Avvicinamento
Da Barcis si risale lungo la val Cellina fino a Cimolais dove si prosegue in direzione del passo di Sant'Osvaldo. Dal valico si percorre la statale n.251 ancora per circa 2 km, in versante Vajont, fino ad incontrare sulla sinistra l’imbocco di una stradicciola secondaria (m 762, piccolo spiazzo per il parcheggio).
Descrizione
Dopo essere scesi a superare il ponte sul torrente Tuara si raggiunge l’inizio del sentiero CAI n.903 che si stacca a sinistra tramite una scalinata in cemento. Il sentiero conduce in breve al capitello di Sant’Antonio in Zerenton dove il nostro itinerario si sdoppia (cartello). Lasciata a sinistra la prosecuzione del sentiero 903 che utilizzeremo al ritorno si prosegue diritti lungo il 901 avvicinandosi all’imbocco della
Val Vajont le cui acque iniziano a rumoreggiare molto più in basso. Il sentiero guadagna leggermente quota tenendosi ancora alto sul fondovalle. Il camminamento è ben marcato ma occorre attenzione a causa della forte esposizione su cui ci si muove, solo in parte celata da una rada boscaglia di
carpino nero. In breve il sentiero interseca una placca rocciosa che va discesa con attenzione (cavo malsicuro). Dopo questa prima difficoltà ci si riporta su terreno più agevole inziando a calare comodamente in diagonale verso il torrente. Giunti sul greto lo si segue per un breve tratto fino ad un restringimento della valle che costringe ad un primo guado. Alcuni ometti sul lato opposto segnalano il punto più conveniente per guadagnare la sinistra orografica dove il sentiero riprende comodo lungo uno zoccolo erboso. Il tratto agevole è però di breve durata in quanto subito la traccia si impenna lungo un rampa boscata che richiede ancora attenzione. Superati alcuni piccoli saliscendi ci si innalza ancora raggiungendo una stretta cengetta rinforzata da alcuni tronchi. Segue uno spallone rovinato dal ruscellamento che costringe ad una ripida discesa che però si rivela più semplice del previsto. Oltrepassata una sorgente il sentiero si appressa nuovamente al greto giungendo in prossimità di un grosso macigno dove si trova il secondo guado. Riguadagnata definitivamente la destra orografica si prosegue lungo la valle su terreno più agevole, intersecato di tanto in tanto da piccoli impluvi. L’ultima difficoltà è costituita da una interruzione del sentiero attrezzata con una passerella malsicura costituita da alcuni tronchi, scivolosi. Ancora un breve tratto ed il sentiero si accosta nuovamente al greto presso la confluenza con il Gé di Frugna dove la valle si sdoppia.
Attraversato il piccolo greto si giunge in breve ad un trivio (cartello) in corrispondenza dei ruderi di casera Carniar. Qui si lasciano a destra le due diramazioni per
forcella Col de Pin (segnavia CAI n.904) e
forcella Frugna (segnavia CAI n.902a), proseguendo ancora lungo il 901. Si riattraversa quasi subito il Gé di Frugna innalzandosi poi in ambiente più aperto su un sentiero dal fondo ghiaioso dove fioriscono a maggio la
genziana di Clusius, la
biscutella ed il
citiso rosso. Con bella visuale sul catino della Frugna ed il Col Nudo si prende a salire in diagonale superando un paio di impluvi rovinati. Dopo un traverso nella faggeta il sentiero oltrepassa un rugo e con ripida risalita esce sul bel
pianoro prativo della ricostruita
casera Feron (m 992, fontana).
Dalla casera ha inizio il tratto più ripido e faticoso dell’escursione. Abbandonato infatti il segnavia CAI n.901 che prosegue verso
forcella Feron, si imbocca il segnavia n.903 (cartello) guadagnando rapidamente quota nella faggeta. Fino a 1300 metri circa la salita non concede pause, poi il sentiero inizia a disegnare qualche tornante raggiungendo un
panoramico spallone erboso punteggiato da alcuni
aceri isolati. Rientrati nel bosco si continua a salire a larghi tornanti poi avvicinandosi alla cima del
Gialinut il sentiero piega a sinistra lambendo la base delle ripidissime pale erbose che scendono dalla vetta. Dopo alcuni traversi su balze erbose si raggiunge una specie di pulpito dal quale il sentiero scende leggermente per aggirare tutto il versante ovest del
Gialinut. Ripresa la salita si raggiunge la linea di cresta passando per un breve tratto sul versante affacciato verso la piana di Cimolais in un ambiente ora prettamente alpino con presenza di
larice,
mugo e
abete rosso. Dopo una insellatura il sentiero cala decisamente lungo una valletta e contorna in alto il ghiaione che scende dalle pareti della
Cima di Tola. Raggiunte le rocce basali si riprende a salire tra le
ginestre tagliando in diagonale un ripidissimo pendio erboso affacciato sulla profonda
Val Vajont. La mulattiera si presenta comunque larga e ben marcata e non presenta alcuna difficoltà. Superata un’ansa il sentiero ci regala l’ennesimo cambio di visuale uscendo sull’inaspettato pianoro del Pian Grant, l’esteso pascolo che si trova ai piedi del
monte Cornetto. Da qui, senza percorso obbligato, si risale il pendio erboso sommitale, letteralmente ricoperto dalle
sambucine, dal
botton d’oro e dalla
genziana di Koch. Raggiunta la dorsale del monte si incontra una buona traccia tramite la quale in breve si è in
vetta (m 1792, ampio
panorama).
Per la discesa si ritorna sui propri passi mirando alla ben visibile vasca alla base del Pian Grant dove alcuni paletti guidano ad attraversare convenientemente l’ultima parte del prato. Dopo un panoramico traverso il sentiero esce sul pascolo della
casera Monte Cornetto, ora trasformata nel bivacco Zanette (m 1629). Il piccolo edificio dispone di una dotazione completa e prevede anche la possibilità di pernottare. Dalla casera, dopo un ulteriore traverso, ha inizio la discesa che si presenta subito piuttosto malagevole svolgendosi all’interno del bosco di
faggio che ricopre il ripido versante settentrionale del monte. Dopo uno sperone roccioso (cartello) la discesa prosegue più moderata guadagnando in diagonale la bella dorsale boscata denominata Le Rope. Il piacevole tratto in falsopiano tra bellissimi esemplari di
abete rosso e
abete bianco concede finalmente un po' di riposo. In breve ci si affaccia sulla dorsale ovest del monte con bella visuale sul
lago del Vajont. Qui ha inizio il secondo tratto di discesa lungo un pendio roccioso piuttosto inclinato e ricoperto da una boscaglia termofila ove prevalgono il
carpino nero, il
pero corvino ed il
sorbo montano. Con una lunghissima serie di svolte su terreno via via più agevole si cala al capitello di Sant’Antonio in Zerenton utilizzando poi il medesimo itinerario dell’andata per risalire al parcheggio.
Avvertenze
Il segnavia CAI 901 lungo la forra del torrente Vajont richiede il superamento di alcuni passaggi delicati (vecchi tronchi e cavi datati). Si raccomanda pertanto la percorrenza di questo itinerario solo a escursionisti particolarmente esperti. Una valida alternativa per raggiungere comodamente casera Feron è data dalla pista che arriva da ponte Feron (sempre CAI 901). In questo caso però è necessario organizzarsi con due automezzi.
Inoltre, si segnala che nel caso che la portata d'acqua del torrente Vajont sia consistente i due guadi possono risultare problematici.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dell'Acqua