Avvicinamento
Percorrendo la pedemontana pordenonese nel tratto compreso tra Montereale e Aviano, all’altezza della frazione di Giais si svolta verso monte imboccando prima via Glera e poi via S.Barbara, percorrendo quest'ultima fino al divieto di transito (m 328, parcheggio presso l’ultima abitazione).
Descrizione
Si inizia quindi l’escursione lungo la carrareccia incontrando dopo pochi metri la scorciatoia segnalata per
casera Palussa (Troi delle Cloipes) che può essere utilizzata per abbreviare i tempi. Dopo poche curve entro un boschetto si esce ai piedi di una vasta zona detritica colonizzata dal
carpino nero e dal
pero corvino che ad aprile si presenta nella sua vistosa fioritura bianca. Dopo alcuni tornanti si giunge finalmente al punto dove, dall’angolo di un tornante, si stacca sulla destra il segnavia CAI n.986. La traccia traversa inizialmente su ghiaie, oltrepassa un solco torrentizio poi inizia a salire in diagonale uscendo su uno sperone erboso alla confluenza con il sentiero di cui si è detto in precedenza. Dopo una macchia di
noccioli, punteggiata a primavera dalla fioritura di
polmonaria,
elleboro verde,
erba trinità e
muscari azzurro, si esce ai piedi di una radura con
betulle dove sorge la
casera Palussa (m 781). Ristrutturata per merito del gruppo Ana e del Comune, la piccola costruzione dispone all’interno di cucina economica, tavolo e panche. La casera potrebbe essere già la metà di un anello più piccolo in quanto da essa prosegue un ulteriore sentiero (Troi de Rut) che sembra scendere dalla parte opposta.
Ancora un breve tratto di ripida salita ed il sentiero esce definitivamente sulle pale erbose superiori dove inizia a tagliare in diagonale verso destra con pendenza più attenuata. Durante il traverso si intersecano due ampi impluvi oltre i quali si perviene ad una dorsale erbosa. Qui un ulteriore cartello ci segnala la possibilità di scendere a destra lungo il Troi dai Vuolt. Il nostro sentiero invece si tiene sulla sinistra e con un ampio tornante va a raggiungere una seconda lunga diagonale. Dopo un traverso su ripide pendici erbose il sentiero si fa più articolato dovendo oltrepassare un impluvio caratterizzato dalla presenza di lingue di ghiaia e qualche roccetta. Con pendenza via via decrescente ci si immette nella valletta che precede la conca della casera, ricoperta, allo sciogliersi delle nevi, da
crochi,
eriche ed
ellebori verdi. Ci si attarda piacevolmente su queste praterie che mostrano ancora i resti di recinzioni fatte con le pietre ma dopo poco si giunge in vista di
casera Giais (1289). Il complesso della casera è costituito da due edifici ben ristrutturati che sono in grado di ospitare un numero considerevole di persone. Nella completa dotazione della casera spiccano alcuni pannelli solari in grado di fornire una debole illuminazione.
Dalla casera si tralascia la prosecuzione del sentiero n.986 per imboccare a sinistra il segnavia CAI n.988. Facendo attenzione a non seguire la traccia che sale verso il
Castelat ci si innalza su un sentiero poco marcato in un ambiente disseminato di pietre e roccette mirando all’insellatura che sta a monte della piccola quota 1368. Raggiunto anche questo avvallamento, a primavera spesso ingombro di neve, ha inizio il lungo traverso che ci condurrà alla
forcella di Giais. Il primo tratto è caratterizzato dalla presenza di una giovane faggeta che si esaurisce presso un costone erboso. Oltrepassato un
faggio isolato, ha inizio il tratto forse più suggestivo e panoramico della escursione. Quasi sospesi sopra la pianura pordenonese si tagliano le ripide pendici della Pala Fontana su un comodo sentiero che interseca pale erbose coperte di
ginestre e segnate di tanto in tanto da qualche piccola lingua di ghiaia. Si oltrepassa una piccola macchia di faggio proseguendo l’avvicinamento alla forcella lungo pendici che si fanno sempre più ripide. Con una breve risalita si guadagna e si aggira uno sperone panoramico un poco esposto poi un’ultima diagonale, quasi in quota, ci permette di raggiungere un piccolo intaglio. Lasciato a destra il sentiero che sale verso la vetta della Pala Fontana si scende per pochi metri andando ad immettersi sulla larga mulattiera che conduce in quota alla larga insellatura di
forcella Giais (m 1442, crocifisso).
Senza proseguire diritti lungo il sentiero che scende verso il Pian delle More si inverte quasi la direzione scendendo nella vallecola sottostante fino al punto in cui questa si abbassa bruscamente. Qui si abbandona il solco principale per deviare a sinistra sulla direzione indicata da alcuni segnavia. Si scende in diagonale su ghiaie, zolle erbose e qualche roccetta attraversando un ambiente detritico disseminato eriche e rocce cariate fino alla sommità della Costa Longa dove riprende il terreno erboso. Rimanendo sempre sul filo di questa bella dorsale prativa si scende piacevolmente mantenendo una ampia visuale sulla pianura. Dopo essere rientrati nel boschetto ci si presenta la prima possibilità di rientrare utilizzando il bivio a sinistra (cartello) per Grave. Noi invece siamo scesi ulteriormente lungo il sentiero principale poi, giunti al punto in cui questo piega a destra verso Marsure, abbiamo proseguito per tracce lungo il fianco orientale del monte Brole avendo come direttiva il campanile di Giais. Seguendo i varchi creati dalle radure ci si sposta verso sinistra andando ad affiancare un solco torrentizio oltre il quale si ritrova una pista di esbosco. Questa si trasforma in pista forestale confluendo nelle strade interpoderali di Giais. Mantenendosi a sinistra si giunge in breve al paese e quindi al punto di partenza.
Avvertenze
Attenzione al tratto successivo alla
casera Giais dove la traccia è poco marcata.
La discesa diretta dal sentiero della Costa Longa verso Giais si svolge per tracce e richiede qualche capacità di orientamento. Per non incontrare difficoltà si può scendere lungo il sentiero delle Grave che riporta sulla pista iniziale.