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domenica 22 luglio 2012
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Rifugio Torre di Pisa

Il primo giorno in Val di Fassa ci accoglie con un tempo incerto. Le previsioni non sono confortanti e allora decidiamo di iniziare con un percorso breve: il classico anello del rifugio Torre di Pisa con partenza dalla seggiovia di Obereggen. Ci troviamo sul lato ovest del Latemar già piuttosto alti e con l'impianto di risalita arriviamo fino ai 1826 m della stazione a monte. Da qui la segnaletica, come al solito ineccepibile, ci indica un doppio segnavia 18-22 per salire sul Latemar.
01-Le alture di Nova Ponente dal sentiero di salita01-Le alture di Nova Ponente dal sentiero di salita
Arrivati ad un primo bivio seguiamo per pochi minuti a sinistra il 22 (è il sentiero che traversa lungo tutto il fianco ovest del Latemar). In breve troviamo a destra il punto in cui si stacca il 18 che è quello che ci porterà alla forcella dei Camosci. Il tempo che in fondovalle era abbastanza soleggiato, sta peggiorando visibilmente. Sperando siano nuvoloni passeggeri, continuamo visto anche che il giro di oggi non è particolarmente lungo.
02-Potentille rosa sulle rocce del Latemar02-Potentille rosa sulle rocce del Latemar
03-I prati di Obereggen dalle pendici del Latemar03-I prati di Obereggen dalle pendici del Latemar
Si prosegue con decisa salita compiendo svolte su pendio detritico e zolle erbose che ospitano la ricchissima fioritura di luglio: papavero retico, sassifraghe e potentille rosa. Si arriva ad un piccolo masso con una croce in ferro battuto a cui fa seguito una serie di gradini in legno. Si sale poi una rampa che porta a raggiungere una zona dove alcune placche rocciose sono state rese più abbordabili da un cavo passamano. La salita per un momento si interrompe su un piccolo ripiano coperto da ghiaia alle basi delle pareti del Latemar sulle quali si apre una cavità naturale.
04-Ghiaioni alla base delle pareti del Latemar04-Ghiaioni alla base delle pareti del Latemar
Ci si alza in diagonale su un pendio di rocce disgregate fino ad arrivare sull'orlo di un circo detritico ingombro di grossi macigni. I classici colori dolomitici sono sostituiti da un curioso mix di rocce nere di origine vulcanica. C'è freddo ora, ed è qui che iniziano i primi chicchi di grandine, pochi e asciutti.
05-La valletta rocciosa che precede forcella dei Camosci05-La valletta rocciosa che precede forcella dei Camosci
Un paio di svolte tra colate di ghiaia e tratti rocciosi più scuri e si arriva ad una forcelletta che da’ accesso alla parte più interessante dell’escursione. Entriamo infatti in una valletta rocciosa, una sorta di labirinto racchiuso da guglie e pinnacoli e disseminato di massi disgregati. Non si potrebbe pensare a luogo migliore per descrivere il caratteristico ambiente dolomitico.
Poco più avanti il sentiero piega sulla sinistra e rimonta fino ad affacciarsi sulla linea di cresta principale che qui è molto affilata. Di fronte a noi si apre il piccolo intaglio di forcella dei Camosci alla quale si accede tramite uno stretto ed incassato canalino. Una numerosa comitiva sta facendo il percorso inverso, quando ci incontriamo scopriamo che si tratta del CAI di Sacile: il mondo è davvero piccolo. Ci fermiamo per un veloce saluto e due parole.
06-In vista di forcella dei Camosci,  preceduta dal canalino06-In vista di forcella dei Camosci, preceduta dal canalino
La grandine ha lasciato il posto ad una fitta nevicata, vedo le giacche, i volti e i capelli di queste persone ricoperti di bianco ma ormai siamo a metà escursione e decidiamo di andare avanti. Ci si affaccia così sul grande anfiteatro interno del Latemar. Peccato che questo tempo non consenta una vista sul grandioso ambiente. Con alcune svolte si scende velocemente fino ad innestarsi sul 516 che percorre quasi in quota il grande altopiano. Noi lo imbocchiamo sulla destra camminando alla base delle colate ghiaiose. Con percorso sempre interessante si sale ad un piccolo intaglio che immette in una conca rocciosa. Salendo a sinistra si giunge ad una insellatura dalla quale si può ammirare la Torre di Pisa che dà il nome al rifugio e la piccola Porta del Latemar. Non c'è problema per il loro riconoscimento, sono davvero inconfondibili ed emozionanti. La seconda in particolare desta sorpresa: chissà quanto ancora reggerà lo stipite...
