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    Anello del monte Ciavac da Andreis
    Prealpi Carniche
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    Anello del monte Ciavac da Andreis
    Prealpi Carniche
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    Prealpi Carniche
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    Prealpi Carniche
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    Anello del monte Ciavac da Andreis
    Prealpi Carniche
SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaA01

Anello del monte Ciavac da Andreis

Avvicinamento

Da Montereale, presso Maniago, si imbocca la strada statale n.251 che risale Val Cellina. Subito dopo il lungo traforo si piega a destra seguendo le indicazioni per Andreis. Raggiunte le case della piccola frazione si attraversa l’abitato in direzione di Alcheda oltrepassando anche il Centro Visite del Parco delle Dolomiti Friulane. Pochi metri dopo, sulla sinistra, si apre uno spiazzo dove possiamo parcheggiare comodamente (m 456).

Descrizione

Lasciata l’auto si prosegue lungo la strada asfaltata scendendo fino al ponte sul torrente Ledron presso il quale si trovano alcuni cartelli del Parco (m 441). Seguendo le indicazioni per il monte Ciavac (segnavia CAI n.975-979) si imbocca a destra la pista interdetta al traffico che dopo pochi metri attraversa il torrente stesso. Si costeggia il corso d’acqua tra ricche fioriture di polmonaria, anemone giallo, primula, pervinca, epatica ed elleboro raggiungendo una specie di insellatura in corrispondenza di un tabernacolo (Col de Crous). Il filare di pini ai lati del percorso limita un poco la vista ma alzandoci di qualche metro sulla sinistra possiamo avere una visuale d’insieme sul particolare ambiente che andremo ad attraversare. Ghiaioni e pinnacoli rocciosi farebbero supporre quote ben più elevate ma in realtà ci troviamo a poco più di 500 m di altitudine.
Il percorso prosegue lungo la mulattiera che va abbassandosi nel versante opposto fino a sfociare sulle alluvioni del torrente Ledron. Sull’altra sponda si nota l’inizio del sentiero CAI n.976 che sale alla forcella d’Antracisa. Noi, per ora, ci teniamo sulla destra (sinistra orografica) seguendo il segnavia CAI n. 975 lungo il greto del torrente. Non appena la gola si restringe sono necessari un paio di guadi per evitare alcuni grossi massi poi il sentiero risale una rampa gradonata che taglia in alto una marcata ansa del torrente. Ci si destreggia ancora lungo le sponde compiendo altri due guadi per raggiungere poi il punto dove il greto si allarga nuovamente. Ad un bivio segnalato si tralascia definitivamente il segnavia CAI n.975, che prosegue verso forcella Navalesc, per imboccare a destra il sentiero 979. Ci si innalza lungo una costa boscata prendendo quota in una vegetazione arborea che lentamente sfuma dalla pineta di fondovalle verso un bosco a prevalenza di faggio. Giunti nei pressi del punto di maggiore elevazione si lascia a sinistra un sentiero marcato per assecondare il segnavia CAI che ora piega a destra tagliando a mezza costa uno scosceso versante. In leggera discesa si raggiunge la forcella del Monte Ciavac (m 752) dove l’aspetto del paesaggio muta bruscamente. Si tratta di un piccolo intaglio in fase di avanzata erosione che segna la zona di confine tra il bosco e i detriti instabili del vallone che scende verso il torrente Susaibes. Da qui ha inizio la discesa che si svolge su terreno friabile fino al punto in cui il canalone si allarga un poco. Lasciata a destra la traccia più alta (interrotta più avanti da una frana) si prosegue a scendere lungo il segnavia abbandonando il solco principale per entrare in una rada pineta su terreno più consolidato. In breve ci si porta ad una specie di insellatura affacciata sul greto del torrente Susaibes verso il quale iniziamo a scendere. La traccia si esaurisce tra pini, mughi e ginepri, in prossimità del greto dove ha origine una sorgente chiamata Aga dal Muscle . Sull’altra sponda del torrente si scorgono i segnavia del sentiero Plangiaria–Albins ma noi invece proseguiamo a destra lungo la riva fino a doppiare uno sperone. Il tratto successivo