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    Monte Brizzia da Pontebba
    Alpi Carniche
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaB30

Monte Brizzia da Pontebba

Avvicinamento

Pontebba, punto di partenza della escursione, è raggiungibile percorrendo verso nord la statale 13 Pontebbana oppure utilizzando l'autostrada A23 fino all'uscita di Pontebba. Raggiunta la via principale si imbocca la strada per passo Pramollo deviando a destra poco prima del ponte sul rio Bombaso. Seguendo le indicazioni per la chiesetta del Calvario si prende quindi la stretta stradicciola asfaltata che risale a tornantini fino al piccolo edificio (m 666, limitato parcheggio sugli ultimi tornanti).

Descrizione

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri del Bosco
Sentieri CAI
Escursione
Attrezzature
A - Passamani
Mese consigliato
Maggio
Carta Tabacco
018
Dislivello
900
Lunghezza Km
9,8
Altitudine min
666
Altitudine max
1570
Tempi
Dati aggiornati al
2017
I vostri commenti
  • 02/06/2021 Posteggiata la macchina poco dopo l’uscita dall’abitato di Pontebba, nei pressi di una curva sulla strada che porta al passo di Pramollo (prima di un ponte) a quota mt.604, abbiamo seguito il percorso del “Calvario” fino all’omonima chiesetta, dalla quale abbiamo proseguito, prima per la strada e poi per mulattiera sassosa fino a degli stavoli a mt.874. Poi per sentiero a larghe svolte fino alla tabella di inizio del sentiero “Bepi della Schiava” dove inizia una lunga cengia artificiale, recentemente messa a posto e ben percorribile. Il sentiero prosegue tra numerosi recenti schianti ove bisogna un po' destreggiarsi fino ad arrivare ai ruderi degli stavoli Scalzer, passando poi per un piccolo cimitero di guerra austriaco con 6 croci in ferro. In seguito il sentiero si sviluppa su ripide svolte sul lato nord e un po' in traverso fino a raggiungere i resti della stazione di arrivo della teleferica di guerra presso la sella Brisiach (mt.1422). In quest’ultimo tratto prima del manufatto ho erroneamente preso una esile traccia più in basso molto esposta (da evitare tenendosi più a destra salendo, seguendo le indicazioni !!). Dalla sella prendendo il sentiero sulla destra in una ventina di minuti siamo arrivati sul punto più alto del monte Brizzia in vista dell’enorme croce in ferro. Dopo una breve sosta siamo ridiscesi alla sella e, prima seguendo il sentiero CAI 501, poi prendendo una traccia segnata in nero sulla cartina (tabella segnaletica per la cima), ripidamente tra i mughi e in ultimo per pendio friabile (leggermente esposto in un passaggio), in circa mezz’ora dalla sella abbiamo raggiunto la panoramica vetta del monte Bruca (mt.1583). Dopo aver ammirato le vette circostanti siamo ridiscesi per lo stesso sentiero dell’andata con diversi tagli nel bosco per evitare gli schianti ed abbreviare il percorso. Tempi complessivi di percorrenza: 5 ore e 20’ (soste escluse); sviluppo km.13; dislivello totale mt.1200; difficoltà E (EE per alcuni tratti di salita al monte Bruca).
  • 07/07/2020 Escursione effettuata il 7/07/2020segnalo che la strada che porta alla chiesetta del calvario è fortemente degradata: sconsigliato di percorrerla in auto. il tragitto dalla chiesetta alla vetta del monte Brizzia A/R risulta circa 12km con tracciato quasi interamente sottobosco.
