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    Stavoli del Palar dalla val d'Arzino
    Prealpi Carniche
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    Stavoli del Palar dalla val d'Arzino
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    Stavoli del Palar dalla val d'Arzino
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    Stavoli del Palar dalla val d'Arzino
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaA10

Stavoli del Palar dalla val d'Arzino

Avvicinamento

Da Pinzano al Tagliamento o da Flagogna, per chi proviene da est, ci si immette nella strada che conduce con una lunga serie di tornanti ad Anduins. Da qui si prosegue lungo la rotabile della val d’Arzino sfiorando le innumerevoli piccole borgate che si trovano lungo il corso del fiume. Giunti alle case di San Francesco si procede ancora per circa 700 m fino alla frazione di Seletz dove si può lasciare l’auto (m 395, comodo spiazzo per il parcheggio sulla sinistra).

Descrizione

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri dell'Acqua
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Dicembre
Carta Tabacco
020
Dislivello
800
Lunghezza Km
16,7
Altitudine min
395
Altitudine max
793
Tempi
Dati aggiornati al
2014
I vostri commenti
  • 24/12/2020 ....Aggiungo che il dislivello complessivo è risultato all’incirca di 1000-1050 metri
  • 24/12/2020 Escursione molto bella anche in una abbastanza giornata uggiosa come ieri. Al preciso commento precedente aggiungo solo che lo stavolo del palar dispone di una piccola stufa con un tiraggio “tutto aperto” e non regolabile: brucia benissimo ma trattiene poco il calore, che sfugge lungo la canna fumaria. Ciò comporta anche un elevato consumo di legna, che comunque si trova in abbondanza attorno e nei pressi dello stavolo. Mancano arnesi da taglio. Nella cucina vi è solo un tavolo, senza sedie o panche, e qualche minima suppellettile; pende dal soffitto una lampadina dalla quale partono fili da collegare presumibilmente ad una batteria per automobile, in mancanza della quale la cucina è in penombra anche in piena estate, date le piccole dimensioni della finestra e la tettoia ombreggiante esternaAl piano superiore della struttura, dove si trovano reti e materassi (veri) si accede tramite scala esterna.Ad un minuto di distanza dallo stavolo vi è il torrente, per cui l’acqua è assicurata in ogni caso
  • 21/12/2020 Percorso non difficile, eccezion fatta per i pochi punti in cui il sentiero è franato e per i vari guadi che richiedono un po' di attenzione. Un aggiornamento rispetto alla descrizione: il gradino di roccia a fianco della cascata è stato attrezzato con staffe e cavo metallico, che facilitano il superamento dello stesso (allego foto). Molto suggestive le montagne che sovrastano le vallate, spruzzate di bianco, e bellissimi i giochi d'acqua dei vari torrenti che intersecano il percorso. Maggior parte del tragitto comunque si effettua su strada sterrata (o facile sentiero). Avvistate diverse salamandre sul sentiero
  • 30/12/2019 29.12.2019 Probabile ultima uscita montana dell'anno, gli amici van salutati, si organizza una magnifica ed impegnativa traversata e per accontentare gli amanti della cima ad ogni costo, dai, ci mettiamo anche il Bottai. Partenza da una gelida Sella Chianzutan dove troviamo uno sparuto gruppetto di scouts in pantaloni corti impegnati nel rito del saluto mattutino memtre noi ben intabarrati saliamo veloci lungo il sentiero 811lasciando ben presto alle nostre spalle casera Montuta e malga Avrint dove il camino fuma. Il lungo traverso che conduce al belvedere è parecchio insidioso per i tratti di neve (non molta in verità) ma ghiacciata ed il folto tappeto di foglie molto scivolose; breve sosta ed un gruppo sale al monte Bottai scendendo dopo alla Forca per cresta, un secondo gruppetto preferisce raggiungere subito il bivacco Carcadè dove Sandro e la sua cagnetta sembrano aspettarci. La stufa scalda bene ed il caffè vien su e si materializza anche