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    Traversata della Creta di Mezzodì da Lovea a Dioor
    Alpi Carniche
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaS26

Traversata della Creta di Mezzodì da Lovea a Dioor

Avvicinamento

Percorrendo la strada statale che da Tolmezzo sale al passo di Monte Croce Carnico, poco dopo Cadunea, si gira a destra in direzione di Paularo. Si percorrono circa 6 km lungo la valle poi si devia a destra per Lovea. Subito prima della piccola frazione ci si tiene a sinistra lungo la stretta rotabile che sale agli stavoli Chiampees dove si parcheggia (m 801, cartello CAI).

Descrizione

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri del Silenzio
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Agosto
Carta Tabacco
09
Dislivello
1100
Lunghezza Km
12,4
Altitudine min
674
Altitudine max
1806
Tempi
Dati aggiornati al
2016
I vostri commenti
  • 02/11/2020 Da Lovea (Stavoli Chiampees) alla cima della Creta di Mezzodì.Accogliente e ben mantenuto il ricovero monte Sernio, posto in una macchia di larici gialli, oggi poco illuminati dal sole che latita dietro la coltre di velature spesse.Escursione dalla cima panoramicissima, su cui sventola il tricolore sfilacciato. Alcune sagome umane sulla cima del vicinissimo Sernio. Incontrati alcuni escursionisti lungo il cammino e altri in sosta presso il ricovero.Ritornati lungo lo stesso itinerario.
  • 27/06/2020 24 giugno 2020. Piano B improvvisato su due piedi dopo aver trovato chiusa un’altra strada in zona, con conseguente impossibilità di effettuare l’escursione già programmata. A quel punto l’orario era già avanzato, le previsioni meteo non proprio favorevoli, e così abbiamo deciso di raggiungere da Stavoli Chiampees il Rifugio Monte Sernio, dal quale mancavamo ormai da tantissimi anni. Arrivati al Rifugio, sempre bello e ben tenuto come ce lo ricordavamo, il cielo non preannunciava acquazzoni imminenti, e così abbiamo proseguito per la Creta di Mezzodì. Per variare il percorso di rientro, al bivio sotto il Rifugio abbiamo continuato per il sentiero CAI 455, transitando per Palasecca di Mezzo (rifugio forestale ormai in stato di abbandono e completamente immerso nel bosco), per poi raggiungere la pista forestale che, con percorso monotono, ci ha riportati al parcheggio. Nella parte finale, per passare il Rio dell’Ambruseit, si può decidere se guadare sulla pista oppure attraversare mediante un alto ponticello in cemento, abbastanza largo ma senza protezione. Sino alla Creta di Mezzodì l’escursione avviene su comodo sentiero CAI, largo, ben evidente e segnalato, con buona pendenza costante senza strappi faticosi. Il sentiero CAI 455 utilizzato per il rientro, pur non presentando problemi particolari, è un po’ più selvatico; la varietà degli ambienti attraversati (bosco, qualche ghiaione, passaggi su rii, mugheta) lo rende decisamente più avventuroso del tranquillo sentiero di salita. Lo scotto che bisogna pagare è però rappresentato dalla lunga parte finale sulla noiosa pista forestale. Il giro da noi effettuato ha presentato uno sviluppo di ca 12 km per 1.050 metri di dislivello. Tempo di percorrenza complessivo 4.45 ore, di cui 2.15 per la Creta di Mezzodì. Allego il tracciato gpx. Mandi a tutti!
  • 31/08/2019 Escursione effettuata il 31/08/2019. Non avendo un’auto a disposizione a Dior, ho interrotto nel punto suggerito dalla relazione di SN. Tutta la sentieristica è in buone condizioni. Escursione semplice, ma non banale. Buone camminate a tutti. Bepi (Cividale).
