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    Anello di Sot Cretis da Villanova
    Alpi Carniche
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaM24

Anello di Sot Cretis da Villanova

Avvicinamento

Risalendo dalla pianura la Statale 13 Pontebbana, si imbocca il Canal del Ferro oltrepassando in successione Moggio e Resiutta. Giunti al rettilineo di Chiusaforte, circa 700 m dopo il viadotto autostradale, si devia a sinistra entrando nella frazione di Villanova. Qui si risale via Volanic che conduce alla parte alta del paese fino alla piazzola dove termina la strada (parcheggio, m 406).

Descrizione

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri della Memoria
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Maggio
Carta Tabacco
018
Dislivello
1400
Lunghezza Km
18,2
Altitudine min
406
Altitudine max
1540
Tempi
Dati aggiornati al
2014
I vostri commenti
  • 27/05/2021 Escursione effettuata il 26 maggio: sono partito da Roveredo con il sentiero 424 passando per Fondariis e nei pressi dei ruderi la Cita sono salito con il 425 fino al Casermone...ambiente stupendo...discesa con il 425a per Forcella Pedot fino alla confluenza con il 425 e presso stavoli Polizza nuovamente con il 425a...uno tra i giri più belli della mia vita, anello stupendo, selvaggio, luuuuuuuuuuungo e faticoso (le ginocchia e i piedi imploravano pietà) tra mulattiere di guerra in buone condizioni, numerose cascate e corsi d'acqua, saliscendi, canaloni e cenge, un po' di canaloni con la neve da attraversare, parecchi alberi al suolo ma superabili senza problemi, al ritorno soprattutto sul 425 e 425a tra Rio Agar e Stavoli Sterpeit decine e decine di zecche nonostante la permetrina, il 424 è ben battuto mentre il 425a in discesa fino all'imbocco con il 425 comincia ad inerbirsi e ci sono dei tratti in cui non si capisce bene la prosecuzione, forse meglio in salita
  • 03/05/2021 Una brutta avventura... Purtroppo.All'inizio il sentiero si percorre con tranquillità, c'è giusto un po' di incertezza alla seconda cascata, i bollini rossi puntano a sinistra, ma la traccia giusta è invece quella di destra, che sale. Appena il viadotto dell'autostrada scompare alla vista e all'udito, si entra in un mondo selvaggio e solitario. A decine si avvistano sul sentiero i minuscoli topi selvatici, che appena sentono le vibrazioni sul terreno corrono dentro i piccoli buchi scavati poco lontano; salvo poi rimettere il musetto fuori se si ha la pazienza di aspettare in religioso silenzio. Qualche stambecco sfreccia impaurito per fuggire all'inaspettato invasore. E in questa cornice selvaggia, cominciano i problemi. Anzitutto il sentiero 425a potrebbe essere tranquillamente ribattezzato "il sentiero degli alberi caduti", considerato il consistente numero di schianti che costringono a continue acrobazie e rallentano il passo. In secondo luogo, si resta meravigliati dalle numerose cascate, rivoli, torrenti, giochi d'acqua che filtrano dalle rocce in alto... Salvo poi scoprire che il guado tra Casera di Tamaruc e Casera la Vita è quasi impraticabile a causa della grande quantità d'acqua che viene giù; con un po' di pazienza e molta attenzione, bisogna scegliere le rocce giuste e rassegnarsi comunque a bagnarsi almeno un pochino. Districandosi tra gli schianti si arriva sopra quota mille, dove compaiono le prime chiazze di neve; la situazione presto precipita, e già a quota 1300 il sentiero è coperto da una spessa coltre di neve che lnasconde