07-La Porta del Latemar07-La Porta del Latemar
Da qui a sinistra con una brevissima risalita ci si riporta in cresta e pochi metri dopo si è sul ripiano che ospita il rifugio Torre di Pisa.
08-La sagoma della Torre di Pisa08-La sagoma della Torre di Pisa
Nevica fitto e senza pause, i guanti che ho con me non sono adatti alla neve e sono ormai bagnati e non ho propriamente caldo. Entro in rifugio per un tè. Il piccolo edificio ha i coperti quasi tutti occupati e un buon profumino di spezzatino. Nel frattempo Ivo torna a far visita alla Porta del Latemar sperando in qualche istante di pausa per scattare alcune foto ma il vento è abbastanza forte e nevica "orizzontale". Rientra congelato e con la reflex umida ma è riuscito non si sa come a fare un paio di foto soddisfacenti (o almeno così dice lui...).
Dal rifugio si scende agevolmente per banconate rocciose su un buon sentiero a gradini che perde quota tra ghiaie e rocce più scure. La neve finalmente ha smesso di cadere. Si giunge così ad una specie di conca più aperta, dove ci sono alcuni paravalanghe. Si lascia il segnavia principale per tenersi a destra (indicazioni via diretta alla seggiovia di Obereggen).
09-Potentille rosa sulle ghiaie09-Potentille rosa sulle ghiaie
10-Il sentiero oltrepassa un costone turrito10-Il sentiero oltrepassa un costone turrito
Si arriva così alla sommità di un costone molto articolato e ricco di guglie, pinnacoli e torri frantumate. Da qui la discesa si fa più decisa o per il ghiaione o seguendo il segnavia.
11-Il ghiaione alla base delle pareti del Latemar11-Il ghiaione alla base delle pareti del Latemar
12-Le colate ghiaiose alle base delle pareti del Latemar12-Le colate ghiaiose alle base delle pareti del Latemar
Raggiunti i verdi più in basso si contorna una conca sulla destra camminando in mezzo alla grande frana che scende dal Latemar. Con qualche saliscendi tra prati e le prime conifere si riguadagna il segnavia n.22 che riporta alla stazione della seggiovia.
Commenti
  • 06/08/2013 Escursione pensata per il secondo giorno con ca.1300 m. di dislivello; partenza dall’Alpe di Pampeago e seguendo un sentiero locale che si sviluppa nel bosco giungiamo alla malga di q.ta 2000 e poi tramite sentiero geologico al passo Feudo, davanti a noi il verde delle colline e prati, dietro il bianco rosato delle cime. Un frequentato e buon sentiero ci deposita al rifugio Torre di Pisa, sosta fra gracchi socievoli che non esitano a arraffare al volo il torsolo della mela, si prosegue fino all’inconfondibile torre di Pisa, un’occhiata alla porta sbilenca del Latemar e poi scendiamo nella conca detritica sottostante per risalire fino allo stretto intaglio di f.lla dei camosci, folla al sole ma di camosci e/o altra fauna nemmeno l’ombra. Noi scendiamo lungo lo stretto canalino gradinato, rocce scure, terreno friabile, e poi ci troviamo ad attraversare nevai e pietraie racchiuse fra guglie; poi le rocce diventano nuovamente di origine lavica, sentiero incerto, lungo, fino ad intersecare quello proveniente da Obereggen che seguiamo fino a passo Feudo. Per la verità accorciamo tagliando parecchio per verdi fino alla strada sottostante e lì ci mescoliamo alla mandria che rientra lentamente alla malga Pampeago
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