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    Casera Frugna dalla val Chialedina
    Prealpi Bellunesi
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    Casera Frugna dalla val Chialedina
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    Casera Frugna dalla val Chialedina
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaS07

Casera Frugna dalla val Chialedina

Avvicinamento

Da Barcis si risale la strada della Val Cellina in direzione nord fino ad incontrare il ponte sul torrente Chialedina, poco prima dell’abitato di Cellino di Sopra. Senza entrare in paese, imboccare la strada che si stacca a sinistra subito dopo il ponte. Questa si inoltra nella Val Chialedina facendosi sterrata, dapprima in sinistra orografica e quindi sulla destra. Oltre il guado principale si prosegue su strada a tratti asfaltata fino ad intersecare il greto di un rio secondario. Si può proseguire ancora superando il letto del successivo torrente poi conviene parcheggiare lungo la strada (m 835, con mezzo adeguato è possibile portarsi anche più avanti).

Descrizione

Lasciata l'auto si prosegue lungo la pista sterrata giungendo all'ampio letto del rio Visentin oltre il quale si riguadagna definitivamente la sinistra orografica della valle. Su terreno alluvionale, attraversando un bosco di abeti, si raggiunge così la piccola radura che ospita casera Gravuzza (m 984), in realtà un minuscolo ricovero in pietra e lamiera in grado di offrire solo un modesto riparo. Tralasciata la prosecuzione verso la testata della Val Chialedina, si piega a destra (cartelli) per imboccare il segnavia CAI n.902 per casera Frugna. Si risalgono per qualche metro le ghiaie del Rio della Frugna che poi si attraversa ritrovando subito dall'altra parte la prosecuzione del sentiero. Ci si innalza a strette svolte all'interno di un boschetto di faggio, tenendosi spesso sull'orlo del pendio affacciato sulla forra sottostante. In corrispondenza di alcune schiarite dove fioriscono le ginestre, il sentiero raggiunge terreno più aperto e poco dopo interseca una lingua di ghiaia che scende in basso fin quasi sul greto principale. Ancora un breve tratto di bosco e si guadagna anche la radura di Mezzoviaggio, al centro della quale campeggia un grande masso con resti di muretti. Dopo il successivo ripido strappo il sentiero si affaccia sull parte alta del vallone, caratterizzata da pendici brulle, ricoperte dalla boscaglia di mugo. Qui ci si tiene sulla destra intersecando il primo di una serie di impluvi che discendono dal Zucculat. Alla nostra sinistra, già da tempo, si staglia la possente mole del Col Nudo, le cui pareti stratificate terminano in basso con un ghiaione triangolare. Si prosegue a salire tra piccoli faggi e mughi poi il segnavia concede una breve tregua in corrispondenza di una cengetta orizzontale che termina presso un impluvio. Intersecando alcuni piccoli rivoli ghiaiosi ci si porta progressivamente ai piedi del pendio che discende dal crinale soprastante. Non resta che salire gli ultimi tornanti, nuovamente nel bosco di faggio, per uscire sul poco marcato intaglio di forcella Frugna (m 1570), dove improvvisamente la visuale si apre sui monti di Erto. Qui un cartello CAI segnala la prosecuzione del nostro itinerario: la traccia non scende direttamente nel catino sottostante, come ci si aspetterebbe, ma taglia invece a sinistra nel ripido bosco per poi giungere con breve discesa al bel ripiano che ospita la casera Frugna (m 1538). Si tratta di una piccola e accogliente costruzione in legno che dispone all'interno di stufa, tavolo e sei posti letto. Bellissima la visuale che si apre a settentrione con il monte Duranno e la Cima dei Preti che si elevano sopra vette meno