  • 29/06/2020 Brizzia e Bruca con sorpresa....Sabato le mete possibili spaziavano da Est ad Ovest, poi l'Est ha vinto, questo si, questo uhm, questo fatto da poco e poi Brizzia, vicino, tranquillo e poi facciamo spaziare l'occhio dal Bruca. Il trio parcheggia presso la panca appena sotto la chiesetta trovando la stradina notevolmente peggiorata rispetto agli ultimi due anni, la giornata già calda invita a scoprire i polpacci e zac, è subito un passeggiar di animaletti neri. Salita calma con l'intento di trascorrere la giornata in relax su sentieri noti, la panchina sotto l'enorme croce del Brizzia invoglia a sostare nonostante il vapore che sale a velare le cime, prima di ridiscendere a sella Brisiach vale la pena divagare pochi metri lungo ciò che rimane di qualche trincea, qualche pezzo di legno e del filo spinato testimonianze di un tempo molto duro. La salita al Bruca è ben evidente, solo la solita attenzione sul terreno friabile degli ultimi metri sotto la cima, cima liberata dai mughi ma che non consente grandi movimenti, ometto e libro delle firme un po' umido, lasciato un mezzo quaderno; panorama vasto ma oggi fumoso. In discesa si trotterella e poi la sorpresa, l'incontro con Cjargnel, più volte ci siano incrociati senza riconoscerci, e lui ricorda perfettamente ogni occasione, oggi invece fermiano gli scarponi per una piacevole chiacchierata di cose montane, e non solo; l'amico poi continua la sua salita mentre noi scendiamo, lui è lesto e ci reincontreremo poco prima della chiesetta, lì in auto ci attende un thermos di caffè ed i biscotti handmade.
  • 28/06/2020 Decido tardi di partire e scelgo la destinazione Brizzia-Bruca. Parcheggio in uno spiazzo lungo la strada per Pramollo visto che mi viene garbatamente consigliato di non ignorare il divieto di transito collocato all'imbocco della stradina che sale alla Chiesetta del Calvario. Nonostante l'alto tasso di umidità salgo bene sul Brizzia grazie all'ombra che mi concede il percorso che confermo essere a posto lungo tutto il suo sviluppo (vedi commento di Ectorus). Mentre mi dirigo sul Bruca, il felice incontro con Loredana, Daniela e Graziano coi quali mi intrattengo in chiacchiere montanare e non solo. Un vero piacere dialogare con chi AMA la montagna come essa merita e un ricordo da serbare tra i migliori. Sul Bruca la sosta è alquanto breve visto il cocktail micidiale tra afa e sole che picchia maledettamente. Ciò non mi impedisce di apprezzare l'opera di chi manutiene il sentiero, a cui va il mio grazie. Panorami un po' condizionati da addensamenti sulle cime e la pace dei luoghi turbata dall'incessante viavai di moto e auto da e per Pramollo. In ogni caso la proposta completa, perfettamente esposta in B30 di SN, è molto remunerativa a mio parere anche per l'aspetto storico e non oppone difficoltà particolari salvo l'ultimo tratto della salita al M.Bruca che va affrontato con attenzione e fondo asciutto. Mandi e buine mont a duç.(28/06/20).
  • 22/06/2020 Salito oggi partendo dalla Chiesetta del Calvario con destinazione il solo monte Brizzia. Era il 2011 quando sono salito da questo versante e quella volta ho dovuto tornare indietro perchè la cengia era insormontabile causa la slavina detritica. Ora quel tratto di sentiero è abbondantemente largo, tanto largo che non hanno dovuto neanche munirlo di passamano. Tutto il percorso si percorre in massima tranquillità. Anche quel gradino roccioso menzionato nella guida di SN, tra la sella di quota 1421 e la cima del Brizzia, non esiste più. Si sale tranquillamente con normale sentiero nel bosco.In cima le panoramiche, se pur limitate, sono notevoli. Buona vita a tutti
