06/03/2022 daniele.russo Itinerario tutto sommato privo di difficolta' (eccezion fatta per alcuni punti franati ed altri ghiacciati) ma piuttosto lungo. La vista dell'acqua e' invitante e suggestiva. Sopra quota 1000 persiste una solida neve ghiacciata; il rientro si svolge praticamente tutto su strada sterrata e poi asfaltata. La traccia GPS non e' molto precisa, in alcuni punti sembra percorrere a lato del sentiero, in altri sembra suggerire sentieri dismessi o non piu' percorribili.
13/05/2021 loredana.bergagna Domenica 9 maggio, c'è il compare da far uscire dalla tana, è in letargo da due mesi e quella parolina “Venzonassa” girava nell'aria già da qualche giorno anche perchè la Laura ci aveva ingolositi con il suo commento e allora si scopiazza il percorso con l'aggravio dei “5 minuti” della salita alla Forca di Ledis...si si, sono 5 minuti, ma quanto manca? 5 minuti...La giornata si preannuncia climaticamente perfetta e dopo tanta assenza dai sentieri si scende con prudenza il primo tratto ripido...ma tocca risalire di qua? Il percorso lungo la forra è suggestivo, acque a volte cristalline e a volte smeraldine, comunque sempre rumorose; la scusa di guardare e fotogafare tutto giustifica il nostro passo da bradipo mentre già ci immaginiamo come saranno i guadi dopo le piogge dei giorni precedenti. Al rio Bombasine facciamo avanti ed indietro per scegliere il passaggio migliore per la mia gamba, dallo zaino escono i robusti sacchetti del secco residuo che calziamo chiudendoli poi con elastici altrettanto robusti il che comunque non impedisce all'acqua di far capolino in un mio scarpone. Guadare il rio Bombasine ci era piaciuto così tanto che, al momento di deviare nel bosco verso il bel ricovero, tiriamo dritti guadando nuovamente il rio, comunque senza troppi fastidi; ci accorgiamo subito dell'errore, si riguada e poi un po' a caso nel bosco cercando una traccia fino ad intercettare la pista che, passando davanti al ricovero Bombasine, si esaurisce agli stavoli Scugjellars ben frequentati e con diverse auto parcheggiate ai lati. A Ledis numerose persone, è l'ora della sosta mentre noi proseguiamo verso il sabbioso mondo di Ledis dando anche un'occhiata al grande fiume, il Tagliamento; ritornati sui nostri passi fino alla chiesetta si va a chiudere l'anello passando dagli stavoli Copetti dove su un grande tavolo si scaldano al sole bevande e tante cose buone mentre i presenti ci salutano simpaticamente. Nella solitaria Val Moeda un ultimo guado asciutto e la chiusura dell'anello sono un'ottima la scusa per fermarsi sui sassi prima di risalire la forra e affrontare lo strappo finale fino all'auto, per fortuna crostata e caffè allontanano la stanchezza.
