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Anello di Monte Soreli e di Cima dei Larici da Tugliezzo

09-05-2013 22:32
norman norman
Itinerario intrapreso con l’intenzione di raggiungere da Tugliezzo il misteriosi ruderi dell’“osservatorio di Monte Soreli”, ubicati all’apice del ripidissimo ed impervio costone che sovrasta la ss13 tra Portis e Carnia. Presso Portis sono presenti numerose fortificazioni militari appartenenti al c.d. “Vallo Alpino”, realizzate negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale a difesa delle frontiere alpine: non sappiamo però se il nostro osservatorio sia ascrivibile a tale complesso di opere e ad ogni modo la sua edificazione e rifornimento avrebbe imposto, causa l’ubicazione, non banali problemi logistici. Non siamo riusciti a raggiungerlo, tuttavia l’anello effettuato come ripiego e qui proposto può risultare stimolante per chi sia interessato a visitare una zona impervia ed affascinante, che ci è sembrata quasi del tutto disertata nonostante la prossimità ad itinerari altamente frequentati.
Dalla Carnia raggiungere per buona rotabile asfaltata gli Stavoli Tugliezzo 503 mt (ampie possibilità di parcheggio) e proseguire lungo la carrareccia sterrata fino ad un bivio, presso il quale si prosegue a dx. Dopo numerosi tornanti si è ad un quadrivio dove si trovano le segnalazioni CAI del sent. 701 per i ricoveri Franz e Cjariguart (si può qui arrivare più brevemente seguendo una traccia non segnata che si stacca a dx una decina di metri dopo il primo bivio). Ignorando le segnalazioni si prosegue lungo la carrareccia con segnale di divieto di transito che risale con numerosi tornanti verso il Plan dei Portolans. Al bivio seguente ci si tiene a dx, si ignora la successiva diramazione a dx e si svolta a dx alla consecutiva, che si dirige verso gli St.li Gridezzo. La carrareccia prosegue in quota e doppia un costone con visuale sull’Amariana, dal quale inizia lievemente ad abbassarsi. Chi fosse interessato a dare un’occhiata alla forra del Rio Gridezzo può proseguire per circa 200 mt. ed intraprendere una labile traccia, evidenziata da rare fettucce, che si stacca a sx in corrispondenza del primo tornante. Il percorso è spesso ostacolato da tronchi schiantati (incendio del 2003) e dalla vegetazione pioniera e presto termina sul ciglio franoso dell’orrido del rio (700 mt ca.), che molto più in basso si vede scorrere tra repulsive balze rocciose. Sulla sponda opposta si intravede una traccia di sentiero sovrastata dal ripidissimo costone NO del M.te Soreli, ma da dove ci si trova non sembra facilmente raggiungibile. Ritornati sui propri passi all’inizio della digressione (100 mt di contropendenza ca.), iniziare la salita del “costone con visuale sull’Amariana” giusto presso la curva della carrareccia (tracce). Poco più di 100 mt. di ripida salita in bosco di faggio portano sul panoramico pulpito erboso (croce commemorativa di un valligiano) che domina il ripiano prativo dove un tempo era ubicata la Casera Plan dal Tei, 913 mt. (ruderi appena distinguibili). Da qui è possibile, guardando verso il M.te Soreli, individuare il costone boscoso che conduce alla vetta, limitato a dx dai solchi e dalle balze dirupate a monte del Rio Gridezzo. Dal pulpito ci si abbassa pochi metri verso sx ad una selletta e si inizia a risalire il costone per una labile traccia, proveniente da N e segnalata con vernice rossa. Circa 200 mt sopra la sella la traccia ed i segni si perdono: è allora preferibile mantenersi sul margine dx del costone su terreno via via più ripido, seguendo tracce di passaggio di animali tra la vegetazione che si infittisce. Una prima balza rocciosa (1200 mt. ca.) è facilmente aggirabile a sx , ci si riporta sulla dx e per fastidiosa vegetazione e roccette faticosamente si guadagna la cima (1355 mt., ometto). Bella ed insolita visuale della confluenza Fella- Tagliamento, dei gruppi del Sernio, dello Zuc dal Bôr e del Plauris. I più volenterosi potranno a questo punto intraprendere la discesa verso i ruderi dell’Osservatorio (1020 mt ca.), seguendo il filo della cresta che da qui non appare difficile ma in qualche tratto esposta. Proseguendo invece verso E si scende brevemente ad un intaglio e si riprende quindi a salire verso la Cima dei Larici. La cresta non è mai difficile e si percorre senza it. obbligato presso il filo, variando tra il boscato versante N e l’erboso ma più ripido versante S. Probabile l’incontro con stambecchi e camosci. Oltrepassata la Cima (1605 mt), la cresta oppone un breve intaglio roccioso, risolvibile sia frontalmente (I), sia aggirandolo con breve discesa verso S. Oltrepassata l’elevazione successiva 1628 mt, la cresta si fa prevalentemente erbosa mentre le successive q. 1675 e 1635 si presentano popolate di mughi. Una provvidenziale traccia tagliata permette superare anche queste ultime elevazioni e pervenire al passo Maleet, dove si incontra il segnavia 701 che consentirà di fare ritorno al punto di partenza.
