Avvicinamento
Risalendo la strada statale n.13 Pontebbana si imbocca il Canal del Ferro oltrepassando in successione Moggio e Resiutta. Giunti a Chiusaforte, poco prima di lasciare l’abitato, si attraversa a destra il ponte sul Fella seguendo le indicazioni per Sella Nevea. Oltrepassate anche le case di Raccolana si imbocca la omonima valle risalendola per oltre 4 km fino al cartello che segnala la deviazione per Pezzeit. Raggiunta anche la piccola frazione ci si porta al termine della strada dove si può lasciare l’auto (m 506, piccolo parcheggio, cartello CAI).
Descrizione
Seguendo le segnalazioni CAI su un palo elettrico si entra nel piccolo prato di fronte al parcheggio raggiungendo il margine di una ampia radura. La si attraversa completamente prendendo come punto di riferimento un grosso masso con segnavia CAI n.633 posto all’altro capo della radura. Il sentiero entra successivamente in una macchia boscata accostandosi alle pareti rocciose dalle quali scende una cascatella che va a formare un piccolo rio. Lo si attraversa su una passerella in cemento piegando poi a destra lungo un buon sentiero che prende a salire nella boscaglia compiendo una marcata ansa. In breve si esce sulle balze rocciose che si trovano a monte del paese, colonizzate qui da una rada pineta a
pino nero. Aggirato un piccolo costone ci si ritrova alla base di un canale detritico racchiuso tra la parete ed uno sperone roccioso che il sentiero inizia a risalire. Ci si innalza accostandosi alle verticali pareti di destra sulle quali cresce numeroso il
raponzolo di roccia con le sue spettacolari fioriture lilla. Si sale tra ghiaie e roccette sfruttando poi una serie di cenge lavorate che conducono con alcune svolte all’imbocco di due gallerie.
Un pulpito panoramico con splendida vista sulla
val Raccolana offre l’occasione per rifiatare in vista dell’impegnativo tratto che ci attende poco oltre. Il sentiero infatti prende a rimontare lungo una rampa boscata andando progressivamente ad innestarsi nel selvaggio vallone del rio De Lis Cladis. Con percorso aereo ci si innalza in diagonale aiutati anche dal cavo passamano raggiungendo uno sperone affacciato sulla doppia cascata che il rio forma nella parte inferiore del vallone. Facendo attenzione alla forte esposizione, solo in parte celata dalla vegetazione, si raggiunge una scalinata attrezzata con il cavo passamano. Oltrepassato questo punto ci si può distrarre osservando nuovamente le ricche fioriture del
raponzolo di roccia che ornano ad inizio estate le fessure delle pareti. Con un paio di svolte si raggiunge l’impluvio del rio De Lis Cladis nel punto dove ha origine la grande cascata vista in precedenza.
Si guada il rio senza particolari problemi iniziando a rimontare sull’altro lato la cresta ricoperta di mughi che separa il vallone del rio De Lis Cladis da quello del rio Giavedete. La traccia è abbastanza marcata e sale a svolte proponendo di tanto in tanto qualche piccolo gradino roccioso. L’esposizione rimane tuttavia elevata, in particolare quando il sentiero raggiunge il filo di cresta dove per un tratto ci si aiuta anche con il cavo metallico sorretto da paletti. Dopo un piccolo ed aereo intaglio si sale ancora sulla linea del crinale (cavo) entrando lentamente nella boscaglia dove il
faggio inizia a prevalere. La pendenza rimane sempre molto decisa ma la presenza di vegetazione arborea tende a limitare un poco l’effetto dell’esposizione. Finalmente si accede ad un piccolo ripiano (m 1045) dove, per qualche metro, la costa concede una breve pausa ma poi il sentiero riprende a salire con decisione. Si giunge così ad una piccola rampa gradinata attrezzata con un breve spezzone di cavo. Successivamente il sentiero continua ad innalzarsi a svolte nel fitto bosco mantenendo sempre una pendenza sostenuta, solo di rado interrotta da qualche piccolo ripiano. In questo ambiente umido ed ombroso non sarà difficile scorgere nella lettiera le piccole
salamandre alpine mentre si spostano disturbate dal nostro passaggio.
A quota 1300 (scritta su un masso) la prosecuzione lungo la costa sembrerebbe impedita da una fascia rocciosa. Qui il sentiero si inerpica con una serie di ripidissime serpentine su terreno piuttosto scivoloso dove sono presenti anche alcuni schianti. Con particolare attenzione ci si destreggia tra ripide balze boscate fin dove il sentiero piega a destra superando un passaggio delicato ed esposto dove la traccia risulta rovinata. Su terreno migliore si percorrono alcune svolte, ancora pericolosamente affacciate su un profondo dirupo, ma poi finalmente ci si innesta in una specie di largo solco che termina a ridosso delle verticali pareti del Picco di Mezzodì, solcate da fasce rocciose orizzontali. Oltrepassato l’impluvio si continua a risalire a svolte sul pendio opposto dove cresce una rigogliosa vegetazione formata da petasite, aconito, geo,
talittro e
geranio silvano. Le alte erbe ed il terreno scivoloso rendono un poco malagevole questo tratto caratterizzato da un rado bosco di
larice ,
maggiociondolo e
acero di monte. Il sentiero sfiora ancora il ciglio del vallone poi, dopo una crestina ed un’ultima serie di svolte, esce sulla ampia
sella Buia (m 1655). Il severo versante nord viene così improvvisamente sostituito dal pendio erboso del versante esposto a meridione. Se poi ci troviamo a passare all’inizio dell’estate lo spettacolo è assicurato dalle vistose fioriture delle
ginestre che macchiano di giallo le ripide pale erbose.
Per raggiungere la nostra meta non rimane che innestarsi a destra sul sentiero CAI n.632 risalendo fino ad una piccola elevazione (splendido panorama sulla
val Resia) e quindi divallare per pochi metri in direzione dell’ormai visibile
ricovero Igor Crasso (m 1654). Il ricovero, sempre aperto ed ottimamente attrezzato, dispone di una decina di letti con materassi, stufa e cucina a gas.
Per il ritorno si utilizzerà lo stesso itinerario dell’andata.
Avvertenze
Il segnavia CAI n.632, non più mantenuto, è un percorso riservato ad escursionisti particolarmente esperti e va affrontato con attenzione a causa del terreno scivoloso e della costante esposizione.
Potendo disporre di un secondo automezzo ad attenderci a Stolvizza è consigliabile scendere in
val Resia utilizzando il comodo sentiero CAI 643 (2 ore).
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dell'Acqua