  • 04/12/2018 Sabato 1 dicembre, sulle orme di Francesca e Claudio, siamo saliti anche noi sul Monte Bruca da Pontebba, percorrendo un tratto del Sentiero Bepi Della Schiava. Tempo discreto, sole che gioca a nascondino con qualche alta velatura, ma temperatura non troppo fredda e calma di vento. Abbiamo lasciato l’auto sopra al paese a quota 600 circa, in un piccolo slargo sulla curva prima del ponte. La prima parte del percorso è tranquilla, si sale nel bosco inizialmente per pista e poi su comoda mulattiera a tornanti con buona pendenza, non faticosa. La cengia artificiale, preceduta da un cartellone illustrativo, è stata ben risistemata in tempi recenti, è esposta per tutta la sua lunghezza sui dirupi occidentali del Brizzia, ma sempre piuttosto larga e al momento non presenta punti particolarmente delicati; qualche piccolo accumulo di detriti e diversi schianti si superano abbastanza agevolmente. Terminato questo lungo traverso, si sbuca in breve sulla radura degli Stavoli Scalzer, ormai ridotti a pochi ruderi, e si raggiunge il minuscolo cimitero di guerra austriaco, con le piccole croci di ferro e una targa che ricorda i nomi dei sei caduti, che ormai da oltre un secolo riposano sotto agli abeti. Il sentiero prosegue sempre evidente tagliando in salita i ripidissimi fianchi boscosi del Brizzia e raggiunge Sella Brisiach, da dove continuiamo verso nord; una breve ridiscesa ad una piccola insellatura precede il bivio segnalato che ci fa abbandonare il CAI 501 per condurci, attraverso una buona traccia tra i mughi ben segnalata da bolli rossi, verso la cima; come già evidenziato, l’ultimissimo tratto è molto ripido e richiede attenzione, specie in discesa. Panorama molto ampio, decisamente più esteso rispetto al Brizzia. Quaderno di vetta in buono stato iniziato nel 2009, dove in poche pagine è racchiusa la testimonianza dei passaggi di quasi 10 anni, riconosciamo qualche firma. Siamo ridiscesi per la stessa via, oggi ce la siamo presa comoda con l’orario di partenza e non c’è stato il tempo di raggiungere anche il Brizzia. Percorso a posto (a parte qualche albero di traverso, in particolare sulla cengia), asciutto e ben segnalato, la spolverata di neve si è quasi completamente dissolta. Molto adatto in questa stagione. Mandi a tutti.
  • 30/11/2018 Saliti i Monti Brizzia e Bruca da Pontebba come da relazione, che ci è stata molto utile sopratutto per la variante alla cima Bruca. Sul CAI 501 Sentiero della Schiava, alcuni alberi caduti di traverso dopo il maltempo di fine ottobre, rallentano un pò la marcia, ma sono facilmente superabili. Terreno asciutto ed una leggera spruzzata di neve in quota hanno reso facile ed appagante l'escursione, sebbene il freddo si sia fatto sentire. Non è più presente il cavetto sul gradino roccioso dove è necessario prestare un pò d'attenzione in discesa, così come poco sotto la cima del Bruca, nel tratto sdrucciolevole gradonato, forse un pò esposto. 29/11/18
  • 28/04/2018 Saliti oggi sul monte brizzia da Pontebba seguendo il sentiero 501,piacevole camminata in ambiente vario,sentiero pulito e ben segnalato,bel panorama dalla cima.Croce un po eccessiva e libro privo di firme da novembre 2017
  • 22/04/2018 Provato a salire sul Monte Brizzia, ma a 150 mt ca di dislivello dalla cima abbiamo trovato dei nevai di neve sfatta che non ci consentivano di procedere in sicurezza, per cui abbiamo fatto dietrofront e siamo andati a visitare i Cocuzzoli Scalzer.Ho trovato affascinante la cengia artificiale ripristinata l'anno scorso, piuttosto larga se paragonata a quella del Cuel de la Bareta salito nel 2015, le cui caratteristiche del percorso assomigliano molto a quelle del monte in questione. Sono purtroppo già presenti dei detriti che formano dei dossi ed un tronco posto di traverso.Durante il rientro abbiamo incrociato un volontario addetto alla risistemazione che ci ha chiesto info sullo stato del sentiero e ci ha assicurato che verrà rimesso a posto quanto prima.Molto interessante la visita ai Cocuzzoli Scalzer, le cui targhe austroungariche sono ancora ben conservate: per raggiungerli seguita la trincea come proposto, mentre per il rientro, dalla selletta tra i due cocuzzoli, si diparte un comodo sentierino che, a mezza costa, conduce ai ruderi Scalzer. Una più facile alternativa quindi per raggiungere le vestigia storiche: il sentiero inizia dal fianco destro dello stavolo situato dietro il caratteristico albero con scala.In via Verdi a Pontebba c'è un ampio parcheggio (mt 592 ca) situato davanti alla Caserma Egidio A. Fantina, poco più a sud rispetto alla stradicciola, CAI 501, per la chiesetta del Calvario. 21/04/18