può risultare rovinato ma si frana senza problemi sulle ghiaie verso il greto riprendendo a destreggiarsi lungo il corso del torrente. In breve si raggiunge il punto dove il greto si allarga mentre a lato si innalzano spettacolari strati dalla giacitura verticale. Si passa dall’altra parte per discendere una briglia che cerca di limitare l’azione erosiva dell’acqua. Oltre questa ci si riporta definitivamente sulla destra orografica percorrendo pendici sabbiose e friabili. Si tratta dell’ultima difficoltà poiché successivamente la forra si allarga ed il sentiero esce a destra andando ad imboccare una comoda mulattiera contornata da muretti a secco. Raggiunta la strada asfaltata dopo pochi metri si è ad un bivio in località Sott’Anzas (m 469) dove ci si tiene ancora a destra seguendo le indicazioni per San Daniele. Un tratto di mulattiera inerbita ci consente di abbreviare il successivo innesto sulla strada. Questa diviene sterrata e va ad esaurirsi ai piedi del colle che ospita la piccola chiesa di San Daniele a cui si giunge risalendo un comodo camminamento gradinato (m 597).
Per rientrare al punto di partenza, senza ridiscendere alla strada, si ripercorre il vialetto gradinato fino alla prima curva. Qui si imbocca il sentiero segnalato che scende verso il paese nei pressi dell’area avifaunistica. Da questa per asfalto si ritorna poi al parcheggio.

Variante per il Plan Davour

Dal tabernacolo presso l’insellatura del Col de Crous vi è la possibilità di evitare il primo tratto del sentiero per attraversare invece il caratteristico ambiente del Plan Davour. In questo caso si imbocca l’evidente sentiero che taglia in quota un ghiaione interessato dai primi stadi di colonizzazione della vegetazione pioniera efficacemente rappresentata qui dalla linaiola alpina. Superata una lingua di terreno, consolidata dalla pineta e coperta da fioriture di erica e genziana, si asseconda una rientranza sabbiosa portandosi verso le pendici del monte Ciavac. Il terreno, particolarmente friabile, dà origine alla formazione di calanchi e pinnacoli di aspetto dolomitico. Si prosegue a risalire per detriti e zolle d'erba sempre più rade, oltrepassando una piccola forcelletta e mirando ad una specie di intaglio lungo la cresta occidentale del monte. Man mano che si sale la traccia si fa meno evidente ma il percorso da seguire è in ogni caso abbastanza logico richiedendo solo un minimo di esperienza nel sapersi muovere su terreno friabile. Raggiunta la forcella, ci si affaccia sul versante nord occidentale (Plan Davour) dove una buona traccia percorre in quota le ghiaie puntando ad un successivo intaglio. Da questo il sentiero inizia a traversare tra i mughi il versante settentrionale del monte Ciavac ed in breve si innesta sul sentiero principale che giunge da sinistra.

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri dell'Acqua
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Marzo
Carta Tabacco
012
Dislivello
500
Lunghezza Km
5,1
Altitudine min
452
Altitudine max
784
Tempi
Dati aggiornati al
2022
I vostri commenti
  • 20/03/2022 Escursione fatta oggi, con variante per il Plan Davour. Inutile dire che, vista la natura del terreno e la qualita' della roccia che si sgretola letteralmente sotto le mani e i piedi, il sentiero va percorso con molta attenzione, soprattutto nei punti franati. Dopo la prima evidente forcella, si scende e si risale ad un punto dove si perde la traccia del sentiero; qui una grossa frana ha portato via un'ampia porzione di ghiaie. Guardando in alto si vede uno sbiadito nastro bianco-rosso attaccato a un pino mugo, ma arrivare fino li' non e' impresa facile. Sconsigliato a chi non ha esperienza, una scivolata in questo punto potrebbe essere fatale. Al di la' delle difficolta' va detto pero' che questo ambiente naturale molto particolare merita davvero di essere attraversato. Raggiunto il sentiero principale, le meraviglie non sono finite, poiche' dopo la discesa dal punto piu' alto si raggiunge la gola del Torrente Susaibes e gli occhi si riempiono di meraviglia. Prima del rientro breve deviazione alla chiesa di San Daniele e rientro su sentiero. Qui vale la pena tornarci.
