13/06/2021 oliver72 Saliti ieri sul monte Cuzzer percorrendo l'anello più corto, con partenza da Lischiazze e rientro a case Gost. La fatica per il gran caldo e la pendenza costante è stata decisamente ripagata dal panorama che abbiamo potuto ammirare lungo la dorsale che porta alla croce di vetta.
06/06/2021 annalu97 05/06/21 Escursioni effettuata come da relazione SN in una giornata afosa. Arrivati al primo incrocio qualche incertezza sulla direzione da seguire; arrivati al grande masso con targa comincia il tratto più faticoso, il sentiero fino alla cima sala costantemente a parte qualche breve traverso. Usciti sulla crestina finale si viene ripagati dal meraviglioso e vasto panorama. La discesa è molto più rilassante e varia, bellissimo il bosco di faggio che si attraversa per raggiungere la casera, suggestivo il percorso che costeggia il rio Nero. I sentieri sono in ordine e ben protetti dove necessario, a parte qualche cavo lasco e arrugginito. Ci è sembrata un po’ più lunga di quanto sia in realtà ma davvero una bella camminata. Mandi ducj
02/06/2020 sandra.sentierinatura Di nuovo sul Cuzzer, dopo diversi anni, per testare la tenuta delle gambe post-covid. L'anello è stato compiuto come da relazione, tenendo per l'andata la parte più erta.Il sentiero di salita, dedicato a Vogrig, è ripido per usare un eufemismo. Si raggiunge la cima (croce metallica, contenitore ermetico libro firme) appena usciti dalla boscaglia. Il panorama è vasto e davvero un bel regalo per gli occhi. Qualche contropendenza per le altre cimette seguenti, qualche cavo passamano; poi fine dei panorami e di nuovo nel bosco. La discesa è sostenuta fino al bivio per forca Tasacuzzer; poi la pendenza si attenua ed è un comodo andare. Casera Rio Nero in ordine e solitaria, molto interessante e vario il percorso lungo il corso del rio (attrezzature, ponticelli). Nessun incontro di umani lungo il percorso (e un po' lo capisco), solo qualche capriolo che si fa sentire e tante, tante aquilegie.Buona settimana
15/05/2020 loredana.bergagna Un giovedì con il meteo ballerino, sulla carta (o meglio sui vari siti) sembra discreto, a Gemona l'orizzonte è cupo ma è sufficiente poi girare l'angolo e l'azzurro si fa largo fra gli sbuffi delle nuvole. Si decide per un anello breve per non faticare troppo e rischiare pioggia, da Lischiazze dapprima sentiero 703 per proseguire poi lungo il 707 dedicato a Luciano Vogrig, nessun problema di percorrenza a parte la prevista ripidezza e qualche breve tratto dirupato, tuttora presenti i cavi arruginiti e penzolanti ai quali meglio non affidarsi troppo, l'arrivo alla quota con la grande croce è accompagnata dal caldo sole che però gioca a nascondino fra i vapori che salgono dalla Val Resia. I tornantini del sentiero 707 consentono una veloce dicesa verso case Gost, lo spesso strato di foglie è bagnato ed aiuta a scivolare si, ma il giusto, attenzione ai legnetti e alle radici nascoste; presente qualche albero a terra di dimensioni anche ragguardevoli. All'uscita sulla strada ferve il lavoro, un cane non gradisce presenze estranee mentre un bambino saluta sorridendo, in ogni orto l'aglio è protetto da teli neri, interminabile è l'arrivo in salita e pure su strada asfaltata; comunque la salita al Cuzzer resta sempre una bella escursione. Segnalo solo che lungo il percorso di salita, oltre la Forca Tasacuzzer, si è chiaramente sentito il rotolare di una frana, versante di casera Rio Nero.
10/05/2017 giuseppe.venica Escursione effettuata domenica 7 maggio, seguendo le indicazioni di SN, con partenza dalla località Tigo. Fino alla cima del monte Cuzzer tutto come da relazione e nulla di particolare da evidenziare. Nel rientro, alla forca Tasacuzzer ho optato per la “scorciatoia” verso borgo Lischiazze, in quanto alla partenza, subito dopo la passerella, c’è un cartello (vedi foto allegata) che indica sentiero CAI N° 703 franato in Loc. URANICI. Ho comunque compensato con la visita al Fontanone Barman. Escursione lunga ed appagante. Buone camminate a tutti. Bepi (Cividale).
