Avvicinamento
Il percorso prende inizio dal
rifugio Celso Gilberti (m 1850) raggiungibile in pochi minuti dalla stazione di arrivo della funivia del Canin. Per giungere a Sella Nevea, luogo di partenza della funivia, si può risalire la
val Raccolana da Chiusaforte oppure la val Rio del Lago da Tarvisio.
Descrizione
Presso il rifugio un primo cartello descrive le caratteristiche generali del percorso e dei punti di osservazione. Sette ulteriori pannelli illustrano gli ambienti alpini più significativi ed inoltre il percorso è disseminato di piccoli cartelli indicanti le specie più comuni. Il visitatore ha così la possibilità di rapportare immediatamente le informazioni scritte con l’ambiente circostante e dare un nome alle specie che incontra abitualmente.
Il percorso circolare si svolge in senso antiorario e dunque dal rifugio prendiamo a destra iniziando a traversare una zona interessata da evidenti fenomeni di carsismo superficiale. Il primo ambiente descritto è la valletta nivale dove lo sciogliersi delle nevi, diversificato a seconda del versante, crea interessanti effetti sulla vegetazione. Tra le numerose specie descritte vi è la
soldanella, una tipica abitatrice dei terreni calcarei lungamente innevati. A breve distanza un secondo cartello illustra la vegetazione delle rupi calcaree mettendo in evidenza i problemi che devono affrontare le piante legate ai substrati rocciosi. Esempi di questo adattamento all’ambiente sono dati dalla
veronica gialla, dal
raponzolo di Sieber e dalla
sassifraga incrostata. Alle pendici del
monte Bila Pec, la cui parete incombe a poca distanza, si sviluppa la prateria subalpina, una vegetazione che rappresenta lo stadio finale della colonizzazione dei ghiaioni. Il manto erboso è costituito dalla sesleria comune e dalla carice verdeggiante a cui si associa un ricco corollario di altre specie tra le quali il
ranuncolo ibrido. Poco dopo il percorso interseca uno stadio più “primitivo”, caratterizzato dalla presenza di macchie di
camedrio alpino. Questa bella e tenace pianta dal portamento strisciante consolida infatti i ghiaioni calcarei creando, come evidenzia il cartello, il cosiddetto stadio pioniero a Dryas. Ad agosto i fiori del
camedrio sono già probabilmente appassiti ma accanto ad essi è possibile osservare l’
achillea del Clavena che vegeta in ambienti simili.
Esaurito il tratto pianeggiante si lascia a destra il segnavia CAI n.635 che scende verso Sella Nevea e con una svolta si inizia la risalita che conduce a sfiorare le verticali pareti rocciose del
Bila Pec in mezzo ad un autentico giardino fiorito. Ad un primo bivio si tiene la destra (freccia) raggiungendo il cartello relativo al ghiaione consolidato. Qui il movimento dei detriti è ridotto al minimo consentendo l’insediamento di alcune specie di dimensioni maggiori quali il
giglio carniolico, il
veratro, il
botton d’oro ed il
cardo montano. Al successivo bivio il percorso botanico inverte la direzione iniziando la discesa ma a questo punto si consiglia di proseguire ancora per un tratto mantenendosi sulla traccia che traversa confluendo in breve nel segnavia CAI n.632. Con qualche ansa su terreno sassoso il sentiero sale alla
sella Bila Pec (m 2005), dove lo sguardo può spaziare anche verso il
vasto altopiano carsico del Canin. Esaminando con attenzione le fessure delle rocce nei pressi della sella si avrà l’opportunità di osservare anche la rara
campanula di Zois.
Dalla sella si ridiscende sui propri passi fino al percorso botanico che avevamo abbandonato e si prosegue a scendere lungo questo. Un breve passaggio tra le roccette è stato facilitato da un passamano al fine di renderlo accessibile a tutti. Si giunge quindi ad un piccolo dosso panoramico dove si incontra il penultimo cartello. Qui si è insediata una brughiera subalpina caratterizzata dalla presenza di arbusti di
ginepro nano a cui si associano il
rododendro irsuto, l’
erica e la
clematide alpina. Ancora una breve discesa e ci ritrova nei pressi del punto di partenza ma prima di raggiungerlo, il percorso botanico devia ancora sulla destra abbassandosi nella conca nivale sottostante. Un ultimo cartello descrive qui la difficile esistenza delle piante legate ai ghiaioni mobili, dove i problemi di “ancoraggio” al substrato vengono risolti generalmente con la presenza di un forte ed esteso apparato radicale. Esempi mirabili di questo particolare adattamento sono offerti dall’
erba storna, dalla
campanula dei ghiaioni, dalla
gipsofila strisciante e dal
papavero delle Alpi Giulie, prezioso endemismo di questi ambienti. Pochi metri ancora e ci ritroviamo nuovamente al
rifugio Gilberti.
Variante alla cima del Bila Pec (EE)
Chi lo desiderasse, da
sella Bila Pec può ampliare l’escursione salendo anche la cresta che conduce sulla vetta del
monte Bila Pec dove si può ammirare un
panorama estesissimo. Le difficoltà, tuttavia, sono decisamente superiori a quelle del percorso botanico e richiedono, soprattutto in discesa, dimestichezza con il terreno ripido e calzature adeguate.
Dalla sella si imbocca sulla destra una traccia contraddistinta da bolli rossi (scritta Bila Pec su un masso) che aggira uno spuntone roccioso dietro il quale si trova un canalino detritico. Superata questa prima difficoltà segue un breve traverso su placche rocciose assicurato da uno spezzone di corda poi il sentiero risale a strette svolte un ripido pendio raggiungendo la cresta del monte. Ci si innalza lungo questa superando alcuni brevi salti un poco esposti tra roccette e zolle erbose fino a guadagnare terreno più comodo. Con pendenza via via minore si percorrono le ultime svolte poi, superato un grande masso con targa, si raggiunge la piccola cima del
monte Bila Pec (m 2140). Nonostante il modesto dislivello la vetta rappresenta forse il
belvedere più favorevole sul vasto acrocoro del Canin e sul gruppo del Montasio.
Per la discesa si utilizzerà il medesimo itinerario facendo attenzione nel tratto in cresta.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dei Fiori