31/10/2014 askatasuna Come si fa a non essere attratti da lui? Da quella schiena perfetta, fatta di squame di roccia che si stagliano a mò di separè tra due mondi. La sfiori ad ogni trasferta verso la mari Cjargne, è lì. Che aspetta. L’attesa si scioglie in una cuginevole uscita di gruppo impreziosita da un’amica catalana. La carrareccia, malridotta, chiama prudenza per gli innocenti paraurti. Agli stavoli seguiam la traccia senza individuarne la virata verso il corridoio nocciolesco. Proseguiam così fino alla perpendicolare di cresta ove appare un tratto nudo, addobbato d’arbusti e ginestre. Proviamo l’approccio diretto. Si rivela facile e piacevolmente fai da te. Alle spalle il Brancot mi chiama continuamente, quanto mi piace quella dolce bestiolina boscosa a guardia del lago! Più avanti compaiono dei bolli rassicuranti e l’erba manifesta i calpestii. Nell’ascesa ci dividiamo in fronti. Quello sentieristico ed erboso di Dree, complementare al mio approccio diretto e roccevole. L’erba è secca, ma alta. I traversi sui costoni meridionali non mi ispirano fiducia. Uno scivolone non avrebbe appelli. Mi rassicurano i facili tratti di arrampicata su roccia solida, tanto da consigliarli agli avvicendamenti tra i ripidi verdi e il bosco. In questo modo il mood non s’alterna, tutto diviene un rimontar di massi, un veleggiar degli occhi. Costanti i sorrisi alle fiancate, costole di pietra muschiate che lascian spazio alle striature scoscese delle prime cime della catena. Il panorama s’apre e il vento si porta via le parole. Guarda me! Guarda me! Ogni monte si fa bello in un caos emozionale difficile da gestire. A tratti i faggi si rimpiccioliscono affacciandosi alla piana. Stupendi i faiârs con la loro anima nuda, tortuosa, contorta dagli elementi e da un destino che li ha voluti proprio li. Spogli mulini a fermar il vento. Appare il misterioso resto di velivolo. Ma che importa quando s’apre l’infinito di fronte ai tuoi occhi! L’incedere per creste non affascina solo per il camminare aereo che profuma d’infinito. Non è solo superbia di panorami in giornate terse come oggi. Osservo le sinuosità che ci attendono e quelle appena percorse. Incredulo d’esser giunto da quelle meraviglie che incitano, ad ogni sguardo, a tornare indietro, di corsa! Per ripetere allo sfinimento una dolcezza sinusoidale senza fine. Teresa è stregata dal mare, luccicante come i suoi occhi, che le ricorda i suoi Paisös Catalans. In autunno la discesa non è banale. Prima quei prati aurei e gonfi, pettinati dal vento, poi un bosco che si fa mare. Camminar tra le foglie è come ascoltar conchiglie. Ogni passo un’onda. Rasenterebbe il nirvana se non fosse per le piccole insidie nascoste sotto quella spuma d’autunno che rende il primo tratto un misto fra equilibrismo, fortuna ed allenamento per surfate d’alto tipo. Il troi poi si fa docile e accompagna gentilmente per lungo tempo. Pusea ha i lampioni accesi e riluce come i nostri occhi dopo una giornata in cui le parole non riescono a contornar le emozioni.(24.10.2014)
07/05/2014 giuseppemalfattore Anello del Piciat ;Da “Pescatore “ ad Alesso .Da tempo Graziano meditava un escursione tosta, e il Piciat era nei nostri sogni, finalmente dopo le ultime escursioni che sono state palestre per le nostre gambe ,è giunta l’ora. Una giornata splendida e assolata battezzava il nostro gruppo, “APACHE “ , perché questo nome, siamo degli escursionisti solitari in origine che si sono incontrati per caso , uniti da empatia , spirito amichevole, sicuramente non giovanissimi, ma pieni di entusiasmo e di buoni propositi. Non sempre fedeli alle regole, ma tenaci e attrezzati per l’avventura , per sogni in libertà da vivere insieme o in solitudine, senza tradire lo spirito della Montagna .Dopo aver lasciato un auto a Alesso ,attacco alle 07:30 dal “Pescatore “ in località Duar Pomolars presso Cavazzo carnico, direzione il sentiero 827 che raggiungiamo vecchi troi, superando un ponticello sul Rio