  • 24/06/2019 Salito oggi come da relazione di SN, ma limitandomi alla sola creta di mezzodì. Sentiero sempre ben segnalato e privo di ogni asperità. Panorama a 360° molto bello. Ora sventola solo la bandiera del Friuli. Il tricolore non c'è più. Buona vita a tutti
  • 26/10/2018 Il 24 ottobre siamo saliti sulla Creta di Mezzodì, ma con una variante rispetto alla traversata suggerita da SN che ci ha consentito un bel percorso anulare. Lasciata l’auto a Dioor (limitatissime possibilità di parcheggio e di inversione), siamo saliti alla Casera del Mestri e alla Creta di Mezzodì per i sentieri CAI 437 e 416, per poi ridiscendere verso Dierico tramite il sentiero 437b che percorre lungamente i valloni del Rio di Vintulins e di Pecol Lungo. La parte del CAI 437 che traversa sotto il versante nord della Creta di Mezzodì presenta qualche tratto eroso in corrispondenza del passaggio di alcuni impluvi, uno in particolare piuttosto delicato per la pendenza attraversata, la friabilità del terreno e la sostanziale assenza di traccia (allego foto), inoltre richiede una perdita di quota di circa una sessantina di metri. Mano a mano che saliamo si alza un forte ma tiepido vento di Foehn, una pioggia di aghi di pino cade ticchettando sul secco sottobosco, foglie rosse di faggio danzano in alto, nel vallone. La Casera del Mestri è stupenda, dentro e fuori, abbassandosi sotto il prato per circa una cinquantina di metri si trova anche una sorgente; comodo il sentiero che risale a tornanti il vallone. Sbucati infine sulla Cresta di Valvariute, la vetta con il suo svolazzante tricolore sembra ancora lontana, ma è sufficiente una ridiscesa di meno di 50 metri ed una breve risalita per raggiungerla. Il vento è sempre più forte e si accanisce contro la bandiera e la sua asta, ma non fa freddo, ci sediamo al riparo dei mughi e ci godiamo a lungo la cima ed il bel panorama, da qui il Sernio ed il suo spigolo Nord Ovest sono particolarmente imponenti. Ritorno più tranquillo nel bellissimo bosco misto di Vintulins per il sentiero 437b; la traccia è poco visibile, anche perché in questa stagione risulta coperta da uno spesso strato di foglie secche, si scende nel bosco affidandosi più che altro ai numerosi e visibili segnavia dipinti sui tronchi. Raggiunta infine la pista forestale, la pendenza si attenua sensibilmente; sbucati sulla strada asfaltata ci aspetta ancora una discreta risalita per raggiungere l’auto a Dioor. Anello con pendenze mai troppo faticose, ma con dislivello complessivamente impegnativo, la cui percorrenza ha richiesto circa 6 ore. Molto adatto alla stagione autunnale, ma il 437 è sconsigliabile in caso di fondo umido o innevato, utilizzabile in alternativa il 437b. Allego traccia GPS. Un saluto a tutti!
  • 11/06/2018 Raggiunta la Creta di Mezzodì partendo dagli stavoli Champees sopra Lovea, come da relazione fino alla Cresta di Valvariute, utilizzando il CAI 416, e rientrando con il medesimo sentiero di salita.La mattinata all'alba è iniziata con la pioggia a Gorizia, mentre il cielo nuvoloso in montagna ben presto si è rasserenato, regalandoci un panorama esteso, seppur non soleggiato. Ovviamente il sole è uscito mentre scendevamo nel bosco…A distanza dalla mia prima ed ultima visita, avvenuta una decina d’anni fa, ho notato che i mughi della parte sommitale, sono piuttosto cresciuti e quindi non si ha più la sensazione di percorrenza aerea. Questo forse spiega perché questa cima venga anche raggiunta con sentiero innevato, come si deduce dai vari commenti, senza magari troppe difficoltà.L’ascesa avviene in tempi ristretti, complice lo scarso sviluppo del percorso, ma appaga totalmente l’escursionista desideroso di ampi panorami con vista fenomenale sul vicino monte Sernio, a patto