conosciute come il monte Zerten, il Gjalinut o il monte Cornetto. Avendo predisposto una seconda vettura alla confluenza del torrente Feron con il Cellina, è possibile proseguire nell'opposto versante, attraversare il Gé di Frugna e portarsi a casera Feron, scendendo poi nella omonima valle (fino a casera Feron sentiero poco evidente con problemi di percorrenza e orientamento). Volendo invece divagare senza allontanarsi troppo, una volta ritornati alla forcella Frugna è possibile ampliare l'escursione salendo uno o entrambi i crinali che convergono all'intaglio. A est una traccia poco marcata traversa tra mughi e sfasciumi per andare poi ad imboccare una specie di solco ghiaioso (qualche tratto esposto). Riguadagnato terreno più agevole, si può salire senza problemi fin sulla quota 1668, autentico belvedere sulla parete orientale del Col Nudo e sulle dirupate vette circostanti, regno incontrastato dei camosci (la prosecuzione verso la vetta del monte Frugna è riservata ad escursionisti esperti). La seconda opportunità è quella di risalire sul versante ovest della forcella alla ricerca del segnavia CAI che conduceva al bivacco Frisacco, da tempo distrutto dalle slavine. Persa la sua funzione di servizio, il vecchio sentiero sta scomparendo tra le erbe. Se si ha la costanza di superare il tratto iniziale, invaso dagli arbusti, la traccia ricompare più in alto, assieme a qualche sbiadito bollo rosso e ad alcuni paletti metallici piegati dagli elementi. Non senza fatica si può così arrivare sul ciglio del solitario Cadin della Frugna, una bellissima conca alpestre adagiata ai piedi della imponente parete del Col Nudo. Una volta ridiscesi alla forcella si utilizzerà poi il medesimo itinerario dell'andata.

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri del Silenzio
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Giugno
Carta Tabacco
012
Dislivello
700
Lunghezza Km
7,2
Altitudine min
813
Altitudine max
1570
Tempi
Dati aggiornati al
2009
I vostri commenti
  • 11/10/2020 Venerdì 9 ottobre abbiamo raggiunto la casera Frugna in circa 2.15 ore, parcheggiando verso quota 830-40 come da relazione SN. Il sentiero che parte dalla casera-capanna-tettoia Gravuzza conduce alla casera Frugna in meno di 2h, con pendenza abbastanza sostenuta e pressoché costante. Sentiero molto facile da seguire e ben battuto, la scarsità di segnavia non è mai un problema.Casera Frugna in ottime condizioni; non molta la legna, ma basta risalire il sentiero per pochi metri per ritrovare il bosco, dove ovviamente il legname abbonda. È invece assente una fonte d’acqua e non c’è cisterna di raccolta per l’acqua piovana
  • 11/04/2015 Il buongiorno della val Chialedina è un bouquet di Petasiti cinte da un cielo che, con lievi e rettilinee sfumature biancastre, trasfigura in un Col Nudo luccicante. Incamminarsi tra i faiârs è una continua ricerca di forme. Alcuni a volte s’aggrappano alle pietre, qui son loro a costruirle con ingarbugliate radici che fuoriescon dalla terra. Più che radici son piedi, o ancor meglio una continua serie di indecisioni sul da farsi. Un’insicurezza ingarbugliata che crea un massiccio ligneo da cui, alla fine, il fusto stanco di tanti interrogativi, inizia a svettar per conto suo. Il sottobosco è punteggiato da una marea di Hepatiche scolorite, prive della loro violacea vivacità. In compenso i Fior di stecco abbondano e metto in atto la tecnica di dispersione ninja, facendo le fusa ad ogni fauce che s’apre al sole. Inizio a convincermi d’esser stato bombo nella vita passata. D’altronde l’ho sempre considerato come il mio totemico alter-ego. Più si sale. Più lo sguardo percepisce i dettagli del Col Nudo, le rughe della sua fronte, sottolineate dal mascara bianco