Avvicinamento
Dalla statale n.13, Pontebbana, deviare verso Moggio proseguendo poi lungo la rotabile della
val Aupa per poco meno di 8 km. Seguendo le indicazioni per il
rifugio Grauzaria, si risale ancora a sinistra una stretta e ripida rotabile che termina in corrispondenza dell’inizio del sentiero CAI n.437 (m 727, cartello, piccolo parcheggio).
Descrizione
Seguendo le indicazioni si prende a salire decisamente inoltrandosi in un bosco misto a
pino nero e
pino silvestre . Dopo poco il sentiero affianca un rio sulla destra poi, compiuta un’ansa, oltrepassa una sorgentella ed entra in un fitto bosco di
faggio. Divenuto più largo ed in alcuni punti anche lastricato, il sentiero lascia a sinistra la deviazione per Fassoz ed il ponte di Dordolla ed improvvisamente esce allo scoperto in prossimità dei ruderi di
casera Flop, sorvegliati in alto dalla sfinge della
Grauzaria. Superata la piccola schiarita, si rientra nell’ultima breve lingua di bosco per poi uscire definitivamente tra i
mughi alla base del vallone del rio Fontanaz in un ambiente più detritico. Il sentiero sale lungo una traccia sassosa attraversando alcuni greti secondari ed affiancando il canalone principale che rimane sulla destra. Più in alto lo si attraversa definitivamente e si oltrepassa un ulteriore greto raggiungendo quindi il ripiano boscato dove sorge il
rifugio Grauzaria. L’edificio, dopo una lunga stasi, è stato ampliato e risistemato e dal 2008 è nuovamente gestito ritornando così il principale punto di appoggio per l'esplorazione del gruppo Sernio Grauzaria (m 1250, panorama limitato dalla vegetazione).
Proseguire a monte del rifugio, sempre lungo il sentiero CAI n.437, continuando lungamente a strette svolte nella
faggeta . Usciti dal bosco, sulle praterie sottostanti al
Foran de la Gjaline, con pendenza più attenuata si guadagna la ampia insellatura (m 1503) dalla quale si apre una magnifica visuale sul versante nord est del
monte Sernio. Si scende per pochi metri nell’opposto versante poi, ad un bivio, lasciare a destra la prosecuzione per la
casera del Mestri e proseguire per
forca Nuviernulis (indicazioni su un sasso, segnavia CAI n.419). Si traversa piacevolmente tra
mughi e
larici contornando in alto l’ampio catino detritico sottostante. Più in alto si riprende a salire ad ampie svolte su una mulattiera sassosa ed in qualche punto rovinata, tagliando alcuni aperti macereti ove fioriscono in autunno le ultime
genzianelle sfrangiate. Dopo un curioso trittico di macigni si perviene al piccolo intaglio di
forca Nuviernulis, dominato dalla incombente mole della omonima torre (m 1732).
Dalla forcella la visuale si apre sul vallone del Glagnò che ci apprestiamo a scendere seguendone il corso, dalle sorgenti fino alla confluenza con il Fella. Iniziata la comoda discesa, si lascia quasi subito a destra la deviazione per il
monte Sernio, oltre la quale il sentiero si fa più inerbito. Dopo essere passati accanto ad un grande macigno hanno inizio le prime macchie di
faggio a cui si alternano tratti più aperti, caratterizzati da una fitta
mugheta. Sempre in costante discesa si va ad aggirare un costone affacciato su un versante particolarmente scosceso. La mulattiera interseca un primo solco poi prende a traversare su balze rocciose abbastanza esposte, in un ambiente di grande bellezza dove i segni della presenza umana sono limitati a ciò che rimane dei muretti di sostegno. Dopo una svolta il sentiero va ad assecondare un ulteriore impluvio su cui incombe un caratteristico sperone roccioso. Da qui la prosecuzione del traverso lungo queste pendici dirupate appare impossibile ed infatti il sentiero piega a sinistra lungo un costone con
faggi e
mughi perdendo comodamente quota a larghe svolte. Il sentiero entra successivamente in un bosco più fitto, oltrepassa un grande masso aggettante che forma una specie di riparo e continua poi a scendere a svolte. Si intersecano altri due impluvi che hanno in parte rovinato il tracciato mentre attorno a noi iniziano a fare la loro comparsa le specie arboree caratteristiche degli orizzonti inferiori come il
carpino nero e il
pino nero. Il sentiero traversa in quota per un tratto poi, dopo un punto franato che si aggira in alto, riprende a scendere portandosi progressivamente verso il solco di un rio secondario. Lo si interseca un paio di volte, la seconda delle quali tra i massi che hanno un poco sconvolto il tracciato ma ormai mancano solo pochi minuti all'incontro con le acque del Glagnò: il sentiero, infatti, scende ancora fino alla passerella in legno che consente un agevole guado.