completamente; aiutandomi col GPS riesco ad arrivare comunque alla conca appena prima di Sot di Cretis e qui si arranca, affondando fino al ginocchio. Giunto al casermone, la situazione non migliora, anzi. Sul cartello del sentiero 427 qualcuno ha scritto a penna "non percorribile"; decido di procedere oltre per verificare, tuttavia dopo poco le forze mancano, e considerata la neve e l'ambiente piuttosto esposto, decido a malincuore di tornare sui miei passi e tornare a Villanova da dove sono venuto. Scelta non facile, perché comunque c'è un bel tratto di neve da affrontare, il guado pericoloso, e non da ultimo si aggiungono circa 4 km all'escursione. Arrivo, esausto, alla macchina poco prima del buio più totale, con sentimenti contrastanti su questa pur bella escursione
  • 01/11/2019 Fatto oggi questo lungo anello come da indicazioni SN, partenza un po’ incerta a causa di frecce forvianti. Come già scritto nei commenti precedenti, arrivati alle cascatelle seguire il sentiero a destra non bollinato. Mulattiera in ordine anche se in certi tratti, soprattutto salendo, bisogna cercare i segnavia non sempre evidenti per non uscire dal sentiero. Arrivati ai mughi finalmente il casermone si svela, fa il suo effetto soprattutto in quest’ambiente severo! Piacevole discesa per il 425a, se dovessi tornare lo userei anche per salire. Percorso che merita sicuramente, ma più faticoso di ciò che ci aspettavamo. Mandi a duç
  • 26/10/2019 Aggiungo al mio precedente commento che la sentieristica è a posto, occorre solo qualche attenzione in alcuni brevi passaggi esposti o su terreno instabile lungo il sentiero 425. In particolare fare attenzione ad un passaggio di 2-3m esposto, su roccia inclinata e con scarsi appoggi, una ventina di minuti dopo forcella Fonderis, in direzione Sot Cretis
  • 26/10/2019 Raggiunto oggi il quasi leggendario casermone, che purtroppo ed inevitabilmente mostra qualche cedimento strutturale.Itinerario diverso: parcheggio a q. 1055 in val alba, sentiero 428/a e poi 428 fino al bivacco Bianchi; sentiero 425 fino a forcella fonderis e poi fino a Sot Cretis. Dislivelli e tempi: dal parcheggio al bivacco Bianchi salita costante per 650m circa (1.40 h); dal bivacco alla forcella saliscendi con perdita e recupero di 130m più un’altra settantina di metri fino alla forcella stessa (1.30h); discesa di 250 m fino a Sot Cretis (circa 1h) e poi ritorno. Dislivello totale fra andata e ritorno di 1500m abbondanti, mentre per i tempi mettere in conto 7.30-8 h soste escluse. In rete si trovano tempi inferiori, smentiti dalla segnaletica dei sentieri “sul campo” e dalla diretta esperienza, che peraltro conferma la segnaletica.
  • 12/11/2018 A completamento del commento precedente,fare attenzione all'inizio del sentiero.Sono stati eseguiti lavori di pulizia e sboscamento.Fin qui tutto bene, però hanno bollinato il primo tratto con bolli rossi.Seguirli fino al primo rio, da li proseguire a DX ignorando la loro prosecuzione a SX.Se si prosegue con i bolli si scende nuovamente dopo pochi minuti di cammino.
  • 12/11/2018 Raggiunto il Casermone Da Villanova utilizzando il percorso per f.lla Pedot(CAI425A)A/R.Sentiero in buone condizioni, ho trovato solo un paio di schianti nel bosco e un tratto franato di una decina di metri a circa 15 min dal casermone.Il libro delle presenze, dal 2015, da una dozzina di registrazioni.Tagliato per un paio d'ore i mughi attorno e dentro al casermone.Luogo magico e sospeso nel tempo.