14/03/2021 laura.molinari Anello percorso il 28/2/2021 in una versione diversa rispetto alla proposta di SN, che abbiamo sostanzialmente seguito solo nella prima parte, sino al Ricovero Bombasine, per piegare poi invece verso Ledis. Partiti dalla curva dopo Borgo Costa, siamo scesi lungo il ripido costone sino a portarci sul torrente Venzonassa, che abbiamo attraversato tramite il buon ponticello in cemento, alto sul greto ma ben protetto da robusti cavi passamano. Splendido e suggestivo il lungo tratto successivo, che risale la forra. Più oltre c’è la necessità di superare alcuni piccoli guadi su rii tributari, qualche grattacapo lo dà solo quello sul Rio Bombasine, passato il quale si abbandona il corso del Venzonassa e si inizia a risalire il vallone nel bosco di faggi. Per raggiungere più rapidamente il Ricovero Bombasine, nell’ultima parte abbiamo tagliato liberamente nel bosco. Il Ricovero esternamente si presenta ben ristrutturato, ma è chiuso; offre comunque una tettoia riparata con tavolo e panche, mentre la fontana risulta inutilizzabile in quanto priva di rubinetto. Abbiamo proseguito traversando lungamente nel bosco e senza apprezzabili scorci panoramici sulla carrareccia che si dirige verso Ledis, ma si esaurisce passati gli Stavoli Scugelars. Dopo una brevissima deviazione sulla sinistra per visitare un’area sacra con monumento ai caduti, siamo arrivati alla bella radura della chiesetta dedicata ai Caduti per la Libertà, ottimo punto di sosta (fontana). Per il rientro, siamo scesi sotto la chiesetta lungo il CAI 718 e, oltrepassata la zona degli stavoli, abbiamo divallato facilmente lungo la Valle Moeda sino a chiudere l’anello nel boschetto che costeggia il Venzonassa, ripercorrendo quindi a ritroso la parte più incassata e pittoresca della forra. Prevista, ma comunque ripida e fastidiosa, la risalita finale di circa 150 metri per riportarci all’auto. Percorso mediamente impegnativo e con un discreto sviluppo chilometrico, senza particolari difficoltà, se non qualche guado e qualche incertezza nei segnavia nel tratto più alto del Venzonassa e lungo la Valle Moeda. Il sentiero lungo la forra è abbastanza esposto, ma sempre largo e agevole. Sviluppo km 15,1, dislivello m. 800, tempo complessivo 5.45 ore. Allego la traccia gpx. Mandi a tutti.
30/05/2020 hilary.comin Segnalazione quasi assente in alcuni tratti del sentiero 704, bisogna andare ad intuito...al raggiungimento del bosco di conifere, sparisce totalmente la segnaletica.. Non sapendo dove andare siamo tornati indietro.. Un vero peccato...
09/04/2016 askatasuna Con la neve ancora negli occhi, approfitto d'una giornata calda e nuvolosa per riacciuffar la primavera prima che fugga. Il cartello che segnava l'inizio, prima di borgo Costa, è scomparso, resta solo quello che indica la prosecuzione verso il borgo stesso. La traccia invece, è evidente. Curioso subito l'edificio di mattoni grezzi. Una vecchia teleferica che cela una bella visuale sul San Simeone e sul morir della valle. Scendo al successivo bivio per vedere la chiusa con una mini centrale oramai in rovina. Ritornato sul troi mi dedico alle fioriture. Il signor Clusius mi dona la prima genziana dell'anno, solitaria, spicca tra letti di Pervinche e cuscinetti d'Eriche. Addirittura trovo sull'attenti un plotone di Soldanelle minime! La traccia è di quelle che ti fa sospirare e trattiene il passo. Le pozze emanano una quiete che paralizzerebbe le zampe se non fossero intervallate da quei tratti di furia! Non noti pendenze gravi che giustifichino tanta boria, un tale schiumar a valle. E' tutto un alternarsi di sensazioni e di ritmi. Penso a Moksha, una perla dei My Sleeping Karma, note che cadon come gocce, riposan quiete, riflettendo il fondale placido, per poi lasciarsi trascinare a stento, fino a trasformarsi inaspettatamente in spuma rabbiosa e poi, ancora una volta, ritrovar la pace. Io invece inizio a sgarfar la terra: il primo Mezereum dell'anno! E ju a nasà! Passo da uno stecco all'altro! Quando il torrente s'apre, colonie di splendide Caltre popolano i tratti più sonnecchianti. Qualche salamandra fa chiacchierar le foglie. Poi il guado sul Bombasine. La portata primaverile obbliga ad effettuarlo più a valle. Da qui la traccia inizia a diventar flebile ed i segnavia sempre più radi. Più in alto, lui. Mi vede per primo, nonostante mi trovi a pochi metri. Sdraiato sul fianco, s'alza e scappa. O meglio, si trascina. Un camoscio ha scelto questo luogo per spegnersi. L'aspetto è penoso, il manto segnato dalla rogna, l'odore quello tipico della carcassa decomposta. E' un morto che cammina. Punta verso