Avvicinamento
Da Tolmezzo si imbocca la statale n.52 bis verso Arta e la si percorre fino al bivio a sinistra per Cercivento. Dopo avere sfiorato Sutrio si prosegue lungo la strada principale ma la si abbandona quasi subito per entrare a destra a Cercivento. Dal paese si risale la lunga e tortuosa rotabile che si alza sulle boscose pendici del
monte Tenchia. Giunti alle distese prative del Pian delle Streghe si parcheggia presso il tornante a quota 1524 (in seguito la strada si fa sterrata e sconnessa).
Descrizione
Dal tornante si risale lungo la strada per circa 500 m fino ad un marcato costone dove si interseca il sentiero CAI n.154 che sale dal fondovalle. Non ci sono segnalazioni recenti ed il sentiero non è ben visibile in mezzo alle alte erbe ma una volta imboccato lo si segue senza particolari problemi. Ci si alza quindi a regolari tornanti lungo il pendio prativo, punteggiato da cespugli di
ontano, che costituisce il versante meridionale del
monte Tenchia da dove si apre già un esteso panorama sulla
valle del But. A luglio queste pendici prative ospitano numerose fioriture tra le quali possiamo riconoscere la
verga d'oro, l'
epilobio, la
scorzonera rosea ed il
garofano montano. Quest'ultima in particolare abita i prati fino a circa 2000 m di quota dove fiorisce in capolini solitari di un bel colore rosa. Anche l'epilobio fa bella mostra di se, riunito in fitte colonie decorative dalle vistose infiorescenze allungate di colore roseo porporino.
Il sentiero arriva alla strada di servizio di una baita che si risale a destra per pochi metri fino a raccordarsi con la pista principale. Al successivo marcato tornante si lascia nuovamente la strada per risalire i pochi metri che ci separano dalla vetta del
monte Tenchia (m 1840), che scopriamo essere solo uno spallone secondario. Seguendone il crinale che lo collega al corpo principale della montagna si riprende una marcata mulattiera che con alcune svolte sale ad un impianto di antenne. Proseguendo ora lungo la pista si raggiunge una ampia zona pianeggiante caratterizzata da morbide ondulazioni erbose. Da qui possiamo raggiungere facilmente la vetta del
Pizzo del Corvo (m 1945). Dal punto dove ci troviamo sembra poco più di una propaggine erbosa poco significativa ma in realtà il suo versante orientale precipita con uno sperone roccioso che offre una bella visuale sulla valletta sottostante dove si trova la
casera Zoufplan bassa. Ancora più interessante e consigliata è la breve salita sulla vetta dello
Zoufplan (m 1999) dove la
vista ed in particolare verso il passo di Monte Croce Carnico. Senza difficoltà, per prati o lungo la recente pista di servizio al radar meteo, se ne guadagna il crinale allungato, caratterizzato dalla presenza di affioramenti rocciosi e resti di guerra. Per non perdere alcuni particolari sul fondovalle ci si può spingere fino alla propaggine più orientale ritornando poi sui propri passi lungo il panoramico filo di cresta. Assai istruttiva e completa si presenta la visuale sul tratto di confine ad est del passo di Monte Croce Carnico: dal tormentato altopiano del
Pal Piccolo all'isolato dosso roccioso del
Cuelat e dalla poco pronunciata vetta del
Pal Grande alla
Creta di Timau. Come spesso accade su queste vette, la dorsale segna una netta separazione tra il versante sud caratterizzato da ripide pendici prative e quello nord dove si sviluppa una fitta
ontaneta. Si può seguire liberamente il filo di cresta che unisce il
monte Zoufplan al
Cimone di Crasulina e quindi abbassarsi sulla sterrata che corre pochi metri sotto. Dalla strada un sentierino scende alla conca dei
laghetti Zoufplan (m 1907) ben visibili in basso. Lo specchio d'acqua principale, inserito in una splendida cornice alpina, costituisce il punto ideale di sosta per questa piacevole passeggiata. Fa da sfondo la piramide erbosa del Cimone di Crasulina, la vetta che continua verso ovest la lunga dorsale montuosa culminante con il
monte Crostis. Attorno al lago le fioriture di luglio presentano i colori prevalenti del giallo dell'
arnica e della
crepide e dell'azzurro delle campanule. Tra queste ultime è di facile riconoscimento la
campanula barbata, una specie che vive nei prati e nelle brughiere di preferenza su terreni acidi. Il nome è dovuto alle caratteristiche corolle fiorali che presentano un margine fittamente ornato di peli.
Per il ritorno, dopo essere risaliti sulla strada, si utilizzerà il medesimo itinerario.
Avvertenze
Qualora si dovesse mancare l'imbocco del sentiero CAI n.154, si può proseguire lungo la pista che, con un ampio tornante, arriva in ogni caso nei pressi del
monte Tenchia. Nel corso del 2007 sono iniziati i lavori per la realizzazione del radar meteo sulla vetta del monte Zoufplan con l'apertura della relativa pista di servizio.
Variante per le creste orientali del monte Zoufplan
In alternativa al segnavia CAI n.154, è possibile raggiungere la vetta del
monte Zoufplan anche percorrendo i due crestoni orientali. E' una variante panoramica e solitaria che richiede una maggiore autonomia in quanto si svolge su tracce di sentiero. Da segnalare, ad inizio estate, le vaste fioriture di
rododendro che rivestono il crinale che discende dal
Pizzo del Corvo. Tralasciato quindi l'innesto sul CAI 154, si prosegue lungo la sterrata fino al successivo marcato tornate a quota 1680 dove si abbandona la pista principale per aggirare lo spigolo che sorregge l'impianto di antenne. In pochi minuti si arriva alla
casera Zoufplan bassa (m 1671) il cui ripiano ospita anche una piccola colonia di
marmotte. Si prosegue oltre la malga fino a raggiungere il crinale erboso che discende dal
monte Zoufplan. Da qui si inizia a risalire la costa in ambiente aperto e panoramico prestando una minima attenzione nei pochi punti dove questa si restringe. Seguendo fedelmente il filo del crinale si passa sopra i ruderi di casera Zoufplan alta e con un ultimo strappo si arriva sulla vetta del
monte Zoufplan (m 1999). Per la discesa si può utilizzare la costa che scende dal
Pizzo del Corvo. In questo caso, raggiunta liberamente per prati la modesta elevazione, si imbocca il crinale che scende verso le antenne. Appena ci si discosta dalla vetta si può notare come questa sia interamente traforata da fortificazioni della Grande Guerra. La zona, inoltre, è inserita tra i geositi del FVG in quanto sede di contatto tra le vulcaniti basiche che formano il
Pizzo del Corvo e i depositi rossi permiani (vedi pdf allegato). La discesa lungo la costa è abbastanza agevole e si svolge all'interno di un giardino di
rododendri. Unica pecca la recinzione dell'impianto militare che costringe a calare malamente sulla destra dove però si ritrova subito la pista di servizio.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dell'Acqua