Avvicinamento
Da Montereale si risale lungamente la Val Cellina fino al ponte sul torrente Cimoliana, poco prima di Cimolais. Qui si devia a destra in direzione di Claut che si attraversa seguendo poi le indicazioni per Lesis. Giunti al punto dove la strada affianca il corso del Cellina, fare attenzione ad un cartello CAI che ci indica di scendere a destra sul greto principale dove si può parcheggiare comodamente (m 604)
Descrizione
L’escursione ha inizio sulla vicina passerella che si attraversa per imboccare sull’altro lato una pista sterrata. Questa, dopo un tornante, va ad affiancare la valletta di un rio secondario caratterizzata dalla presenza di particolari stratificazioni rossastre. Più in alto la strada esce sul bordo inferiore di una grande area prativa sorvegliata da un vecchio edificio. Con qualche tornante ci si accosta alla casa (m 662, cartello) e la si oltrepassa come anche il successivo nucleo di stavoli abbandonati. Più in alto si interseca il greto di un rio secondario oltre il quale è necessario fare attenzione ad individuare il punto in cui si stacca a sinistra una mulattiera (ometto e precario cartellino). Si abbandona così la sterrata per seguire il segnavia CAI n.960 che prende a salire nel bosco con svolte a pendenza piuttosto decisa. In diagonale si attraversano alcune piccole schiarite con
eriche poi il sentiero va progressivamente ad affiancare il solco eroso di una valletta. Si sale diritti sulla direzione indicata da ometti e sbiaditi segnavia fino a sfiorare il greto principale nel punto in cui la valletta si restringe. A questo punto il sentiero si impenna lungo il bosco alla nostra sinistra e prende a salire con pendenza molto sostenuta, mitigata solo più in alto da qualche svolta. La monotonia del bosco di
faggio viene interrotta dall’innesto in un piccolo solco e dalla presenza di una caratteristica lama rocciosa completamente ricoperta dalla fioritura di sassifraghe. Il sentiero compie un’ansa a destra per poi incanalarsi all’interno di una stretta vallecola, racchiusa a destra da bancate rocciose disposte a strati molto ravvicinati. Segnavia e ometti ci guidano ora verso un ripiano immerso nella fitta abetaia e quindi a sinistra fino a raggiungere, con un’ultima risalita, una inaspettata radura. Dopo tanto bosco ci si ritrova con piacere a camminare su terreno più aperto in una solitaria oasi di pascolo al margine della quale si trova la
casera Frate de Sora (m 1364). Il piccolo ricovero, ristrutturato recentemente in modo esemplare, dispone di stufa, tavolo e sedie e può ospitare due persone su un comodo letto a castello con materassi. Dalla casera si prosegue con pendenza ora molto gradevole lungo la Val dei Tramontins, in un rado bosco tra alte erbe e fioriture di ranuncolo, geranio, geo e
ormino. Più in alto il sentiero entra in una specie di corridoio naturale tra i
larici mentre a sinistra si iniziano ad intravedere alcune colate di ghiaia. Ancora una breve salita e la valletta si esaurisce alla
forcella dei Tramontins (m 1688) sotto lo spigolo di Cima Lastruta. Proprio in corrispondenza del punto più elevato si lascia il segnavia CAI per imboccare la debole traccia che si stacca a destra (da qui fino in cima non vi sono segnalazioni). Cercando segni di passaggio ci si innalza diritti per raggiungere un primo ripiano dove si notano alcuni
larici contorti. Si attraversa ora una zona più articolata, caratterizzata dalla presenza di piccoli dossi e avvallamenti carsici ricoperti dai
mughi . Rassicurati dalle tracce di passaggio di alcuni punti quasi obbligati, si guadagna anche il catino superiore ormai in vista della nostra meta. Su terreno più agevole si inizia a contornare la conca mirando alla base di una zona di roccette. Cercando i varchi migliori tra i mughi si esce così sulla cresta principale a poca distanza dalla vetta. Su terreno elementare si sale infine sul cupolotto sommitale del
monte Frate (m 1983), ricoperto da un bel manto erboso ma precipite verso la conca di
Barcis.
Per la discesa si faccia ritorno alla
forcella dei Tramontins dalla quale vi sono altre due possibilità per rientrare a valle. Oltre a utilizzare il medesimo percorso dell’andata, infatti, si può proseguire nel versante opposto dove il segnavia CAI n.960 perde quota velocemente. Il sentiero punta al pianoro di
casera Resettum sul quale si esce dopo circa mezz’ora di discesa (m 1462, baracca in lamiera non utilizzabile come ricovero). Qui possiamo decidere se proseguire a destra lungo il segnavia n.960 per imboccare una mulattiera e quindi la pista di
casera Pradut . Da questa si potrà poi scendere al Pian del Muscol tramite la strada di servizio o il sentiero CAI n.960a. La seconda opportunità è quella riportata sulla mappa e consiste invece nell’utilizzare la pista che ridiscende direttamente al guado sul Cellina. In questo caso ci si abbassa senza percorso obbligato lungo i prati di
casera Resettum passando accanto agli igloo utilizzati per le attività invernali. In breve ci si innesta a sinistra sulla pista sterrata che con una lunghissima serie di tornanti ci ricondurrà esattamente al punto di partenza. Volendo, al penultimo tornante, vi è la possibilità di abbreviare una larga ansa della pista ricongiungendosi con il sentiero fatto all’andata
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Silenzio