Nel nostro girovagare per l'isola di Tenerife non poteva mancare una visita alla zona nord-ovest, il Teno. Per compiere la traversata odierna, non disponendo di due automezzi, abbiamo studiato un percorso che fa uso dei mezzi pubblici. Da Buenavista del Norte siamo saliti in auto a El Palmar dove abbiamo parcheggiato presso la fermata dell’autobus. Ci torneremo, a piedi, nel pomeriggio. Nel negozietto accanto ci siamo riforniti di un paio di
platanos, le squisite banane canarie, che ci serviranno come pasto più tardi. Saliti sul puntualissimo autobus (biglietti a bordo), abbiamo compiuto un avventuroso viaggio che prevede il superamento della Cumbre del Bolico, la discesa a Masca e la successiva risalita a Santiago del Teide. Il tutto si svolge su una strada stretta e intagliata su un versante a dir poco vertiginoso. L’esperto autista, nonostante venga intrattenuto in una serrata conversazione con un passeggero canario, fortunatamente non sbaglia una curva (se così non fosse stato, difficilmente saremmo qui a raccontarvi del viaggio). Una volta a Santiago (m 950), dalla piazzetta con la chiesa, si prosegue diritti lungo la strada diretta a Icod, fiancheggiata da alti eucalipti profumati. Al primo bivio si piega a sinistra e alla prima curva si lascia definitivamente l’asfalto per imboccare il sentiero che si stacca sempre sulla sinistra. La valletta che dobbiamo risalire è percorsa da un piccolo rio lungo il quale crescono tarassachi e altri arbusti. Con pendenza sempre molto gradevole prendiamo quota mentre alle nostre spalle si apre una bella vista sul paese di Santiago. Raggiunta la fascia dei pini canari, ci si innesta a sinistra sul segnavia diretto alla punta del Teno e alla Cumbre de Bolico. Tramite questo saliamo alla Degollada de la Mesa (m 1247) da dove è possibile raggiungere, in breve, la vicina cima del Pico Verde. Era nelle nostre intenzioni, ma vista la nebbia che sembra adagiarsi proprio sulla linea di cresta, la salita non avrebbe senso. Proseguiamo quindi sul nostro itinerario che prevede la discesa dalla parte opposta. Dopo un comodo traverso il sentiero si porta sulla linea di cresta che separa nettamente le due zone del Teno, quella sud e quella nord. Lo notiamo anche dal cambio repentino di vegetazione: più arida dalla parte di Masca e più rigogliosa sul versante di El Palmar.
01-Cespugli di tarassaco
02-Fusti contorti di erica arborea
03-La finca abbandonata
04-Attraverso il bosco di erica sulla dorsale
05-Lungo la Cumbre del Bolico
Poco oltre incontriamo una consistente macchia, un bosco direi, di eriche arborescenti. Un cartello spiega la captazione dell’acqua sulla cresta del Bolico. Si racconta come qui non piova spesso, mentre invece con frequenza sia nuvoloso. Similmente all'azione del reticolo di foglie delle eriche, anche con le reti posizionate dall'uomo si raccoglie l'umidità che viene in qualche modo convogliata e utilizzata. Grandi, anzi enormi piante di tarassaco crescono nell'ombroso sottobosco: ci sembra di essere i protagonisti di
Mamma, mi si sono ristretti i ragazzi. Al ripiano con casolare abbandonato (cartelli), lasciamo la strada forestale che scende a destra e continuiamo sulla direzione Cumbre Baracan. Il successivo tratto di cresta è particolarmente suggestivo con il sentiero che si destreggia ora a destra tra le eriche e ora a sinistra tra le agavi e le euforbie. Un bellissimo panorama spazia ora sulla costa e su
Masca con l’ingresso al celebre barranco, e sulla valle di El Palmar dalla parte opposta.
06-Punto panoramico lungo la dorsale
07-Il paese di Masca e l'ingresso del barranco
08-Panorama verso la costa
09-Grandi esemplari di Aeonium sulla dorsale
10-Il versante arido rivolto verso Masca
11-Agave lungo la Cumbre del Bolico
Con qualche saliscendi si arriva ad un quadrivio dove è possibile piegare a sinistra e scendere direttamente verso Masca (variante di rientro). Noi invece proseguiamo diritti e, dopo una piccola contropendenza, arriviamo all’incontro con la strada percorsa in autobus. Il Mirador de Baracan è battuto ora da un vento a dir poco sferzante; da un’auto scendono un paio di turisti con bermuda e infradito (probabilmente vengono dalle spiagge del sud) ma ovviamente dopo pochissimo si rifugiano nuovamente sul mezzo che ondeggia al vento. Sul lato destro della cresta troviamo il sentiero che scende con qualche svolta ad una vecchia finca. La raggiungiamo velocemente in quanto nel frattempo si è messo a piovere e ci ripariamo sotto una esile tettoia. Da qui lungo la fangosa mulattiera di accesso ci innestiamo su una strada asfaltata secondaria e successivamente su quella principale che ci riporta a El Palmar.
12-La cresta del Baracan
13-El Palmar
14-Sottili pareti affioranti emergono dal pendio
15-Montaña La Sahorra presso El Palmar
16-Palmizi a Masca
17-La vegetazione rigogliosa di Masca
A fianco dell’abitato spicca una collinetta letteralmente squartata: sembra che un gigante abbia tagliato e staccato alcune fette dal panettone! Si tratta della Montaña La Sahorra, le cui pendici, fino agli anni ’60, venivano coltivate e adibite a pascolo. Con il boom edilizio si pensò di far soldi vendendo la terra di questa collina. E così, dapprima con pala e piccone e poi con mezzi meccanici, vennero aperte le larghe ferite visibili ancora oggi.
Ritrovata l’auto, per concludere la giornata riprendiamo la strada percorsa in mattinata con l’intenzione di visitare Masca. Ci siamo stati qualche tempo fa per compiere la discesa lungo la celebre
gola, ma non ci eravamo soffermati a visitare il borgo. Palme, fichi d’india, agavi e un bel sole battente fanno da contorno alla breve passeggiata lungo i viottoli e le case colorate, alla testata del profondo
barranco che scende verso il mare.
18-Le abitazioni di Masca
19-I casolari abbandonati di Masca
20-A passeggio per i viottoli di Masca
21-La classica cartolina di Masca
22-La chiesa nella piazzetta di Masca