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    Sardegna orientale - Salinas Goloritzè
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venerdì 26 settembre 2014
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Punta Salinas e Cala Goloritzè dal Golgo

La meta di oggi è una classica del Supramonte di Baunei: la discesa alla Cala Goloritzè con visita supplementare alla punta Salinas. Per arrivare a Baunei percorriamo la strada n.125, Orientale Sarda. Si tratta di una rotabile piuttosto tortuosa e spesso intagliata sopra versanti precipiti, ma è molto panoramica e offre splendide visuali sul caratteristico paesaggio di questa zona. Giunti all'ingresso del paese è sufficiente cercare le indicazioni per l'altopiano del Golgo, punto di partenza di numerose escursioni. Prima di iniziare la risalita, ad un Infopoint lasciamo un ticket simbolico di un euro a testa quale contributo ambientale e scambiamo due parole con gli addetti. La strada sale bruscamente per poi dilungarsi tra boschetti e aride radure abitate da asini e capre. Seguendo i cartelli raggiungiamo il camping Su Porteddu (m 397, parcheggio a 4 euro) dove ha inizio finalmente l'escursione.
01-L'altopiano del Golgo01-L'altopiano del Golgo
02-Le radici contorti dei lecci02-Le radici contorti dei lecci
03-Vegetazione sempreverde lungo il primo tratto di sentiero03-Vegetazione sempreverde lungo il primo tratto di sentiero
Dal cancello del parcheggio si svolta a destra imboccando una pista che ben presto si trasforma in sentiero pietroso. Tra roccette affioranti e arbusti sempreverdi saliamo alla larga insellatura di Arcu Annidai (m 462) giungendo in vista del largo solco che scende direttamente verso il mare (Bacu Goloritzè). Si contorna sulla destra una specie di conca carsica camminando tra muretti a secco fino a raggiungere una costa oltre la quale il sentiero inizia decisamente a scendere. Volendo visitare la punta Salinas, è qui che bisogna lasciare il sentiero principale per seguire la marcata traccia che si stacca a destra. Come accade per la gran parte dei sentieri, non ci sono indicazioni ed è consigliabile studiare preventivamente il percorso sulla carta. Pochi minuti oltre il bivio si notano più in basso i resti di un cuile addossato a una parete: senza abbassarsi ci si tiene in quota salendo verso alcuni grandi esemplari di leccio.
04-La costa rocciosa che precede il cuile Erbidozzili04-La costa rocciosa che precede il cuile Erbidozzili
05-Incontro con la pista di Punta Salinas05-Incontro con la pista di Punta Salinas
06-Il Cuile Su Runcu06-Il Cuile Su Runcu
07-Fusti di ginepro07-Fusti di ginepro
La direzione si fa ora più evidente con il sentiero che entra nella profumata macchia mediterranea. Iniziamo così a prendere confidenza con le specie più comuni che ci accompagneranno lungo tutto il nostro soggiorno nel Supramonte: elicrisi, cisti, ginepri e gli inconfondibili corbezzoli con i frutti verdi, gialli e rossi. Un gruppo di turiste tedesche, delle quali sentiamo le voci, giunte al cuile ha imboccato un’altra traccia; sono accompagnate da una guida, chissà dove le porterà. Con pendenza gradevole raggiungiamo il fondo della valletta che va progressivamente rinserrandosi. Oltrepassata una lingua di ghiaia occorre fare attenzione al punto in cui si abbandona il solco per piegare a sinistra (qualche ometto e piccoli bolli rossi). Una breve rampa in salita, dapprima su pietrisco e poi su roccia, ci porta ad un crinale dove troviamo anche i segni di una recinzione. Divallando dalla parte opposta si arriva all'ingresso del Cuile Erbidozzili, circondato da un grande recinto. Lo lasciamo a sinistra per seguire gli ometti che continuano a scendere fino al tracciato di una pista. La seguiamo a sinistra in discesa oltrepassando un recinto ed arrivando ad un bivio dove ci si tiene a destra. Giunti alla piazzola di fine pista, da qui in poi dovremo fare affidamento su qualche freccia e sui numerosi ometti. Sassi bucati sono appesi agli arbusti e sostituiscono in qualche modo i segni bianco rossi a cui siamo abituati.
08-L'insenatura della Cala Goloritzè dalla Punta Salinas08-L'insenatura della Cala Goloritzè dalla Punta Salinas
09-Leccio monumentale lungo la discesa a Cala Goloritzè09-Leccio monumentale lungo la discesa a Cala Goloritzè
10-Il sentiero verso Cala Goloritzè10-Il sentiero verso Cala Goloritzè
11-I lecci sembrano nascere dalla roccia11-I lecci sembrano nascere dalla roccia
Si arriva così ad una parete rocciosa isolata e liscia, sfruttata per erigere un riparo del quale si notano i resti ben conservati: è il cuile Su Runcu, costruito con rami di ginepro e muretti a secco. Ne vedremo parecchi nel Supramonte. Sassi non ne mancano e per quanto riguarda i ginepri, sono le uniche piante in grado di fornire legname. Il sentiero ora perde quota passando accanto ad un panoramico sperone ed arrivando al bivio per punta Salinas. Qui ci si tiene a destra aggirando la punta tra pietraie e arbusti fino allo straordinario belvedere affacciato su Cala Goloritzé e sulla guglia che porta lo stesso nome. Ritornati sui propri passi si imbocca l'altra direzione iniziando una discesa ripida su pietraie instabili. Scendendo il sentiero migliora sensibilmente per confluire infine in una larga mulattiera che scende lungo il Bacu Canale.