di salire ancora qualche metro fino alla quota 1824 della Cresta di Valvariute. Sassi fratturati punteggiati da fiorellini bianchi ed un branco di camosci in corsa (oltre una ventina… che abbiamo la fortuna di osservare!) incorniciano magnificamente la scena!Altro fiore all’occhiello è il rifugio Monte Sernio, ben tenuto dal CAI di Tolmezzo, dove la zona dormitorio è provvista di brande anziché materassi, che danno la parvenza di essere più igieniche e meno umide dei fratelli materassi.Dalla lettura del libro firme, rilevo la frequentazione di un noto e fortissimo alpinista friulano, che annota qui le sue arrampicate sulle pareti del Sernio! …dal confronto con un personaggio così fisicamente dotato, non posso fare a meno di riflettere sui miei limiti e sui dolori da usura coi quali puntualmente devo fare i conti! Questo mi da la carica per raggiungere la vetta senza quasi accorgermi di fatica e pene e, mi accontento, si fa per dire, di raccogliere le tenere e resinose pignette dei mughi per aromatizzare la grappa.Unica nota negativa è il riscontro di zecche, in questo periodo, lungo il tratto iniziale del sentiero fino al rifugio, dal quale bisogna prendere le opportune precauzioni. 9/6/18
  • 20/05/2018 Saliti ieri partendo da pra di Lunze con sentiero 455 con una giornata un po'incerta,in poco più di un ora e trenta abbiamo incrociato il sentiero che arriva da Chiampees.Dopo una lunga sosta nel bellissimo rifugio m.Sernio, abbiamo raggiunto la piccola cima,dove rimangono solo pochi brandelli delle due bandiere.Ad accoglierci le prime gocce di pioggia che ci hanno impedito di godere del bellissimo panorama.Ridiscesi velocemente fino all'incrocio siamo rientrati lungo il sentiero 416 per poi rientrare a pra di Lunze lungo la pista forestale.Sentieri ben segnalati e puliti, assolutamente da ripetere con il sole. Mandi
  • 21/09/2017 La bella giornata che giunge dopo il periodo piovoso mi ha invogliato oggi 21/09/17 a ritornare dopo almeno una ventina d'anni su questa Creta. Il precedente commento del sempre ottimo e preciso Ectorus non lascia dubbi sulla fruibilità del sentiero per cui non posso che confermare in toto quanto da lui descritto. Temperatura decisamente fresca al mattino che si stempera poi lungo la salita fino a dover rimanere in maniche di camicia. Visibilità ottima in ogni direzione non disturbata da un po' di nuvole che ben in quota non interferiscono con le cime. Questo consente di apprezzare un magnifico panorama dalle Dolomiti ampezzane alle Giulie. La neve ben presente tutt'intorno non interessa questa Creta. Al Rif. Sernio una stufa ben avviata distribuisce un ottimo calore mentre scambio piacevolmente quattro chiacchiere con la signora indaffarata li attorno. Il rientro è avvenuto per la via dell'andata non disponendo di altra auto. Buine mont e mandi a duç.
  • 22/08/2017 salito oggi con destinazione finale la creta di mezzodì.Sentiero sempre ben segnato con traccia molto evidente. Non ho neanche trovato divelti dalla tromba d'aria del 10 agosto. In cima, oltre al nostro tricolore, è stata aggiunta anche la bandiera del Friuli. Anche se logorate dal vento, fanno la loro bella figura.Buona vita a tutti
  • 26/03/2017 Salito ieri 25 marzo, con il mio amico di gite Fabio, fino alla cima della Creta di Mezzodì. Giornata bellissima, sole, caldo e panorami che riempiono il cuore di tranquillità e voglia di rimanere lì in contemplazione. Abbiamo provato a dare una occhiata oltre la forcella ma la neve ancora alta e pesante ci ha fatto desistere, si sprofondava fin oltre le ginocchia. Nelle pross. settimane salvo nevicate primaverili dovrebbe sparire del tutto. Il rif. Sernio è sempre perfetto e accogliente e invita a una sosta ristoratrice... Buone gite. Alberto.