  • 06/10/2017 Quella crociona da sempre mi aveva incuriosita, ma poi son sempre tante le cose da fare.. ma adesso, ingolosita dalla trasmissione di un paio di mesi fa e dai precedenti commenti...si va. Salgo fino alla curva che precede la chiesetta del Calvario, parcheggio comodo, non c'è anima vivente in giro, salita piacevole su ampia mulattiera che poi diviene sentiero che sale zigzagando nel bosco luminoso e dorato fino ad arrivare all'ampia cengia recentemente rimessa a nuovo; dietro l'angolo due badili ben assicurati alla roccia, son lì, pronti ad entrare nuovamente in azione. Trascuro gli stavoli Scalzer, li lascio per il rientro e traguardato il piccolo cimitero inizio il tratto finale. A sinistr a ampie vedute, si distingue chiaramente anche l'inconfondibile croce del Gartnerkofel e il pianoro sommitale del monte Corona, e non solo. Lunga sosta al sole sulla panchina con vista, al rientro, ai ruderi Scalzer, salgo lungo tracce e cammino lungamente seguendo il dedalo di trincee che percorre le due quote, m'imbatto in un paio di grotte, qualche muretto, un ricovero con una targa. All'auto, un'anziana coppia sta salendo per la quotidiana camminata, dopo i saluti mi becco la solita raccomandazione:”in mont non si va bessoi”, e mi racconta di quando a Scalzer, per S.Anna, stavano su due ed anche tre settimane a tagliar erba, e questo fino al 1954....lui conclude con un “mandi e buine mont”
  • 01/10/2017 Salito ieri 30/09/2017 al monte Brizzia partendo da Pontebba lungo il SV CAI N° 501 “Bepi Della Schiava”. Il sentiero che porta alla chiesetta del Calvario parte da Via G. Verdi (scarse possibilità di parcheggio sia all’inizio del SV che alla chiesetta). Tutto il sentiero è perfettamente agibile e ristabilito anche nei punti più dirupati fino agli stavoli Scalzer. Dagli Stavoli Scalzer a sella di Brizzia (m 1421) il per corso presenta dei tratti con forte esposizione e potrebbe farsi insidioso in caso di terreno bagnato o ghiacciato. La salita al monte Brizzia richiede solo una breve arrampicatina su roccette un po’ instabili (cavo metallico parzialmente divelto). Spettacolare il panorama dalla croce posta poco sotto la cima. Ritornato alla sella Brizzia sono salito al Monte Bruca (vedi altra relazione). Nel rientro verso Pontebba, agli stavoli Scalzer doverosa deviazione per visitare il dedalo di trincee austroungariche che corrono tra le due vette del cocuzzolo Scalzer. Superato l’ingresso di un ricovero scavato nella roccia che presenta una targa con iscrizioni, si passa alla successiva altura. La selletta che unisce i due rilievi è costituita da una breve lama rocciosa esposta ma facile; anche il secondo sito è percorso da numerose trincee. Buone camminate a tutti. Bepi (Cividale).
  • 30/09/2017 Saliti oggi al M. Brizzia partendo da Pontebba. Dopo aver oltrepassato gli stavoli a quota 874 il sentiero, si trasforma in autostrada, largo mai meno di un metro e mezzo e perfettamente spianato, sale fino alla cengia artificiale. Ero informato dei lavori di ripristino sulla cengia, ma non mi sarei mai aspettato di vedere un sentiero anzi, una mulattiera simile. Uno spettacolo! Larga, piana, per tutto il tratto e forse anche un po’ oltre il tratto normalmente interessato da slavine e smottamenti. Oltrepassata la cengia, riprende il vecchio sentiero in buone condizioni tranne un punto poco prima di arrivare alla teleferica di guerra dove, per evitare un tratto esposto e soggetto a smottamenti, è stato deviato di qualche metro più in alto per ricongiungersi poco dopo al tracciato originale. Un grazie di cuore al CAI di Pontebba e alla Cooperativa Agriverde di Chiusaforte per il grandissimo lavoro svolto.