  • 06/01/2020 Escursione fatta il giorno 04.01.20 con deviazione Plan Davour dove già subito troviamo un ostacolo, sentiero sepolto da una frana, scendendo attraverso l’erba e tenendoci ad alcuni alberi siamo riusciti a superare la frana e siamo riusciti a risalire il ghiaione tornando sul sentiero. La risalita continua abbastanza faticosa visto il terreno friabile.Dopo la prima forcelletta pensavamo di aver passato il peggio. Man mano che si sale la traccia si fa meno evidente, in alcuni punti bisogna procede su mani e piedi e facendo grossa attenzione dove si mettono i piedi per non scivolare giù con la ghiaia. Appena sotto la seconda forcella il sentiero scompare totalmente. Troviamo un punto rosso poco visibile su roccia indica la strada. Ci troviamo però davanti a una parete di roccia abbastanza pendente ricoperta di ghiaia dove arrampicarsi risulta davvero difficoltoso. Decidiamo di non seguire il punto rosso ma lo specchio di faglia che è ben visibile.La ghiaia rende molto difficoltosa l’arrampicata visto che continua a far scivolare mani e piedi e ci sono pochi punti d’appoggio. Per fortuna avevano portato i guanti. Senza quelli sarebbe stato impossibile.Per arrivare fino a questo punto ci abbiamo messo circa un ora dalla deviazione.Il sole inizia a calare e decidiamo di tornare indietro per il torrente Lendron e non finire l’anello del Ciavac.Arriviamo sul sentiero principali e scendiamo attraverso il bosco di faggi e pini mentre diventa sempre più buio.Un grazie e orme va a chi ha fatto gli ometti di pietra che sembravano segnalare i passaggi più facili per attraversare il torrente Ledron.Deviazione consigliata solamente a chi è esperto.Paesaggi assolutamente spettacolari, sembra di essere su un altro pianeta ogni tanto.
  • 21/03/2019 Percorso oggi l'anello del Ciavac - variante per il Plan Davour. Nulla da aggiungere all'esauriente commento di Laura di pochi giorni fa. Segnalo uno schianto nel bosco facilmente superabile, splendidi i piccoli cespetti di burseriana in parete; nessun anima viva in giro.
  • 13/03/2019 9.3.2019. Escursione effettuata come da descrizione, con la variante di salita per il Plan Davour. Percorso a posto, la traccia di salita al Plan Davour è soggetta ad erosioni, ma sempre sufficientemente evidente (qua e là segnalata anche da qualche sporadico bollo rosso), si perde solo nell’ultimo breve pezzo di salita alla forcelletta. Qualche incertezza anche nel tratto subito dopo l’Aga dal Muscle, è necessario tenersi sempre in prossimità del greto del torrente. Nel punto più alto del percorso, prima della Forcella le Pitte, gradito incontro con altri due escursionisti … chiacchierando ci si ricorda di essersi già visti sulla mulattiera del Cregnedul, la scorsa estate, e si scoprono comuni conoscenze … il mondo è proprio piccolo! Anello abbastanza breve, ma che regala scenari ed emozioni da alta montagna. Ciliegina sulla torta, la precoce fioritura della magnifica Sassifraga burseriana, che orna le pareti circostanti al Susaibes. In fase di rientro, non potevano mancare uno sguardo dal panoramico pulpito della chiesetta di San Daniele e una visitina all’area avifaunistica. Diverse voliere sono vuote: buon segno, si spera che qualche rapace ora voli di nuovo libero, in alto sui monti. Un saluto a tutti!
