Punto di partenza di questa escursione è il Passo dei Fangacci (m 1228), un nome che è tutto un programma ma i nostri scarponi ne hanno già viste di tutti i colori e non sembrano molto preoccupati. Oggi abbiamo la fortuna di compiere l'escursione con il personale del Parco ed in particolare con Nevio Agostini, responsabile del servizio di promozione, conservazione e ricerca. Imbocchiamo così l’ampia mulattiera che dal passo si diparte entrando subito nel bosco. Lasciata una prima deviazione a destra, si sale comodamente sul segnavia CAI 225 diretti al vicino monte Penna.
01-Giochi di luce sul crinale del Penna
Solo gli ultimi metri di salita sono sgombri dalla vegetazione e il pulpito prativo della cima ci accoglie con una magnifica visuale sul precipite versante romagnolo (m 1331). Dalla cimetta è possibile tornare indietro seguendo il segnavia ed imboccare al bivio il CAI 00 oppure, seguendo fedelmente la linea di un crinale boscato, raccordarsi con lo stesso segnavia in prossimità di Poggio allo Spillo.
02-Sulla dorsale del monte Penna
Il bel tempo della partenza ha lasciato molto presto lo spazio ad una nebbia che copre il bosco. La temperatura piuttosto bassa e l'umidità determinano la creazione di una appariscente galaverna che decora i rami e le foglie con la mestria di un cesellatore.
03-Autunno nella foresta della dorsale
Dopo non molto, il lieve innalzarsi delle temperature fa sì che le concrezioni ghiacciate cadano al suolo con un leggero e continuo scricchiolio.
04-La galaverna come un gioiello sul ramo
Assistiamo agli incredibili giochi della luce che fende le nebbie, in un atmosfera a dir poco fiabesca. La foresta è lasciata in uno stato naturale, l’intervento dell’uomo in ogni sua forma è bandito; ne è consentito solo l’accesso. Quindi è possibile osservare la foresta nelle varie età della sua vita: dagli esemplari più vetusti ai giovani fusti e ai tronchi morti lasciati al loro naturale disfacimento.
05-Meraviglioso arcobaleno nel bosco
Esemplari di picchio nero creano fori nei tronchi morti alla ricerca delle larve di insetti, che prelevano con la loro lingua lunga e sottile. Diversi tipi di licheni convivono sui fusti delle piante, in particolare ne notiamo uno bellissimo, foglioso e di colore verde brillante: la
Lobaria pulmonaria.
06-Un verde llichene, la Lobaria
Si prosegue in leggera salita fino al passo della Crocina, crocevia di sentieri, (m 1394) dove abbandoniamo il segnavia 00 per prendere il CAI 207. Da qui, pressocchè in quota, guadagniamo senza fatica anche il passo della Bertesca (m 1254). Dopo una breve sosta ha ora inizio la lunga discesa sul segnavia CAI 223 che ci porterà alla Lama.
07-I poderosi piedi di vecchi fusti
Lungo questa piacevole mulattiera Nevio ci illustra tutte le tipologie di bosco presenti nella Foresta della Lama e così le pause sono frequenti e graditissime. Alla fine, intorno ai 700 m di quota, il sentiero esce su una ampia radura solcata da alcuni ruscellamenti. La località, punto di arrivo dell’escursione, è raggiunta anche da una tortuosa e lunghissima strada forestale. Qui il gruppo si separa, un pullmino del Parco riporterà ai Fangacci i più stanchi altrimenti la chiusura dell’anello prevede la risalita a piedi lungo il sentiero degli Scalandrini con un dislivello di circa 500 m.
08-Il gruppo di partecipanti alla escursione guidata del Parco
Salutati gli amici che preferiscono il ritorno in auto, percorriamo dapprima a fianco di un rio una pista forestale dissestata. Alla prima curva però il CAI 227 piega decisamente a sinistra per andare ad imboccare una ripida rampa gradinata.
09-Lungo la risalita sulla gradinata
La pendenza è decisa, mitigata però da una serie di ampie svolte in un bosco reso ancora più bello dai colori autunnali. Più in alto il sentiero si appiana e ci riporta senza problemi al punto di partenza per i saluti con il personale del Parco.