  • 17/09/2017 Provato oggi 17/09/2017 a salire sul M.te Brizzia partendo dal ponte sul rio Bombaso sulla strada per il P.sso Pramollo. A parte il tratto iniziale attrezzato (solo per EE), il resto è abbastanza tranquillo. Giunto al bivio col SV CAI N° 501, sono passato dalla schiarita dei prati Scalzer, per poi proseguire fino al cartello che illustra il sentiero “Bepi della Schiava”. Ritornato al piccolo cimitero con sei croci a ricordo dei militari austriaci, ho iniziato la risalita verso S.lla Brizzia, ma poi, visto il peggiorare del tempo (pioviggine e fitte foschie) sono ritornato sui miei passi. Non sono riuscito però a trovare i resti delle postazioni austriache mostrate nella trasmissione di SN del 09/07/2017. Buone camminate a tutti. Bepi (Cividale).
  • 30/04/2017 30/04/20017-Alla cima del Brizzia dalla strada per Pramollo. Dopo le ottime staffe e cavi dell'inizio, restano alcuni tratti rovinati come da relazione. Visitati i cocuzzoli Scalzer e le loro vestigia. La mulattiera di guerra, in alcuni punti diventata stretta, passa su pendii sempre molto ripidi, non abbassare la soglia dell'attenzione. Dalla cima sorprende sempre la vista vertiginosa su Pontebba.
  • 18/07/2016 Sentiero percorso come da descrizione il 17.07.2016 mi aggancio ai post precedenti, a inizio sentiero a Pontebba hanno appeso un cartello per escursionisti esperti, e lo stesso cartello si trova al bivio con il 501a, nel tratto interessato dall'erosione ci sono cinque-sei punti in cui è particolarmente complicato passare per il resto il sentiero e ben segnalato ed in buono stato. alle go in un paio di foto.
  • 11/11/2015 Seguo il goloso commento di Marco, lasciando il 501 per un futuro anello col Vallone degli Uccelli. La mulattiera che diparte sopra il rio Bombaso mi conquista subito. Pendenza perfetta per un ritmo sostenuto, adatto a contrastare le sferzate della fredda aria mattutina. Mi fermo solo davanti a quelle croci. Adagiate su di un letto di foglie e posate su quei fusti, trasfiguran l'orrore del macello in quiete. Dall'altra parte riecco lo Scinauz...mmmh, lo Scinauz. Poi tutto si spalanca. Incredibile come da qui lo sguardo riesca a penetrare così dolcemente l'alta val Aupa fino a sella Cereschiatis, con quelle ondate verdi a lambire boschi ormai spogli. Vengo però colpito da una copiosa fioritura. Credo si tratti del Senecione Sudafricano. Cespugli di vivissimi fiorellini gialli che sbucano dalle pietraie. A novembre! Lis varà plantadis San Martin, veh! In breve raggiungo anche il Bruca. A sinistra della cima nord, poco più in basso della vetta, noto quella formazione rocciosa. Tre spuntoni arrotondati che paion mimar profili d'altre vette. Quella in mezzo è la più alta. Su quella di destra s'è appollaiato un grande masso rotondo. Paion il banco di prova di un Gaudì nostrano. Dopo la sosta è ora di godersi il Montâs. Il sole, nel mentre, ha continuato la quotidiana transumanza di luce ed ora l'ombra prende forma ed il luccichio delle nevi ne accentua i contorni. L'ultima tappa è una visita accurata ai cocuzzoli Scalzer. A quello strano groviglio di trincee e gallerie che pian piano la natura tenta di inghiottire. Il momento più bello della giornata non si è incarnato nel panorama superbo o nei colori vivaci ma in quelle due scalette. Maridadis cul cocolâr. Già splendide di loro. Senza alcuna rifinitura, semplici frammenti di bosco azzannati dal ferro. Che il bosco ha ripreso. Uniti nel destino, addobbati dagli stessi pizzi smeraldini. Le scale e quel noce son divenuti giacigli di vite. Han seguito la sorte di quelle pietre che eran dimore. Leali nel passato a chi se ne prendeva cura, scalando quel gigante per prender fino all'ultimo mallo, cogliendo ogni frutto. Oggi son ritornate ad esser parte del tutto, spartendo la propria essenza. Riprendo la strada tuffandomi in una corsa forsennata tra le foglie. Tutto è sorriso. Tutto è caciara d'autunno. Fino alle staffe finali. Un gruppo di gioventù (di che biele, cui cjavei sal e pevar) affronta l'ultima difficoltà. Con calma. Mi propongon di passar davanti. Ma non ho fretta e provo a condividere dei biscotti. Ma l'appetito della fantate che aspetta il suo turno è pietrificato da quelle staffe che non vede l'ora di superare. Il tempo d'una mela e tutti sono sani, salvi e… inmò plui zovins.(01.11.2015)
