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    Traversata da Illegio a Campiolo
    Alpi Carniche
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaU17

Traversata da Illegio a Campiolo

Avvicinamento

Dalla periferia orientale di Tolmezzo (località Betania) si seguono le indicazioni per Illegio. La strada risale le pendici del monte Strabut fino ad uscire sulla ampia spianata che anticipa il paese. Raggiunte le case di Illegio le si oltrepassa proseguendo lungo la strada principale in direzione nord est fino al cartello di divieto di transito (m 600, ampio parcheggio sulla sinistra).

Descrizione

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri dell'Uomo
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Aprile
Carta Tabacco
013
Dislivello
600
Lunghezza Km
11,5
Altitudine min
321
Altitudine max
1020
Tempi
Dati aggiornati al
2014
I vostri commenti
  • 21/04/2022 Escursione effettuata Il 10 aprile 2022, con variante ad anello e partenza da Campiolo, passando per Stavoli e le due Moggesse. La mulattiera che sale a Stavoli � perfettamente in ordine, solo un insidioso velo di ghiaccio lungo tutto il ponte di Pecol dei Stali fa quasi fare un volo al primo della fila, passiamo tenendoci ben saldi alle ringhiere. La quota della spolverata di neve caduta nei giorni precedenti si � attestata attorno ai 500 metri e troviamo Stavoli e i prati circostanti belli imbiancati. Passiamo per le case del borgo e proseguiamo lungo il sentiero sempre evidente e segnalato, che prende a scendere con pendenza decisa, perdendo oltre 200 metri di quota, sino a riportarsi sul fondovalle, dove c e da attraversare un guado agevole, ma anche abbastanza largo. Qualcuno del gruppo sale piu a monte per trovare un passaggio acrobatico saltellando tra i massi, gli altri si rassegnano a mettersi gli scarponi al collo e ad affrontare le acque gelate del Glagno. Con un ultimo strappo in salita e senza ulteriori difficolta raggiungiamo le case di Moggessa di La. Il punto di ristoro delle 4 Fontane, nella piazzetta della borgata, � aperto e ben frequentato. Dino, che lo gestisce assieme alla moglie Laura, si intrattiene volentieri a raccontarci di come si svolgeva la vita quassu nella sua gioventu, un altro mondo! Dopo una bella sosta, riprendiamo il cammino verso Moggessa di Qua; dopo il Ponte sul Rio del Mulin una traccia ancora evidente che scende a strette svolte il ripido pendio conduce in pochi minuti al vecchio mulino delle Moggesse, ormai ridotto a rudere, ma comunque interessante. Poco oltre Moggessa di La, imbocchiamo un buon sentiero sulla destra, che dapprima traversa e poi cala deciso con un tratto ripido su ghiaione verso il Glagno, poco a monte del Ponte di Pecol dei Stali, che non � pero raggiungibile mantenendosi sulla sinistra orografica del torrente a causa di una parete a picco. Occorre quindi guadare nuovamente il Glagno per ricongiungersi al sentiero CAI 417 chiudendo l anello e poi ripassare il ponte. Molto godibile il rientro lungo il selvaggio tratto inferiore del Glagno, rovinato solo dall impatto della cementificazione del ponte ferroviario in galleria. La variante all escursione da noi percorsa ha avuto uno sviluppo di ca 13 km per ca 800 metri di dislivello, distribuito in numerosi saliscendi. Tempo di percorrenza poco meno di 5 ore, di cui 2.45 per raggiungere Moggessa di La. Mandi a tutti!
  • 16/04/2021 Effettuato questa bella traversata oggi in una giornata freddina. Fino a sella Dagna la salita è costante ma non faticosa; al mattino nella parte più alta abbiamo trovato poca neve ghiacciata. Da qui in poi il sentiero, sempre evidente, anche se privo di panorami è sicuramente più affascinante sia per i bei scorci sul Variola, sia per le testimonianze di vita passata che si incontrano lungo il solitario cammino, dove abbiamo potuto ammirare le prime fioriture di genziane. Dopo la deviazione, il tratto franoso si attraversa agevolmente anche se il terreno è un po’ instabile. Arrivati a Stavoli piccola sosta per poi (visto le restrizioni) ripercorrere a ritroso lo stesso percorso dell’andata. Mandi a ducj
  • 02/12/2017 Per evitare di uscire con due auto siamo partiti da Campiolo, arrivati fino allo Stavolo Pit di Cueste e ritorno: circa 5 ore in tutto.La frana di cui si parla nei commenti precedenti è più o meno ad un'ora e un quarto da Stavoli. La deviazione segnalata che la aggira a monte è sulla destra del sentiero, che in quel punto è infatti simbolicamente sbarrato da una fila di sassi.Bella escursione tardo autunnale/invernale.Il tratto centrale della mulattiera da Campiolo a Stavoli è in condizioni non meno che perfette
  • 12/04/2017 Come da immagine caricata il 28/03 la frana c'è, ma risale ad alcuni anni fa e da allora è stata fatta una variante che la aggira da sopra. In questi giorni il CAI di Moggio ha ripassato e reso più evidenti i segni di questa piccola variante per cui non ci sono problemi, il sentiero resta perfettamente percorribile ed escursionistico.
