Avvicinamento
Da Barcis si risale lungo la val Cellina fino a Cimolais dove si prosegue in direzione del passo di Sant'Osvaldo. Oltre questo, la strada scende verso Erto e la diga del Vajont passando sopra il profondo solco della val Zemola. Poco dopo il bivio per Casso deviare a sinistra lungo la rotabile costruita sulla grande frana del
monte Toc. La si percorre per circa 2,5 km, fino ad incontrare sulla destra l'inizio della pista forestale che risale la val Mesaz (m 812, indicazioni per
casera Ditta , segnavia CAI n.905, parcheggio in prossimità del tornante o poco prima).
Descrizione
Si imbocca la pista salendo in diagonale a monte delle case di
Pineda e di ciò che rimane del grande invaso del
Vajont. Dopo avere superato alcune radure punteggiate dalle primule la strada entra decisamente nel solco della val Mesaz passando alta sopra un profondo dirupo. Fino a poco tempo fa il cammino proseguiva lungo la originaria mulattiera il cui muretto di sostegno è ancora visibile. Ora la pista si addentra per un buon tratto nella valle ma giunti intorno a quota 1000 m, un cartello ci segnala a sinistra il sentiero per
casera Ditta. La mulattiera scende leggermente inoltrandosi subito nella
faggeta e prosegue poi con piccoli saliscendi che portano ad attraversare una prima fascia detritica. Successivamente un ponticello permette di superare un tratto franato oltre il quale si interseca anche il piccolo greto del Gè di Lavei. Ormai in vista del rifugio si scende ancora portandosi sul greto principale del torrente Mesaz dove un robusto ponte in legno ci porta sull'altro lato della valle. Ancora una breve risalita e si raggiunge la bella radura di
casera Ditta, ora trasformata in rifugio con possibilità di pernottamento (m 956).
Chi giunge fino qui ha la possibilità di effettuare due interessanti escursioni anulari che hanno come punti di interesse alcune forcelle. La prima, più semplice, porta ad aggirare la
Cima di Camp passando per
Il Camp e
forcella Col de Pin. La seconda invece, che qui descriviamo in dettaglio, collega fra di loro le quattro forcelle che si trovano sulla cresta compresa tra la Cima Mora ed il
Col Nudo. Dalla casera si prosegue in discesa lasciando dapprima a sinistra il segnavia CAI n.904 e subito dopo anche il 905 che prosegue verso forcella della Meda. Si attraversa quindi nuovamente il greto principale della valle riprendendo a salire con pendenza decisa all'interno di un fitto bosco di
faggio. Il sentiero (CAI n.906) non è marcato e per la direzione ci si affida a segnavia un poco sbiaditi e qualche ometto. Salendo in diagonale verso sinistra si va ben presto ad affiancare un grande canale detritico lungo il cui ciglio ci si innalza per un tratto. Con una larga ansa si sale ad innestarsi su un sentiero più evidente dove anche la pendenza diminuisce. Successivamente il sentiero interseca due fasce detritiche dove già a maggio fiorisce il
rododendro nano. Punti difficili non ve ne sono ma il camminamento risulta talora rovinato e costringe a qualche aggiramento. Una breve interruzione del sentiero è stata opportunamente attrezzata con una passerella su tronchi. Intorno a quota 1100 il sentiero rientra nel bosco riprendendo a salire in modo deciso con un paio di svolte. Dopo avere superato il dislivello che ancora ci separa dalla prima forcella la traccia prende a traversare quasi in falsopiano arrivando ad un modesto riparo in legno e quindi alla
forcella Bassa (m 1330). La sella, occupata com'è da una piccola radura racchiusa tra alcune piante di
larice e
abete rosso, non è in grado di offrire alcuna visuale.
L'escursione prosegue sul versante della val Gallina dove il sentiero traversa abbastanza comodamente nel bosco di
faggio. Ben presto però si raggiungono pendici più inclinate dove il bosco muta decisamente trasformandosi in una rada pineta con
ginestre. Si rimonta su uno spallone, in vista della valle del Piave, dove ha inizio il tratto più impegnativo della prima traversata. La traccia si fa esile ed anche il pendio alla nostra sinistra appare sempre più scosceso e detritico. Un punto franato richiede attenzione come anche il piccolo canalino sabbioso che si incontra subito dopo. Un panoramico sperone sorvegliato da un solitario
faggio segna la temporanea fine delle difficoltà in quanto il sentiero si innesta nel solco della comoda valletta che ha origine da
forcella Malbarc (m 1403).
Dalla forcella, di nuovo in versante Val Mesaz, il sentiero si accosta alle rocce del Formigoler salendo dapprima nel bosco e quindi in diagonale tra i mughi. Dopo avere oltrepassato una banconata rocciosa la salita riprende decisa nella boscaglia dove si alternano
faggi,
larice e
mughi. Prima di piegare a sinistra verso
forcella Agre, il sentiero sfiora uno spallone che si protende sulla valle e che merita davvero una breve visita per l'inaspettato panorama. Da qui il sentiero rientra definitivamente nel bosco traversando fino ad immettersi nel solco della valletta che sale verso
forcella Agre cui si giunge non senza fatica (m 1574).
Dall'intaglio, compreso tra le bancate rocciose del Formigoler e della Croda Bianca, il sentiero prosegue lungo una rampa boscata ora esposta sulle ripidissime pendici che scendono verso la Val Gallina. Gradatamente si esce dal bosco raggiungendo terreno più agevole presso una fascia di
mughi. La visuale si apre ora sul tratto più interessante e panoramico della traversata. Il sentiero infatti oltrepassa un ghiaione grossolano e prosegue a ridosso delle pareti aggettanti della Croda Bianca impreziosite anche dalla fioritura precoce della
sassifraga di Burser. Oltrepassato uno spallone il camminamento prosegue a ridosso delle rocce ed infine rientra nella boscaglia di mugo ormai in vista dell'ultimo tratto impegnativo. Ci si affaccia infatti su un pendio detritico lungo il quale si scende in diagonale aiutandosi con i mughi in alcuni punti esposti. Raggiunta la base delle rocce si rimontano i pochi metri che ancora ci separano dall'ultimo intaglio della traversata:
forcella Canduabo (m 1608) anch'essa immersa nel bosco di
faggio,
larice e
abete rosso.
Seguendo i segnavia CAI ed alcune segnalazioni gialle più recenti si scende ripidamente lungo il pendio boscato. Più in basso il sentiero si allontana dal solco principale traversando a destra un ripido pendio detritico. La discesa prosegue a svolte nella
faggeta poi il sentiero si riporta a sinistra intersecando il greto del Gè di Lavei. Seguendo le segnalazioni si riprende dall'altro lato su terreno malagevole che richiede ancora attenzione poi, raggiunto un costone boscato, lo si discende fino ad arrivare ad un piccolo intaglio presso un panoramico spallone. La discesa prosegue a sinistra ancora ripidissima fino ad un greto secondario poco oltre il quale ci si innesta finalmente su un sentiero un poco più marcato. Su terreno via via più agevole si cala infine sulla pista forestale percorsa all'andata a poca distanza dal bivio per
casera Ditta.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Bosco