  • 16/06/2015 Cocuzzoli Scalzer,monti Brizzia e Bruca:tutto all'insegna del vecchio nemico austro-ungarico.Saliti dalla strada per Pramollo lungo la bella mulattiera.Il piccolo cimitero dei volontari salisburghesi ci impegna in una veloce pulizia del sito.Un po' d'ordine militare all'insolito sacrario.Abbiamo poi raggiunto gli stavoli Scalzer,con quella loro scala,ormai così inglobata dall'elemento naturale,da sembrare una protesi del noce su cui poggia.Dietro i ruderi,in direzione ovest,un rilievo boscato ospita un dedalo di trincee.E' la quota 1270 del cocuzzolo Scalzer,uno dei siti che per primi sono finiti sotto il tiro dei cannoni italiani,al momento dello scoppio della guerra.La vegetazione,ormai,rende invisibile,dal basso,ogni manufatto,ma sono qui presenti numerose iscrizioni scolpite,facenti riferimento ai reparti che presidiavano la zona.Percorrendo la trincea in direzione sud-ovest,si giunge alla selletta che unisce il primo al secondo cocuzzolo(quota 1249).Sono uniti da una breve lama rocciosa esposta ma facile.Anche il secondo sito è percorso da numerose trincee ed è immerso in un bellissimo bosco.Una visita piacevole a un luogo poco frequentato,che impegna per circa un'ora.Siamo poi ritornati al sentiero e abbiamo proseguito per il Brizzia e,quindi,per il Bruca che,ora,risulta ben segnalato,con tanto di tabella CAI e numerosi bolli.La sua cima è poco frequentata(quasi parità tra Italiani e Sloveni),ma merita la visita.Ebbri di tante visioni,siamo rientrati al mondo di oggi,giusto in tempo per vedere,sulla statale 13,una colonna di moderni profughi.Sembravano gli sfollati di cento anni fa,anche se il loro viaggiare era privo di bagagli.
  • 20/05/2014 I commenti precedenti già la dicono chiara la situazione. Io ho percorso quel sentiero a maggio del 2008 ed era già in pessime condizioni. A suo tempo avevo scritto al CAI di Pontebba segnalando la situazione ma evidentemente non è molto facile o forse è inutile cercare di ripristinarlo data la natura del terreno. Non è più un sentiero E, non è neanche EE , deve semplicemente essere chiuso, prima o poi qualcuno si fa male.
  • 20/05/2014 Missione fallita.Giornata iniziata male,con autostrada bloccata per 25 minuti circa da rottame ambulante,fermatosi,per guasto,su corsia ridotta per lavori.Da Nord giungevano a tutta birra.Noi guardavamo impotenti.Seconda sorpresa a Pontebba,con la strada per Pramollo chiusa per lavori(chiusura a fasce orarie).L'attacco dal tornante dopo la galleria sfuma.Pensavo,ormai,di ripiegare per la salita al Monte Cit,partendo da Laglesie,ma un conoscente,a Pontebba,mi consigliava di salire dal ponte sul Rio Bombaso,poco dopo il bivio per il Calvario.Così parcheggiavo nel piccolo slargo e mi incamminavo.Consiglio di evitare la salita alla chiesa,con la prosecuzione lungo la tortuosa strada forestale.Si imbocca,comunque,la rotabile(Via Crucis),ma la si abbandona subito,presso la terza stazione,dove una pista per trattori si stacca a sinistra.Dopo circa 80-90 metri di dilivello si giunge a una radura con due stavoli vicini e uno più distante,sulla destra.In mezzo ai primi due una traccia si dirige ad una altana per cacciatori,al limite alto del prato.Presso una lamiera ondulata che funge da copertura a qualcosa(non ho controllato),si entra in un boschetto di noccioli.Si deve salire lungo la costa seguente(la traccia praticamente scompare).Non si può sbagliare,basta stare al centro di essa.Solo alla fine,quando si vedono i primi faggi,si nota una traccia più evidente che traversa a destra(paletto metallico giallo).Si sbuca,quindi,sulla forestale,poco prima degli sstavoli di quota 874.L'ultimo tratto impone uno stretching continuo dei polpacci,ma