  • 28/03/2017 Provato a fare la traversata domenica 26.03 ma non è stato purtroppo possibile concluderla perchè il sentiero 417 nella conca detritica poco prima di Stavoli è franato.Peccato, abbiamo cercato altri sentieri non cai, ma poi abbiamo desistito, causa minaccia di pioggia, e siamo tornati indietro.
  • 08/03/2017 Traversata classica in un giornata frizzante ad Illegio e sudosa già a Sella Dagna; arricchito il giro con la salita al boscoso monte Riquini. La traccia parte poco dopo Sella Dagna all'altezza della vecchia tabella di legno con le indicazioni Cai, salita molto ripida e ad un certo punto a naso, puntando alla luce in alto, omone di pietre e, seppur boscosa, la cima permette una bella vista su Amariana, Crete di Palasecca, Palavierte e Cuel Mauron. Per la discesa l'idea era di cercare e trovare la traccia che scende a stretti zigzag sul sottostante sentiero; cercata e non trovata e quindi discesi, malvolentieri e a volte strategicamente seduti, per la via di salita. Il resto del percorso, come già evidenziato nei precedenti commenti, non presenta alcuna difficoltà.
  • 13/02/2017 07/02/2017-Martedì-Bella passeggiata da Campiolo a Stavoli. Alcuni parapetti proteggono il sentiero lungo il tratto sul Glagnò, le passerelle metalliche successive in ordine.Per la prima volta non abbiamo incontrato nessuno nel piccolo quieto borgo che è stato, per oggi, la nostra meta.
  • 01/05/2016 Traversata di sabato 30 aprile. Tempo bello, temperatura ancora frizzantina. Il percorso è soggetto a franamenti a tratti per tutta la sua lunghezza, lo abbiamo comunque trovato in buone condizioni, sempre ben evidente e senza nessun problema di orientamento. L’unico passaggio che può dare qualche grattacapo, specie dopo precipitazioni abbondanti, è il guado sull’alto corso del Variola, che comunque ieri si è lasciato passare senza fastidi. Oltre a quelle più recenti (con tempistiche che abbiamo trovato piuttosto ottimistiche), sul tracciato resistono ancora le vecchie tabelle CAI (quelle in legno), ancora in piedi ma ormai illeggibili. Il percorso è piuttosto lungo, ma la fatica (relativa) è concentrata nella breve salita fino a Sella Dagna (un’oretta circa), oltre la quale le gambe vanno da sole. Il sentiero si sviluppa prevalentemente nel bosco e non è particolarmente panoramico, ma risulta comunque affascinante per l’ambiente molto selvaggio e solitario e la presenza di vecchi stavoli in rovina, ormai fagocitati dal bosco, testimonianza di un mondo passato. Bello il borgo di Stavoli, con case curate e ristrutturate, giardini fioriti e orti coltivati. Nonostante sia raggiungibile solo a piedi con un cammino di oltre un’ora, persone del posto ci hanno assicurato che sono ancora una trentina le case abitate, anche se solo saltuariamente. Splendido il tratto finale della traversata, che costeggia il corso del Glagnò, ma che purtroppo termina bruscamente nella cementificazione del viadotto ferroviario. Con tutta calma, ci abbiamo impiegato circa 5 ore per concludere la traversata a Campiolo bassa, dopo avevamo lasciato la seconda auto. Da mettere in conto nella tempistica della giornata circa un’oretta complessiva per il posizionamento delle vetture alla partenza e all’arrivo e al successivo recupero. Mandi a tutti.