30/04/2016 roberto.fabbro 29/04/2016 La scelta della cima del Mt. Cuzzer (di quota modesta) è la necessità del momento di stare "bassi" dopo le recenti precipitazioni e le basse temp.La partenza dalla loc. Tigo, con il sent. 707..ma oltre le case Gost, fà subito comparsa dopo poche svolte nel bosco "roba"ghiacciata che man mano che si saliva aumentava,rendendo scivoloso e insicuro il sentiero specialmente nelle cengette e nei stretti tornantini; dalla faggeta della Scarbina Grande con il manto bianco ormai consistente rendendo difficoltosa e rischiosa la salita per l'ambito "traguardo"....poi ampiamente ricompensato con una superlativa panoramica in vetta. Con molta cautela la discesa dal ripido"cimotto",rientrando per lo stesso percorso, la prosecuzione per l'anello è rimandata....pazienza,un buon motivo per ritornarci con condizioni migliori. Bello...Bello...Mandi
29/05/2015 francesca Fatto ieri l'anello come da ottima descrizione SN. Percorso lungo ed appagante, che richiede un buon allenamento ed esperienza nel sapersi muovere su terreni misti. Dividerei l'itinerario in due parti: la salita, ripida e faticosa (almeno per me che avevo un gran mal di schiena), un pò monotona visto che si sviluppa quasi interamente nel bosco; la discesa decisamente più divertente secondo me, poiché si svolge in ambiente più aperto e variegato. Spettacolare il tratto alto sulla forra del Rio Nero, la cui esposizione immaginavo mettesse i brividi, invece il percorso è sempre reso sicuro da passerelle, rinforzi e passamani. Da rifare sicuramente in autunno quando la faggeta si veste a festa!
05/06/2014 askatasuna Due anni dopo oltrepasso ancora il ponte di Tigo ed è subito meraviglia! Aquilegie ed ancora aquilegie. Quelle piccole e scure, che sembran nascondersi nella penombra del mattino e in cui l’eleganza si fonde con la timidezza. Il torrente Resia, nella sua fretta, trascina a valle tutti gli azzurri possibili. I prati non falciati di Case Gost sono un trionfo di colori, forme, essenze. Immobili fuochi artificiali che sorridono al sole. Poi il bosco che il pino nero trasforma in un bagno turco. Col sudore però scivolano via anche tossine e assilli mentali. Dopo ogni tornante mi sento più leggero. Mentre ammiro le prime delicate fioriture di Platantera e la loro candida dedizione alla perfezione delle forme, un ramarro verdissimo scappa come un razzo tra il fogliame. Giungo alla faggeta. Che vuol dire luce, che vuol dire aria. Sorrido e m’affretto ad abbracciare il grande e scuro faiâr sulla destra. La cima è vicina, annunciata dai rododendri in fiore. Il panorama apre finestre in ogni dove. Dal Sernio al Kanin, ogni catena mette in mostra la propria silohuette, stiracchiandosi in tutta la sua magnificenza. Los Musones da qui impressionano. Anche di spalle sento addosso il loro sguardo di pietra. La discesa nella faggeta è tutto un vociar di foglie, secche al calpestio o verdi, cantando al vento. Arrivo alla casera con le prime gocce. Fino a domani sarà il mio angolo di paradiso protetto dalle maestose pareti del Lavara e del Cadin. Come la prima volta mi sembra un gioiello, curato e coccolato da ogni passante che vi ha lasciato un pezzo di cuore. Inebriato dal profumo di ortiche, passo il pomeriggio a giocare a nascondino con la pioggia, guardando le nuvole passare veloci e poi rallentare, improvvisamente, per osservar anch’esse incredule, la magia di questa valle. Alle sette m’aspetta una minestra fumante come le cime intorno, quando un bramito acuto e fortissimo sembra scuoterle. A una ventina di metri, sul limitar del bosco, un giovane cervo si è accorto tardi della mia presenza. Ha il palco che sembra di peluche, ancora in fase di crescita. S’infila veloce nel bosco continuando a reclamar vociante il territorio, allertando la valle. All’imbrunire, ancora emozionato, punto verso il rio Nero in esplorazione. Altri bramiti più seriosi e profondi. Questa volta non ci incroceremo, delle goccioline mi consigliano un lesto