la variante permette di risparmiare almeno 20 minuti.Da qui,fino al circo detritico,nessun problema.La cengia,forse perché a inizio stagione,risulta assai danneggiata.Sono passato pancia alla roccia in un punto;in un altro,dove il detrito era un fine ghiaino umido,ho potuto creare dei gradini solidi,ma poco oltre,dove una colata di detrito grossolano e ramaglie si dimostravano instabili al piede,ho detto basta.A prima vista,oltre questo punto,ce n'era almeno un altro delicato.Un camminamento da ripristinare,poiché esposto.Dall'alto pioveva anche qualche piccola pietra.Da ripetere,con maggior fortuna.Ciao
  • 13/10/2013 Dopo aver preso visione dei commenti precedenti, oggi abbiamo deciso di salire al Brizzia per il sentiero 501a (dalla strada del Pramollo) per evitare il tratto franato. Segnalo qualche difficoltà tecnica proprio all'inizio, che potrebbe scoraggiare i meno esperti, ma che comunque si supera senza troppa difficoltà: nell'ordine, qualche metro di paretina a picco sul torrente che si risale grazie a staffe, l'attraversamento di una parete obliqua piuttosto umida (catena) ed infine un tratto franato che richiede un po' di attenzione. Passati questi punti (i primi 10 minuti), il sentiero comincia a salire a tornanti nel bosco ripido e non presenta più alcun problema. Escursione abbastanza breve e non troppo faticosa, che si svolge quasi interamente nel bosco. Bello il panorama dalla cima, limitato però verso nord dalla vegetazione. In vetta enorme croce con tanto di pannelli fotovoltaici, oltre a comoda panchina panoramica e libro di vetta. Poche le firme sul libro, diverse persone sono salite da Pontebba senza segnalare difficoltà.
  • 13/08/2012 Percorso (11.08.2012) il sentiero Dalla Schiava 501 in discesa proveniente dal Monte Bruca; è da considerarsi ormai inagibile nel tratto devastato dall'incendio e dalla frana; il calpestio non è sicuro, bisogna trovare degli appoggi per attraversare il fronte detritico e spesso si provocano delle cadute di sassi subito dopo il passaggio. Da usare assolutamente il 501a per salire al Brizzia in sicurezza.
  • 21/05/2012 Salita sulla cima del Brizzia il 13/06/2012 dalla strada per Pramollo (si evita in questo modo l'attraversamento della cengia detritica). Segnalo che - giunti nello spiazzo al bivio per sella Barizze dove si trovava solo un effimero ometto per il Brizzia, si trova ora un cartello CAI che indica la direzione del sentiero numerato 501 per la cima (oltre alla croce, panchina e libro di vetta).
  • 08/05/2012 Salito sul monte dal sentiero 501/a sentiero in discrete condizioni
  • 10/04/2011 Solo salito sul monte attraverso il sent.501a. Da pontebba salire lungo la strada per pramollo. All'uscita della 2^ galleria, subito a dx parte il sentiero, debitamente segnalato con cartello. Salendo da questa parte si salta la parte slavinata cui facevo riferimento nel mio precedente commento.Buona vita a tutti
  • 30/03/2011 Sono 45 anni che vado per monti e mi sento di poter affermare CHE QUESTO SENTIERO VA CHIUSO ! Provare a passare il tratto invaso da slavine detritiche, è a rischio della vita. Non scherziamo. In montagna si deve andare in sicurezza.Buona vita a tutti
  • 06/06/2010 La cengia in effetti è un po' in esposizione. L'abbiamo percorsa il 2.6.2010, dopo aver percorso il "rio degli uccelli", e non abbiamo rilevato alcuna difficoltà. Nessuno di noi ha lanciato l'idea di arrivare ad assicurarsi con la corda ed attrezzi, che avevamo al seguito a scopi precauzionali. E nessuno di noi ha affermato che il tratto era pericoloso, semplicemente che meritava tutta l'attenzione che si deve ala montagna.Premetto che prima di intraprendere ogni via o sentiero è sempre meglio sentire la sezione competente del CAI, come noi abbiamo fatto preventivamente, per non trovarsi di fronte ad ostacoli oltre le nostre possibilità.Diverso era il percorrere il sentiero 457 oltre il Monte Brizzia, che è riservato ad escursionisti esperti per la presenza di tratti cablati in esposizione.