  • 30/10/2016 La meta pensata per oggi, anze le mete, era Tersadia e il vicino Cucco da Rivalpo, ma mi piaceva l'idea di far annusare da vicino il Sernio alla nuova compagna di escursioni, e così, tanto per invogliarla, si va di Creta di Mezzodì. Al rifugio Monte Sernio un bambino ci apre la porta, la stufa è accesa, fanno colazione, le bevande in fresco alla fontana fuori, contenti del posto accogliente, nottata tranquilla. Ciacola dopo ciacola è già cima, non c'è nemmeno vento su quel cocuzzolo panoramico, cielo quasi perfettamente limpido, occhi su lontani orizzonti, su quello che è stato ma sopratutto su quello che sarà
  • 23/08/2016 salito oggi per la prima volta e con destinazione creta di mezzodì. Il cartello di divieto di transito posto all'inizio della stretta rotabile, direi che si può ignorare senza paura. Abbinato al cartello, non vi è alcun riferimento a Legge Regionale, o Decreti di Autorità. Inoltre il cartello, sul retro, non riporta nessun riferimento a normative EU e quindi o è molto vecchio o è stato posto per iniziativa locale. Detto questo, tutto il percorso è molto ben segnato oltre che molto evidente. Non ho riscontrato alcun problema o difficoltà. La sua pendenza è nella norma e i 1000 mt di dislivello si coprono tranquillamente in 2,30 / 3 ore.A livello panoramico, fino ai 1700 mt circa non è appagante in quanto prevalentemente si cammina all'interno del bosco. Dopo e specialmente in cima, è uno spettacolo. Particolare è anche quella bella e grande bandiera Italiana che sventola, impreziosita da un cielo terso e azzurro come non mai e dal verde degli innumerevoli mughi che dominano la parte finale della salita. Insomma un bel monte e un bel sentiero.Buona vita a tutti
  • 09/08/2016 Saliti domenica sulla Creta di Mezzodì dagli stavoli Chiampees. Tempo indicativo 2ore30minuti, escluse soste. La salita si svolge quasi interamente all'interno del bosco, tranne negli ultimi 20 minuti. Segnalo che all'inzio della rotabile che si stacca a sinistra prima di Lovea è presente un divieto di transito "escluso frontisti" Subito prima della piccola frazione ci si tiene a sinistra lungo la stretta rotabile che sale agli stavoli Chiampees dove si parcheggia
  • 23/07/2016 Oggi, da Dioor risaliti alla Creta di Mezzodì. Dopo i ruderi di casera Vintulinsvengono attraversati alcuni impluvi un po' erosi dall'acqua; la lunghezza del percorso, unitamente anche alla perdita di quota sul rio Vintulins ci ha fatto impiegare circa tre ore per la casera Del Mestri. Fioriture di ciclamini profumati nel bosco. Da casera Del Mestri si risale a svolte comode fino alla cresta; segue una contropendenza e poi in breve si risale alla vetta della Creta di Mezzodì (un'altra ora scarsa). Un paio di alpinisti sulla vetta del vicinissimo Sernio. Segnalo che il barattolo di vetro con i fogli firme sotto le pietre dell'ometto della vetta è in frantumi. La bandiera tricolore è ormai del tutto consumata.Per il ritorno, una volta scesi al bivio preso i ruderi casera Tesseit(m 1233), abbiamo imboccato il sentiero CAI 437b a destra. Si scende nel bosco, si attraversano un paio di impluvi e più in basso il greto più grande dove si imbocca la pista che porta alla strada per Dierico. Nell'ultimo tratto di discesa nel bosco sono in atto lavori di taglio abeti. Su strada asfaltata si risale a Dioor. Tutto il giorno, anche nel pomeriggio col cielo coperto, caldo afoso senza brezza.
