Avvicinamento
Risalendo da Maniago la strada della Val Colvera oppure percorrendo dalla
Val Tramontina la rotabile che passa per Navarons, si giunge a Poffabro dove si lascia l’auto nella piazzetta del paese (m.506, piccolo parcheggio).
Descrizione
Seguendo le indicazioni della Via Crucis si passa per le suggestive vie del paese portandosi verso le case più a monte dove ha inizio il sentiero che in breve sale alla frazione di Villa S.Maria (m 594). Si prosegue su asfalto fino al divieto di transito facendo attenzione sulla sinistra all’inizio poco evidente del sentiero CAI n.968. Ci si raccorda nuovamente con la strada ora sterrata ma la si abbandona dopo poco per imboccare il sentiero che si stacca a destra (ometto). Rassicurati dai segnavia sugli alberi si prende a salire all’interno di una boscaglia termofila a
pino silvestre,
pino nero,
orniello e
carpino nero. Il tratto iniziale è abbastanza ripido poi il sentiero affianca una vasta zona scoscesa risalendone il margine su balze rocciose ricoperte da arbusti. Tra questi spiccano a maggio le vistose fioriture del
pero corvino e dell’
orniello mentre sul terreno fioriscono la
genziana di Clusius e la
globularia piccola. Dopo questo breve tratto allo scoperto, il sentiero rientra nel bosco salendo ancora con pendenza decisa a fianco di un ampio rivolo ghiaioso. Oltrepassata una costruzione in cemento, il sentiero prosegue a svolte regolari all’interno di una fitta abetaia uscendo infine tra i
larici alla base delle pale erbose sommitali dove ha inizio il tratto più faticoso della escursione. Con pendenza accentuata si sale lungo una traccia abbastanza marcata che ci conduce con qualche piccola svolta alla base della fascia rocciosa che scende dal monte Ortat. Qui il sentiero piega a destra tagliando in diagonale alcune balze erbose ripide ed esposte. Traversando con cautela gli ultimi metri si raggiunge il canalino detritico che scende dalla
forcella Racli. Senza proseguire lungo questo il sentiero si porta ancora a destra risalendo per zolle erbose e qualche roccetta fino a raggiungere il piccolo intaglio di
forcella Racli (m 1590) dove la vista si apre verso la
val Silisia e la conca di casera Valine.
Dalla forcella si abbandona il segnavia CAI per innalzarsi sulla dorsale di destra (nord est). Si tratta di superare alcuni metri intorno al I grado (il punto migliore è subito dopo la forcella) oltre i quali si è in cresta. Tracce di passaggio e qualche ometto ci conducono ad una prima elevazione dalla quale si ha una chiara visuale del percorso che ci attende. Il tratto successivo si presenta accidentato e dentellato ma lo si supera senza particolari difficoltà prestando attenzione ad alcuni punti esposti. Successivamente la cresta si allarga in una specie di comodo avvallamento erboso punteggiato dalle
eriche. Avvicinandosi alla base del tratto conclusivo si riprende il filo del crinale superando un breve gradino roccioso. Oltre questo la cresta ritorna comoda ed erbosa e senza ulteriori difficoltà ci consente di arrivare sulla vetta del
monte Rodolino (m 1700, ancona e libro di vetta).
Dalla cima si prosegue lungo il facile crinale orientale guadagnando in breve una antecima. Alcuni ometti ci indicano di piegare a destra andando a tagliare con qualche attenzione il ripido versante sud. Ripresa la cresta si percorre un lungo tratto pressoché orizzontale tra
anemoni alpini e
soldanelle dove il cammino è generalmente agevole salvo qualche punto accidentato o invaso dai
mughi. Raggiunta la quota 1643 la cresta si sfalda in due parti ed allora si scende sulla destra fino ad una spalla poi cercando i passaggi migliori si cala lungo un ripido pendio disseminato di
mughi. Più in basso una traccia ci riporta sul filo della dorsale ora comodo ed erboso e per questo si scende senza ulteriori difficoltà alla
forcella Salinchieit (m 1459, cartello).
Dalla selletta, imboccato il sentiero CAI n.973a, si taglia inizialmente un ripido pendio erboso raggiungendo un costone sul quale fiorisce l'
orecchia d’orso. Più in basso l’esposizione ha termine ed il sentiero inizia a perdere quota a svolte portandosi progressivamente verso destra. Dopo avere intersecato alcuni impluvi il sentiero taglia una serie di balze rocciose tramite una cengia aerea ma comoda. In questo punto si possono osservare le fioriture della
genziana di Clusius, della
pinguicola alpina e della rara
vedovella alpina. Dopo avere assecondato un paio di panoramici speroni si cala decisamente verso la sommità di un caratteristico pendio prativo. Ci si abbassa poi sulla sinistra rientrando in un boschetto lungo il quale si scende fino ad innestarsi sull’ampio ghiaione che ci affianca. Si prosegue in discesa su terreno detritico fin dove la valle si restringe. A questo punto il sentiero attraversa la lingua di ghiaia che va ad esaurirsi e prosegue uscendo su una panoramica dorsale disseminata di arbusti. In vista del paese si perde quota tra le splendide fioriture che caratterizzano il periodo primaverile lungo un sentiero invaso dai sassi. Rientrati nel bosco si piega a destra oltrepassando un piccolo corso d’acqua ed un paio di ponticelli. Giunti alle prime case ci si tiene sulla destra riportandosi in breve al parcheggio presso la piazzetta di Poffabro.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Vento