un bottiglia di roba forte, si alleggeriscono gli zaini dei dolci portati su, intanto arriva anche il gruppo della cima ed allora saltano anche i tappi; quando è l'ora di scendere è commovente vedere la felicità negli occhi di Sandro, contento di quest'incontro, di vedere apprezzata e rispettata la cura che da anni dedica al bivacco e ci dice che avremo almeno altre tre ore di cammino. La discesa lungo il segnavia 827 è molto ripida e la traccia non sempre è molto visibile, la lettiera non aiuta a camminare spediti, qualche scivolatina e qualche inciampo prima di raggiungere il comodo sentiero degli stavoli del Palar, qualche guado facendo attenzione all'eventuale ghiaccio e la lunga risalita fino a forchia Armentaria, comoda prosecuzione fino a che la pista diventa sentiero, un paio di brusche svolte, il passaggio che impegna maggiormente è il superamento del salto roccioso franato ma è stato fortunatamente attrezzato con cavo e qualche staffa, un ultimo ricco guado dove far valere le doti di equilibrista che ognuno di noi ha, ne usciamo senza danni ed infine nuovamente una buona pista mentre siamo oramai al tramonto e le finestre si illuminano. Qualche centinaio di metri ancora fino al bar del paese dove avevamo lasciato alcuni mezzi tanto per arrivare a 19 km e godersi una birra, nel complesso un gran bel giro, ambiente appartato, ricco di suggestioni
  • 09/03/2017 Soleggiato e a tratti ventoso, ieri, questo itinerario, che abbiamo effettuato come SN. Il variegato percorso lungo il rio Armentaria è suggestivo, forse proprio a causa di alcuni tratti delicati dove la mulattiera originaria è crollata: si deve attraversare una frana a mt. 563 sotto pareti incombenti, e superare un gradino roccioso, con atletica ma breve arrampicata, poco prima del secondo guado. Non vedo l'ora di arrivarci al cospetto della rampa sopra la cascata, mi pare facile e veloce si rivela il superamento, il tratto inclinato roccioso è scalinato ed i punti giusti dove mettere mani e piedi ci sono tutti. Del vuoto, se c'è, nemmeno mi accorgo, perchè è tanta la voglia di mettersi alla prova. Questa mia impressione non tragga però in inganno, attenzione e soprattutto fiducia nelle proprie capacità. La percezione dell'esposizione è cosa soggettiva ovviamente però diminuisce con l'assidua frequentazione della montagna e con la volontà di affrontare paure e limiti.Come Askatasuna trovo la seconda parte del tragitto rovinata dalla massiccia presenza di asfalto e cemento, che contrasta nettamente con il selvaggio ambiente circostante e con la prima parte, dove a prevalere sono opere quali muretti a secco, rinforzi con tronchi e pietre. La discesa lungo la strada asfaltata, seppur intervallata da qualche tratto sterrato, fino al guado mt. 493, logora la schiena e le ginocchia usurate. Una pausa rinfrescante e rigenerante al rio Palar mi ricarica: l'asfalto in salita è sopportabile e alla fine la soddisfazione che mi porto a casa è enorme!
  • 09/12/2015 Arzin. Un respiro angusto. Una strada che pare una navata, parallela a quella liquida che le dà il nome. Contornata da boschi dimenticati, da prati divenuti fantasmi del passato. La natura s'è ripresa ogni angolo distante dalla civiltà. Le stesse malghe ristrutturate son divenute cattedrali nel deserto. Per iniziare a conoscerla scelgo un itinerario a caso. Senza approfondirlo. Toppando di brutto. Al parcheggio sono circondato dalle sentinelle del borgo. Abbaiano e scodinzolano. Vogliono le coccole ma scappano. Indecise. La grande porta in legno di un fienile regge un cuore di ferro con all'interno altri piccoli cuori. La giornata promette bene. Nel primo tratto di salita, tacabanda con le sorprese. Una poligala sta sbocciando, poco più avanti una Tofeldia...ma? Seiso fûr cun la gamele? Poi la cascatella che ammiro da ogni lato. Il troi è quasi tutto in ombra, l'aria è pungente e la neve, spruzzata qua e là aumenta la percezione del freddo. Ammiro i muretti a secco che sostengono la vecchia carrareccia come