  • 15/05/2016 Inizio a camminare con foga tra le prime Platanthere, voglio togliermi di dosso l'eco dell'autostrada. Quasi subito però son frenato da manovre militari in pompa magna. Impressionanti le forze messe in campo. Centinaia di ninja in tuta verde, oblunghi e minuscoli, si calano con un filo di seta dai rami degli alberi. La foto viene sfocata e non riesco a determinarne la specie. Una miriade di bruchi Geometridae, al segnale prestabilito, dan via all'assalto! Non so se l'intenzione sia quella di scendere o se, tramite l'effetto pendolo aiutati dal vento, abbian intenzione di cambiare ristorante. Certi punti del sentiero paiono addobbi natalizi. Proseguire un'odissea. I bastoncini usati a mò di Mr. Magoo liberano i metri successivi. Nonostante ciò, parecchie decine di loro s'aggrappano agli indumenti. Abbandonano le arti marziali per divenir geometri, misurando col loro buffo incedere, ogni parte del corpo. Paion sarti intenti a prender il girovita. Per poi alzarsi a curiosare e gridare al collega "Hai finito col girocollo?". Il primo tratto è un tripudio di Citiso rosso. La dorsale del Plauris si stiracchia al sole, bella pallida di neve. Il Lavara mostra il suo lato salvadi che m'aspetta, per seguirne l'ascesa lato nordest, segnalatami da una relazione d'annata del sior Mario. Poi l'oasi di Polizza, Con quel corridoio di noccioli in foglia e gli Epimedi che ricordo bene. Pochi metri che paion potati ad hoc. Pure organic love! Di lassai il cûr! E finalmente tutto tace, o meglio, il paesaggio si lascia trasfigurare dalle sue voci che nulla han d'umano. Il Pisimoni aspetta i suoi primi penitenti, rigoglioso. Un'ampia boccata agli stavoli Conturate per poi immergermi ancora nell'apnea del bosco. Le candide vasche rabboccano la borraccia. Poi la neve, poca, che ben si sposa a far da mantello a quelle pareti. Aggettanti, soggioganti. Ispeziono il casermone con quelle scale escheriane che non portano oramai a null'altro che non sia cielo. I rimasugli dell'umano si fan metafora. Scarto l'idea di puntare alla forcella di Sot Cretis (o rio Molino). La neve è scivolosa. Sotto il vecchio cartello Cai qualcuno ha scritto "non si passa!". Poi il tratto più bello dell'escursione. Che implica l'attraversamento di delicati accumuli oggi sicuramente scomparsi. Un saliscendi arioso che obbliga a voltarsi ogni due passi. Sospirando. Incrocio un camoscio che fugge a valle, saltando tra i pinnacoli, con quelle zampe che diventan una, strette come da un paio di bolas argentine, per aggrapparsi agli striminziti spuntoni che conosce a memoria. Non fugge. Vola! Un battito d'ali lo adagia al successivo appoggio. Mi fissa. Prende coraggio, con calma, e aleggia ancora verso valle. Il tratto franato indicato da Loredana è breve ma sempre più esile. Ci vuole passo sicuro finché non si recuperi nuovamente il troi a suon di picca. Sotto quota 1200 la traccia pare perdersi tra le ginestre che la invadono per qualche metro, ma la prosecuzione va proprio in quella direzione. I petali del Latte di Gallina si sono aperti al sole. Gli stavoli Polizza rinnovano la carezza dell'anima, ultimo sospiro al cospetto di Jama e Jovet per poi correr a valle.(08.05.2016)
  • 18/05/2015 Anello percorso ieri con partenza dalla strada per Roveredo (m. 346, sent. 425/A); sono salito coma da relazione lungo il 425 e sceso per il 425/A; i sentieri sono in buone condizioni, con qualche franetta e qualche albero caduto, che non danno particolari problemi; il pericolo principale è rappresentato dalle zecche, nel tratto in salita dal letto del rio Cuestis, dove il sentiero è particolarmente invaso dall'erba (a casa ho dovuto farmene togliere più di 20!); in discesa, dopo forc. Pedot avevo intenzione di proseguire con il sent. 427 e poi con il "nuovo" 426 per il Plananizza ed il Belepeit ma mi è sfuggito il bivio (forse per mia disattenzione ma stranamente nella relazione di S.N. il bivio con il 427 non viene citato); mi sono così trovato sul greto del rio Agar de lis Tais, che bisogna seguire per un bel tratto (non ho visto segni ma qualche ometto, i segni ricompaiono più in basso, quando la traccia riprende sul versante opposto a sinistra); per finire, mi sento di consigliare la percorrenza dell'anello in senso inverso: il 425 è comunque anch'esso piuttosto ripido nel tratto dopo il bivio con il 424 e (soprattutto)salendo lungo il 425/A la Fortezza Bastiani appare in lontananza come un miraggio una volta aggirato lo spigolo della Costa Mauron! Ciao a tutti!