ritorno. Le nubi non lascian spazio alle stelle e gli occhi si chiudono a fatica. La mattina mi saluta con una luce che trasfigura i colori. Il ritorno rimane la parte più affascinante dell'itinerario. Spesso il rio s’imbizzarrisce e scatta, si tuffa, sgarfa nella pietra per girarsi di colpo e continuar la sua fuga. Spesso m’allontano dal sentiero per osservarlo da vicino perdendomi a fissare la glaciale trasparenza dell’acqua che sbuffa, scivolando via. Poi i colori. Meravigliose poligale vulgaris sia azzurre che violacee. Una coraggiosa piantina di timo pende nel vuoto reggendosi ad un sottile filamento radicale. Inarcuata alla ricerca della luce, dondolando accanto alla roccia, pare voler insegnare l’arte dell’arrampicata. La parete dell’ultimo tornante mi regala i primi raponzoli di roccia e promette ulteriori fioriture. Una selva di gigli è l’ultima perla, come quelle di rugiada, aggrappate a quei petali gialli che il sole fa brillare accendendo sorrisi che non intendono spegnersi. (02/03.06.2014)
02/06/2014 loredana.bergagna Ripercorso ieri e grazie al meteo favorevole la cima ci ha regalato panorami che non ci aspettavamo, salita agevole e discesa accompagnati dalla costante presenza delle acque, forre e colori cristallini, mondo selvaggio. Casera di Rio Nero occupata e ottimamente tenuta, schianti vecchi e profumo di bosco, di timo calpestato
24/05/2014 alessandro.filippo Percorso perfettamente segnalato, non è difficile, se non in qualche tratto in cui bisogna porre attenzione se come oggi il terreno risulta bagnato o comunque scivoloso. Le attrezzature, in alcuni punti a mio avviso superflue, e le passerelle sono in buono stato.
29/08/2012 loredana.bergagna Togliamo al Cuzzer la fama di duro, non gli spetta. E’ un bellissimo percorso che racchiude in sé tutto quello che ci si può aspettare da un’escursione: il bosco, una cima panoramica, qualche roccia, acqua, silenzio e suoni e un po’ di fatica…La salita è costante, ma senza strappi, i tanti tratti gradinati aiutano solo chi ha la gamba mediamente lunga, io devo contare unicamente sulla mia forza cinetica; niente zecche ma ragni ragni e ragni ancora: piccoli, rossi, grigi, e ragnacci con la maglietta dell’Udinese (oggi forse meglio altro colore), uno scoiattolo grigio sale a mezz’albero, ma non sembra molto impaurito, si ferma a sbirciarmi; verso q.ta 920 tracce di passaggio umano: l’involucro di una barretta cioccolato e magnesio. Quando si intravede la croce viene da dire: bene, eccomi qua, ci sono. E invece no, c’è ancora da sudare prima di arrivare sul piccolo cocuzzolo e solo allora la vedi quella grande croce ora rimessa a nuovo e se la giornata e come quella di ieri ti fermi lì a guardare finché ti sovviene che sei solo a metà del cammino (e forse anche meno). Tranquillissima la discesa alla casera di Rio Grande (circondata da schianti e ortiche ma sentiero 703 sfalciato) e sicuramente all’interno qualche topastro, fontana all’esterno. Spettacolare il percorso lungo la forra, passamani abbondanti e utili in caso di terreno scivoloso o ghiacciato. Affrontare con calma la discesa sul ghiaione grossolano che scende lungo il greto del rio Nero, lì ho incrociato un ragazzo che saliva alla casera, rimanendovi il tempo necessario per preparare un esame (mi ha detto che così è solito fare). L’ultimo tratto del percorso è rilassante, si cammina lungamente lungo il greto del rio Nero, acque a volte turbolente altre placide, sempre trasparenti, ove si incontra qualche pozza il colore diventa verdazzurro, bello anche il sentiero che, dopo l’ultima passerella sul rio Nero, si snoda in un corridoio di noccioli, ti permette di annusare il profumo del legno scaldato dal sole e di cedere il passo a qualche orbettino che attraversa, all’arrivo sul greto del torrente Resia gente allungata al sole. Perfetti i sentieri, ben tenuti, perfetto anche il senso di marcia, i tempi ci stanno tutti se si vuol godere dell’ambiente appieno, e come d'altronde merita.