il rio, tenta di saltar da masso in masso ma quel mezzo metro per lui è troppo. Cade e per poco non viene trascinato sott'acqua. Io procedo più veloce che posso. Allontanandomi per calmarlo. Un'esperienza che mi destabilizza completamente, colpendomi nel momento in cui ogni poro emozionale è aperto. Travolgendomi, inerme. Poco più in alto nulla può il tratto più bello della giornata. Con la portata primaverile il Bombasine alza la sua cresta di spuma. Ma non pare un torrente. Una marea di massi vivente, senza uno spicchio uno senza muschio, d'una dolcezza indescrivibile, si popola di salti, di sbuffi, di rivoli infiniti. A volte s'uniscono, spesso prendono vita separatamente, distanti. Posso fotografarli ma non sentirli. Più in alto ritornano le foglie ed il rio scompare sotto terra. I primi caprioli della giornata fuggono come antilopi. Saran seguiti da molti altri. Ma io ho ancora quel camoscio impresso negli occhi. Il bosco di conifere è funestato più che dagli schianti, da rovi e giovani arbusti. La traccia scompare. Raggiungo a stima la strada, in corrispondenza d'un bel casolare con fonte (chiusi entrambi) e tavoli. Torno sui miei passi per puntare a casera Gleris, ma oramai la testa è da un'altra parte e prendo il 708 che taglia la carrareccia. Me ne accorgo tardi e tento di recuperare al bivio successivo. Oltrepasso le esili cornici addossate sulle rocce, rigonfie delle vesta dei faiârs. Poi scendo nel bosco e la neve fa la sua comparsa. Non ho le scarpe adatte e faccio dietrofront. A forcella Tacia mi lancio per un bosco disseminato di Dentarie e percorso da una comoda mulattiera. Taglio anche le sue anse pazienti. Il ricovero Navis è un gioiellino d'orgoglio proletario e d'amore per la libertà. Di certo fu un covo bolscevico come richiamato da una mattonella scolpita ed incastonata sulla parete. L'esterno sottolinea la cura del luogo, anche il big plasticoso per la raccolta d'acqua piovana è stato ricoperto da tavole di legno. Il prato falciato. La toilette è a parte. L'interno è caratterizzato da un sottotetto colorato e da una riproduzione de "Il quarto stato", un soppalco di tavolato consente il pernottamento. Ampia la riserva di legname. Tutto il contrario del rinnovato ricovero Frassin. Orribile. Chiuso, anzi, completamente blindato da lastre zincate. Una prigione per pochi. Per fortuna che il panorama verso le Cime di Campo allieta la vista! Itinerario particolare, molto appagante nella sua prima parte. Al contrario della seconda, troppo "stradale" per i miei gusti.(6 aprile 2016)
26/04/2014 alberto.ruan Nel giorno della liberazione ci siamo "liberati" dallo smog cittadino e ci siamo deliziati della bellissima mezza giornata di sole e aria frizzante della val Venzonassa. Iniziata la gita dal parcheggio prima del tornante a quota 411,ci siamo immersi nei paesaggi meravigliosi della forra del torrente e siamo arrivati sino alla confluenza con il rio Bombassine o rio Scuro(non sono sicuro del nome corretto), pranzo al sacco sul greto del torrente e rientro per il 704 al "parcheggio" sulla strada dove inizia la salita per la chiesa di S.Antonio e giu per la rotabile alla macchina giusto in tempo per le prime gocce di pioggia. Devo dire che non abbiamo trovato nessun ostacolo, sentieri in ottime condizioni, bisogna fare solo attenzione a metà circa del primo tratto, ad un bivio che si DEVE prendere a sx rimanendo in quota perché se si scende a dx si arriva a una chiusa dove il sentiero muore e tocca risalire al bivio. Nota più che positiva, ZERO ZECCHE! Buone gite a tutti. Alberto.
30/09/2013 fragiovanni Giovedì 26 settembre 2013, io e il mio amico da B.go Costa abbiamo preso il sentiero 704 e con qualche difficoltà (causa sentiero franato, alberi tagliati e segnaletica difficile da individuare) siamo arrivati, costeggiando la Venzonassa e poi il Rio Bombasine, al bivio per poi prendere il sentiero 708 e fare l'anello (704-708-718-704). Dove sembravano proseguire i segni si arrivava ad un enorme prato con erba altissima (impossibile da affrontare) tornando al bivio per attraversare il Rio e quindi raggiungere la strada (anello più breve) la segnaletica era assente..Delusi siamo tornati indietro..Risalendo l'ultimo tratto del sentiero 704, per arrivare alla macchina, abbiamo sentito uno strano verso..il mio amico poi mi ha detto di aver intravisto un "gattone nero"..forse un orso, non so..più salivamo più sembrava che questo verso fosse vicino..un pò di paura e poi, saliti in macchina,una grande risata...non credo tornerò anche se il percorso, a parte la segnaletica difficile o assente, tutto sommato non era male.