Escursione effettuata il 04/05/2013 con Pietro_Casarsa.
Dislivello: 1150 mt ca., escluse contropendenze.
Tempo: 7-8 h ca., escluse soste ed incertezze di orientamento.
Difficoltà: EE, non difficile ma consigliato a persone con una certa abitudine a muoversi su terreni fuori pista. Nel canalone sotto Passo Maleet, a tratti ripido, possibile presenza di nevai residui fino ad inizio giugno. Acqua assente lungo tutto il percorso.
Allegato: DSCN2862.jpg
Anello di Monte Soreli e di Cima dei Larici da Tugliezzo
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09-05-2013 22:34
norman norman
Particolare della forra del Rio Gridezzo
Allegato: DSCN2814.jpg
Particolare della forra del Rio Gridezzo
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09-05-2013 22:36
norman norman
Il Monte Soreli dal pulpito erboso del Plan del Tei
Allegato: DSCN2818.jpg
Il Monte Soreli dal pulpito erboso del Plan del Tei
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09-05-2013 22:38
norman norman
La Cima dei Larici dal M.te Soreli
Allegato: DSCN2836.jpg
La Cima dei Larici dal M.te Soreli
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09-05-2013 22:42
norman norman
Il M.te Soreli salendo alla Cima dei Larici
Allegato: DSCN2838.jpg
Il M.te Soreli salendo alla Cima dei Larici
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09-05-2013 22:44
norman norman
Salendo verso la Cima dei Larici
Allegato: DSCN2845.jpg
Salendo verso la Cima dei Larici
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09-05-2013 22:45
norman norman
Stambecchi sulla q. 1628
Allegato: DSCN2858.jpg
Stambecchi sulla q. 1628
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09-05-2013 22:46
norman norman
Il canalone di discesa dal Passo Maleet
Allegato: DSCN2875.jpg
Il canalone di discesa dal Passo Maleet
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12-05-2013 22:20
radiologo radiologo
Per norman: salito assieme a un amico da stazione per la carnia fino all'osservatorio mont di soreli, continuando poi per la cresta del'alta via cima dei larici fino a passo maleet, e ridiscesi a stavoli tugliezzo a fine ottobre 2011.
Comunque trovi una mia relazione sul cuardin, periodico del cai Gemona, su internet al seguente indirizzo: http://www.caigemona.it/cuardin/cuardin_febbraio_2013.pdf mandi
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12-05-2013 23:02
norman norman
Grazie Radiologo per la preziosa informazione! Dopo aver letto la tua relazione mi sembra opportuno mettere in rilievo che il tratto di cresta tra l’Osservatorio e la cima del M.te Soreli non è tanto semplice né evidente come avevo ipotizzato ed è preferibile percorrerla in salita.
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10-10-2016 08:25
loredana.bergagna loredana.bergagna
Riprendo questo post perché percorso ieri tutto l'anello parcheggiando l'auto presso Sot la Mont w quindi preferito arrivare all'osservatorio in salita. Fino all'osservatorio c'è un buon sentieo e anche bollinato di rosso, da lì, come si può ben capire dalla relazione di Norman e da quanto postato da Radiologo, ci si deve arrangiare valutando la via migliore ed individuando tracce, rami tagliati e qualche ometto qua e là. Noi abbiamo percorso tutte le creste fino a passo Maleet e poi scelto di scendere al ricovero Cjariguart rientrando lungo il dismesso sentiero 728, scivoloso in più punti a causa della pioggia del giorno precedente e della spruzzata di neve della mattinata. Sostanzialmente un giro di soddisfazione per chi ama ravanare, fatto tutto l'anello in 10 ore nette comprese qualche breve sosta per rifiatare.
