa impassibilità. Ho sempre evitato il piramidale guardiano della val Alba, forse inconsciamente, per timore reverenziale alla sua verticalità sommessa e imperturbabile. Prima di affondare nel bosco, m’appaiono delle foglie talmente mangiucchiate da sembrare un intarsio dell’Alhambra, poi l’ultima carezza di colore: una Cefalantera rossa. A parer mio, l’itinerario è stato ascritto al gruppo del silenzio per ragioni profonde. Il cidin è una dimensione. Normalmente esterna, ma questo troi, funestato dall’autostrada, il silenzio lo esige da dentro. A volte le salite son tormentate da pensieri che non riesco a zittire, finalmente, qui, da subito, mi svuoto. Non ci sono possibilità. Il troi stesso richiede costanza, accettazione e uno stato emotivo che rasenta la trance. Salgo così in un bosco che non distrae e che propedeuticamente invita a lasciarsi penetrare, a rilassarsi, a continuare. Al primo balcone l’Amariana mette in mostra il suo profilo vulcanico, mentre il letto bianco del Fella sembra la traccia di un enorme rettile che si è aperto la strada a forza raschiando la terra. Manine profumate salutano il sole mentre le rocce promettono in breve una spettacolare fioritura di raponzoli. L’impressionante muraglia che inizia con il corno del Plauris fa sembrare il Cuzzer una mascotte di peluche Da lontano le pisimoniche cenge intimoriscono, ma da vicino sono più rassicuranti, lasciando libero lo sguardo verso le massicce balconate rocciose che le sovrastano. Vergate di nero e di grigio piangon lacrime di primavera. L’ultimo ripiano, sembra un giardino zen, dopo bosco e pietra, spunta dal nulla una macchia di verde popolata da faggi minuti che sembran esser stati potati ad hoc. Giungiamo in cima quando ormai le nuvole si son svegliate e confabulano con Kanin e Montâs, ma ce ne sono di spazi da rastrellare emozionalmente con lo sguardo! e poi lei…la val Alba! Con quel puntino rosso lontano in cui spero presto di rifugiarmi. Al ritorno, finalmente, si respiran le rocce d’Alba, addobbate di stelle alpine. Poi il troi, dal carattere pisimonico: scorbutico e testardo, mai violento o burrascoso ma ostinato nella sua scomodità, non si concede. Borbotta e mugugna, ma alla fin fine acconsente al passaggio. Solo l’invadente giallo delle ginestre in fiore tenta di stemperarlo. Dree scende veloce mentre scorgo la prima zecca. All’altezza della Forcje di Jame appare un dromedario di pietra con la gobba erbosa, poco oltre le praterie sopra gli stavoli nascondono aranciose fioriture di Succiamele. Poi farfalle e farfalle e farfalle. Ogni fiore ha la sua musa con vestiti di seta sian essi d’avorio, arancioni, bianchi o a pois. A valle vivo il dramma della sconfitta, è Dree che ottiene il trofeo Zecca d’Oro surclassandomi 34 a 24. Senza patema alcuno ci liberiamo delle ultime scomode presenze e salutiamo l’immobile guardiano che ora sembra quasi accennare un sorriso.(26.06.2014)
  • 05/01/2013 Bel anello da consigliare il prossimo anno si fa tutto cioè dal zuc dal bor in poi due macchine permettendo.
  • 30/09/2012 Percorso oggi. Andata e ritorno per il 423, tutt'altro che "del silenzio". Gran bella cima con panorama ragguardevole a 360 gradi. Salita ripida ma agevole e, comunque, priva di difficoltà tecniche. Sentiero in perfette condizioni fino agli stavoli Uerc, poi parecchio inerbito tanto da trasformarsi in esile traccia nella zona de La Plagna dove, tra l'altro, sono scomparsi i paletti di cui si fa cenno nella guida; sono però presenti alcuni segnavia che garantiscono l'orientamento. Nulla da aggiungere a quanto già descritto nel sito e nel commento di Loredana.
  • 26/08/2011 Quanto mi piace che vai sempre da sola
  • 25/08/2011 Meta odierna ed ancora in solitaria, la descrizione sul sito è fedele al percorso. Il sent.423 si inerpica ripido fin da subito, qualche ceppo sporgente aiuta nella risalita; a quota 880 ca. prestare attenzione ad un cavo di metallo che attraversa basso il calpestio.Lungo il sentiero poche fioriture di aconito vulparia, campanule e qualche ciclamino. In poco più di un'ora si giunge agli stavoli Uerc dominati dal maestoso tiglio, da lì fino a La Plagne il sentiero diventa poco più di una traccia che l'erba alta e le ginestre ricoprono rendendone difficoltosa la percorrenza; sentiero ansiogeno.Belli gli scorci sulla pianura, in un paio di punti all'altezza della prima fascia rocciosa la traccia è in parte erosa ma comunque percorribile, attenzione all' esposizione che in alcuni punti è notevole. Sul ripiano superiore alcuni evidenti segnavia hanno sostituito i paletti ed indicano la via da seguire, qui le fioriture si limitano a qualche genzianella delle Dolomiti, spilli di dama e numerose stelle alpine. Bello il corridoio fra i mughi nei pressi dell'antecima e cima, insopportabile il rumore della "civiltà" che, se pur attenuato, perseguita fino alla cima che dalle firme del libro di vetta è scarsamente frequentata. Da lì panorama grandioso a 360°. Rientro per la stessa via.Loredana
  • 28/08/2005 Sentiero CAI: 450. Da Roveredo a F.ca Vidus. Sentiero scomparso nella vegetazione. Da Roveredo parte solo una traccia insicura poi il 450 prosegue sul sent.424 fino alla q.936 della Tabacco.Poi si stacca da esso. Da non seguire il vecchio tracciato per St.li Sacout (inagibile). realgt@aliceposta.it
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  • oggi così....dalla cima
    01/11/2016 oggi così....dalla cima
  • dalla strada asfaltata che riporta a Ovedasso
    01/11/2016 dalla strada asfaltata che riporta a Ovedasso
  • la cima del Mt. Pisimoni
    24/06/2016 la cima del Mt. Pisimoni
  • panoramica dall'Alta Via C.A.I. Moggio
    24/06/2016 panoramica dall'Alta Via C.A.I. Moggio
  • Il rinoceronte. Testa di pietra somigliante al rinoceronte ( ...
    04/01/2008 Il rinoceronte. Testa di pietra somigliante al rinoceronte ( ...
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