Avvicinamento
Dall'abitato di Claut seguire le indicazioni per Lesis inoltrandosi lungo la val Cellina. Oltrepassata la piccola frazione ed il successivo ponte si prosegue ancora per un buon tratto superando una fitta serie di tornanti. La strada, ridivenuta sterrata, si esaurisce al Pian de Cea (m 914) dove è possibile lasciare l’auto.
Descrizione
Dal parcheggio ci si incammina sulla grande fiumana detritica delle Grave da Giere seguendo le tracce di passaggio e tenendosi prevalentemente sulla sinistra (si tratta del sentiero CAI n.376). Più avanti, in corrispondenza della confluenza del Ciol della Prendera, la valle si restringe un poco e curva leggermente a destra. Presso le rade zolle erbose fioriscono qui all’inizio dell’estate l’
aquilegia minore e il
garofano di Montpellier. Poco prima della testata della valle, alcuni ometti ci guidano sulla sinistra verso il ripiano boscato su cui sorge
casera Podestine (m 1024) ora adattata a ricovero. Una parte dell’edificio risulta sempre aperta e dotata di cucina e possibilità di pernottamento mentre una seconda stanza può essere utilizzata su richiesta al
Parco delle Dolomiti Friulane. Poco oltre la casera, il greto si sdoppia. Seguendo le indicazioni si risale per un breve tratto il ramo di sinistra lungo il Ciol de Soraus, mirando ad un cartello indicatore sull’altra sponda del rio (segnavia CAI n.398). Attraversato il piccolo corso d’acqua si abbandona il greto lungo il quale prosegue il 376 e si inizia a risalire un costone addentrandosi immediatamente nel bosco di
faggio a cui si uniscono
maggiociondolo,
sorbo degli uccellatori,
sorbo montano ed
acero di monte. Con piccoli tornanti a pendenza piuttosto sostenuta si risale fino ad un ripiano con abeti (a sinistra, poco più in alto, si possono intravedere i ruderi di casera Parut). Ci si affaccia poi su una valletta secondaria che il sentiero contorna quasi in quota, traversando in alto tra macchie di bosco e radure. Oltrepassati due piccoli greti si esce su terreno più aperto guadagnando ben presto il ciglio di una vasta conca detritica alla base delle pareti meridionali del monte Caserine Basse. Si prende a salire in diagonale tra ghiaie e grossi massi compiendo una larga ansa. Questa ci porta a traversare in sequenza tre canali detritici intercalati da tratti più consolidati dal mugo sui quali fioriscono la
ginestra stellata ed il
giglio dorato. Alcuni punti franati all’inizio ed alla fine richiedono qualche attenzione ma ben presto si raggiunge il costone superiore dove la pendenza si appiana. Con una lunga diagonale, in moderata salita, si punta ora alla testata del vallone la cui conclusione si intuisce poco più in alto. Dopo essere passati qualche metro sopra la
casera di Caserata, posta al centro di una bella radura, il sentiero risale ancora per un brevissimo tratto su prati invasi dal
botton d’oro e dal
geo fino a raggiungere la ampia
forcella di Caserata (m 1505). Il piccolo edificio in legno, ottimamente ristrutturato, offre cucina e possibilità di pernottamento su tavolacci a quattro persone.
Dalla forcella una buona traccia risale sulla destra tra i
mughi, raggiungendo in breve un bel ripiano immerso in un rado bosco di
larici. Successivamente il sentiero riprende a salire compiendo una lunga diagonale verso destra poi con una ultima ansa esce alla base del pascolo di
casera Dosaip, invaso dalla
romice e situato al limitare della vegetazione arborea. Dal vecchio edificio, ridotto ad un cumulo di pietre, si apre una
bella visuale sul gruppo Caserine Cornaget. Qui termina anche il marcato sentiero e per proseguire dovremo ora orientarci per un tratto in modo autonomo (rinunciare senz’altro alla prosecuzione in caso di scarsa visibilità). Ci si innalza, quindi, per tracce a monte della casera, tenendo prevalentemente la sinistra (sud). Si risale il pendio disseminato di piccole doline tra bassi cespugli di
rododendro irsuto e
rododendro nano su terreno facile ed ondulato. Man mano che si guadagna quota appare evidente il costone che delimita il grande catino del
monte Dosaip. Mirando a questo se ne raggiunge facilmente il crinale dal quale ci si affaccia improvvisamente sulla grande conca sottostante. Il punto migliore per entrarvi è indicato da alcuni grandi ometti situati sulla sinistra rispetto alla direzione di arrivo, in prossimità della Costa de Pu. Individuato il comodo traverso erboso che immette nel catino, si scende qualche metro proseguendo poi sulla direzione indicata da altri ometti. Senza abbassarsi conviene tagliare per quanto possibile in quota il ripido pendio erboso intervallato da lingue di ghiaia instabile, mirando al termine della fascia rocciosa soprastante. Giunti alla base del pendio terminale lo si risale direttamente seguendo le tracce di passaggio ed i numerosi ometti. Allo sciogliersi della neve il pendio erboso è disseminato dalla fioritura della preziosa
primula di Wulfen, tipica abitatrice delle montagne calcaree del Friuli occidentale. Su terreno sempre più ripido e faticoso ci si destreggia tra zolle erbose e qualche roccetta, guadagnando infine una ampia insellatura dove improvvisamente la pendenza termina. Qualche metro più in alto, sulla sinistra, si eleva l’ometto che segnala la vetta del
monte Dosaip (m 2062), dalla quale si domina l’
ampio catino che abbiamo appena risalito. L’ambiente in cui ci si trova, solitario e lontanissimo dalle mete frequentate, ripaga ampiamente della fatica sostenuta. Quasi da capogiro gli strapiombi affacciati sulla Val Silisia e sul Canal Piccolo di Meduna. Per la discesa si utilizzerà il medesimo itinerario avendo cura di dedicare qualche tempo alla ricostruzione degli ometti rovinati o mancanti.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Silenzio