  • 31/07/2016 Consiglio il percorso in senso orario ...salita nel bosco e discesa lungo il torrente Susaibes..sembra di essere sulla Luna..tutto molto elementare basta un pochina di attenzione in discesa dopo il bosco.Segnalo alcune buche con radici infide erba molto alta.
  • 21/05/2016 Oggi io e Davide (mio figlio) abbiamo effettuato l'anello seguendo la descrizione de "I sentieri dell'acqua". Giornata bella e calda. E' stata una bella sorpresa scoprire la bellezza del paesaggio montano, nonostante la bassa quota. I frequenti guadi sul greto del fiume Ledron sono divertenti e vi sono sempre spunti interessanti di osservazione. La salita per la forcella fatta alle 14 circa con il sole in questo periodo è al limite della sopportabilità, da sconsigliare più avanti nella stagione per il caldo. Dalla forcella il paesaggio cambia completamente con il Raut imperioso che domina la scena. Divertente la discesa sulla ghiaia. A valle l'ambiente torrentizio della gola del Susaibes risulta interessantissimo dal punto di vista didattico e vi sono diversi pannelli con dettagliate descrizioni. La parte finale con la chiesa di San Daniele e l'area avifaunistica completa la varietà di situazioni che offre questa escursione. Abbiamo percorso l'anello in circa 5 ore con le soste (misurazione gps di 8 km). Il sentiero risulta interamente ben segnato con segnavia e ometti. Non condivido alcune segnalazioni che sconsigliano la partecipazione dei bambini, mio figlio ha nove anni e si è divertito tantissimo.
  • 21/04/2016 Era stato messo nuovamente in lista questo affascinante e vario percorso e mentre imbocco il sentiero ecco le capre immobili, curiose, ai lati genziane abbracciate fra di loro e i fiori delle fragoline, promesse mentre già arriva il suono del Ledron, Per i guadi faccio avanti e indietro cercando il passaggio migliore, passo sui tacchi e il paesaggio cambia salendo salendo nel bosco, nei pressi della forcella un verde ramarro punteggiato di blu (o nero credo) s'infila nella tana, scendendo dalla forcella del Ciavac qualche lucertola fugge via e si fan sentire le acque del Susaibes. Sosta doverosa alla sorgente e poi di nuovo in cerca ove non bagnarsi i piedi se possibile, altro guado e poi la briglia e lì ancora avanti e indietro, un passaggio da seduta ed è fatta. Merita salire fino alla chiesetta di San Daniele per la tranquillità del posto ed altrettanto bella la discesa fino all'area avifaunistica. L'allocco perfettamente mimetizzato, immobile, guarda con gli occhi socchiusi, la poiana ed il falco sono irrequieti, non sono riuscita a vedere il gufo.Da lì, in pochi minuti di nuovo all'auto
  • 26/03/2016 Percorso oggi l'itinerario dell'anello del Ciavac. A pochi minuti da Andreis, sulle prime pendici friabili dinanzi a noi, un gruppo di mufloni si scornano (i colpi secchi e ritmati mi avevano fatto pensare a boscaioli). Animali molto sensibili, i mufloni ci avvistano da lontano e fuggono subito per le balze rocciose/friabili. Il percorso è - per la quota - estremamente vario, si passa dal terreno eroso e mobile ai torrenti, dai greti sassosi al bosco, alla chiesetta di San Daniele con le sue acquasantiere datate 1720 e alla fine si visitano- al centro avifaunistico- alcuni rapaci in via di guarigione. Indimenticabili l'allocco (sembra una morbida corteccia vivente) e il gufo reale (che occhi intelligenti)...