Canevutta , sentiero che guadagna poca quota fino ad incontrare il sentiero CAI 827 a quota 600 mt circa. Risaliamo il sentiero ben battuto e con pendenza sostenuta fino ad arrivare alla forca a quota mt 1258, dove notiamo un rifugio “ Carcadè “ con la presenza di un simpatico signore responsabile della manutenzione, e del suo simpatico cane. Un vento freddo ci accoglie dovuto sicuramente alla vicinanza della sella, breve pausa per le firme e con ammirazione e stupore ammiriamo il profilo del nostro obbiettivo, il Piciat che da lontano ci incute timore. Si parte per ripido pendio erboso, alternando tratti con traccia evidenti a tratti dove la traccia scompare, con passaggi aerei in cresta alternati a incursioni nel versante nord tra frasche e terreno reso insidioso dalle passate nevicate. Finalmente si è alla base del costone del Piciat, qui si intuisce la traccia , e man mano che avanziamo il monte si fa più arrendevole, fino alle ripide balze finali, dove raggiungiamo la sospirata vetta. Foto di rito, e rifornimento viveri, sguardo sullo spettacolare mondo circostante, da nord a sud leggiamo le infinite catene montuose del Montasio, Canin , Coglians , Creta forata, Cavallo, Cima Manera, Dolomiti ecc ecc , tutti i monti del Friuli sono in bella mostra, sembra l’osservatorio naturale per chi vuole conoscere alpi e prealpi della nostra regione. Le fatiche vengono ricompensate da questo splendido panorama a 360 °, La giornata solare e tersa fa il resto, foto di rito con bandierina italiana in onore del raduno degli alpini, e zaini in spalla riprendiamo il cammino, con una grossa incognita, se scendere dalla forcella come da relazione sui sentieri del vento di S.N .verso la seconda auto, anche perché come segnalato dall’omino del rifugio e come notato molte tracce sono state cancellate da vernice grigia. Mantenendoci incresta e perdendo poca quota ci avviamo verso le altre cime Campanili e Faroppa, notando resti di un piccolo aereo , superate le ultime insidie verso quota 1180 il sentiero rientra ne bosco fino a smarrissi , rientriamo in cresta verso quota 1130 ,Cima Sompalis,viste le ottime condizioni meteo si decide di proseguire per il sentiero segnato con segni rossi che scende in direzione est ,verso il lago di Cavazzo. A quota 800 metri circa, il sentiero si biforca, quello che va in direzione nord è reso inagibile sicuramente dalle precedenti abbondanti nevicate ,mancano i segni ed il tracciato,si decide di proseguire verso la seconda auto, quindi direzione sud ,stavoli Palis e stavolo Garmoran , sentieri ben battuti e ambiente selvatico. Si decide di fare l’ultima sosta prima del rientro e vista la tarda ora e l’abbassamento della temperatura, ci si copre e si indossano le torce frontali,ultimo reintegro di energetici e si scende sotto lo stavolo, dove un sentiero segnato con bianco e rosso ci conduce negli u gli ultimi 400 metri di dislivello . La discesa è divertente e adrenalinica, si prosegue ravvicinati e lesti, il sentiero ora è ben segnato e marcato , si perde quota velocemente fino ad incontrare una squadra del soccorso alpino che è alla ricerca di 4 escursionisti dispersi in zona, si finisce l’escursione verso le 20 :00 , presa l’auto, cappuccino caldo al paese e poi rientro alla seconda auto.Note; Escursione lunghissima circa 20 km , 12 ore di cammino 4 ore di sosta totali, dislivello totale 1700 metri, dislivello massimo 1200 , sentiero di cresta affascinante ma insidioso, si raccomanda di portare al seguito scorte di viveri e acqua più equipaggiamento da trekking completo, per affrontare le folate continue di vento .Gps consigliabile con le relative mappe e carte tabacco al seguito.È stato un immenso piacere avere come compagni di escursioni delle persone preparate ,equipaggiate e responsabili, quando si dice che l’unione fa la forza, grazie Paola,Luciana, Loredana e Graziano, alla prossima ……Il vostro Forestiero Nomade sempre più innamorato dei monti selvaggi del Friuli.Malfa