Avvicinamento
Da Cimolais si seguono le indicazioni del
Parco delle Dolomiti Friulane imboccando la rotabile che si addentra nella lunga
val Cimoliana. Il transito è soggetto nei mesi estivi al pagamento di un pedaggio che viene riscosso al punto informativo presso il Ponte Compol. Si risale così tutta la valle fino a giungere a Pian Meluzzo dove si può parcheggiare comodamente (m 1163).
Descrizione
Dal parcheggio proseguire lungo la pista tralasciando subito a destra la deviazione per le
Bregoline che utilizzeremo al ritorno. Dopo avere attraversato un esteso ghiaione la strada sfocia nella radura di
casera Meluzzo, molto ampia e delimitata dal bosco. Superato un piccolo greto asciutto ci si riporta sulla fiumana ghiaiosa proseguendo quasi in falsopiano in un ambiente dominato dalle poche piante in grado di colonizzare il detrito. Giunti alla confluenza con la val Postegae (cartello) si lascia a sinistra il segnavia CAI n.361 che si inoltra nella val Meluzzo e si prosegue a destra in direzione del
passo Pramaggiore (segnavia CAI n.362). Poco dopo il bivio una serie di ometti ci guida sulla sinistra dell’ampio greto, dove il terreno è più stabile. Con una lunga diagonale ci si innalza sopra il fondovalle riportandosi poi sul bordo delle ghiaie in prossimità di un bivio poco marcato. Facendo attenzione alle segnalazioni si abbandona il segnavia CAI n.362 che risale la Val dell’Inferno e si attraversa il greto ritrovando sull’altro lato il segnavia CAI n.387. Un cartello ci avvisa che il sentiero non è più oggetto di manutenzione ma il percorso si rivelerà sostanzialmente ben conservato. Lasciato per ora il fondovalle, la mulattiera entra subito nel bosco di
faggio intersecando un primo greto secondario cui fa seguito una ripida rampa. Successivamente la pendenza si appiana ed il bosco inizia a popolarsi anche di
larice e
abete rosso. Oltrepassati alcuni greti più consistenti ma privi di difficoltà il sentiero si porta alla base di un ripido tratto colonizzato dal
mugo dove la valle si restringe sensibilmente. Dopo avere intersecato un piccolo rio si prosegue a salire con marcata pendenza uscendo sulle ghiaie che discendono dalla Cresta Pramaggiore. Seguendo i segnavia si sale su terreno colonizzato da
larici e
mughi avvicinandosi ad una zona disseminata di grossi massi dove il sentiero piega ancora a sinistra per risalire un facile colatoio roccioso. Nella parte alta del vallone ci si ritrova a risalire il Cadin del Pramaggiore, magnifico ambiente alpino caratterizzato a fine luglio da copiose fioriture di
sassifraga verdazzurra ,
sassifraga gialla , e
garofano di Montpellier. Un costone roccioso che sdoppia la valle offre la possibilità di salire su terreno più consolidato anche se piuttosto ripido. Riguadagnato il solco del vallone ci attende un’ultima breve risalita su zolle erbose che termina sul verde
passo Pramaggiore (m 2137) dove lo sguardo si apre verso il solco della
val Settimana, quasi 1300 metri più in basso.