  • 24/03/2016 Percorso effettuato oggi, 24-03-16. Il tempo era splendido così con un gruppo di amici abbiamo deciso di svolgere questo percorso.Non è stato particolarmente impegnativo da un punto di vista fisico, inoltre non abbiamo avuto difficoltà a seguire il percorso come avvenuto per altri utenti, tuttavia a causa di mancanza di esperienza alcune persone hanno avuto delle difficoltà ad effettuare un passaggio poco prima di raggiungere la forcella. Percorso assolutamente consigliato a chi non soffre in maniera forte di vertigini.
  • 23/11/2014 22.11.2014Abbiamo trovato una bellissima giornata (circa 5°C ma con un bel sole splendente) e abbiamo deciso di percorrere l'anello. Inizialmente abbiamo avuto un po' di problemi a guadare il fiume nel primo tratto, perchè rispetto ai mesi consigliati dove è quasi in secca si era ingrossato parecchio, però non ci siamo fatti prendere dallo sconforto e abbiamo deciso di proseguire. I nostri sforzi sono stati ampiamente ripagati dallo scenario incredibile e suggestivo che ci siamo trovati davanti durante tutto il tratto di discesa. In alcuni tratti è effettivamente un pochino difficile individuare il simbolo cai soprattutto in cima alla salita del bosco, però muovendosi con prudenza e ricordandosi che i singoli simboli non sono eccessivamente distanti l'uno dall'altro abbiamo ritrovato sempre il sentiero. In quei punti era un po' come una caccia al tesoro ma è stato divertentissimo e molto avventuroso. Voto complessivo 8/9 e una meravigliosa giornata passata insieme in un posto incantevole dove domina la pace e che gli amanti della natura e dell'avventura devono assolutamente esplorare!
  • 06/05/2014 Bellissima escursione, paesaggi stupendi, soprattutto il rientro sul fiume! Davvero spettacolare! Ci sono un paio di punti dove il sentiero è franato per 5/6 metri, il passaggio è un po' delicato.
  • 03/05/2014 Il fascino discreto del torrente Susabies , ovvero un avventura alle pendici del Raut:L’escursione parte dalla periferia di Andreis,dove inizia il “ Parco Naturale delle prealpi carniche “. Lasciate le auto dopo un’ancona votiva, dopo pochi metri parte il sentiero che dal greto del fiume si dirama in due direzioni, una verso nord risalendo il greto del Susabies “sentiero naturalistico Monte Ciavac “ , l’altro verso est “sentiero naturalistico Plangiaria Albinis “ .La nostra direzione è risalire il torrente, il primo manufatto è il rudere di una vecchia fabbrica di calce, risalendo il torrente a nord, troviamo delle indicazione del Parco che ci illustrano la conformazione geologia e l’importanza che rappresenta a livello regionale,in sintesi ci avventuriamo su una falda Preadriatica, gli effetti visivi di tale fenomeno sono affascinati. Pochi metri dopo una cartello illustrativo ,notiamo il primo specchio di faglia, guadiamo il fiume verso destra aggirando lo sbarramento artificiale e lo superiamo. Procediamo in mezzo al greto per poi guadare il torrente verso sinistra dove seguiamo una traccia che si alza di pochi metri e resa insidiosa dall’umido e dal macero della roccia. L’aspetto del sito è fantastico, una nebbia mattutina ci accompagna in questo atrio naturale, le rocce come fantasmi a volte appaiono e scompaiono , tetre guglie minacciose, ci fanno ricordare luoghi remoti come il Portonat della GrauzarIa . Procediamo lungo il greto in ordine sparso , chi come Andre si avventura ai margini, io alla ricerca dei massi dove avevo trovato tracce di fossili, il poco contrasto di luce non mi aiuta nell’impresa, trovo su due massi impronte di lucertolone, si prosegue risalendo le esili tracce fin sotto “L’aga dal Muscle “ dove