Avvicinamento
Da Barcis si risale la strada della Val Cellina in direzione nord fino ad incontrare il ponte sul torrente Chialedina, poco prima dell’abitato di Cellino di Sopra. Senza entrare in paese, imboccare la strada che si stacca a sinistra subito dopo il ponte. Questa si inoltra nella Val Chialedina facendosi sterrata, dapprima in sinistra orografica e quindi sulla destra. Oltre il guado principale si prosegue su strada a tratti asfaltata fino ad intersecare il greto di un rio secondario. Si può proseguire ancora superando il letto del successivo torrente poi conviene parcheggiare lungo la strada (m 835, con mezzo adeguato è possibile portarsi anche più avanti).
Descrizione
Lasciata l'auto si prosegue lungo la pista sterrata giungendo all'ampio letto del rio Visentin oltre il quale si riguadagna definitivamente la sinistra orografica della valle. Su terreno alluvionale, attraversando un bosco di abeti, si raggiunge così la piccola radura che ospita
casera Gravuzza (m 984), in realtà un minuscolo ricovero in pietra e lamiera in grado di offrire solo un modesto riparo. Tralasciata la prosecuzione verso la testata della Val Chialedina, si piega a destra (cartelli) per imboccare il segnavia CAI n.902 per casera Frugna. Si risalgono per qualche metro le ghiaie del Rio della Frugna che poi si attraversa ritrovando subito dall'altra parte la prosecuzione del sentiero. Ci si innalza a strette svolte all'interno di un boschetto di
faggio, tenendosi spesso sull'orlo del pendio affacciato sulla forra sottostante. In corrispondenza di alcune schiarite dove fioriscono le
ginestre, il sentiero raggiunge terreno più aperto e poco dopo interseca una lingua di ghiaia che scende in basso fin quasi sul greto principale. Ancora un breve tratto di bosco e si guadagna anche la radura di Mezzoviaggio, al centro della quale campeggia un grande masso con resti di muretti. Dopo il successivo ripido strappo il sentiero si affaccia sull parte alta del vallone, caratterizzata da pendici brulle, ricoperte dalla boscaglia di
mugo. Qui ci si tiene sulla destra intersecando il primo di una serie di impluvi che discendono dal Zucculat. Alla nostra sinistra, già da tempo, si staglia la possente mole del
Col Nudo, le cui pareti stratificate terminano in basso con un ghiaione triangolare. Si prosegue a salire tra piccoli faggi e mughi poi il segnavia concede una breve tregua in corrispondenza di una cengetta orizzontale che termina presso un impluvio. Intersecando alcuni piccoli rivoli ghiaiosi ci si porta progressivamente ai piedi del pendio che discende dal crinale soprastante. Non resta che salire gli ultimi tornanti, nuovamente nel bosco di faggio, per uscire sul poco marcato intaglio di
forcella Frugna (m 1570), dove improvvisamente la visuale si apre sui monti di Erto. Qui un cartello CAI segnala la prosecuzione del nostro itinerario: la traccia non scende direttamente nel catino sottostante, come ci si aspetterebbe, ma taglia invece a sinistra nel ripido bosco per poi giungere con breve discesa al bel ripiano che ospita la
casera Frugna (m 1538). Si tratta di una piccola e accogliente costruzione in legno che dispone all'interno di stufa, tavolo e sei posti letto. Bellissima la visuale che si apre a settentrione con il
monte Duranno e la
Cima dei Preti che si elevano sopra vette meno conosciute come il monte Zerten, il
Gjalinut o il
monte Cornetto. Avendo predisposto una seconda vettura alla confluenza del torrente Feron con il Cellina, è possibile proseguire nell'opposto versante, attraversare il Gé di Frugna e portarsi a
casera Feron, scendendo poi nella omonima valle (fino a casera Feron sentiero poco evidente con problemi di percorrenza e orientamento).
Volendo invece divagare senza allontanarsi troppo, una volta ritornati alla forcella Frugna è possibile ampliare l'escursione salendo uno o entrambi i crinali che convergono all'intaglio. A est una traccia poco marcata traversa tra
mughi e sfasciumi per andare poi ad imboccare una specie di solco ghiaioso (qualche tratto esposto). Riguadagnato terreno più agevole, si può salire senza problemi fin sulla quota 1668, autentico belvedere sulla parete orientale del Col Nudo e sulle dirupate vette circostanti, regno incontrastato dei
camosci (la prosecuzione verso la vetta del monte Frugna è riservata ad escursionisti esperti). La seconda opportunità è quella di risalire sul versante ovest della forcella alla ricerca del segnavia CAI che conduceva al bivacco Frisacco, da tempo distrutto dalle slavine. Persa la sua funzione di servizio, il vecchio sentiero sta scomparendo tra le erbe. Se si ha la costanza di superare il tratto iniziale, invaso dagli arbusti, la traccia ricompare più in alto, assieme a qualche sbiadito bollo rosso e ad alcuni paletti metallici piegati dagli elementi. Non senza fatica si può così arrivare sul ciglio del solitario Cadin della Frugna, una bellissima conca alpestre adagiata ai piedi della imponente parete del
Col Nudo. Una volta ridiscesi alla forcella si utilizzerà poi il medesimo itinerario dell'andata.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Silenzio