Giunti sull'altro lato si riprende a traversare di nuovo alti sopra il greto raggiungendo in breve la radura che ospita gli
stavoli dal Model (m 702), uno dei quali ristrutturato. La discesa su questo versante dura molto poco poiché un ponte in pietra ci riporta sulla destra orografica dove il sentiero, ancora ben conservato, riprende a traversare il rado bosco che caratterizza questo tratto del vallone. In corrispondenza dell'innesto di un rio secondario il sentiero perde quota più decisamente per intersecarlo ed attraversarne il greto nei pressi di ciò che resta di un vecchio ponte. Si rimonta ora sopra una rampa erbosa riprendendo a traversare in quota fino al punto in cui il Glagnò si restringe tra alte pareti. Si scende allora nei pressi del greto continuando lungo un camminamento roccioso attrezzato dapprima con una passerella e successivamente con un cavo metallico che protegge un breve passaggio esposto. Un piccola scaletta aiuta a scendere un salto tra i macigni ed infine un ponte a doppio arco ci riporta per il momento sulla sinistra orografica. Il sentiero prosegue lungo il greto tra le pietre che lo ingombrano fino ad incontrare la passerella in legno con cavo passamano che consente di oltrepassare facilmente il punto in cui il sentiero rasenta nuovamente la parete rocciosa. E' giunto il momento di abbandonare il greto del Glagnò per salire lungo il sentiero che riprende quota sulla sinistra. Con pendenza moderata si attraversa un impluvio detritico e con una doppia ansa si arriva alla mulattiera che passa a monte delle case di
Moggessa di Là (m 530).
Giunti all'estremità del paese vi è la possibilità di proseguire lungo il segnavia CAI n.418 per
Moggessa di Qua e quindi Moggio alto ma noi vogliamo seguire ancora il corso del Glagnò e quindi, dalla fontana, si piega a destra passando tra le strette vie del paese. Scendendo presso i numeri civici 16, 17 e 19 si dovrebbero incontrare le indicazioni per
Stavoli (scritta in rosso su una vecchia porta). Seguiamo dunque questa direzione oltrepassando gli ultimi coltivi del paese e proseguendo poi lungo uno sperone boscato che si va assottigliando. Dove esso termina il sentiero piega a sinistra ed inizia a scendere assai ripidamente raggiungendo nuovamente il greto del Glagnò nei pressi della confluenza con il Riu dal Mulin. Alcune segnalazioni CAI ci guidano al punto migliore per il guado oltre il quale si riprende a salire con decisione lungo una serie di balze colonizzate dalla pineta. Oltrepassato un traliccio si arriva nei pressi di un costone affacciato su un anfiteatro detritico, quasi sabbioso, poi dopo avere intersecato il letto di un rio asciutto il sentiero esce sul pianoro di
Stavoli (m 567). Giunti sulla viuzza principale ci si tiene a sinistra uscendo dal paese sul bel camminamento erboso che si allontana verso est (segnavia CAI n.417). Oltre un ancona il sentiero scende a svolte percorrendo poi un aereo camminamento scavato nella roccia (passamano). Dopo una insellatura ed una passerella in metallo la mulattiera si affaccia su un erto versante ricoperto dalla pineta. Si scende ancora a svolte accostandosi ancora al greto del Glagnò che si attraversa per l'ultima volta su una lunga passerella in metallo. Si prosegue ora lungo la sponda del torrente - che poco dopo riceve da destra anche le acque del Variola - con un camminamento che si mantiene sempre interessante. Una scalinata metallica sale al sottopasso della ferrovia oltre il quale ci attende ancora un tratto in falsopiano e quindi l'ultima breve risalita verso le case di Campiolo dove si conclude questa entusiasmante e lunghissima traversata e dove avremo predisposto il secondo automezzo.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dell'Acqua