è posta una tabella che indica le tre direzioni possibili. Scartiamo subito quella per il sentiero Ciavac, guadiamo il torrente sul fronte opposto, da qui in poi ,nessun segno ci sarà più da guida , entriamo nel selvaggio. Procediamo al nord fino ad una gola che strozza il torrente, non guadabile per l’acqua è alta , si ripiega aggirando l’ostacolo scalando per sentiero ripido di 50 lo Zuc de zan modest ,dalla crestina si ammira il selvaggio letto del Susaibes che si fa ampio tra le pendici del monte Raut e Monte Castello. Si scende sul versante opposto per marcato sentiero di rocce nere, fino a raggiungere il letto del torrente , dove altre rocce di color rosso contrastano con la bianca dolomia. Il torrente qui si biforca , risaliamo per primo quello di destra Rio Plangiaria che scende dal Raut , dopo 50 metri di dislivello , ci arrendiamo, l’acqua è abbondante, riprendiamo il percorso e risaliamo per un centinaio di metri il Rio de Raindelin, meno ostico del primo. Lasciamo gli zaini all’imbocco e lo risaliamo per un centinaio di metri fino a fermarci sotto una cascatella,delle salamandre posano per noi, c’è euforia in noi, come se fossimo ritornati bimbi,insieme ma ognuno per se, il non dover seguire tracce , sentieri, ti da quel senso di libertà difficile da trovare anche nella montagna abituale, dove cartelli, segni, tracce ti indicano tutto e il tutto,l’unica cosa che ci unisce una foto con autoscatto, ma lo sguardo vola sui volti dei compagni di viaggio. Chi posa su una roccia, chi parla con la salamandra, chi salta sui massi, chi sogna… , euforia.., sogno ..Ci destiamo , indossiamo gli zaini e il loro peso metaforico e rientriamo. Qualche nuvola grigia comincia a fare capolino. Per il rientro si decide di risalire il ripido sentiero naturalistico Plangiaria Albinis, 400 metri di dislivello che ci portano alla base della rocciosa muraglia del Raut. Raggiunta la massima quota del sentiero( 858 mt ), breve pausa a gran richiesta, con la deliziosa “Torta di mele di Loredana ( due porzioni abbondanti a testa ) , allegeritogli lo zaino rientro alle auto per comodo sentiero, i giovani Andre e Roberto in compagnia di Paola a fare da battistrada, il resto della carovana, Loredana, Giovanna ,Graziano ed io a passo da alpino a meditare sulla grande bellezza. Verso quota 500 metri il nostro gruppo di retrovia perde la traccia deviando su un sentiero scout a sinistra. Lieta sorpresa, scorgiamo un vecchio stavolo ristrutturato dove una comitiva di Scout banchetta, ci fanno segni amichevoli da lontano invitandoci al banchetto, ci limitiamo al dolce, rifiutando cortesemente salumi e lasagne , con qualche rimpianto. Ripresa la vecchia traccia si giunge alle auto , cambio scarponi, e appuntamento al bar di Montereale , per il resoconto dell’escursione e progetti futuri.Note ; Lunghezza totale percosso 8 km circa, dislivello massimo raggiunto 500 metri , quota massima 850 metri, tempo trascorso compreso le pause 5 ore e trenta.Escursione piacevole e remunerativa , per gli amanti della geologia e del selvaggio .Il vostro Forestiero Nomade, sempre e più innamorato che mai dei monti friulani.Malfa