  • 13/12/2014 Fino allo splendido rifugio tiro dritto pizzicato dal freddo. Salendo mi colpiscono le millefoglie rocciose che accompagnan la fuga dell’acqua a valle, come quel salto. Solo il pensiero di scivolare su quel trampolino di pietra piallato dal tempo mette i brividi. La neve è poca, le tracce, scivolose orme di ghiaccio. Quasi in cresta incrocio tre dame ridenti. L’ultima mi pare di riconoscerla. Da quegli occhi che brillano, che parlan da soli e riflettono la meraviglia che l’è entrata dentro poco più in alto. Che sia Loredana? L’insicurezza e le sferzate della brezzolina sulla schiena mi fan limitare a un sorriso e qualche parola. Al prossimo incontro non avrò dubbi e la fugacità verrà meno. In vetta capisco lo smarrimento incredulo di quello sguardo, la gioia strabordante ben stipata nello zaino. Giornate così rendon la vita ancor più preziosa. Tutto è talmente vasto da rendere inquieti davanti a così tanto! Per fortuna la mole del Sernio è lì. Con la sua frastornante imponenza strega il cuore e rallenta i battiti. Il Mangart fa capolino dietro alla muraglia della val Alba che oggi ammiro da occidente. Pelmo e Antelao si alzano in punta di piedi più in fondo, al Peralba mancan solo i canditi sotto una pioggia di zucchero a velo. E poi tutto il resto, troppo per due occhi soli. Non mi escon suoni, le parole si mozzano in bocca. Si può solo allargar le braccia e sorridere. Scendo veloce per non pentirmene optando per un anello prendendo il 455. La deviazione è consigliata, anche sia per pochi metri, per ammirare il percorso scavato da quelle acque cristalline esaltato dalle erosioni, da rocce lise e rattrappite, dalle incredibili stratificazioni di diverso spessore che anticipano la cascata sottostante. La raggiungo calandomi con attenzione per pochi ma ripidissimi metri L’acqua si tuffa spumeggiante in una pozza circondata da sculture di ghiaccio. Rocce interamente ricoperte da strati spessi e bianchi, altre da muschio glaciale, attorno miriadi di stalattiti in attesa di tuffarsi con l’avanzar del sole, un ramo esce dall’acqua completamente incastonato in un’enorme gemma di ghiaccio. Più avanti il troi interseca una vastissima fiumana di sassi che sembra il lacrimatoio d’un Sernio che da qui sovrasta fino ad intimorire. Il bosco che segue è completamente diverso da quelli mattutini, tratti ove i faiârs son predominanti s’alternano a zone in cui gli abeti han preso il sopravvento. Luoghi bui, in cui sorprende trovare un ricovero forestale del 1945, ormai abbandonato e cadente, che pare uscito dalla tenebrosa fantasia dei fratelli Grimm. Poi ancora rivoli ove acqua e ghiaccio si compenetrano in giochi di riflessi. Nel frattempo un dolore al petto si fa sempre più forte. Sospetto una nevralgia. Mi duole respirare e taglio alla prima forestale senza raggiungere quella che si dipana da Pra di Lunge. Tornantuosa, si può tagliare solo in parte a causa di un bosco burbero e ripido, disseminato d’arbusti, rovi e pietraglia varia. Al guado del Ambruseit le scelte sono due, o bagnarsi i piedi o superar con dovuto equilibrio l’esile ponticello privo di protezioni. Un ritorno appagante attraverso luoghi solitari ove l’unico suono è il rado vociar dell’acqua.(12.12.2014)
  • 12/12/2014 Ingolosita dal commento precedente torno su questa cima, la giornata è splendida, frizzante l'arietta ma non troppo, cielo limpido e sole, sole che illumina un bel bosco silente il cui unico suono è lo scricchiolio delle foglie calpestate e le acque del sottostante torrente. Prima neve a quota 1600 ca. , poca sul sentiero, battuta e ben dura ma lascia spazio anche a qualche roccetta affiorante, i ramponi tranquillizzano. Sulla cima sventola una bandiera piccola piccola, solo verde oramai, panorama ampio. Ritorno per la stessa via incontrando un unico sorridente camminatore.
  • 09/12/2014 08/12/2014-Saliti al rifugio monte Sernio e poi proseguito per la cima della Creta di Mezzodì. La mulatiera consente un andamento comodo. Una ventina di centimetri di neve in quota; tra i mughi abbelliti dai fiocchi di cotone il tricolore sventola in cima esibendo ormai solo il verde... Grande panorama. Il rifugio è molto luminoso e accogliente (acqua corrente) ed è meta di frequenti visite. Meritate.