  • 09/06/2014 Sot Cretis: ovvero into the wild. Bellissimo percorso, impegnativo per lunghezza, il dislivello si fa sentire solamente nel tratto finale quando il casermone si è già mostrato e pare che sia dietro l’angolo, invece ci sono ancora un paio di pallini da sputare fra i mughi. L’avvio è un po’ strano, si deve passare davanti al pianerottolo di due abitazioni private, probabilmente, per non disturbare gli abitanti, ci dev’essere qualche altra traccia che inizia da più in basso. Inizialmente sentiero non segnato ma evidente fra erba alta, oltre diventa sv 425, sempre segnato e ben percorribile, ovviamente ci sono dei tratti un poco rovinati, da farsi con più attenzione, almeno per me che sono molto, ma molto prudente. Dopo aver ammirato Conturate, si deve tornare sui propri passi per una decina di metri per riguadagnare il sentiero e scendere comodamente verso il rio Canalotto, il bosco è un bramato rifugio dalla calura, ieri c’era solo una piccola residua slavina da attraversare poco prima del casermone. Ambiente solitario e incantato, vale ogni fatica; la discesa per il 425a presenta un breve tratto di sentiero franato, qualche metro, sabbia infida; un miraggio il rio Agar da li stais, acqua fresca, riempite borracce e camel bags, avevamo sudato l’impossibile e centellinato l’acqua proprio per non trovarci al secco. Si attraversa il rio immediatamente dopo il tratto sabbioso, gli ometti non mancano e sono ben visibili, da lì il percorso è quasi tutto nel bosco, a tratti la traccia si perde ma i segnavia sono sempre visibili. Lungo il traverso sopra Chiusaforte una sorpresa: un grande ciuffo di raponzoli di roccia sul ghiaino a terra, ma come? Stamattina non c’erano..ma guarda che meraviglia… e poi scopriamo che una roccia si è staccata dalla parete strappandoli e facendoli scivolare a terra, radice al vento. Erano splendidi, grandi…peccato
  • 23/05/2014 22/05/2014-Sot Cretis ovvero: fuori dal mondo. Il tempo si è rimesso al bello e allora si è ripercorso l'itinerario ad anello. Acqua sorgiva (con rubinetto!) presso la seconda ancona votiva prima degli stavoli Polizza e acqua anche agli stavoli (serve al ritorno...) dove il rumore dell'autostrada cessa definitivamente per lasciarci ore e ore di silenzio boschivo e di rumoreggiare di acqua dei torrenti. Per essere lungo, è lungo. Ma carichi entrambi di motivazione(e Ivo anche di materiale tecnico) l'abbiamo ripercorso con buon passo; nessun incontro in tutto il dì. Sempre emozionante il casermone così appartato. Ottimo il lavoro dei volontari che hanno ripulito schianti e tolto mughi. Grazie.
  • 11/06/2012 Buon giorno, il 10/06/12 ho raggiunto il ricovero con il sentiero 425A senza problemi: percorso solitario che mi è piaciuto molto e il ricovero ancora di più. Nell'ultima parte, c'è una folta vegetazione che nel dicembre2011, complice anche un pò di neve, non mi ha permesso di arrivarci con il sentiero 425. Molto bello anche quest'ultimo sentiero almeno fino al bivio dell'alta via
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