  • 20/04/2015 Itinerario percorso ieri con Giusy. Semplicemente stupendo: sicuramente questo è un ottimo periodo per apprezzare i colori del bosco (e dei prati di Stavoli: un borgo magnifico!). Ma credo che pure i colori autunnali possano offrire splendide emozioni: ci siamo quindi ripromessi di percorrerlo nuovamente il prossimo autunno. A parte qualche faggio schiantato nel tratto iniziale, comunque facilmente superabile, il resto del percorso non presenta difficoltà essendo ben segnato e ottimamente percorribile (anche il tratto franato subito dopo Pit da Cueste è ora facilmente aggirabile tramite la nuova variante alta, ben indicata). Da Illegio a Stavoli incontrati solo due ragazzi che facevano lo stesso itinerario in senso contrario, poi a Stavoli una folla di escursionisti, anche stranieri: non c'è che dire, è un borgo che merita di essere visto!
  • 09/04/2015 Il troi parte mostrando le sue ferite che diventano comici ingorghi con la Bugj che fa di tutto per avviluppare quel lungo e poco gradito laccetto ad ogni schianto. Si sale decisi fino alle prime fioriture di Mezereum, di cui il troi è costellato. Non c’è assuefazione che tenga! O scuen nasalis dutis che fragrancis da viarte! E vie a raspà ta tiare! Alla sella il bosco s’inonda di luce. Individuo poco dopo una traccia che sale verso il Riquini. Convinco Dree a curiosare. La seguo fino allo sdoppiamento. Quella che si dirige agli stavoli del versante settentrionale è evidente ma un su e iù mateatorio non riconosce quella che prosegue sulle pendici opposte. Ripreso il troi, più in basso, noto una scritta e dei bolli sbiaditi ma ormai ho giocato il jolly e con una Bugj che abbraccia guinzagliosamente ogni arbusto, si continua per il sentiero. Dopo uno scambio di sorrisi con una bella pattuglia gemonese, imbiancata come la Mariane vista da nord, giungiamo ai primi ruderi. Dei faiârs han donato il loro corpo alla fantasia. Uno, adagiato per terra, è stato ripassato da un pennello intinto in un verde marino, quasi bluastro, un altro s’è lasciato ridisegnar la fisionomia dalle rughe. Non son gli anelli, ma il tronco esterno a designarne l’età. Il freddo pungente delle stagioni, le sferzate degli inverni, la fame della foresta. S’è sforzato di resistere anche da morto per donarsi al bosco. Sembra un collage di fatiche. Quei segni, sgriadis da vite, mi rimandano alla centenaria Iolanda nata a Grauzaria nel 1911 che condivide le schegge d’una memoria viva nel commovente documentario sulla val Aupa di Ivo e Sandra. I tarli d’un vissuto aspro han disegnato il suo volto, percorrendone ogni linea. Segnando, stagione dopo stagione, un’esistenza lunga e dignitosa che si scioglie in un disarmante sorriso, quasi negato, contornato da occhi di specchio. Un ramo, adagiato accanto alle rovine, è la casa di una roccia micotica. Pare una pietra incastonata nella corteccia. Bianca e striata. Conficcata in altra vita. Scendendo un faiâr s’è prostrato al desiderio di rinascita, fattosi gobbo, porta in schiena i suoi due figli che svettano in cerca di luce. Poi entra in scena il Variola. Con le sue rocce candide, neanche fosse il letto d’una sorgente di cloro! A Pit di Cueste inmò fruçons di memorie. Più avanti i primi Camedri in fiore segnalano l’ingresso in un altro mondo, smangiato dal cielo, un punto debole che ad ogni stagione delle piogge rischia di mutar forma. Ci saluta la prima Biscutella, ancora oro tra le ghiaie. Stavoli ha delegato il comitato di benvenuto ad una splendida successione di pinnacoli. Ogni scalino ci ammutolisce. Ci dividiamo. Silenti e dispersi per le calli del paesetto. Un rudere consente d’ammirare il suo scheletro. Due piani, clap parsore clap, mostran le vertebre lignee. Una bacheca dei frazionisti rivela la possibilità d’una futura strada di collegamento da sella Dagna. Chi avesse percorso il troi fino a qui non può non restare incredulo nel suo percorso ipotetico. Poi fonti, orti, arcate di pietra, carezze colorate piantate in ogni dove. L’amore dimora a Stài! Il panorama lo abbraccia, Lis Muiessis a cjapin il soreli, spunta il Sernio mentre il Plauris si fa ammirare in un profilo insolito. Ogni passo della discesa lo mettiamo in conto, sbigottendoci per quei “viaz” quotidiani di genti, per quei baratti indispensabili, come per i passi cadenzati dei maestri pluriclasse che salivano da Mueç. I pini del Glagnò mostrano, ancor più del ponte stesso e dei suoi frammenti trascinati a valle come cartapesta, la furia degli elementi. Uno spunta da una roccia sviluppandosi in orizzontale, come un ombrellone a tema con la sabbia smangiata dalle rocce. Le prime Vulnerarie e Pinguicole quasi non m’intaccano uno stato emozionale travolto da un’antropizzazione leale e stoica, segnata dalla caparbietà di porre radici ovunque a qualsiasi prezzo.(08.04.2014)