12-Lungo il sentiero per Cala Goloritzè12-Lungo il sentiero per Cala Goloritzè
13-Arco di roccia nei pressi di Cala Goloritzè13-Arco di roccia nei pressi di Cala Goloritzè
14-Il verticale torrione della Punta Goloritzè (Aguglia)14-Il verticale torrione della Punta Goloritzè (Aguglia)
15-L'arco di roccia che chiude la Cala Goloritzè15-L'arco di roccia che chiude la Cala Goloritzè
Il comodo sentiero scende a svolte tra grandi lecci per esaurirsi infine sul sentiero principale per Cala Goloritzè, percorso da una quantità di turisti nelle due direzioni. La discesa è gradevole e si svolge in un suggestivo corridoio alla base di pareti bucherellate, tra pietraie e piccole macchie di arbusti. Oltrepassato un arco naturale si arriva in vista della Punta Goloritzè sulla quale si cimentano alcune cordate. Passando proprio ai piedi della guglia si arriva in vista della Cala alla quale si accede tramite una ripida scalinata in roccia. Il luogo è molto suggestivo con un mare dal blu intenso e con il caratteristico arco di roccia che chiude a destra l'insenatura. E' qui che le due etnie, i balneanti e gli escursionisti, si trovano gli uni accanto agli altri in un mix di zaini, costumi da bagno, racchette e infradito. Cercando di non calpestare corpi o indumenti, grazie agli scarponi ci portiamo su una costa inaccessibile ai balneanti dove possiamo concederci la meritata sosta.
16-Ripari di roccia nei pressi di Arcu Annidai16-Ripari di roccia nei pressi di Arcu Annidai
17-Il mare dalla sella di Arcu Annidai17-Il mare dalla sella di Arcu Annidai
18-La Chiesa di San Pietro sull'altopiano del Golgo18-La Chiesa di San Pietro sull'altopiano del Golgo
Prima o poi però viene l'ora del rientro che oggi ci impegnerà per un paio d'ore di accaldata risalita. I tanti tratti ombreggiati e la piacevole brezza ci aiutano a superare i tornanti del sentiero che in verità presenta sempre una pendenza molto moderata. Più in alto il sentiero si sposta sul fianco sinistro della valle dove, sotto una roccia aggettante, possiamo notare alcuni vecchi ovili. Solo all’approssimarsi di Arcu Annidai il tracciato inizia a fare qualche svolta ma ormai la salita è giunta alla conclusione e non resta che ridiscendere a Su Porteddu.
Prima di tornare a Baunei, è possibile divagare sull'altopiano del Golgo dove sono presenti diverse emergenze naturali e storiche. Una di queste è la chiesa di San Pietro dalla insolita facciata intonacata di bianco con l’annesso lungo ricovero. Nello spazio antistante, una faccia litica ci accoglie enigmatica: questo betile antropomorfo, unico volto della Sardegna scolpito in basalto, pare sia di origine nuragica. Parecchi maialini grufolano intorno, un asino confidente mi prende in simpatia mentre ci attardiamo ad ammirare i secolari ulivi presso la Chiesa.
19-Faccia litica scolpita sul basalto innanzi la chiesa di San Pietro19-Faccia litica scolpita sul basalto innanzi la chiesa di San Pietro
20-Un momento di socializzazione presso la chiesa di San Pietro20-Un momento di socializzazione presso la chiesa di San Pietro
Commenti
  • 30/10/2017 Osservandola dall'alto Cala Goloritzè prende il fiato, non si può credere che quel colore non sia l'effetto di un fotomontaggio; per noi, selvaggi escursionisti, stanchi di oltre 10 ore di cammino non proprio agevole, impolverati, ha l'effetto di un miraggio: laggiù faremo un bagno rinfrescante, recupereremo il bidone con i viveri e in un boschetto qualche decina di metri oltre una piccola cengia erosa, prepareremo il campo. Siamo partiti alle 7 dall'ovile sotto il monte Ginnirco, la giornata è stata molto calda, abbiamo camminato lungamente in equilibrio su campi solcati dalle lame taglienti, districati fra ginepri, quando possibile abbiamo mangiato qualche polposo corbezzolo, fatta sosta pranzo (pane con provola, salame, arance, frutta secca) a Portu Pedrosu con annesso pediluvio marino. Prevista anche la salita a Punta Salinas, sembra vicina, la vediamo lì davanti ma la tipologia del terreno non consente un passo lesto, alla fine ci siamo, e stiamo, tutti anche su quello spuntone. Un attimo e poi si scende per non far tardi, finalmente la bianca spiaggia di micro sassolini arrotondati, l'arco di roccia, la risalita alla cengia superiore lungo una traballante scala di legno, giù il “mostro, fuori materassino e sacco, costume e di nuovo giù a riva per rinfrescarci. Sul luogo del bivacco ci sono già numerose pietre di varie dimensioni su cui è possibile sederci , accenderemo un fuocherello mentre l'acqua per la pasta bolle. Non ci facciamo mancare nemmeno l'aperitivo, la guida ha pensato a tutto: birra, frutta secca, qualche salsa da spalmare, a fine pasto non mancherà mai la torta.
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