  • 25/04/2014 Prima di imboccare il troi le zampe annusano l’acqua che ci attende al ritorno dal congedo clemente scelto per Unai. I prati sono tinti di blu. Genziane spuntano ovunque e le bugole, ormai mature, si fan torri più azzurre del cielo, quasi a saziare i sensi prima di immergersi nelle ghiaie del Ledron. Sotto l’ennesimo sasso Unai scova un grande esemplare di larva di effimera (Heptageniidae) che pare giunto da altri mondi. Gli occhi si perdono nelle forme e nei colori delle pietre, mentre un plotone di petasiti sull’attenti ci guarda disciplinato. Respiro tanto l’ambiente circostante che l’entrata nel verdissimo bosco cosparso di latiri blocca il mio passo. Un contrasto emotivamente ingestibile che sconquassa il pietroso sentire. Dalla severa maestosità alla dolcezza in pochi metri. Molti alberi guardano sconsolati le loro cortecce disposte al suolo come petali caduti a raggiera. Han nutrito invisibili artisti che ne han segnato i tronchi con fantastici arabeschi diventando a loro volta cibo di ritmati becchi pneumatici. L’imbiancata dorsale del Cavallo emerge dal verde lontano attirando a sé il mare di nubi, ma la sorpresa ci aspetta al varco. Il Susaibes rapisce ogni movimento. Guglie, cascatelle, muraglie, speroni, salti, macigni scolpiti..un susseguirsi di intarsi rocciosi che mi entrano dentro, scavando e incidendo emozioni in profondità, come quest’acqua, pura, limpida, del color del ghiaccio. Sullo sfondo un Fara che non riesce a distrarmi da questa grigia galassia con i suoi boschi fatati, che passano in secondo piano in un incedere dominato dalla maestosità di una verticalità severa. Questa, seppur minuscola se raffrontata ai giganti dolomitici poco distanti, non lascia spazio alla razionalità: stratificazioni verticali, striature orizzontali, cinerei pinnacoli che emergono da altari di ghiaie bianche… Condivido la difficoltà di terminare in tre ore l’itinerario, è irreale non perdersi nelle forme, impossibile saziarsi del Castello immobile e statuario, incastonato nell’orizzonte. Riesce a sorprendermi ogni volta che mi fermo per girarmi ad ammirarlo. La salita alla chiesetta è un’altra catapulta emozionale: colori, colori e colori. Una Veronica a fiori di serpillo mi accarezza la vista. Pensieroso tra le stradine della bellissima Andreis, mi chiedo come sia possibile che un gioiello così selvaggio sia nascosto a pochi metri, così in basso e così vicino alla mondanità che riempie le rive di Barcis. Alla fine mantengo la podologica promessa che chiude la passeggiata sfiorando una circolarità zen. 23.04.2014
  • 19/08/2013 Sentiero impegnativo e non segnato in molti punti. Lo sconsiglio alle famiglie e alle persone non allenate, sia per la difficoltà di alcuni punti che per la mancanza di indicazioni. Contrariamente ai tempi previsti da varie cartine, ci abbiamo messo quattro ore a completare il giro (partenza da Andreis e arrivo a Sott'Anzas). La mia amica non era molto allenata, e questo sicuramente ci ha rallentate, però dubito il giro si possa fare in meno di tre ore se non si conosce bene il percorso. Quando il sentiero segue il letto del fiume NON ci sono proprio segni del CAI (il primo l'abbiamo trovato dopo mezz'oretta di marcia), e in mezzo al bosco la strada NON è battuta e si perde in mezzo all'erba alta.Abbiamo trovato altri escursionisti che si sono persi come noi.ATTENZIONE alle vipere nei tratti al sole e alle zecche in mezzo al bosco.Posso aggiungere però che il panorama merita ed è molto vario. Adesso che conosco il percorso lo rifarò sicuramente se ne avrò l'occasione, ma vi consiglio di informarvi bene da persone del posto prima di avventurarvi letteralemente "a caso".
  • 16/08/2013 Bellissimo anello fatto oggi. A parte 2-3 punti di ghiaione da fare attenzione il sentiero è bello e mai troppo ripido. Sicuramente da rifare in autunno o prima primavera.
  • 17/06/2013 15/06/2013Mi è piaciuta la varietà di paesaggi che si incontranolungo questo sentiero , unico punto difficile dovutoall'erosione delle copiose piogge è il punto in prossimitàal crinale occidentale dove la roccia ed il ghiaino rendono lasalita difficoltosa.