  • 08/04/2014 Non due ma ben tre comari scortate da un esponente del sesso forte si son divertite su questo magnifico sentiero. Abbiamo osato proseguire un poco oltre il divieto di transito, ma giusto un poco, e in armonia abbiamo bypassato il primo ostacolo e poi risaliti sbuffando e brontolando per la pendenza, dislivello tutto lì, nel primo tratto.Il sole che filtra nel bosco regala colori macchiaioli e luccichii sugli abeti bianchi, a terra primule, hepatica, mercorella canina e scilla a due foglie, spesso solo le due foglie, nessuno in fila davanti alla porta del catasto presso gli stavoli di quota 854, magnifico corridoio alberato. La discesa è ravvivata dal blu delle genziane di Clusius, i fior di stecco sono oramai alla fine, la lieve brezza ci porta il profumo del primo cneoro, un piccolo cespuglietto che fa compagnia alla numerosa erica, lungo i tratti dirupati, al sole, si presenta la pulsatilla, segue la biscutella e avvistata una famigliola di pinguicola alpina, senza dimenticare le violette dalle svariate sfumature e i numerosi cespugli di pero corvino. Un occhio attento anche alle zecche, un paio in tutto, e alle numerose processionarie, prurito assicurato, basta sopportare..Il guado è abbondante, una donzella attraversa a piedi nudi, le altre due se la cavano con un balzo atletico supportate da mano maschile e poi è tutto un piacevole incanto, sembra di essere fuori dal tempo, di camminare sulle forti note delle acque, promesse di tornare per assaporare più a lungo quei luoghi, sedersi su quei sassi.
  • 31/03/2014 30-03-2014-Ripercorsa la bella traversata. Pochi metri dopo la partenza da Illegio, un grosso albero schiantato si è adagiato proprio sulla sede del sentiero costringendo ad un articolato ma breve superamento. Altri schianti, pochi, sono facilmente superabili. Solo qualche chiazza di neve a sella Dagna. All'interno di uno degli stavoli diroccati di quota 854, la porta caduta reca la scritta: Ufficio catasto di Illegio. Un po' fuori mano direi: uno scherzo o realtà? Più avanti, il segnavia CAI ora passa in alto la frana sfruttando terreno maggiormente consolidato. Luoghi molto solitari, le prime persone si incontrano a Stavoli, dai cortili in fiore.
  • 15/04/2013 Una camminata davvero piacevole. Nonostante sulla sella sopra la pista forestale ci sia ancora neve il tratto è facilmente superabile grazie anche ai segni che sono sempre visibili.Se, partendo da Illegio arrivate al pezzo franato, con ogni probabilità sarà utile girare la testa in alto a sinistra per poter vedere che il nuovo sentiero vi passa proprio sopra (lo dico perchè è ciò che ho fatto io).Nonostante queste piccole difficoltà, resta comunque una bella traversata, con panorami suggestivi, capace di regalare forti emozioni
  • 19/10/2009 16/10/2009 Partiti da Illegio, scesi da Sella dagna, passato il guado, percorsi circa 100 metri in direzione Pit di Cueste, abbiamo trovato sul sentiero una frana larga circa 4 m e profonda 40. Difficile l'aggiramento per verdi, su una traccia che costeggia la parte superiore della frana, particolarmente pericolosa in caso di terreno bagnato. Siamo tornati indietro.
  • 23/04/2008 Sentiero CAI: sentiero Cai 417 Illegio Campiolo. Il sentiero in oggetto dopo la loc. da Pit Cueste presenta dei tratti completamente franati su dirupo profondo e un po esposto . Si aggira la frana passando da sopra per tracce su erba . Cautela, attenzione anche a caduta sassi .. erosione. tecnico@de-ronch.it
  • 30/07/2007 Itinerario molto bello ma più impegnativo di quanto ritenessi. A metà percorso, tra l'altro, il sentiero è leggermente franato per cui bisogna fare particolare attenzione.
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