Avvicinamento
Dalla statale n.13, Pontebbana, deviare verso Moggio proseguendo poi lungo la rotabile della
val Aupa fino ad incontrare sulla destra la deviazione per
Dordolla (frazione di Moggio Udinese). La stretta rotabile si inerpica con un tornante sul fianco della valle e in breve raggiunge la frazione. Qui, nel piccolo piazzale presso la chiesa, possiamo lasciare l'auto (m 612).
Descrizione
L'escursione ha inizio tra le strette viuzze del borgo, dove i segnavia CAI ci indicano la direzione da seguire. Dopo avere oltrepassato le case più a monte si perviene al bivio principale: a destra prosegue il segnavia CAI n.425 che utilizzeremo al ritorno mentre ora ci teniamo a sinistra sul CAI n.422. Questo traversa sfiorando prati ancora sorvegliati da vecchi stavoli, poi perde leggermente quota per assecondare uno sperone roccioso aggettante. Si procede in moderata salita intersecando un piccolo canale ghiaioso dove la traccia stenta a mantenersi. Successivamente la pendenza si fa più marcata mentre il sentiero si snoda, ancora in direzione nord, all'interno di un bosco di
pino silvestre dove l'
erica ricopre di vistosi tappeti rosa il sottobosco primaverile. Si attraversa anche un secondo solco detritico che incontreremo più in alto, alla sua testata, accostandoci alla vetta del
monte Forchiadice. Dalle poche radure la visuale si apre sull’altro lato della valle ed in particolare su Creta Grauzaria, monte Sernio e monte Flop. La diagonale si dilunga fino a quota 943 dove il sentiero inverte la direzione per iniziare la risalita del boscoso versante nord ovest. Qui un cartello segnala a sinistra la possibilità di scendere per pochi minuti a visitare una galleria militare molto profonda (qualche schianto lungo la deviazione).
Ripreso il segnavia, ha inizio una interminabile serie di tornanti nel bosco di
faggio che, a quote più elevate, si arricchisce di altre specie quali l'
abete bianco, l'
abete rosso e l'
acero di monte. Le ampie svolte e la pendenza costante ci permettono di guadagnare quota agevolmente poi, intorno ai 1300 metri, il sentiero si accosta ad un vallone risalendone il bordo con una serie di anse più ravvicinate. Si tratta dell’impluvio che abbiamo attraversato in precedenza, sopra il quale ora si transita per mezzo di un aereo tratto scavato nella roccia. Su queste chine impervie si possono osservare le fioriture del
rododendro nano, della
orecchia d’orso e della
pinguicola mentre fanno la loro comparsa i
mughi che da qui in poi definiranno il paesaggio, celando in parte l’esposizione del versante sul quale ci troviamo. La mulattiera traversa le pendici del
monte Forchiadice poi con una serie di svolte prende quota fino a completare l’aggiramento della vetta e uscire sulle balze meridionali, disseminate di piante scheletrite. Il sentiero passa accanto all'ingresso di una lunga galleria oltre la quale ha inizio il traverso in direzione del
monte Vualt. Per allargare la nostra visuale possiamo farci tentare dal cartello che indica a sinistra la possibilità di salire in pochi minuti alla cima ovest del
monte Forchiadice (m 1579),
ottimo belvedere sulla
val Aupa. Riguadagnato il segnavia CAI n.422, dopo poco si lascia a destra la possibilità di scendere direttamente a
Dordolla (cartello, sentiero La Lope) e ci si accosta al pendio sommitale. A larghe anse tra i mughi si giunge così al ricovero denominato
Cjasut dal scior (m 1744), una piccola costruzione
affacciata verso sud fornita di un arredo curato e tenuta in modo esemplare dalla sezione del CAI di Moggio. Al suo interno troviamo infatti una dotazione completa anche per il pernottamento con stufa, tavolo, panche e letto a tre posti. Da qui in pochi minuti vi è la possibilità di salire alla soprastante vetta del
monte Vualt (m 1752,
splendido belvedere) o alla vicina quota 1725, che offre una visuale migliore sulla
val Aupa.
Dal Cjasut si scende a svolte dalla parte opposta, ritrovando i primi lembi di faggeta. Un punto panoramico, dotato di panchina presso il Clap di Pauli, precede di pochi metri l'innesto a destra nel segnavia CAI n.425 che scende da forcella Forchiadice. Dopo il bivio la mulattiera si allarga sensibilmente, interseca un grande impluvio e prosegue come pista sterrata esaurendosi presso il casermone di Vualt (m 1312, cartello informativo), pregevole struttura risalente al 1911. Dell'edificio si sono conservate le mura esterne ed alcuni particolari della dotazione interna come i lavatoi. Imboccata la strada asfaltata, con una marcata ansa si asseconda il greto del rio Alba procedendo poi in discesa per altri 700 m fino ad incontrare a destra la deviazione per il
rifugio Vualt. In pochi minuti si arriva all'accogliente ricovero (m 1168, fontana), sempre aperto ed attrezzato anche per il pernottamento. Dalla fonte il segnavia CAI n.425 riprende a salire nel bosco con buona pendenza fino a raggiungere un sentiero più marcato che traversa a sinistra, rasentando alcune bancate rocciose. Aggirato un costone si entra nella valletta che conduce a
forcella Vualt e che si risale con percorso piacevole raggiungendo la
forcella Vualt (m 1282), immersa nel bosco di
faggio. Dal valico si scende nell'opposto versante iniziando una lunga diagonale che ci conduce dapprima sopra una vasta zona detritica e quindi all'incontro con il greto del Riu di Val. Si perde quota ancora a tornanti, incontrando alcuni stavoli diroccati ed un ultimo rio oltre il quale si esce in breve sui prati sopra le prime case di
Dordolla i cui prati sono ricoperti da estese fioriture primaverili di
crochi e
primule comuni.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Memoria