  • 14/06/2012 Abbiamo percorso questo meraviglioso e impegnativo sentiero il 30/04/12. E' stata una stupenda esperienza, l'unica pecca da segnalare è l'enorme numero di zecche trovate nei tratti costeggiati dall'erba!
  • 17/03/2012 Ancora un sentiero dell'acqua e proprio l'attuale carenza d'acqua rende più facilmente percorribili questi sentieri. Ad Andreis le auto parcheggiate sono "brinate", la fontana in via Acquedetto, a sinistra, invita a bere nonostante il freddo. Imbocco la stradina che scende, ai lati bucaneve irrigiditi e qualche crocus, oltrepasso il torrente e il sentiero 975 sale sassoso, a sinistra una piccola ancona su un albero, a destra un vecchio recinto con le solite capre curiose. Al Col de Crous il sentiero scende a sinistra, intravedo il greto del Ledron, silenzio, pareti dirupate e qualche zecca; seguo i sv lungo l'alveo fino a che questo si restringe e il sentiero sale su gradini scavati nella roccia. L'ambiente è maestoso, qualche pozza d'acqua, qualche rigagnolo chiaro e limpido, ancora qualche guado e il sv diventa 979, sale nel bosco in direzione della forcella del Cjavac. Dalla forcella su ghiaie ripide e qualche zolla scendo; fra qualche pino il percorso si abbassa verso il greto del torrente Susaibes, qui il terreno è umido, una sorgente ed una cascatella ad aga del Muscle, ambiente ideale per la petasite, su tutto domina la mole del Raut. Al bivio anzichè proseguire lungo il sv 979 mi faccio attirare dal percorso dell'altra sponda. Altro guado fra grossi massi, ad una pozza bevo quell'acqua freschissima, un precario cartello in legno invita a salire fra roccette friabili e ghiaie. In breve il sentiero si innalza e domina dall'alto quell'ambiente solitario, davanti a me su un cocuzzolo la chiesa di S.Daniele, seguo qualche rado e sbiadito segnavia, il sentiero in più punti è eroso, infine entro nel bosco e mi ritrovo sotto una parete verticale, critta in giallo Plangiarie, immagine di Padre Pio, segnavia a destra e a sinostra. Il sentiero a sinistra è ancora discretamente marcato poi si perde fra l'erba asciutta e scivolosa, la salita è ripida , ogni tanto compare un segmavia, sbuco in un boschetto disseminato di rocce affioranti; qualche bollo rosso e sbiaditi segnavia a casaccio (forse sentieri dismessi?) e che indicano di salire ancora. Da qualche apertura vedo Bosplans, vago ancora avanti e indietro alla ricerca di una qualche via di discesa, niente, malvolentieri rinuncio e ripercorro in senso inverso il sentiero fino ad Aga dal Muscle. Arrivata lì continuo lungo il greto, seguo qualche ometto, arrivo alla briglia , ultimo guado e poco dopo a destra imbocco la bella mulattiera che sale fra muretti a secco a Sott'Anzas (c'è una bella casa in ristrutturazione), bivio per salire a San Daniele, gradinata e poi via di nuovo al parcheggio con le pive nel sacco. Bel percorso ma non sono soddisfatta, mi ripropongo di percorrere al contrario il sentiero naturalistico Plangiarie e capire dov'è che ho perso la traccia, sono ben accette informazioni.Loredana
  • 14/03/2012 Un bel percorso, fatto domenica scorsa (11 marzo) in una bella e calda giornata. Particolare il fatto che il paesaggio cambia di continuo lungo i percorso.Il sentiero in alcuni punti quasi si perde, ma si ritrova sempre con un po' di buona volontà e orientamento. Sconsigliato se ci sono bambini perché i tratti sui ghiaioni sono davvero molto scivolosi.
  • 30/01/2009 chi viene con me ?
  • 07/07/2008 L'anello è stato numerato CAI come 979a
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