  • 07/09/2014 Escursione del 6 settembre 2014 dagli stavoli Chiampees di Lovea. Il sentiero fino al rifugio Sernio è perfettamente segnalato e curato, poi in alcuni tratti la vegetazione alta rende il cammino leggermente più faticoso ma non ci sono particolari problemi a raggiungere la vetta.
  • 20/05/2012 Oggi poco tempo a disposizione ma voglia di panorami e questa cima che ho salito tre anni fa mi sembra perfetta per una giornata tersa. Lungo i tornanti di Lovea spero che nessuno scenda, mi agito a far retromarcia fino ad uno slargo (quando c'è), e invece no, incrocio due auto ed invece incrocio le dita mentre salgo verso Chiampees, lì per me sarebbe dura davvero. Oltre l'ultima casa in ristrutturazione c'è un comodo spiazzo ed un'auto già parcheggiata, di fronte il cartello Cai 416, mentre mi preparo un verdissimo ramarro attraversa la stradina. Oggi è un po' tardi, salgo velocemente lungo il sentiero che diventa lastricato e conduce a Pignuleet, stavolo deserto, ricordavo la presenza di un paio di asini, il sentiero attraversa brevemente un prato e s'infila nel bosco, bosco bellissimo e luminoso, tracciato ampio, fioriture di bianche anemoni, aquilegia, viole, epatiche,, oltrepasso un vecchio cartello in legno con l'indicazione Rif. Palasecca. Il sentiero sale a tornantini, ampio, pulito, il sole filtra dai rami, da qualche slargo posso amirare le impervie Crete di Palasecca, il Sernio; sotto, a destra, sento scorrere il rio Ambruseit e poco oltre ne scorgo anche la forra. Sono al bivio con il 455, 500 m di dislivello in un'ora, mi sento un drago, in realtà è il sentiero che è sempre agevole e privo di difficoltà, è veloce. Una giovane coppia mi cede volentieri il passo e sempre piacevolmente arrivo in vista del rifugio monte Sernio, posto nel verde ed illuminato dal sole. Billi mi corre incontro abbaiando minacciosamente, microscopico cagnetto che qualche carezza calma subito, allungato sulla panca e con le vesciche all'aria c'è il suo compagno d'avventure, m'informo dell'ultimo tratto che ricordo invaso dai mughi, mi dice che ora è tutto ripulito, posso andar tranquilla. Adesso il percorso si fa aperto, a tratti ghiaioso, l'occhio è spesso rivolto al Sernio, ai lati del sentiero eriche, ginestre, genziane primaticce, qualche ranuncolo corposo, poligala rossa, farfalle. L'intaglio di quota 1736 (ricorda un po' forcella Dolina) è incorniciato da grossi mughi, sbircio sotto e continuo a salire fino a trovare a sinistra i bolli rossi della traccia che conduce alla cima. E' vero, il sentiero è tutto libero, in pochissimo mi si presenta il pennone della cima ma non c'è più la bandiera svolazzante, cima ben arieggiata e con tante genziane e meriterebbe di più, una croce, un libro di vetta..Mi guardo intorno, il panorama non lo descrivo così magari a qualcuno può venir la voglia di salire o risalire questa creta solitaria. E lui, il Sernio, è sempre lì ad ingolosirmi. Rientro per lo stesso sentiero e come sempre colgo sfumature diverse, un'arvicola veloce s'infila nella tana, nei pressi del rifugio un tubo arruginito scende a portare acqua alla fontana, qualche albero scheletrito sembra una scultura; la coppia che ho incontrato all'andata è lì al rifugio a godersi il sole pomeridiano.Loredana
  • 02/09/2009 fatto percorso 01/09/2009, bello e imponente il Monte Sernio, complimenti per il rifugio M.te Sernio ed in partciolare per la dama in legno posta su un tavolo. Loredana
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