quelli che ne delimitano i fianchi. Man mano che avanzo l'entusiasmo scema. Tanta, troppa strada. Serrata e avara di visuali. Se non fosse per quella Forcje che m'irride, stagliata nel blu del cielo, crogiolata dal sole ,mentre io continuo tra le ombre. Agli stavoli decido di rinunciare a continuare per il troi per tentare di scovar la traccia che da forchia Armentaria porta sul Chiadins. Riparto svogliato dalla carrareccia che m'aspetta ma il sorriso torna a salutare la primula, ultima dell'anno o prima di quello venturo? Nella salita m'accorgo del gran numero di salamandre schiacciate da chissà che mezzo. Riecco il musone che aumenta quando la traccia che cercavo, nascosta dal nevischio, non appare. In realtà non mi impegno molto. Sulla via del ritorno una strana croce è appoggiata su una parete. Prendo in mano il manufatto, antico tacco di gomma di uno scarpone. Di nuovo al parcheggio riempio di coccole il più scodinzolante delle due "minacciose" sentinelle. Una giornata segnata da una scelta frettolosa. Sconsigliata in un periodo dove il sole appare in pochi tratti, ma poco appetibile pure nelle altre stagioni. La selvatichezza dei boschi che accompagnano la passeggiata è risucchiata dall'infinità di cemento, asfalto o ghiaie e terra da calcare. Ma prima o poi quell'antica traccia verso il Chiadins s'ha da trovare.(24.11.2015)
  • 19/02/2014 18/02/2014-Ripercorso l'itinerario, dopo tutta questa pioggia è davvero un sentiero dell'acqua. Per il guado bisogna cercare i sassi migliori che ancora affiorano. Un po' di destrezza per superare il gradino rovinato poco prima della cascata. Si tratta di un passaggino presso un impluvio reso impervio e modificato dagli elementi. Temperature miti per febbraio, qualche salamandra sulla pista.
  • 31/12/2013 Fatto oggi per chiudere l'anno in bellezza.. Il percorso è lungo ma vario e piacevole visto che le pendenze sono piuttosto dolci.Ci sono un paio di punti esposti dove il sentiero è franato e bisogna prestare attenzione a dove si poggiano i piedi! Rii Arm
  • 25/01/2012 Il percorso è il n.10 della guida n.3 sentieri dell'acqua.
  • 24/01/2012 Ma la relazione del percorso? Io non la vedo.
  • 22/01/2012 ..e proseguo con un sentiero dell'acqua, per me continua il momento di camminare basso. Per arrivare a S.Francesco serve un tempo infinito e per poco pure manco Seletz e l'attacco del sentiero 827. Il cielo dapprima bigio poi schiarisce, temperatura fresca: -7°. Oggi sono in compagnia, saliamo di corsa la rampa cementata per riattivare la circolazione, il sentiero in questo tratto è in realtà una larga pista che si snoda fra pareti erose e franate, qualche farferugine fa capolino dai detriti. Ben presto arriviamo a guadare il rio Armentaria, si cerca con attenzione il punto migliore per non bagnarsi e saliamo nel bosco. Il sentiero è bello, qualche arbusto caduto, molte foglie secche, terreno acido, abbondanza di eriche e rododendri. Ci accompagna il suono del torrente che scorre in basso, superiamo senza difficoltà i vari punti erosi ed eccoci alla cascatella, suggestivo il salto e la pozza azzurra che forma, il sentiero è un po' esposto e franato e la mia compagna di viaggio si scusa ma non se la sente di affrontare il salto roccioso. Chi va per monti sa che non bisogna mai forzare la mano per cui torniamo sui nostri passi assaporando comunque ogni raggio di sole che filtra sul sentiero, osserviamo gli innumerevoli bozzoli della processionaria. Al bivio con il sv 840, dopo un'occhiata alla cartina, decidiamo di imboccarlo e di seguire il rio Sclusons. Il freddo si fa più intenso, qui il sole non arriva, ambiente severo e dirupato, ronzio di motosega, ovunque cascatelle e pozze ghiacciate, un paio di guadi e arriviamo al punto ove una serie di cascate forma una bella pozza azzurro-verde, è veramente spettacolare. L'opera è rimasta incompiuta ma gli occhi sono stati comunque appagati.Il percorso completo è solo rimandato.Loredana
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