  • 25/05/2010 Condivido i due commenti precedenti, infatti il 28/04/2010 anche io mi sono fermato davanti alla cengia artificiale franata in più punti e ricoperta di detrito mobile in altri; sarebbe utile ed opportuno un avviso all'inizio del sentiero per segnalare il problema finchè presente.
  • 25/05/2010 Sentiero CAI: 501. Da Pontebba al Monte Brizzia; più precisamente il tratto compreso tra quota 1243 e gli stavoli Scalzer.. La cengia artificiale che costituisce la parte centrale del tratto in questione è franata in più punti e nei restanti è ricoperta da detrito mobile.. Rilevazione del 28 aprile 2010.. santinstefano@alice.it
  • 24/05/2010 Sentiero CAI: 501. Sentiero dalla chiesa del Cavario nei pressi di Pontebba al monte Brizzia. Alla fine della cengia tratto franato e molto instabile, piuttosto pericoloso.. giulio.cargnelutti@libero.it
  • 23/05/2010 23-05-10Sono appena rientrato con un pò di amarezza in quanto alla fine della cengia ci siamo fermati davanti ad un tratto completamente eroso, franoso e senza appigli. Purtroppo non ci sono indicazioni che segnalino questo fatto.
  • 09/05/2010 09/05/2010Condivido l'indicazione del 08/05/2009 la cengia artificiale è particolarmente erosa, e dopo alcuni particolarmente rischiosi passaggi si arriva ad un certo punto in cui è completamente franata e non si può ASSOLUTAMENTE passare oltre se non a rischio della propria vita. Sarebbe meglio ci fosse un'indicazione all'inizio del percorso che vieti il proseguo oltre "L'areo pulpito roccioso dal quale si apre uno spendido panorama"
  • 22/11/2009 la cengia artificiale impressiona, ma in realtà non oppone nessuna difficoltà
  • 08/05/2009 La cengia artificiale è particolarmente erosa in più punti. Forse rischiando è possibile affrontarla ma ho preferito rinunciare.
  • 23/07/2006 Sentiero CAI: 501. Da Pontebba al Monte Brizzia. In data 22/7/06, mentre stavo svolgendo l'escursione sul Malvueric Alto, ho potuto tristemente osservare, con il passare delle ore, il divampare di un vasto incendio, che in serata non risultava ancora essere stato domato. E' da ritenersi, pertanto, problematica la salita al Monte Brizzia, in quanto l'incendio ha probabilmente interessato anche il tracciato del sentiero in oggetto.. g.verbi@alice.it
  • 26/07/2004 Sentiero CAI: CAI 521. Gola del Rio degli Uccelli. E' assolutamente impossibile risalire la parte bassa dell' immensa frana alla testata della gola del Rio. Anche il tratto militare che permette di raggiungere il Brizzia è completamente franato.. Variante: proseguire lungo il Rio fino ad uscire dalla zona sotto la frana e salire con il sentiero che porta a Pramollo (piccola frana evitabile salendo tra i mughi).. tgh
  • 30/06/2003 Sentiero CAI: 521. Sentiero per il Rio degli Uccelli. Probabile franamento nel tratto in cui il sentiero interseca il Rio. pecile@mail.nauta.it
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  • La cengia messa in sicurezza completamente
    03/06/2021 La cengia messa in sicurezza completamente
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    03/06/2021 Vista sulla cengia artificiale
  • Salendo verso la cengia artificiale
    03/06/2021 Salendo verso la cengia artificiale
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    28/06/2020 la cima del monte Bruca
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    04/12/2018 Il pulpito dove è posto il cartello, ripreso dalla cengia
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