Oggi ci rechiamo a conoscere la parte più meridionale del gruppo dei Monti della Laga: il monte Cardito. Si tratta di un dolce rilievo prativo che si eleva immediatamente sopra il lago di Campotosto, confine naturale con i monti del Gran Sasso. Dalla nostra base di Amatrice risaliamo a Poggio Cancelli e poi, costeggiando le sponde del lago, a Campotosto. Siamo ora in provincia dell'Aquila e questo lago, risalente al 1940, è il più grande invaso artificiale dell'Abruzzo. Dal paese imbocchiamo la strada che sale all’altopiano del monte Cardito lasciando l’auto dove la strada si biforca, in località Collabate, a 1464 m di quota. Il monte è formato da una sequenza di morbide ondulazioni che culminano con i 1592 m della vetta principale. E’ una zona solcata da una infinità di tracce, piste e tratturi e si presta magnificamente alla libera divagazione.
01-Il lago di Campotosto dalla prima parte del percorso
02-Ginestre sui pascoli lungo la pista del monte Cardito
03-Pendii a ginestre sopra il lago di Campotosto
Prendiamo dunque la strada di sinistra (segnavia 361-369) che si dirige verso la quota principale, lasciando l’altra direzione per il rientro. La strada è inizialmente asfaltata e si snoda pigramente tra praterie con greggi di pecore al pascolo ed estese macchie di ginestre, la grande attrattiva del posto nei primi mesi estivi. Arrivati a Colle di Valle Bove (cartelli) imbocchiamo a sinistra la pista inerbita che in cinque minuti ci porta alla sommità del monte Cardito (m 1592). Un cubo di cemento, una sorta di autorimessa, campeggia-ormai anche privo di una parete- sulla sommità che offre uno splendido belvedere sul lago di Campotosto. Tornati indietro sui nostri passi pieghiamo a sinistra per divallare all’insellatura sottostante. Altri segnavia ci indirizzano alla piccola quota di fronte che raggiungiamo tramite un marcato tratturo erboso (m 1611).
04-Verso la quota 1611
05-La grande macchia di ginestre del monte Cardito
06-Fioriture sulla quota 1611
Continuando a seguire il largo crinale fiorito ci soffermiamo a cercare qualche bella inquadratura poi, incuriositi dalla presenza delle rovine di San Iaco segnate sulla mappa, andiamo a cercarle, trovando solamente qualche fila di pietre che forse un tempo formavano un muretto. Quello che abbiamo invece trovato, qui nell'erba alta, è una mandria di cinghiali. Per niente intimoriti dalla nostra presenza, hanno setacciato a lungo il terreno prima di fuggire assieme, lasciandoci solo allora scoprire quanti fossero. Dalle presunte rovine, attirati dalle vistose fioriture gialle che si trovano sul versante opposto, decidiamo di scendere liberamente tra gli asfodeli verso il fosso di Valle Bove. Attraversato il piccolo corso d’acqua siamo risaliti dalla parte opposta per intersecare la pista sterrata che passa proprio in mezzo alle ginestre. Seguita a sinistra ci riporterà esattamente al punto di partenza.
07-I bellissimi licenidi del monte Cardito
08-Fioriture di ginestre lungo la pista di rientro
09-Le pendici fiorite del Monte di Mezzo