dell’inverno. Dopo le pietraie, tra erba e roccette, l’amico erborista sente un agitarsi di steli. Alla viperosa ipotesi scatta la derisione. A sarà stade une lisierte! In forcella compare la neve. Abbondante e bella marcia. Sprofondar è un refrigerio, un toccasana in una giornata in cui, in meno d’un’ora, s’è valicato un paio di stagioni. La visuale si apre verso il Duranno, imponente e proporzionale al divaricarsi delle mascelle. Da qui il cammino esula dal troi. Tutto è sommerso e si sceglie una via più a monte e meno ripida. Giungiamo alla casera da sopra, attraverso un’intonsa radura che si fa meringata. La sosta è lunga e ustionante. Gli occhi non si abituano alla cartolina che han di fronte né ai riverberi ed è necessario mettere in atto tutte le tattiche inuit di serraggio palpebre. Poi viene il tempo di lasciarsi andare e violentar quella morbida coperta con corse, giochi e qualsivoglia sfogo capriolesco. Michele si fa possedere dal canide che è in lui e passa di dosso in dosso, sgarfando, disegnando forme, fermandosi di botto e poi tuffandosi in discese che si fan sorrisi. La gioia è dei bimbi e qui si è in tre! Ripartiamo dopo aver arato con le zampe i prati attorno la casera. I miei compagni di viaggio declinano l’invito a raggiungere il Frugna. Il primo costone tra i mughi è libero ma arrivarci attraverso la ripida palude gelata non li attira. Mi consolo ammirando spesso gli spuntoni dello Zucculat. Quando la ripidezza lo richiede, scendo a passi lesti e ravvicinati, puntando l’attenzione su dove poggiar le zampe. Lo sguardo è concentrato in sezioni stagne che si susseguono ratte, centimetro dopo centimetro, impedendomi una vista d’insieme. Così la pedula sfiora la mia prima vipera arrestando al limite la corsa. Probabilmente un marasso. La livrea quasi argentea, la greca nera che le disegna pure il capo. Un’agitazione convulsa da biforcuta delle sabbie. Che dispiacere aver provocato quel fuggi-fuggi così agitato e non poterla ammirare da vicino! (senza contare le rimostranze sulla rettilosa percezione precedente) Quando incrociamo il rio della Frugna mi perdo nel suo vociare, quello scappar via che ipnotizza lo sguardo. Fisso. In ogni roccia, in ogni riflesso, in ogni spumosa vivacità. Abbozzo un saluto verso i compagni di viaggio e seguo, di sasso in sasso, i discorsi che portan verso valle. Ad ogni curva mutano i toni che si fan accesi o più sopiti. La discussione a volte diventa smaniosa, poi si quieta. In pochi passi si assiste ad un cangiante dialogo tra rocce e acqua. Finché, stanca di tanto dibattere, essa s’intrufola nelle viscere, lasciando ammutolite ed assetate di parole le pietre lise del rio. Bella questa passeggiata tal salvadi, impreziosita dal favellar di Fausto che va spiluccato come leccornia e che da troppo manca alla tavola imbandita dalle soggettività emozionali di quest’oasi virtuale ben ancorata alla terra.(10.04.2015)
  • 20/08/2014 20/08/2014 effettuato giro su questo bel, ma cmq sempre in salita costante, sentiero. portarsi con l'auto il piu' avanti possibile, almeno fino al bivio dopo il torrente (dx c.ra Frugna, sx Provagna), altrimenti si rischia di fare come me almeno 300 mt di dislivello inutili e gratuiti sull'asfalto. Consiglio l'escursione in primavera, maggio o giugno secondo me, sono i mesi top per questo appagante intinerario. Buona vita a tutti!
  • 17/05/2014 Sentiero molto bello, ma segnavia da rifare. Trovata neve a forcella Frugna. Un po' di difficoltà quindi a trovare la casera. Lo spettacolo che si presenta in forcella, però, ripaga anche l'escursionista più esigente.Alla casera ancora più di un metro di neve.
  • 27/10/2013 Sentiero a posto, acque tiepide e nel sovrumano silenzio il torrente canta.