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07-04-2017 21:32
askatasuna askatasuna
Inondo questo post con tante parole rivolgendomi innanzi tutto a chi l’ha creato –Norman e Pietro in primis- chi lo ha arricchito –Radiologo con il Cuardin- e chi lo ha resuscitato –Loredana. Grazie! Per avermi fatto conoscere un anello dedicato ai curiosi e a chi ama l’oblio del salvadi. Dopo settimane accumulando negatività, la voglia di sfogarsi è caduta proprio sul vostro suggerimento e ha riportato il mio vascello emozionale sulla rotta giusta! Il trucco per goderne appieno, sta nel bypassare il cervello e convincerlo come quelle scie rumorose siano strani versi del torrente e non macchine che sfrecciano sulle strade. Il resto è cavalcata pura! Seguo la dritta di Loredana e parto basso, tra violette a perdifiato, eriche che strabordano dai prati inorgogliti e bolli rossi. Puntuali, garantiscono la via fino allo stavolo. Da qui partoni i fischi. Peggio del derby più infuocato. Mi subisseranno per tutto il giorno, neanche fossi un arbitro o un giocatore malandrino e traditore. I camosci non son proprio sportivi. Dopo lo spettacolo della fuga, mi godo la prima Latrea che anticipa di poco la faggeta, ove i bolli vengono sostituti dagli ometti. Qui occhio! La traccia non punta alla selletta ma l’aggira per raggiungerla comodamente. Io l’ho affrontata di petto e quella terra nera su cui non si fa presa, unita al fogliame ed alla verticalità, rende quei pochi metri poco simpatici. Poi il panorama esonda, con un’Amariana che da piramide striata si fa placida balenottera che emerge tra gli arzigogoli che dan vita al Tiliment. Esili pennellate di azzurri sulle sabbie. Cangianti e suadenti. Splendida ed inconsueta la vista su Cimadôrs e La Mont, sul gruppo del Sernio e sulla val Alba per finire con il lato selvaggio del San Simeone che da qui pare una montagna con la emme maiuscola. Poi lo sguardo ricalca il mascara ceruleo del Tiliment, seguendo la dorsale che porta a sella Chianzutan, sul Verzegnis e su tutto ciò che gli sta dietro. Ad ogni cocuzzoletto mi fermo a guardare indietro, incapace di saziarmi d’orizzonte! Poi tutto si fa cresta. Ma cresta affollata. Il nome della successiva cima, il Colle dei Larici, non è toponomastica casuale o curiosa ma puro dato di fatto: la cima E’ DEI LARICI! Possesso geloso, sottolineato dalle continue carezze delle fronde! Meraviglie contorte del reame che s’attraversa. Perse come me, a fissare quelle pareti affioranti ed oblique, per poi strabuzzare occhi e cuore al catino Plauris che vocia silente, attirando ogni attenzione. Tra ulteriori fischiate e larici più imbizzarriti dei faiârs del Tajeit finalmente ecco il sovrano della muraglia delle Prealpi Giulie! Con quella cresta che non s’arrende alla discesa, che sussulta in striature longitudinali, che si accaparra tutto il bianco rimasto. Cullato dal tepore, io indosso pantaloni primaverili e non sospetto la natura di quei pochi metri di svalico a nord. Qui tutto si fa bianco e scompare ogni traccia. No, dai, non può essere di qua! Mi ostino a trovare alternative nella selva di mughi. Poi ritorno nel candore e noto un taglio su di un arto mughesco. Scendo. Il primo passo fa sprofondare la zampa venti centimetri oltre al ginocchio! A glace! Ma non ci sono alternative. Una decina di minuti in cui i nomi dei numi si associano a quelli della fauna del Parco. Immersioni ed emersioni continue che finalmente mi portano a passo Meleet, ove ritorna il troi con le sue orme. Il dolore del gelidume si trasforma in caos circolatorio ed il glazât diventa mitezza. Sospiro madido, mentre nelle pedule navigano i girini. Scendo pensando agli stambecchi che m’immaginavo sentinelle di quel candido catino. Po si pò! A son duçs a sdenteà la arbe di che atre bande! Sul ricovero c’è poco da dire.. Esagerato anche rispetto ai rifugi! Cucine, spolert, stufe a legno nelle camere divise tra ronfatori e non, stendini da brevetto del marangon di Samardençie, acqua corrente –in periodo estivo-, orticello, ampia terrazza primaverile, tonnellate di legna e per finire albero di natale ancora addobbato! Robis di siôrs! Atri che bivac! Indossate nuovamente le pinne, volevo dire le pedule, punto alla val Lavaruzza ove volteggia un gruppo di grifoni. Ma li perdo subito di vista, letteralmente conquistato dalla natura della cresta percorsa e normalmente celata dalle navate settentrionali del Plauris. Lastre che si fan pagine di manuali di geologia. Talune lisce a dismisura, altre perfettamente scavate da solchi paralleli. Un masso inarcato diventa bivacco naturale per un gruppo di Mercorelle che difende il proprio territorio. E ancora placche, scaglie, squame. Le rocce più vicine invece dimostrano la loro stratificazione da millefoglie, una cascata e poi il bosco. E con lui il primo Mezereum dell’anno! Mi trasformo in bombo e non riparto fino ad averne odorato ogni petalo! Con Dentarie ed Epatiche mi limito alle foto. Eriche e Farfaracci maggiori completano il bouquet, mentre le cascate muschiate della Pissanda son la ciliegina sulla torta d’una giornata piena, splendida e varia. ( 25.03.2017)
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04-11-2020 16:47
Albert Albert
Buongiorno!
Volevo chiedere, per cortesia, informazioni sul tratto del percorso Pian del Tei-vetta del monte Soreli: è esposto? È impervio?

Grazie!
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