18/08/2012 graziano.bettin Percorso oggi per cercare un pò di refrigerio....ma non l'ho trovato. In compenso ho scoperto un anello favoloso e nemmeno così impegnativo, ne faticoso, come poteva apparire dai commenti precedenti e della classificazione sul sito. Dall'inizio alla fine il sentiero è sempre evidente, grazie anche all'eccellente lavoro di ripittatura dei segnavia. Salita da affrontare armati di "santa" pazienza ma alla fine ci si arriva senza eccessivi fastidi. Dalla cima un bellissimo panorama sulle Alpi e Prealpi Giulie. Discesa infinita ma la forra sul Rio Nero vale il prezzo del biglietto..ancorchè sudato. Molto ben tenuta la Casera Rio Nero; purtroppo è attorniata da un ammasso di schianti. Descrizione sul libro perfetta così come il tempo di percorrenza. L'unica insidia potrebbe essere rappresentata dalla lettiera, nei tratti di sentiero immersi nel bosco di faggio, in caso di piogge recenti. Sconsiglio l'anello a chi non ha un minimo di allenamento sulle zampette. Mandi
18/07/2011 Emiliano Escursione fatta il 17/07/2011. Molto bella! La salita fa sputare sangue e il bosco era umidissimo, abbiamo sudato tutto quel che potevamo... dimenticate il sentiero dopo l'ultima casa di Gost, non esiste. Prendere invece la strata all'altezza dell'ancona votiva. Attenzione che dalla strada il segnavia e' parzialmente coperto dalla vegetazione. La prima parte della discesa dalla vetta del Cuzzer non e' segnalata molto bene, dopo aver lasciato gli alberi secchi e spettrali sulla sinistra si deve scendere andando dritti oltre la vetta secondaria, non a sinistra. Il resto del sentiero puntinato e' tranquillo. Poco prima della Casera Rio Nero due frane (recenti, penso) hanno rovinato il sentiero, la prima in particolar modo ha creato una voragine che abbiamo superato scendendo un paio di metri a valle. Molto bella la vallata del Rio Nero! Giro completato in sei ore, si poteva fare con piu' calma (ma il meteo prometteva male).
08/05/2011 Alessandro Bella escursione, soprattutto nella parte successiva alla vetta del Cuzzer. Non la definirei proprio difficile (anche i punti attrezzati con il passamano si superano tranquillamente senza far uso dello stesso), ma faticosa sì: la salita non dà tregua!L'unica attenzione riguarda un punto all'inizio: non bisogna infatti entrare nell'"ampia zona prativa" che s'incontra dopo aver costaggiato il torrente Resia, ma fare attenzione a quando il sentiero piega a destra e si dirige verso la strada che porta alle case Gost. La scorciatoia (ben) segnalata presso le Case Gost mi sembra consigliabile: è quella in cima alla breve salita dopo il ponte corrispondente ad una curva a sinistra sulla strada che porta alle Case Gost, con tanto di cartelli CAI (non fare invece caso al segnavia sull'albero a destra della strada che si trova prima dello stesso ponte, perché porta nel nulla! Credo che sia questo ciò cui si riferisce il commento del 19/12/2009).A meno di non volersi disintegrare e di godersi i luoghi pur senza perdere tempo nè fermarsi spesso, direi che le sette ore ci stanno tutte.
21/04/2011 mcamuffo Escursione fatta oggi 21-04-11.Bellissima!La via da seguire è ottimamente segnalata, nessun problema di neve, ben ombreggiata e, quindi, adatta per l'estate. Il tempo indicato per la persona mediamente allenata di 7 ore e mezza è eccessivo. Se abbastanza allenati si può fare in 4 ore facendo anche le dovute pause.Max.
19/12/2009 brunomik Fatta il 18/12/2009 e raggiunta solo la cima del monte e tornati indietro per la medesima via di salita. Rispetto alla relazione di Ivo consiglio, prima di arrivare alle case Gost, quando il sentiero confluisce in una carrareccia, di proseguire sulla stessa verso sinistra e si arriva facilmente alle case Gost dove alla prima casa sulla destra riprende il sentiero per il Cuzzer (segnalato). Se si seguissero le indicazioni all'incrocio con la carrareccia si arriverebbe in una zona sconvolta dai boscaioli e il proseguimento è difficoltoso.Per il resto la relazione è perfetta e piccola modifica la grande croce di vetta è stata messa a nuovo. Per la discesa verso casera Rio Nero non posso dire niente.
09/08/2006 Fabio Pambianchi Sentiero di altro tipo: Tratturo. Da Stavolo Cialzer a Povici. Il sentiero è ben segnato e in ottimo stato. Sulle carte non è riportato come sentiero CAI, ma permette di raggiungere borgo POVICI senza passare dalla strada asfaltata.Andrebbe segnato meglio l'inizio del sentiero, che passa proprio in mezzo agli stavoli Cialzer.. fabio.pambianchi@libero.it