13/02/2012 Pietro_Casarsa Fatto ieri 12-02-12, suggestivo il percorso e la forra della Venzonassa. Fare attenzione solo nella parte superiore alla fine del 704, imbocco 708. Sonostati fatti grossi lavoro di disboscamento e la parte finale del 704 è molto difficile da inidividuare. Attenzione a non confondersi con i numerosi bolli rossi presenti sugli alberi che indicano solo le piante da tagliare e non il sentiero CAI. IL resto del sentiero è stato ripulito dai numerosi alberi caduti.
07/03/2011 angerdevil@hotmail.it scusate una cosa, ma quello che è segnato nella cheda come sentiero 704 nn dovrebbe essere il sentiero 706??cmq si il posto è difficilissimo e da sconsigliare :)meglio che ci andiamo solo noi :)
30/07/2007 domenico.mafrici Passato il greto del rio Bombasine è facile perdere il segnavia per cui fare attenzione dove guadare il torrente. Per questo motivo sabato 28 luglio non sono riuscito purtroppo a concludere il percorso. Mi sono ripromesso di rifarlo. Il luogo è davvero unico, in certi angoli, magico. Se qualcuno vuole aggregarsi, benvenuto!
24/06/2007 motumare@virgilio.it L'abbiamo provato a fare io e un mio amico oggi, seguendo l'ordine indicato sulla scheda. Siamo arrivati al bosco di conifere, e oltre a perdere il sentiero perchè trascurato, abbiamo avuto serie difficoltà con un gran numero di alberi caduti. Quindi non ci è rimasto che tornare sui nostri passi, con gran delusione...CiaoIvan
03/07/2006 Sandro Londero Sentiero CAI: n 704 S. Anntonio/ bosco Bombasine. Val Venzonassa/ bosco Bombasine. Dopo 4 interventi sul sentiero si è provveduto al ripristino tagliando circa 250 alberi di diverse dimensioni. ora il sentiero è agibile percorrendolo con prudenza in certi tratti esposti.. Sentiero agibile. sandrolondero@virgilio.it
04/08/2005 Boscarol Marco Sentiero CAI: 704. Anello val Venzonassa. Vasta caduta di alberi che impediscono la rintracciabilità del sentiero.. boscolally@yahoo.it
04/04/2005 Mario Escursione compiuta ieri: entusiasmante percorso in ambiente solitario ed incontaminato; non ho incontrato nessuno, solo 2 aquile, 3 caprioli, e sfortunatamente 3 zecche! Unica segnalazione: nella prima parte dell'escursione tantissimi alberi caduti costringono a numerosi e faticosi (!) equilibrismi acrobatici o a larghe svolte, ove possibile. Mi riferisco sia al tratto che costeggia la forra che alla risalita fino alla strada sopra il pian di Bombasine. Comunque da Treviso venire a godersi questi posti non è da tanti...
18/03/2005 andreamarmaggi@libero.it Sono romano, ma mia mamma è di Venzone; adoro le prealpi Giulie e i monti friulani in genere...la forra della Venzonassa rappresenta una delle mie escursioni preferite(permette anche un bagno al volo!): mi eccita e rilassa contemporaneamente: è fantastica; in genere salito sul plan di Bombasine rientro da rivoli Bianchi.Non sponsorizzate questo itinerario, dite che è impraticabile...la sua straordinaria bellezza è nell' atmosfera selvaggia, aspra e solitaria! Raccontate che è brutto!Andrea
11/10/2004 sergiovalent@virgilio.it Ottimo lavoro,da me particolarmente apprezzato in quanto sono un oriundo nonchè un volontario di Casera "Navis"