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LaboratorioSentieriNatura
20/10/2014

Fotografare nel Supramonte

Settembre 2014. Rileggo l'introduzione all'articolo sul Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e mi sembra che la storia si ripeta, quest'anno in forma ancora più marcata. Tempo instabile con le montagne perennemente avvolte dalla nebbia al nord e bel tempo al centro sud. Niente di nuovo è vero, ma quest'anno il maltempo ha battuto ogni record e allora proviamo a spostarci decisamente a sud in una zona che ancora non conosciamo per nulla: il Supramonte. Un paio di settimane di studio attento a cartine, guide e siti internet e siamo pronti!
La Sardegna è grande assai e, nell'intento di evitare il più possibile spostamenti in auto, decidiamo di limitare la nostra vacanza alla porzione centro-orientale dell’isola, facendo base a Dorgali. Si tratta di una zona particolarmente interessante che riunisce alcuni dei più bei tratti di costa assieme alle gole e ai canyon dell'impervio Supramonte. Le occasioni fotografiche sono numerose ad iniziare dai paesaggi costieri con le scogliere a picco sopra un mare dal blu irreale. A parte qualche caso però le spiagge più suggestive sono raggiungibili solo via mare oppure con lunghi avvicinamenti dall'interno e non è quindi semplice arrivare alle prime luci mentre l'esposizione a est esclude totalmente qualsiasi tentativo di tramonto. Discreti risultati si possono ottenere comunque lungo i sentieri costieri quando le ultime luci del tardo pomeriggio abbandonano le rive. La gran parte delle specie formanti la macchia mediterranea è sempreverde e quindi, nonostante la stagione molto avanzata, si dispone sempre di una ricca tavolozza di verdi. Qualche arbusto porta ancora i fiori mentre i corbezzoli sfoggiano frutti coloratissimi, verdi, gialli e rossi, a seconda della maturazione.
Passando all’interno, non si può fare a meno di visitare le straordinarie emergenze geologiche che si trovano nelle pieghe delle montagne. La natura calcarea del Supramonte ha dato vita infatti a gole e voragini molto profonde mentre l’idrografia sotterranea ha creato grotte tra le più importanti d’Italia. Il canyon di Gorropu, le Grotte del Bue Marino, le pieghe del Flumineddu e la dolina di Tiscali sono solo alcune delle mete che si possono visitare lungo tutto il corso dell’anno. In questi casi, visto l’esiguo spazio in cui ci si muove, tornano utili i grandangoli estremi che, assieme al fisheye, costituiscono l’unica possibilità di riprendere tutta la grandiosità dell’ambiente circostante. In molti casi è fondamentale portarsi appresso il cavalletto sia per la scarsità di luce sia per scattare qualche hdr viste le fortissime differenze di luminosità che spesso si devono affrontare. Nel mio caso lo zoom 17-40 f/4 e il fisheye 8-15 f/4 sono stati di grande aiuto nel tentativo di cercare qualche inquadratura meno scontata. I secolari lecci che si incontrano lungo i sentieri e che sembrano quasi nascere nelle pietraie più ostili potrebbero già dare vita a uno studio fotografico a sé stante, volto a cercare di riprodurne la maestosità. Cavalletto e esposizioni multiple si sono resi necessari per rendere al meglio le scure cortecce immerse nel candore abbacinante del paesaggio carsico così tipico di questi monti.
Meno soddisfazioni sono arrivate invece dalla fauna incontrata, limitata ai timidi mufloni e alle sfuggenti lucertole. I primi andrebbero probabilmente avvicinati mediante appostamenti mentre le seconde, a volte coloratissime, si lasciano fotografare senza problemi. Capre, maiali e asini sono invece abbondanti e lasciati liberi ma non sono mai riusciti ad accendere il mio interesse fotografico.
La limpidezza dei cieli e le buone condizioni meteo mi hanno consentito anche di scattare alcune foto alla via lattea estiva. Nonostante la vicinanza con le luci della città (eravamo a pochi minuti dal centro di Dorgali) i risultati sono stati decisamente buoni e paragonabili a quello che si ottiene da noi solo in alta montagna.
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  • Ivo Pecile

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