  • 08/06/2013 Fatto ieri, sveglia alle 5 con un cielo cupo, mah, cambierà..e poco dopo rosso alla mattina…poco importa, tutto ma non a casa. E poi il sole, a Barcis nebbiolina, lago pieno fino all’orlo, a Cellino 10° ma il cielo promette una gran mattinata.Un tratto di pista e poi il bivio, casera Gravezza, si solo un riparo, ma le lattine e le bottiglie vuote avrebbero potuto portarsele a casa, a lato un grande crocefisso in legno “fatto da Guido”. La voce del torrente Frugna si fa sentire, cascatelle, una bella pozza, guado e poi su ripidamente nel bosco, un vicino insistente abbaiare roco mi rende guardinga, mi faccio sentire, anche canterei se solo mi piacesse, alla fine uso il fischietto e tutto tace.Mezzo Viaggio, paradiso delle felci maschio e nontiscordardimé ancora belli, più in alto soldanelle in gruppetti , genziane di Clusius; sentiero sempre in salita fra rododendri nani, la bianca pinguicola alpina, qualche fior di stecco, svolazzio di farfalle e poi ecco l’intaglio di forcella Frugna con finalmente visibile il cielo limpido. 10’ e in discesa si arriva a casera Frugna, un paio di paletti in legno indicano la via fra veratro e rovi, bel bivacco, piccolo ma confortevole, pulito, libro delle firme. Rientro per la stessa via non senza prima aver fatto una sosta presso il guado del torrente Frugna, freschissime acque e sulle ghiaie adiacenti eleganti gialle biscutelle, una farfallina gialla a pois neri mi si posa sullo scarpone destro, gira e gira, non se ne va, la sfioro delicatamente, sembra gradire, mi piace considerarlo un segno fortunato.
  • 05/09/2012 Tempo strano oggi, un po’ velato con qualche sbaffo rosa; a Maniaco la pista ciclabile affollata da chi corre o da chi cammina, Barcis si sta lentamente svegliando sotto una trapuntina di nebbia. Il Cellina scorre impetuoso e insolitamente opaco, paesini e gallerie, a Cellino di Sopra si svolta a sx, adesso c’è un fiammante segnavia Cai con tutti i suoi numeretti, strada sterrata per un lungo tratto, supero il primo guado cementato, poi la stradina diventa asfaltata e taglia in due un bel corridoio di alberi, un’ancona a dx, poi un piccola grotta a sx (La Madonna del Peron Fresh) e poi ancora a sx si stacca il sentiero che sale al monte Provagna (nuova segnaletica Cai accanto al vecchio paletto di legno) e poi ancora un attraversamento di un greto sassoso e sabbioso che io ottimisticamente penso di attraversare e invece mi incuneo in umide sabbie recenti.Morale: la cosa migliore da farsi è parcheggiare presso la curva dove si stacca il sv che sale al monte Provagna, ...e dopo la sabbiatura….settimana prossima di nuovo casera Frugna.
  • 20/05/2012 Tipico bellissimo sentierino furlano tra faggi e pino mugo in splendente matrimonio, e gli abeti noiosi stiano pure ai ranghi bassi. Qui, ai piani pensili sono solo giardini a precipizio, terrazze promiscue d’erbe e boschetti arditi, pietre che cuociono al sole tra penombre sperdute e solitarie, su dirupi assolati e sicuri. A Mezzo Viaggio (singolar toponimo ma pertinente), pochi metri entro un canalino, un bacile di pietra colmo d’acqua sta lì come fonte battesimale per infusioni a polsi e tempie affaticate. A forcella Frugna attenti al gallo, forcello si deduce, che sbatacchierà via con baccano d’ali aprendovi la strada all’altra meravigliosa fronte. Tornati a Gravuzza non disdegnare la possibilità di un’immersione nel torrente, tranquillamente nudi o con costume secondo preferenza (19 maggio 2012).
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