Avvicinamento
Risalendo da Tolmezzo la
valle del But, circa tre km dopo Paluzza, si giunge alla frazione di Laipacco dove si imbocca a destra (indicazioni) la recente strada sterrata per per
casera Pramosio. Dopo una lunga serie di tornanti nel bosco si perviene alla grande conca di pascolo su cui sorge la casera (m 1521, ampia possibilità di parcheggio).
Descrizione
Lasciata l'auto presso la per
casera Pramosio ci si incammina sulla ampia mulattiera che sale verso la vecchia casermetta della Finanza, ben visibile poco più in alto. Dopo pochi metri si è presto ad un bivio con cartello: a sinistra il segnavia CAI n.407 prosegue verso
Sella Cercevesa mentre il nostro percorso piega decisamente a destra (indicazioni per il
monte Paularo, segnavia CAI n.404). Si sale piacevolmente in diagonale attraversando una bella prateria punteggiata ad agosto dalle fioriture di
brugo,
millefoglio,
arnica e
campanula barbata. Giunti ad un costone, il sentiero piega decisamente ad est, entrando in una valletta che si risale comodamente ad ampie svolte. Lentamente ci si addentra in una formazione arbustiva molto comune su questo tipo di terreno: la boscaglia di
ontano frammista alle alte erbe tra le quali spiccano le belle fioriture tardive delle centauree, della
carlina, del
cirsio lanoso e dell'
iperico. Oltrepassato un cancelletto per il bestiame, si esce su terreno più aperto, tra i bassi arbusti che caratterizzano il paesaggio di
forcella Fontanafredda (m 1876). E' questa una insellatura poco evidente lungo il crinale che unisce le Crete del Mezzodì al
monte Paularo e che si lascia per il momento sulla sinistra (vedi variante).
Con pendenza minore si procede lungo il sentiero, in bella visuale sul fondovalle e sulle vette che lo racchiudono dall'altro versante. In breve si guadagna un piccolo ripiano, nei pressi della quota 1995, dal quale possiamo osservare per la prima volta la nostra meta. Con un paio di tornanti si perde quota presso il ciglio della grande frana del rio Moscardo. Una palizzata protegge l'orlo del dirupo al quale ci si deve avvicinare con cautela vista la natura friabile del terreno.
In questo tratto le vistose fioriture dell
'arnica e della
verga d'oro attraggono numerose specie di farfalle tra cui l'
erebia manto e la
esperia.
Mantenendosi a debita distanza dal circo franoso, dal punto più basso (m 1913) si riprende a salire lungo una valletta con
ontani. Con breve deviazione sulla destra, mirando ad un cartello dell'Azienda delle Foreste, è possibile raggiungere un pulpito panoramico, affacciato sul grande scoscendimento franoso, che offre una visuale più completa e più sicura. Riguadagnato il sentiero, si rimonta ancora per qualche metro dopodiché ha inizio il lungo traverso che taglia le ripide pendici nordorientali del
monte Paularo. Questo piacevole tratto trova la sua conclusione presso lo spallone est del monte, lungo la cresta erbosa che unisce il
monte Paularo al
monte Dimon. Da questo punto la visuale si apre verso la vetta del monte Dimon, i cui fianchi erbosi sono ancora segnati da mulattiere di Guerra ormai inerbite. Pochi metri più sotto si trova la piazzola ove termina la pista sterrata che sale da Castel Valdaier e che costituisce una ulteriore possibilità di avvicinamento. Sullo sfondo del piccolo specchio d'acqua che occupa la conca sottostante possiamo invece riconoscere alcune delle più importanti vette delle Alpi Carniche Orientali tra cui la Creta Grauzaria, il
monte Sernio e il
monte Tersadia. Dallo spallone, tenendosi a destra, si supera il bivio che permette di scendere verso la strada sterrata e con un paio di ampie svolte, su comoda mulattiera, si perviene alla cima del
monte Paularo (m 2043, cippo e libro di vetta). Dal culmine di questa bella piramide erbosa si apre un panorama assai esteso in particolare sulle vette che si trovano presso il confine con l'Austria, dalla
Creta di Timau al
monte Lodin. Interessante anche la presenza sulla vetta di una evidente linea trincerata con resti di feritoie. Per il ritorno si utilizzerà il medesimo itinerario.
Variante alle Crete del Mezzodì (E)
Da
forcella Fontanafredda c’è la possibilità di effettuare una breve deviazione per andare a visitare le delle
Crete del Mezzodì. La deviazione si svolge su tracce prive di segnalazioni ma non porta via molto tempo ed è interessante per la presenza di trinceramenti e per
buon panorama verso la conca di Pramosio e la Cuestalta che si vede dalla cimetta principale. Dai pressi della forcella, abbandonato il sentiero, si guadagna quindi l'insellatura salendo poi direttamente lungo il pendio di sinistra. Questo ci porta in breve sul ripiano superiore dal quale emergono due cimette. Quella più facilmente raggiungibile è quella di fronte a noi, riconoscibile anche per la presenza, poco sotto la cima,di una caverna parzialmente ostruita da un franamento. Vi si giunge senza difficoltà (m 1980) con l'unica avvertenza di fare attenzione alle linee di trincea ancora ben conservate ma un poco nascoste dalla vegetazione.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Memoria