Avvicinamento
Risalendo dalla pianura la strada statale n.13 Pontebbana, si supera Chiusaforte e la successiva galleria. All’uscita, proseguire brevemente fino a trovare sulla sinistra una piazzola per il parcheggio. Percorrere a piedi un breve tratto a ritroso fino a incontrare l’inizio del sentiero (m 434, tabella CAI 427 pochi metri a monte).
Descrizione
Il sentiero inizia subito sulla gradinata che porta a superare un'ancona e poi prosegue inerpicandosi a svolte regolari sul ripido versante che chiude il Rio Molino, tra le fioriture della
globularia. Almeno un paio di diramazioni sulla destra, delle quali la prima con vicino ponticello, conducono a fortificazioni del vallo alpino e vanno ignorate. La rada boscaglia di
orniello e
pino nero nella quale ci troviamo non riesce a isolarci dai rumori del traffico, ma esaurite le svolte, il cammino si fa più silenzioso. Dopo un tratto fiancheggiato da muretti a secco, il sentiero prosegue in leggera salita senza più tornanti, supera una ancona con crocifisso ed esce infine nei pressi di
Costamolino (m 794), piccola frazione circondata dalla boscaglia. Il borgo presenta alcune
case ancora abitate e una fresca fontana. Poco più sopra il nostro percorso si raccorda con la pista che proviene da Dogna e che si esaurisce presso le case Torgul. Ripreso il sentiero, dobbiamo ora porre attenzione alle due successive diramazioni: al primo bivio si lascia a destra il CAI 427a diretto verso il
Montusel mentre al secondo si lascia a sinistra il CAI 426, mantenendo sempre il CAI 427 che ci accompagnerà per gran parte della salita. Sempre ben marcato, il sentiero taglia in diagonale le ripide pendici che racchiudono il vallone del Rio Molino. Nei tratti più assolati prevale la
pineta, ma si inizia ad intravedere anche qualche
faggio. Nel sottobosco di maggio le ultime fioriture di
erica lasciano il posto alla
genziana di Clusius e alla
biscutella. Oltrepassati i ruderi di un vecchio stavolo si arriva ad una aerea cengia che ci conduce ad intersecare il corso del Rio Molino: il punto è suggestivo con il piccolo greto ingombro di grossi blocchi che danno vita a qualche cascatella. Il sentiero prosegue a contornare la conca con interessanti vedute sul vallone e raggiunge poi una marcata costa. Da qui ha inizio una lunga serie di piccole svolte ben conservate che salgono con pendenza costante. La ripidezza delle pendici si attenua solo in prossimità della
forcella Agar da lis Tais sulla quale si esce improvvisamente. La sella (m 1396), ampia e prativa, è un luogo di pace che ospita un roccolo e uno stavolo in discrete condizioni. Il sentiero che si era perso nel prato ricompare al margine opposto della radura dove si ritrova una ottima traccia che rientra subito nel bosco trasformandosi in larga mulattiera. Questa contorna lungamente il versante ovest del
monte Plananizza rimanendo costantemente nella
faggeta ad eccezione di qualche schiarita. Poco prima che il sentiero inizi a perdere quota verso
forcella Naurazis, fare attenzione a imboccare una marcata deviazione a sinistra. Il cammino ora inverte la direzione e si fa stretto poi riprende a salire tra i
mughi provvidenzialmente diradati, uscendo infine su terreno più aperto nei pressi della cima. Non resta che cercare i passaggi migliori tra gli arbusti per guadagnare in pochi minuti la sommità del
monte Plananizza (m 1554, panorama molto ampio, impianto per telecomunicazioni).
Per il ritorno seguiremo i medesimo itinerario.