Inizia ora il tratto più interessante della traversata che ci porterà a percorrere interamente il crinale compreso tra il
passo Pramaggiore e la forcella Ciol de Mont lungo un percorso abbastanza evidente anche se marcato solo da qualche ometto. Si lascia quindi il segnavia CAI n.387 che scende verso
casera Pramaggiore e si inizia a salire a destra lungo il filo di cresta, inizialmente comodo ed erboso. Tra fioriture di
gipsofila si raggiunge una specie di antecima dalla quale si inizia a traversare in direzione della ormai visibile
Cima Cadin. Un piccolo gradino roccioso e quindi un piacevole tratto di cresta pressoché orizzontale conducono alla base della cima che si raggiunge risalendo il friabile pendio terminale. Sulla piccola vetta della
Cima Cadin (m 2313) una piccola croce in legno fa da sfondo ad un
panorama assai esteso. Dalla cima si scende nell’opposto versante lungo un ripido pendio erboso poi, non appena se ne intravede la possibilità, si piega a destra mirando ad un intaglio detritico dove è facile sorprendere gli
stambecchi. Si aggira uno sperone roccioso puntando nuovamente alla linea di cresta che ora digrada comodamente alla
forcella Postegae (m 2163). L’ambiente, estremamente particolare, è caratterizzato dalla presenza di un fine detrito che ci accompagnerà fin oltre le
Cime Postegae e sul quale attecchiscono solo i
papaveri gialli. Il successivo tratto di cresta si fa decisamente più articolato poiché un paio di pinnacoli rocciosi obbligano ad alcuni aggiramenti sui due versanti. Giunti ad una insellatura la prosecuzione sembra impedita da una parete rocciosa verticale. Seguendo alcuni ometti la traccia si sposta quindi sulla sinistra imboccando una cengetta detritica che aggira l’ostacolo. Una breve ma ripida risalita ci consente di guadagnare un affilato costone erboso che si raccorda nuovamente con la cresta principale attraverso un passaggio un poco esposto. Di nuovo sul filo del crinale, con percorso assai panoramico, si perviene alla più orientale delle
Cime Postegae (m 2358), ricoperta da uno strato di detrito quasi sabbioso, punteggiato solo da qualche esemplare di
raponzolo di Sieber e
potentilla rosea.
Dalla cima si prosegue lungo il crinale mirando all’insellatura che precede la cima intermedia che si può evitare sulla sinistra, dapprima su pendio erboso e quindi traversando sopra alti dirupi. Giunti in vista delle Torri Postegae la traccia prende a calare definitivamente sulla sinistra lungo un versante tormentato. Provvidenziali ometti e qualche sparuto bollo guidano ad attraversare le scanalature rocciose nei punti migliori. Giunti nei pressi della cresta la traccia scende ripidamente lungo una pala erbosa tra i
mughi raggiungendo una specie di sperone ricoperto dai baranci. Qui il sentiero si abbassa ancora a sinistra su terreno friabile e malagevole, infine una cengetta esposta riconduce ad un piccolo intaglio dove hanno termine le difficoltà. Ci troviamo poco a monte della vera forcella Ciol de Mont dalla quale ci separa un ulteriore tratto di cresta impraticabile ed infestato dai
mughi. Rassicurati da un bollo rosso si cala quindi dalla forcelletta nel canalone sottostante, inizialmente piuttosto incassato ed ingombro di grossi macigni. Ci si destreggia alla meglio tra i detriti cercando i passaggi più convenienti. La discesa è faticosa ma non vi sono particolari difficoltà ed i gradini che si presentano possono essere facilmente aggirati. Più in basso il canale confluisce nella colata ghiaiosa che a sinistra discende dalla forcella Ciol de Mont, dove si incontra anche qualche segno di passaggio. La discesa coincide ancora per un buon tratto con il greto principale poi finalmente inizia a prendere corpo una traccia migliore. Lentamente ci si sposta sulla destra dove i primi mughi iniziano a consolidare il fondo. Seguendo il corso del rio che sta affiorando (sorgente) si guadagna via via terreno migliore fino a confluire definitivamente sul segnavia CAI n.370 che scende dalle
Bregoline. Tramite questo si discende agevolmente la parte rimanente della val Ciol de Mont riportandosi alla piana di Meluzzo e quindi al parcheggio.
Avvertenze
Il tratto compreso tra il bivio con la Val d'Inferno ed il
passo Pramaggiore si svolge lungo il segnavia CAI n.387 che è stato recentemente dismesso ma risulta ancora ben percorribile. Lungo la solitaria traversata tra il passo Pramaggiore e la forcella Ciol de Mont solo qualche ometto e radi bolli rossi alle due estremità. Tuttavia, a parte qualche breve passaggio di I grado lungo la cresta, difficoltà vere e proprie non ve ne sono. Sconsigliabile con tempo incerto o scarsa visibilità.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Vento